In cerca dell’isola che non c`é. Ulisse la trovò in Ogigia, ove la ninfa Calipso lo tenne legato a sé per otto anni. Io l’ho trovata alla National Gallery, guadando l’opera Weaving Magic di Chris Ofili. Un progetto d’arte contemporanea che il visitatore si trova davanti mentre è immerso in un percorso museale fatto di capolavori del passato. Un grande arazzo che ha richiesto più di tre anni di lavorazione. L’opera si intitola The Caged Bird’s Song; leggo che il titolo riecheggia un ‘opera della scrittrice e attivista Maya Angelou. L’arazzo è appeso in una larga stanza dalle pareti interamente dipinte dall’artista con figure di danzatrici e danzatori .

L’arazzo ha i colori del verde e dell’azzurro, assieme ai viola e ai gialli. Al centro spiccano due figure: una nell’atto di suonare uno strumento a corde, l’altra supina e intenta a bere da una cascata di acqua che scende dall’alto. E in effetti, tutto attorno sembra esservi niente altro che acqua e vegetazione. Acqua che quasi irrompe dal cielo e che definisce tutto il paesaggio circostante. Ai lati dell’arazzo, invece, sono due figure: a destra un uomo con una gabbia in mano e a sinistra una figura orientale, che sembra guardare la scena da dietro una tenda vegetale.
Ofili è un artista inglese riconducibile al gruppo dei Young British Artist un gruppo di artisti che apparve alla fine degli anni Ottanta.
L’opera è davvero bella: i cartoni fatti con la tecnica dell’aquarello, da Ofili, sono stati tradotti perfettamente sull’arazzo dal Dovecot tapestry Studio di Edimburgo. Cinque tessitori hanno trasposto alla perfettamente la lettera e lo spirito del suo lavoro.
L’atmosfera è surreale. Guardando gli schizzi preparatori mi venivano in mente alcune opere di Sebastian Matta o di Wilfredo Lam.

La visione dell’arazzo regala un momento quasi magico. Mi domando però perché, negli studi preparatori (anch’essi in mostra), Ofili

abbia preso come fonte dell’acqua gli occhi piangenti del volto di Mario Balottelli, il controverso e discusso campione di calcio.