Che cosa c’è di nuovo nel 2015?

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In questi giorni di festa dove hai incontrato vecchi e giovani, amici lontani e familiari, ti fai un’idea di cosa bolle in pentola nelle aspettative e nei desideri di tutti. Sono rimasta sorpresa che la maggioranza delle persone che ho incontrato esprimesse un unico desiderio per il nuovo anno: trovare il grande amore.

Non si cercano più avventure fugaci, si conta poco sul lavoro e sono diminuiti i sogni di gloria, ma tutte le ernergie sono concentrate sulla ricerca di un amore vero. Lo cercano i single di tutte l’età, si disperano i trentenni che non lo hanno, ma lo attendono anche i ventenni per non dire l’ansia dei quarantenni e di chi è ancora più in là negli anni.

Le occasioni non mancano e anche la tecnologia ci viene incontro nel gioco di società degli incontri inattesi vedi il successo Tinder programma per incontrare persone.

Allora, caro 2015, non ci resta che sperare che tu possa essere ricordato come un anno di passioni, crocevia di incontri e unioni.

E poi cosa è meglio: un amore subito travolgente o un amore semplice che nel tempo diventa grande?

Tutto il segreto è nella resistenza e nel saper aspettare.

Le parole sono importanti!

Bruce Naumann: The true artist helps the world by revealing mystic truths
Bruce Naumann: The true artist helps the world by revealing mystic truths

Un’amica olandese mi diceva che mi avrebbe ascoltato parlare in italiano anche per un giorno intero, perché l’italiano “è una lingua che canta”.

Melodiosa e dolce, la lingua italiana è priva di quelle asprezze che a volte propone lo spagnolo ed ugualmente priva del ritmo ridondante del francese, anche se la matrice latina è la medesima. Non ho le competenze filologiche per affrontare l’argomento in modo scientifico, più che filologa nell’accezione specialistica del termine mi sento piuttosto φίλος λόγοι (filos logoi) amante della parola, perché quando si parla o si scrive bene il risultato è una specie di melodia, che, credo, tutti possono intendere. Quando riesco ad ottenere questa specie di musica (il che non è semplice) mi sento bene, soddisfatta. Lo scorrere esatto delle parole, in modo che non tradiscano il significato che voglio loro attribuire, mi rassicura e mi rallegra. Ma non sempre c’è il tempo di scrivere e riscrivere finché il risultato sia consono ai canoni che ci si impone…

L’italiano ci offre una straordinaria ricchezza di parole che pronunciate o scritte sono di una bellezza ineguagliabile. Intrinsecamente belle, belle per come suonano e per il ritmo e il colore che sono capaci di dare al nostro dialogare. Aggettivi come ferale, ubertoso, segaligno, desueto, poco utilizzati nel linguaggio comune, o termini come lungimiranza, oblio, cagione, scartafaccio, pescati a caso dal vocabolario, concorrono tutti a dare alla nostra espressione inusuali sfumature.

Il mio appello per l’inizio dell’anno nuovo è usiamo le larghe possibilità che ci offre l’italiano (e mi rivolgo in particolar modo ai giovani, compresi i miei figli, che stando all’estero sempre meno riescono a cogliere quella segreta melodia di cui si parlava), non facciamoci condizionare dalla televisione o dai giornali che propongono, per esigenze di tempo, una lingua rarefatta e arida. Ricerchiamo il piacere antico del “parlar bene”, dell’esattezza delle espressioni, sono sicura che ognuno di noi proverà, nel fare ciò, una profonda soddisfazione e ci sembrerà, in questo modo, di dare lustro alla nostra italianità, oggi più che mai appannata per altre ragioni.

Natale in… Svezia

Antica cartolina di Natale

Con questo primo Venerdì di dicembre inauguriamo una rubrica che ci porterà fino all’anno nuovo e che ci è sembrata divertente. Vogliamo descrivere, attraverso ricette ad hoc, le tradizioni natalizie di altri paesi, magari chiedendo consiglio e aiuto a chi conosciamo.

Vogliamo iniziare con la Svezia perché da lì provengono un sacco di amici! La situazione è la seguente: noi, italiani, mediterranei, abbronzati d’estate, olivastri d’inverno, che durante le vacanze all’una del pomeriggio ci chiediamo ancora cosa cucinare; loro, biondi, eterei, slanciati, con profondi occhi azzurri, che alle otto di mattina già tornano dallo jogging…

Noi con i cappelletti in brodo, il cappone, gli struffoli e il presepe; loro con la carne di renna, le aringhe e l’immancabile albero di Natale (il Kungsgran, l’abete del Caucaso), ma tutti rigorosamente in famiglia.

Se per noi è immancabile il cenone di magro la Vigilia e il pranzo di Natale, per loro sacrosanto è  il julbord il buffet delle feste in cui le aringhe (marinate in 100 modi diversi) sono regine, ma sul quale non manca il prosciutto al forno, il gubbröra (salsa di uova e acciughe), le salsicce, i paté, innaffiati dalla birra e dall’acquavite, e naturalmente  dal glögg, il saporito vin brulé svedese, con uvette e mandorle (che squisitezza!)

Per farvi assaporare tutto il gusto delle feste svedesi abbiamo deciso di darvi la ricetta di due dolci che si gustano a Santa Lucia quando in Svezia si aprono ufficialmente i festeggiamenti del Natale: i Saffransbullar, le tipiche brioches allo zafferano e i Kanelbullar, le brioches alla cannella.

Saffransbullarsafranbullar

700 g di farina,

150 g burro,

25 g di lievito di birra,

1,5 g di zafferano,

3 dl di latte,

150 g di zucchero semolato,

uva sultanina,

un pizzico di sale

1 uovo per spennellare

In una pentola fate sciogliere il burro, il latte e aggiungete lo zafferano portando tutto all’ebollizione, togliete dal fuoco e fate raffreddare. Aggiungete tutti gli altri ingredienti (tranne uvetta e uovo che serviranno alla decorazione) e lavorate l’impasto finché non è morbido. Copritelo e fatelo lievitare un’ora al termine della quale create delle briochine a forma di s oppure di 8, spruzzatele con l’uva passa precedentemente ammorbidita in acqua calda e spennellatele con l’uovo. Vanno cotte per 10 minuti in forno a 220 gradi.

Kanelbullarkanelbullar

450 g di farina

100 g di zucchero

un quarto di litro di latte

75 g di burro

25 g di lievito fresco

1 cucchiaino di cardamomo macinato

un pizzico di sale

zucchero a granella

per la il ripieno

50 g di burro

50 g di zucchero di canna

1 cucchiaio di cannella

Sciogliete il lievito nel latte tiepido. Mescolate farina, zucchero,  cardamomo e sale, aggiungete il burro fuso e il latte col lievito e lavorate fino ad ottenere una bella pasta liscia che coprirete e farete lievitare (deve raddoppiare il volume).
Stendete la pasta a un’altezza di mezzo centimetro e spennellatela con il burro unito allo zucchero e alla cannella. Arrotolate la pasta e tagliate delle girelle di pasta alte 3 centimetri che poste sulla carta forno sulla piastra dovranno lievitare ancora per mezz’ora. Al termine mettete tutto in forno preriscaldato a 190 gradi per una ventina di minuti.

A questo punto non possiamo che augurarvi God Jul, Buon Natale