
Frontières ! Mentre in Italia infuriava la campagna elettorale, tutta giocata sulla paura del migrante e del diverso, condita anche con stereotipi beoti sull’Africa, ho visto un film Burkinabé e francese, proprio con questo titolo. Narra la storia di quattro donne che si trovano a viaggiare in Africa Occidentale attraversando Mali, Burkima Faso e Benin per arrivare in Nigeria dove devono vendere o comprare qualcosa . Sono alcune delle tante donne africane che viaggiano via terra, su autobus traballanti, cariche delle loro mercanzie, anima di un commercio e di una mobilità regionale che stanno alla base di un’attitudine alla migrazione economica tipica questa regione. Donne che trovano ostacoli incredibili: corruzione, violenze, furti e chi più ne ha più ne metta. Ciò nonostante, affrontano viaggi allucinanti per sfamare le loro famiglie, per mandare i figli a studiare. Viaggiano in una regione (l’ECOWAS) che è anche una unione doganale, ove le persone dovrebbero muoversi senza intoppi : come in Europa. Eppure doganieri e poliziotti corrotti e briganti di ogni tipo rendono la loro libera circolazione una pura teoria. Si deve pagare ovunque, in ogni forma, per passare. E loro vanno avanti, attraversando i paesaggi del Sahel, coi suoi baobab, o le città caotiche di quell’africa urbana, così carica di umanità e storie.
Ci mostrano alcune cose, queste donne. Primo, che la migrazione africana resta soprattutto in africa. Secondo, che queste africane sono imprenditrici impavide e formidabili, lavoratrici incredibili, al di là dell’immagine prevalente da noi di un’Africa sfaticata (una delle cose più sbagliare che si possano immaginare). Terzo, che la nostra Unione Europea, con le sue vere (perché effettive) circolazioni di persone, merci e capitali, e’ una gran bella cosa da tenere stretta stretta, per non ritrovarsi in un Europa arretrata di decenni, con l’Italia ai margini di una delle tante provincie del mondo.