Tutti pronti al via: sabato 9 maggio si apre la 56 Biennale d’arte di Venezia. E’ l’appuntamento più importante per l’arte contemporanea, tutti dovrebbero andarci perchè è un’occasione per capire attraverso la sensibilità degli artisti, il nostro presente, ciò che è appena passato e cosa ci aspetta.
Quest’anno sarà molto la sensibilità degli artisti africani a guidarci. E cosi, mentre all’Expo a Milano si è appena aperta la grande mostra “Africa. La terra degli spiriti” ripercorrendo l’arte africana dal Medioevo ad oggi ( Museo MUDEC), la Biennale ha come suo curatore il nigeriano Okwui Enwezor e sabato premierà con Leone d’oro alla carriera l’artista ghanese El Anatsui.
Ho visto un lavoro di El Anatsui per la prima volta proprio a Venezia l’opera si intiolava :La bandiera per un nuovo potere mondiale. L’opera era del 2004 ed era esposta in una bellissima mostra dal titolo Artetempo, sulla facciata di Palazzo Fortuny. Era un arazzo fatto di alluminio e filo di rame tessuti assieme con scarti industriali come lattine e tappi di bottiglie. Il materiale viene pressato e cucito assieme. Un lavoro di riciclaggio che affascinò chiunque vide l’opera scintillare appesa a palazzo Fortuny. Oltre a tessere, El Anatsui, lavora anche con oggetti comuni come i vassoi o specchi su cui incide segni e simboli derivati dalla propria cultura.

Il titolo della Biennale quest’anno sarà All the world’s future e dal sito ufficiale si legge:“Okwui non pretende di dare giudizi o esprimere una predizione, ma vuole convocare le arti e gli artisti da tutte le parti del mondo e da diverse discipline: un Parlamento delle Forme. Una mostra globale dove noi possiamo interrogare, o quanto meno ascoltare gli artisti provenienti da 53 paesi, e molti da varie aree geografiche che ci ostiniamo a chiamare periferiche. Questo ci aiuterà anche ad aggiornarci sulla geografia e sui percorsi degli artisti di oggi, materia questa che sarà oggetto di un progetto speciale: quello relativo ai curricula degli artisti operanti nel mondo. Un Parlamento dunque per una Biennale di varia e intensa vitalità.”
Tra i padiglioni segnalati sembra molto interessante il padiglione turco dove si vedrà il lavoro di Sarkis, un’artista che è da tempo presente a Ginevra nella collezione del museo Mamco .

L’artista è turco di origine armena: il fatto che rappresenti la Turchia è già un simbolo molto forte per la Biennale di Venezia. Il suo lavoro Rainbow, sarà un’installazione fatta di immagini, specchi, neon e specchi atti ad esplorare la magia dell’arcobaleno. E ancora una volta questo lavoro di Sarkis si lega bene a Ginevra dove con le pioggie frequenti è facile rimanere colpiti dalla bellezza dell’arcobaleno .
Fantastica!!!!! Ricordo tutto della meravigliosa esperienza del 2004 alla Biennale e l’emozione nel vedere le opere di El Anatsui e tutto il resto……..