Ancora sull’arte di stare sdraiati

Era per me parte del destino legato a questo inizio 2014 il fatto di approfondire, da punti di vista diversi, le convinzioni e gli aspetti sociali legati al tema del riposo e della posizione orizzontale del corpo. Ho cominciato con Michele Serrra e il suo libro Gli sdraiati (post del 7 gennaio). Poi l’intervento di ieri, sul nostro blog, di Enrica. Ora sto leggendo  un manuale di vita orizzontale di Bernd Brunner dal titolo L’arte di stare sdraiati (Raffaello Cortina Editore).

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I due libri che ho letto sono molto diversi fra loro ma entrambi molto divertenti e in grado di cogliere aspetti e costume del nostro vivere quotidiano. Nel primo, il libro di Serra, l’atto dello sdraiarsi è visto come una delle specificità dei giovani di oggi e, un po’ sotto forma di caricatura, viene stigmatizzato come qualcosa di assurdo e molto lontano dalla nostra generazione. Nel secondo, invece l’autore, Bernd Brunner, vuole convincerci ad ogni costo del fatto che trascorrere del tempo sdraiati sia una cosa molto positiva per l’uomo. Secondo lui è la posizione ideale “per pensare, sognare e amare” e dunque un motore per scaldare la nostra creatività. Il libro infatti ci spiega tutto sull’arte dello sdraiarsi, e anche della filosofia che si nasconda nel desiderio di prolungare il più possibile questa attività. Il libro di Brunner, fin dalle prime pagine, mette in risalto come la nostra società programmata, efficiente e operosa scarti a priore il valore dello sdraiarsi e come purtroppo questo sia nocivo al nostro benessere fisico, ma soprattutto mentale.

Nel libro poi si affronta storicamente il problema e si approfondiscono i differenti modi di coricarsi nel corso dei secoli e quali e quante trasformazioni ha subito la forma del letto. Se questa teoria, che si colloca tra la storia e la scienza, fosse vera vi sarebbe da pensare che i giovani “sdraiati” di Serra non sono altro che dei saggi tornati a salvare l’umanità.

Insomma L’arte di stare sdraiati è un libro pieno di curiosità, definito un inno al riposo che un po’ mi ha convinto; pensando alle fredde giornate di questo inverno potrebbe essere un utile suggerimento: pensatevi, sdraiati sul divano, con una borsa di acqua calda e un bel libro da leggere. Come dice la mia amica blogger Enrica “il letto è di rosa se non dormi riposa”.

Marina Abramovic
Marina Abramovic

Cari figli

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Alberto Savinio, Figliol Prodigo, 1932

L’argomento di cui in Italia ho sentito parlare maggiormente: i giovani; sembrano davvero essere al centro dell’attenzione nel nostro paese.  Oltre a questo, durante le vacanze natalizie, mi sono imbattuta più di una volta sul tema dei figli. La lingua batte dove il dente duole, direte voi, hai tre ragazze adolescenti e dunque è naturale che tu sia attratta da queste tematiche.

Oltre a tutto, appena messo piede in Italia, mi è stato consigliato di leggere un libro di Michele Serra, dal titolo “Gli sdraiati”. Nel comprarlo, ho scoperto che il libro è andato a ruba, che è un libro spassoso per chi ha figli adolescenti e, ahimè, confesso di aver trovato non poche affinità con il padre scrittore.

Mueck
Ron Mueck,1999

Ma, credetemi, sembra che tutti parlino dei figli o comunque dei giovani! L’Espresso di questa settimana addirittura apre il 2014 con 14 lettere d’autore scritte ai propri figli. Troverete tra gli altri, la lettera di Umberto Eco, che raccomanda al proprio nipote di mantenere sempre allenata la memoria imparando le poesie o la formazione dei calciatori. Salvatore Accardo, invece, incita le figlie gemelle a sentire la musica che vogliono, ma a condizione di conoscerla. Infine vi è la lettera dell’astronauta Luca Parmitano che ha ricordato quanto sia bello il mondo e sia prezioso il futuro.

Non so dire se oggi i figli siano più lontani dai genitori di quanto lo fossimo noi, o se come immagina Michele Serra “stiamo assistendo ad una separazione definitiva tra il passato e il futuro degli umani”, ma ricordo perfettamente che per un bel po’ di tempo i fatti dei miei genitori erano l’ultimo dei miei interessi; il dialogo con loro si esprimeva sempre a senso unico e si riduceva a ciò che dovevo fare e come farlo. Mi piaceva sentirmi diversa da loro e quasi ne facevo un vanto.

Oggi questo rapporto genitori e figli è davvero così cambiato? Sono dei marziani i nostri ragazzi, oppure la novità è tutta nella nostra generazione, con genitori eternamente giovani, fragili e poco disposti a mettersi da parte e ascoltare.

Carissime figlie,

di cose da insegnarvi, vostro padre ed io, ne abbiamo avute tante. Se penso che non moltissimo tempo fa facevate i primi passi e che oggi prendete l’aereo da sole, mi faccio un’idea di quanta strada abbiate fatto coi vostri genitori. Ora però è arrivato per noi il tempo del silenzio e, come premio per il nostro impegno, ci godiamo adesso il privilegio di essere spettatori attenti, in prima fila, delle scoperte che la vita vi riserverà. Buon viaggio.

Voglio aggiungere anche io un pensierino di inizio anno dedicato ai figli.

Carissimi ragazzi,

voglio iniziare quest’anno dicendovi due parole importanti: “scusa” e “grazie” che a volte mancano dal nostro vocabolario, per distrazione, arroganza, per l’assurda presunzione di avere sempre ragione, o semplicemente perché ce ne dimentichiamo. Scusate dunque la nostra inadeguatezza (spesso “ci proviamo” ma non ci arriviamo!), le troppe parole, le ansie che non siamo capaci di reprimere. Grazie per tante piccole cose che messe insieme fanno un mondo (la gioia di vivere, la sicurezza del vostro amore, il desiderio di imparare). Grazie che vi affidate a noi, che ci ascoltate ancora, anche se non sembra, e che avete assorbito qualcosa da questi vecchi genitori. Continuate, come io e papà vi abbiamo insegnato, riempitevi gli occhi e il cuore, non abbiate paura, avrete una vita bellissima…