Giovani ottantenni

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Ho un padre di 85 anni che non la smette di impegnarsi in prima linea nella promozione, nel sostegno e nella creazione di occasioni legate alla cultura, con particolare riferimento a ciò che ha più amato nella vita: l’arte dei nostri giorni. Già lo so, è sua la colpa se non potrò lasciarmi invecchiare; il suo esempio non lo permette. Il suo stampo è lo stesso che oggi ho riconosciuto in Umberto Eco e  Furio Colombo, che hanno annunciato assieme a un gruppo di scrittori, capitanati da Elisabetta Sgarbi, di lasciare la Bompiani per fondare una nuova casa editrice: La nave di Teseo.

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Umberto Eco

Certamente l’impresa non è facile, ma il gruppo che vi si è impegnato è forte: vi ho riconosciuti anche due scrittori che, come me, provengono da Prato: Sandro Veronesi e Edoardo Nesi.  Non a caso Prato è un città fondata sul lavoro degli imprenditori, da sempre riconosciuta come comunità di coraggiosi innovatori (si vanta di aver dato i natali a Francesco Datini, inventore della cambiale).

Dunque non manca tutta la mia simpatia per una novità, che comunque sottolinea la necessità per la cultura di navigare in acque libere. In attesa di seguire i primi viaggi di questa nave condotta da persone di lunga esperienza, posso solo augurarle buon vento .

La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

Ho da poco finito Terre rare, il nuovo libro di Sandro Veronesi. Si presenta come il seguito del suo precedente romanzo, Caos calmo. Ma a dire il vero il libro vive anche da sé.

terrerareQuando leggi, ti fai sempre un’idea dello scrittore: è come se tu lo conoscessi. Cosa più complessa è se l’autore, come in questo caso, è un tuo concittadino, ha più o meno la tua età e ha vissuto per un po’ la tua stessa esperienze di crescita nel medesimo ambiente sociale. La lettura, allora, può diventare meno libera e si finisce ricercare nel libro persone e situazioni che fanno parte anche del nostro passato. E così in Terre rare ho ritrovato dei luoghi che conosco o intravisto, persone che mi sembra di avere sfiorato.

Ciò nonostante, il libro mi è piaciuto; è più scorrevole del primo, ma come Caos calmo è un vero viaggio lungo e tortuoso, che conduce a un’illuminazione finale. Nelle ultime pagine si scioglie un nodo della vita, un incorocio di sentimenti centrati sul rapporto tra genitore e figlio, in bilico tra desiderio di proteggere e necessità di scappare.

Da Caos calmo sono passati quasi dieci anni e l’Italia che fa da sfondo alla storia di Pietro Paladini è un’altra Italia; adesso è un paese tuttto diverso, più povero e meno accogliente. Veronesi non fa certo sconti a Pietro Paladini,alle sue debolezze e ai suoi fallimenti.

Appena terminatane la lettura, ho consigliato il libro a mia sorella perché ho trovato, nel protagonista, lo stesso struggimento per la mancanza della madre, prematuramente scomparsa, che io e lei proviamo da quando è venuta a mancare la nostra mamma. La malinconia del protagonista, legata al ricordo della madre, è tracciata in maniera profonda e bella: anche a me è capitato di avere come lui un groppo alla gola, ascoltando le parole della stessa canzone, Nothing Compares to You, di Sinéad O’Connor.

Se siete pronti a scandagliare la vostra interiorità e ad avere compassione per la vergogna e la sconfitta del protagonista, allora Terre rare è davvero un romanzo da leggere.

Per chi volesse commentare con noi il prossimo libro, questa volta proponiamo un thriller di Sebastian Fitzek dal titolo La terapia, edizioni Elliot. Ne riparliamo tra un mese.

Questo sì che è viaggiare

Robert Morris, Labinto, 1982
Robert Morris, Labinto, 1982

Vi sono luoghi che fanno parte del nostro immaginario, perché sin da piccoli li abbiamo sentiti rammentare in leggende e storie di ogni tipo. Non li abbiamo mai visitati perché non esistono, ma sono così parte della nostra geografia mentale da poterli agevolmente descrivere, o comunque da farci sobbalzare sulla sedia se, leggendo qualcosa, troviamo una parola su di essi.

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Quali sono? Presto detto. I luoghi mitici, come Atlantide, Iperborea o l’ultima Thule; quelli legati alle religioni (il paradiso terrestre o i luoghi della bibbia che, pur essendo reali, assumono contorni diversi e trasfigurati dalla fede); i luoghi da favola (come il paese di cuccagna). E ve ne sono molti altri. Ne parla un bel libro di Umberto Eco: Storia delle terre e dei luoghi leggendari. In comune hanno l’appartenenza a quel pianeta invisibile che si trova nelle varie credenze dell’umanità, non disgiunta da una fervidissima fantasia, spesso totalmente slegata dalla realtà. Basti pensare al ciclo del Graal e a tutti i luoghi in esso coinvolti (ci si trova di tutto: una volta ho letto che anche uno dei castelli di Sion, in Vallese, non lontano da casa mia, è legato a questo mito). Oppure si possono ricordare le balzanerie di coloro che nelle piramidi leggevano conoscenze matematiche a carattere più esoterico che scientifico.

Insomma, cose  a metà fra un romanzo di fantascienza e un’allucinata follia. Ma divertentissime. Già, questo di Eco è un libro piacevolissimo, da scorrere e da leggere a tratti, perché ogni capitolo ci parla di come sia nata una di queste leggende (e quindi anche dei luoghi ad essa associati) e poi fornisce una breve antologia di scritti che l’hanno menzionata nel corso dei secoli.

Mi sono divertita tantissimo a leggere queste storie e a ritrovarvi molti riferimenti a film e romanzi che, pur dichiarandosi nuovi, le hanno saccheggiate senza pietà (basti pensare al “Codice da Vinci”, basato su una rilettura semplificata della leggenda del Graal, o a certi film di fantascienza che copiano i romanzi di Karel Capek, uno scrittore vissuto a cavallo fra Ottocento e Novecento); anche se spesso l’hanno fatto senza la capacità di raccontare una storia altrettanto bella.

Grazie a Umberto Eco che ci fa divertire con leggerezza e con intelligenza.

Storia delle terre e dei luoghi leggendari, Bompiani

Nel blu dipinto di blu

Nella mia famiglia il blu o per meglio dire l’azzurro è sempre stato il colore prediletto. Non a causa di appartenenze politiche, né per particolari ardori calcistici; ma un’inclinazione per Modugno da parte di mia madre e la scelta da parte di mio padre di dipingere di azzurro i muri esterni del suo magazzino di stoffe; scelta compiuta affermando  di averlo fatto per portare un po’ di mare nella cittadina toscana dove risedevamo. L’azzurro poi divenne  anche il colore scelto per la croce al cimitero di mia nonna.

Wassily Kandinsky, Composizione IV, 1911
Wassily Kandinsky, Composizione IV, 1911

Ma l’azzurro è stato da sempre un colore di riferimento anche per chi ama l’arte e le cose dello spirito. Con riferimento al secolo appena trascorso, pensiamo  a  Wassily Kandinsky, che nel 1911 fondò con l’amico Franz Marc il gruppo artistico chiamato Blaue Reiter (cavaliere azzurro). “La vocazione del blu alla profondità è così forte (…) Più il blu è profondo e più richiama l’idea dell’infinito, suscitando la nostalgia della purezza e del soprannaturale” (Wassily Kandinsky, Lo spirituale nell’arte, ed.Bompiani,1995,p. 63)

La relazione tra forma e colore che teorizzava Kandinsky verrà successivamente approfondita da un artista come  Yves Klein, il quale alla fine degli anni Cinquanta tracciò un legame con l’infinito tratta la sfera del sovrumano, attraverso l’uso di quel pigmento azzurro che poi prenderà nome da lui.

Sempre valutando l’impatto del colore e della forma, le sculture-installazioni di  Anish Kapoor ci immergono in uno spazio dilatato, quasi a farci naufragare nel nulla.

Anish Kapoor. Void, 1989
Anish Kapoor, Void, 1989

Ma l’azzurro rimane il colore che guarda al cielo e alle cose non materiali. Il riferimento più immediato va ancora più indietro nel tempo. L’azzurro è il colore del manto della Madonna di Giovani Bellini oppure dei cieli di Giotto.

Questo colore dunque è prezioso e in passato ha dato non pochi grattacapi a chi voleva produrlo. In natura proviene da due pigmenti, l’azzurite e i lapis-lazuli ,entrambi rari e per questo più ricercati.  Per trasformarli in colore occorreva frantumarli con pazienza e prima dovevano essere lavati accuratamente.  Nel medio evo erano i veneziani che portavano i lapis-lazuli in occidente, dove i pittori ne facevano uso.

Giovanni Bellini,
Giovanni Bellini,

Se anche voi avete un colore che vi segue nella vita e ne volete sapere di più, vi suggerisco un libro davvero interessante : è scritto da Anne Varichon, si intitola Couleurs, pubblicato da Seuil, a Parigi, nel 2005. Qui potrete trovare una panoramica dei colori con la storia della loro origine, dei pigmenti e dell’influenza culturale che hanno avuto nel corso dei secoli.

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