C’eravamo tanto amati

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Gilbert and George

Credete nell’amore? Pensate che dalla relazione amorosa possa scaturire qualcosa di unico? Quanto è necessario avere un progetto comune per mantenersi una coppia solida? Cosa conta di più: l’attrazione sessuale o  quella mentale?

Una risposta a queste domande si trova leggendo la biografia di alcune delle coppie dell’arte più celebri del Novecento.

La vita comune è stata fonte d’ispirazione per opere d’arte? Leggendo il libro  di Elena Del Drago C’eravamo tanto amati, Electa sembrerebbe che la creatività di coppia sia “vitale quanto ambigua”.

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Elmgreen e Dragset

Troviamo diverse coppie nel libro. Si parte da Auguste Rodin e Camille Claudel per arrivare ai giorni nostri con Elmgreen e Dragset. Vi divertirete a scoprire le ripercussioni sull’arte della vita di coppia, come accadde per la coppia Felice Casorati e Daphne Maugham. Conoscerete il lavoro a quattro mani di Ilya Kabakov e Emilia Kanefsky che, divenuti una coppia nel 1988, gradualmente diventano “complementari (…). Ilya vive nel suo mondo , è incapace di staccarsi da quanto ha vissuto , è un uomo introverso. Emilia invece è determinata e concreta”  Ci sono poi coppie estreme come Abramovic e Ulay, le  cui celebri performance degli anni Settanta spingono al limite dell’umanamente sopportabile la loro relazione e i loro corpi. Oppure coppie come Gilbert and George “ we are two people but one artist” una cosa sola come artisti, una cosa sola nella vita.

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Felice Casorati e Daphne Maugham

Non pensiate che tutte le coppie in questione abbiano restituito all’usura del tempo e del lavoro. Molte si sono separate, molte hanno sofferto per il loro legame, ma alla fine la loro arte non si può capire fino in fondo  senza fare riferimento alla loro unione.

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Marina Abramovic e Ulay

Quando l’arte mi viene incontro

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Marina Abramovic, AAA-AAA, 1978

Quando l’arte mi sorprende e mi viene incontro, si insinua nella mia vita di corsa, ne resto incantata come fosse una magia.

Non parlo di quando la cerchi  a teatro o nel museo; ma di quando te la ritrovi tra i piedi come un’apparizione e sembra che ti dica: “Ehi lo sai perché sei al mondo? Ascoltati un po”. Ebbene, ho avuto due di queste apparizioni ieri a Ginevra. La prima nei pressi di Rond Point vicino a Plainpalais, dove delle voci ti assalgono e scopri che provengono da  una vecchia biglietteria o sala d’aspetto degli autobus. Lì dentro c’è, fino al 6 luglio, il video di una perfomance di Marina Abramovic. L’opera è del 1978 e fu eseguita da Abramovic assieme al suo compagno di allora, l’ artista Ulay. Nella performance i due sono uno di fronte all’altro, di profilo, e si ripetono addosso, all’unisono, una frase composta solo dalla vocale A:  AAA-AAA . Questa performance è di una intensità estrema: ti sembra di vivere lo sforzo dei due, che ripetono fino allo sfinimento questa strana frase, avvcinandosi sempre più, fino a toccarsi. Dopo un po’, le voci, il ritmo della respirazione, non riescono più ad andare assieme e si percepisce che la tensione per lo sforzo ha procurato anche dolore.  L’opera è stata definita una storia d’amore tra due amanti e si deve all’idea straordianaria di Zabriskiepoint gallery (www.zabriskiepoint.ch) a Ginevra se può essere condivisa da tutti i passanti ( di questo spazio ne avevamo già parlato un’altra volta il 21 novembre scorso).

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Dopo questo intervallo magico, che mi ha portato a risvegliare un sacco di sentimenti e di sensi ormai intorpiditi, mi sono diretta alla stazione e con altrettanto stupore mi sono accorta che in tutta la città sono stati lasciati dei pianoforti. Invitano i passanti a suonare. Si avete capito bene: a suonare, sul marciapiede, in mezzo al traffico, mentre le persone camminano. Ho poi scoperto che anche questa magia era fatta da un artista, Luke Jerram per stimolare le persone a fermarsi e suonare. Questo progetto è nato nel 2008 ed è stato proposto in tante città d’Europa. L’anno scorso era venuto a Ginevra e siccome era piaciuto molto era poi, dopo che era stato smantellato e preparato per tornare da dove era arrivato,  stato richiesto indietro da tante persone. Sempre sul sito ho poi letto che questi pianoforti, quando l’esposizione a Ginevra sarà terminata, verrano donati a delle istituzioni che continueranno a farli vivere. Andate anche voi a guardare su www.streetpianos.com

Tutte queste apparizioni mi hanno fatto pensare che se  l’arte è così ben accolta in città questo aiuta anche me a  farmi sentire un po’ più ginevrina.