Bambini, chi li difende davvero?

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Balthus, Children, 1937

Non posso lasciare andare; non riesco a mettere tutto dietro alle spalle e tuffarmi su altre notizie. L’indagine dell’espresso del 25 febbraio condotta da Floriana Bulfon e Giovanni Tizian, dedicata ai ragazzi immigrati che abitano nel sottosuolo della Stazione Termini,  disposti a vendersi pur di non morire di fame, resta come un chiodo fisso nella mia testa.images-1

Prima di questa indagine nessuno ne parlava. Perché? Nessuno sapeva? Nessuno vedeva?

Mentre in  questi giorni ci strappiamo le vesti per i diritti dei bambini, leggo che  “secondo l’Europol diecimila minorenni non accompagnati arrivati in europa nel 2015 sono scomparsi”. Partendo da questa indagine, l’Unicef si sarebbe mossa con il ministero degli interni firmando un “protocollo” per monitorare i minorenni non accompagnati che arrivano nel nostro paese. Mi chiedo: perché firmare ora questo protocollo? Cerco e vedo che  la Convenzione di Dublino del 1990, con il regolamento del 2003, parla già chiaro riguardo a questo: i minori non accompagnati che arrivano sulle nostre coste hanno DIRITTO ad un tutore legale che si prenda cura del minore. Vi si parla di PROTEZIONE internazionale e soprattutto della possibilità ad essere ricongiunti ai parenti che si trovano in altri stati. Eppure qualcosa non funziona. Leggo ancora: i tempi per i ricongiungimenti sono troppo lunghi, molti di questi ragazzi vengono affidati a delle case famiglie, ma non ci stanno e scappano. Perché?  Non funzionano? Se una casa famiglia perde tanti ragazzi fallisce nella sua missione. Mi ricordo di una grande casa famiglia che avevo conosciuto quando vivevo in Etiopia: era portata avanti da degli ecceimgreszionali educatori italiani. Gigi, uno di loro, partiva tutte le notti: andava in giro per Addis Ababa a cercare  ragazzi e ragazze di strada, per invitarli a entrare in casa famiglia e compiere un percorso educativo. Con l’esperienza avevano trovato un modo di avvicinarli, di entrare in contatto con loro. Certo non tutti accettavano, ma molti di loro si lasciavano coinvolgere. Tutto si basava su un rapporto di fiducia, rispetto e stima reciproca.

I  poliziotti a Roma  non sanno più come far fronte a questa emergenza; il Prefetto addirittura sostiene che questa situazione va avanti ormai da decenni e che dunque è come un malato cronico impossibilitato a guarire.

Ci vorrebbero i miei amici di Addis, la loro esperienza, il loro cuore.

“ Gli amici mi dicevano che Roma era bella, ma non ho mai visto una persona buona qua”. Parole di Abdul di dodici anni, arrivato per mare risalito, dalla Sicilia e oggi per strada.

Non ci piace

disegno di Chiara Guidi

Non si può sopportare la notizia che i ribelli armati del Mali del Nord commettono ogni giorno stupri di donne e ragazzine, distruggono villaggi e rapiscono i bambini per renderli soldato.

Queste notizie sono state date dal direttore esecutivo dell’Unicef Anthony Lake che ha reso pubblico l’appello straziante dell’organizzazione non governativa internazionale Human Rights Watch.

Come italianintransito ricordiamo il movimento da noi sostenuto contro JOSEPH KONI, il comandante  ugandese della LRA che rapisce i bambini per farne soldato.

… ci piace

… ci è piaciuta la campagna dell’Unicef IO COME TU, con la quale la nota organizzazione internazionale ha sollecitato  l’Italia a rivedere la legge sull’acquisizione della cittadinanza italiana. La legge riguarda i destini di 650 mila bambini nati in Italia da genitori stranieri.

Secondo indagine commissionata dall’UNICEF, che ha coinvolto 518 adolescenti, di cui 118 di origine straniera, è emerso che il 22.2%  del campione degli adolescenti di origine straniera ha subito in prima persona manifestazioni di razzismo.

Tutti uguali davanti alla vita, tutti uguali davanti alla legge.