Si può voltare pagina?

Anslem Kiefer
Anselm Kiefer, I sette palazzi celesti

“L’arte permette di porre delle questioni, di aprirci al mondo, di preparaci per il futuro; l’arte parla della vita. La cultura e la vita sono l’essenza di una città, un modo per far incontrare le persone per alimentare un tessuto sociale giusto. Come si può amare la vita e le persone, senza amare la cultura?”  Passo questa domanda ai nostri politici e a chi ci governa. Che ruolo ha nelle nostre città la cultura? È davvero solo una questione di possibilità finanziarie?  Chi ci governa crede davvero che la politica e la cultura debbano andare assieme?

Prendiamo il caso del più efficace cavallo di troia che potremmo usare per introdurre la cultura in casa di ogni italiano o di ogni italiana: la televisione. Siamo certi che chi lo dirige voglia davvero accrescere il nostro bagaglio culturale?  Mi immagino canali che si occupano di programmi di qualità, di servizi dedicati all’arte e all’arricchimento delle nostre vite non attraverso qualche ragazza smutandata (che palle il maschilismo del nostro paese!) o la battuta d’un (presunto) comico volgare o, peggio, attraverso programmi che ci rendono dei guardoni.

Viene da domandarsi quale potrebbe essere il programma dedicato a lasciarci godere della cultura italiana. Magari potrebbe anche alimentare le capacità creative di ognuno di noi. Non è certo che la televisione sia sufficiente, ma potremmo cominciare con quel che abbiamo e continuare a seminare.

Chiacchiere del lunedì

Prova mafalde

Che dire? La Confesercenti lancia un grido di allarme: per un negozio che si apre in Italia tre chiudono i battenti, si va lentamente verso quella che è stata definita la “desertificazione” delle città. Questo è uno degli aspetti della recessione che ci sta colpendo duramente. I consumi si contraggono, la paura di un nuovo aumento dell’IVA non aiuta, la gente non acquista più… non può più acquistare.

Non so se credere alla decrescita felice e mi domando se sarà felice davvero come ci promettono. Ma so per certo, perché l’ho sperimentato dove vivo adesso, che possiamo  “liberare la domenica” e vivere senza negozi aperti almeno un giorno la settimana.

Quando tutto è chiuso si vive meglio. E’ come se invece di riempire il nostro tempo riuscissimo a svuotarlo. All’inizio forse ci dà un senso di disagio, ma poi ti ci abitui e ti senti liberato.

Appena ti svuoti, trovi il tempo per fare cose che non riesci mai a fare. Qui dove vivo, d’estate, molti amano passare i momenti liberi organizzando delle grigliate all’aperto, tutto nella massima semplicità: ogni parco pubblico ha dei luoghi attrezzati per questo, ti  porti l’occorrente da casa, lasci pulito e trascorri una bella giornata sui prati. Una buona occasione per incontrare altre persone e sentirsi meno soli e depressi per l’ennesima passeggiata in un grande centro commerciale.

Le stime parlano chiaro, se il trend continua così nel gennaio del 2014 i nostri centri urbani avranno definitivamente cambiato faccia, divenendo più bui e meno serviti.

Ma il trend negativo non è un primato solo italiano, anzi, se da noi chiudono gli esercizi commerciali altrove sono ben altre istituzioni a gettare la spugna.

Vogliamo parlare della Grecia? Dopo la Televisione di Stato, è di ieri la notizia che, fra le lacrime dei musicisti e dei coristi, anche l’orchestra sinfonica nazionale, dopo settantacinque anni di onorato servizio, sarà sciolta.

Da cosa saranno sostituiti questi pezzi della nostra storia? Riusciremo a trovare una via di uscita o siamo davvero alle soglie di un cambiamento epocale non solo delle istituzioni, del modo di vivere e dell’economia ma soprattutto del modo di intendere il mondo e i segreti equilibri che fino qui ci hanno accompagnato?

… vedremo

Io voglio essere più ottimista una strada ci deve essere e in tutto questo capovolgimento  l’unica direzione da seguire è quella del buonsenso e della buona volontà.