Urgenze per l’arte

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Ci sono due notizie che uniscono le competenze dell’arte alle urgenze del nostro tempo e che mi hanno dato fiducia e speranza in questi giorni. La prima riguarda l’avvio dei lavori per il nuovo ospedale di Emergency, avvenuto la settimana scorsa in Uganda: a Gino Strada stavolta si è unito Renzo Piano. Si, sarà proprio il grande architetto italiano a progettare  quello che diventerà un centro di eccellenza in chirurgia pediatrica sul Lago Vittoria non lontano dalla capitale Kampala.imgres

La seconda notizia invece è un progetto più piccolo che viene dal mondo dell’arte. Il collettivo AMP Art, infatti, che lavora nel connettere architettura, antropologia e attivismo, ha dato vita a un progetto, in Inghilterra, dal titolo OVA INE: Refuge/e . Il progetto ruota attorno a una tenda per rifugiati, che arriva direttamente dal Libano, costruita usando una combinazione di materiali poveri locali come il gesso e vecchi pannelli pubblicitari di plastica.8343020-13071243

Questa tenda viaggerà per tutta l’Inghilterra e sarà uno spazio pubblico dove si potranno ascoltare le storie (registrate) di tanti rifugiati. Frammenti della loro vita e delle lotte quotidiane per la sopravvivenza. Un modo per cercare di comprendere una  condizione di vita lontanissima dalla nostra esperienza. La tenda sarà inizialmente ospitata dallo Yorkshire Sculture Park nel periodo 16-26 marzo.

  

Le parole sono pietre

come-scegliere-le-pietre-per-muretti-e-viali-da-giardino_f56d9c15764dcc0d33dddf3b5419a99bUn buon numero di senatori italiani ha salvato dall’accusa di incitazione all’odio razziale un loro collega che ha dato dell’orango a una stimata signora, anche lei italiana, medico ed ex ministro della Repubblica, dalle origini africane. Erano, questi salvatori improvvidi, eletti un po’ in tutti i partiti dello spettro politico. Forse un orango delle foreste di Sumatra (gli oranghi vivono tra Malesia e Indonesia), ma sicuramente anche un gorilla dei monti Virunga, che invece sono a cavallo fra Uganda e Congo, si comporterebbero in maniera più seria e rispettosa dei propri simili. Non sarà mica che dobbiamo spedire quel senatore in una giungla, per fargli appredere la buona creanza?

Non ci piace

disegno di Chiara Guidi

Non si può sopportare la notizia che i ribelli armati del Mali del Nord commettono ogni giorno stupri di donne e ragazzine, distruggono villaggi e rapiscono i bambini per renderli soldato.

Queste notizie sono state date dal direttore esecutivo dell’Unicef Anthony Lake che ha reso pubblico l’appello straziante dell’organizzazione non governativa internazionale Human Rights Watch.

Come italianintransito ricordiamo il movimento da noi sostenuto contro JOSEPH KONI, il comandante  ugandese della LRA che rapisce i bambini per farne soldato.

Make Kony famous!

Un film documentario di 30 minuti circa, intitolato Kony 2012, circola sul web da qualche tempo, ed è diventato un vero e proprio «viral hit». Ma a dispetto di alcuni filmati virali precedentemente messi in rete su veri o presunti vizi dei divi di Hollywood o sulle figuracce di politici famosi, che hanno divertito milioni di visitatori, si tratta di un video tragicamente attuale che è stato visto su You Tube circa 10 milioni di volte in pochi giorni.

Si tratta di un filmato realizzato da Jason Russell, regista americano, su un particolare aspetto del poco conosciuto conflitto che devasta l’Uganda fin dal 1980, messo in rete come campagna di sensibilizzazione dal gruppo umanitario Invisible Children e centrato sulla piaga dei bambini soldato.

Ma facciamo un passo indietro per cercare di capire meglio la situazione presentata nel video. Nel documentario, attraverso la terribile esperienza di un ragazzo di nome Jacob, si parla della figura di Joseph Kony, comandante supremo della Lord’s Resistance Army, movimento di resistenza da lui stesso creato, che combatte affinché l’Uganda diventi un paese basato sui 10 Comandamenti. Ricercato per crimini di guerra dalla International Criminal Court (ICC), per mantenere sempre efficienti i suoi effettivi, Kony ha rapito nel corso degli anni migliaia di bambini (circa 30.000) costringendoli a diventare combattenti per la sua causa o schiavi sessuali. La sua arma di persuasione è innanzitutto la paura che incute nei piccoli e anche un certo alone di misticismo che è riuscito a creare attorno alla sua figura, alimentato dall’imposizione di seguire rigide regole e rituali sacri, oltre all’utilizzo di droghe e alcool. Kony si sente unto dal Signore e basa l’intera sua campagna militare sulla necessità di purificare il suo popolo, non solo usando riferimenti biblici per giustificare lo sterimio della sua stessa gente (si parla di 400.000 morti, ma i numeri non possono essere accertati), ma anche affermando di avere un rapporto diretto con lo Spirito Santo, con il quale comunica per volontà di Dio.

La LRA nella figura di Kony è accusata di atrocità in ben quattro paesi africani: Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centro Africana e Sudan del Sud. Visto il carattere prevalentemente «regionale» della guerra portata avanti da Kony (nonstante le incredibili atrocità commesse) gli osservatori pensano che con la cattura del capo ribelle si potrebbe giungere rapidamente alla fine di questo assurdo massacro.

Ma il problema è che nessuno sembra essere in grado di trovare Joseph Kony che si è reso invisibile, un vero e proprio fantasma che si muove continuamente su un territorio vastissimo, colpendo violentemente, ritirandosi e sparendo nel nulla, tanto che nessuno conosce più neanche il suo attuale aspetto.

Lo scopo di Invisible Children è dunque proprio quello di «rendere Kony famoso» per arrivare alla sua rapida cattura.

Inevitabilmente il video per l’emozione che ha suscitato e per la fama che ha riscosso ha portato con sé una scia interminabile di critiche sui modi della campagna, sui reali scopi dell’associazione, che sul web è stata addirittura accusata di «aver manipolato fatti per scopi strategici». Tutte critiche alle quali Invisible Children ha risposto postando spiegazioni e ulteriori puntualizzazioni in un lungo articolo che invitiamo a leggere.

Noi abbiamo pensato di fare nostra la causa, dando visibilità al video realizzato da Invisible Children sul nostro blog e invitando tutti i nostri lettori a guardarlo.

Siamo infatti certi che, sebbene il Sig. Kony non sia l’unica piaga africana e sicuramente il fatto di non essere ancora stato catturato, dopo più di un ventennio di attività eversiva, non sia solo dovuto alla sua scaltrezza ma anche alla connivenza di governi e personaggi influenti, guardare in faccia l’orrore e divenirne consapevoli sia già un inizio di cambiamento.