Dove osano le idee

Salone_internazionale_del_Libro-2014Quando lavoravo in casa editrice due erano i grandi eventi che rendevano frizzante l’aria altrimenti rarefatta delle redazioni. Il primo era la Buchmesse di Francoforte in autunno, l’altro era il Salone Internazionale del Libro di Torino in primavera.

La settimana scorsa, da cortesi ospiti, abbiamo parlato del Salone del Libro di Ginevra. È dunque necessario spendere qualche parola sul Salone Internazionale del Libro di Torino, che apre i battenti questa mattina per chiuderli lunedì prossimo.

Una riflessione sul titolo della manifestazione di quest’anno: Bene in vista, sì perché quest’anno, come recita il sito, “è il Bene il motivo conduttore del Salone ”. Infatti “Di fronte a una crisi globale che è anzitutto morale e culturale, diventa urgente la necessità di ridefinire le regole del gioco, di provare a disegnare un catalogo di valori, esperienze, sensibilità di segno positivo, da cui provare a ripartire. Non discorsi astratti, ma un’agenda di cose da fare. E da fare bene, al meglio possibile”. Necessità del Bene, mappa dei tanti usi che facciamo, magari inconsapevolmente, della parola «Bene», riflessioni filosofiche, bene come ininterrotta ricerca di verità, bene comune, beni culturali, lavoro fatto bene, la parola viene declinata decine di volte e per ognuno dei suoi possibili significati sono aperti dibattiti, lectio magistralis, appuntamenti con gli autori. Un programma goloso tutto da godere.salonelibrotorino2014

Quest’anno ospite d’onore del Salone sarà la Santa Sede, presente con uno stand faraonico al Padiglione 3, in cui è riprodotta piazza San Pietro e la Cupola del Bramante. Gli altri Paesi rappresentati al Salone sono Albania, Arabia Saudita, Brasile, Francia, Israele, Perù, Polonia, Romania.

Paese Ospite d’onore è la Germania, Regione Ospite d’onore  il Veneto. Progetti seciali che accompagnano il Salone sono “Casa CookBook, l’area nel Padiglione 2 interamente dedicata alle pubblicazioni enogastronomiche e di cucina, che quest’anno amplia l’offerta con un’area workshop dedicata al coinvolgimento diretto del pubblico. Book to the future (Padiglione 2) ospita le 10 startup migliori selezionate attraverso un bando per progetti di editoria digitale. L’Incubatore (Padiglione 1), che dà spazio alle case editrici indipendenti con meno di 24 mesi di vita, e AdaptLab, il programma di adattamento dei libri allo schermo cinematografico”. E ancora l’area business del Salone, l’International Book Forum, dedicata allo scambio dei diritti editoriali per la traduzione e il Bookstock Village per i giovani lettori da 0 a 20 anni. Decine di ospiti illustri della cultura internazionale (per citarne alcuni Federico Vercellone, Giuliano Ferrara, Claudio Magris, Cracco e Barbieri, Massimo Gramellini, Angela Terzani, Aldo Cazzullo, Gian Antonio Stella, Sergio Rizzo, Ferzan Ozpetek, Luciana Littizzetto, Francesco Guccini, Michele Serra e decine di altri), spettacoli teatrali letterari, tavole rotonde e incontri

Accanto al Salone tradizionale nella sede del Lingotto, quast’anno è tutta Torino e i comuni della sua cintura a festeggiare con il Salone Off, che prevede 500 eventi e 250 locations.

Insomma una festa come solo noi italiani sappiamo organizzare.

L’educazione dell’uomo fragile

Educazione impossibileL’ultima fatica di Vittorino Andreoli, psichiatra di fama mondiale, L’educazione (im)possibile. Orientarsi in una società senza padri (Rizzoli, Milano, 2014) è entrato di prepotenza nella classifica dei libri più venduti di questa settimana, curiosamente prima de Gli sdraiati di Michele Serra (di cui abbiamo già parlato), a confermare quanto il tema dell’educazione degli adolescenti stia a cuore ai lettori italiani.

La domanda di base che si pone Andreoli è come “insegnare a vivere in un mondo così vasto, così mutevole da ridursi a mistero” insomma come “educare un figlio misterioso a vivere dentro un mondo incomprensibile”. Se fin dalla notte dei tempi i figli, per crescere in modo equilibrato, avevano bisogno di una sola figura che li accudisse, quella della madre, in una società come la nostra, che si è complicata inestricabilmente, in cui i ruoli sono divisi e frammentati in modo estremamente disordinato, ciò non è più possibile. Come fare allora ad educare un figlio in un mondo in continuo movimento in cui nulla più è “tradizionale”, tutto cambia da un momento all’altro, alle prese anche con una vita digitale in conflitto con la vita reale, che compromette i legami umani che aiutano a crescere e a formare l’identità dei ragazzi? Come sfuggire nella società dell’attimo fuggente alla crisi di genitori ed educatori che trovandosi davanti ad adolescenti  maleducati, violenti, immaturi ma soprattutto che vivono senza la percezione del futuro, rinunciano al proprio ruolo? L’augurio di Andreoli, per risolvere questa situazione è che si “delinei un umanesimo della fragilità; che da qui, e solo da qui, rinasca una politica, rinascano i bisogni esistenziali dell’uomo e della convivenza tra uomini”. Che sia allora reinventata “una civiltà che risponda all’uomo fragile” ad un umanità che ha necessità dell’“altro”, che vengano riedificati i legami di affetto, di amore, di amicizia gli unici in grado di far crescere l’individuo, di renderlo adulto consapevole e capace.

Ancora sull’arte di stare sdraiati

Era per me parte del destino legato a questo inizio 2014 il fatto di approfondire, da punti di vista diversi, le convinzioni e gli aspetti sociali legati al tema del riposo e della posizione orizzontale del corpo. Ho cominciato con Michele Serrra e il suo libro Gli sdraiati (post del 7 gennaio). Poi l’intervento di ieri, sul nostro blog, di Enrica. Ora sto leggendo  un manuale di vita orizzontale di Bernd Brunner dal titolo L’arte di stare sdraiati (Raffaello Cortina Editore).

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I due libri che ho letto sono molto diversi fra loro ma entrambi molto divertenti e in grado di cogliere aspetti e costume del nostro vivere quotidiano. Nel primo, il libro di Serra, l’atto dello sdraiarsi è visto come una delle specificità dei giovani di oggi e, un po’ sotto forma di caricatura, viene stigmatizzato come qualcosa di assurdo e molto lontano dalla nostra generazione. Nel secondo, invece l’autore, Bernd Brunner, vuole convincerci ad ogni costo del fatto che trascorrere del tempo sdraiati sia una cosa molto positiva per l’uomo. Secondo lui è la posizione ideale “per pensare, sognare e amare” e dunque un motore per scaldare la nostra creatività. Il libro infatti ci spiega tutto sull’arte dello sdraiarsi, e anche della filosofia che si nasconda nel desiderio di prolungare il più possibile questa attività. Il libro di Brunner, fin dalle prime pagine, mette in risalto come la nostra società programmata, efficiente e operosa scarti a priore il valore dello sdraiarsi e come purtroppo questo sia nocivo al nostro benessere fisico, ma soprattutto mentale.

Nel libro poi si affronta storicamente il problema e si approfondiscono i differenti modi di coricarsi nel corso dei secoli e quali e quante trasformazioni ha subito la forma del letto. Se questa teoria, che si colloca tra la storia e la scienza, fosse vera vi sarebbe da pensare che i giovani “sdraiati” di Serra non sono altro che dei saggi tornati a salvare l’umanità.

Insomma L’arte di stare sdraiati è un libro pieno di curiosità, definito un inno al riposo che un po’ mi ha convinto; pensando alle fredde giornate di questo inverno potrebbe essere un utile suggerimento: pensatevi, sdraiati sul divano, con una borsa di acqua calda e un bel libro da leggere. Come dice la mia amica blogger Enrica “il letto è di rosa se non dormi riposa”.

Marina Abramovic
Marina Abramovic

Cari figli

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Alberto Savinio, Figliol Prodigo, 1932

L’argomento di cui in Italia ho sentito parlare maggiormente: i giovani; sembrano davvero essere al centro dell’attenzione nel nostro paese.  Oltre a questo, durante le vacanze natalizie, mi sono imbattuta più di una volta sul tema dei figli. La lingua batte dove il dente duole, direte voi, hai tre ragazze adolescenti e dunque è naturale che tu sia attratta da queste tematiche.

Oltre a tutto, appena messo piede in Italia, mi è stato consigliato di leggere un libro di Michele Serra, dal titolo “Gli sdraiati”. Nel comprarlo, ho scoperto che il libro è andato a ruba, che è un libro spassoso per chi ha figli adolescenti e, ahimè, confesso di aver trovato non poche affinità con il padre scrittore.

Mueck
Ron Mueck,1999

Ma, credetemi, sembra che tutti parlino dei figli o comunque dei giovani! L’Espresso di questa settimana addirittura apre il 2014 con 14 lettere d’autore scritte ai propri figli. Troverete tra gli altri, la lettera di Umberto Eco, che raccomanda al proprio nipote di mantenere sempre allenata la memoria imparando le poesie o la formazione dei calciatori. Salvatore Accardo, invece, incita le figlie gemelle a sentire la musica che vogliono, ma a condizione di conoscerla. Infine vi è la lettera dell’astronauta Luca Parmitano che ha ricordato quanto sia bello il mondo e sia prezioso il futuro.

Non so dire se oggi i figli siano più lontani dai genitori di quanto lo fossimo noi, o se come immagina Michele Serra “stiamo assistendo ad una separazione definitiva tra il passato e il futuro degli umani”, ma ricordo perfettamente che per un bel po’ di tempo i fatti dei miei genitori erano l’ultimo dei miei interessi; il dialogo con loro si esprimeva sempre a senso unico e si riduceva a ciò che dovevo fare e come farlo. Mi piaceva sentirmi diversa da loro e quasi ne facevo un vanto.

Oggi questo rapporto genitori e figli è davvero così cambiato? Sono dei marziani i nostri ragazzi, oppure la novità è tutta nella nostra generazione, con genitori eternamente giovani, fragili e poco disposti a mettersi da parte e ascoltare.

Carissime figlie,

di cose da insegnarvi, vostro padre ed io, ne abbiamo avute tante. Se penso che non moltissimo tempo fa facevate i primi passi e che oggi prendete l’aereo da sole, mi faccio un’idea di quanta strada abbiate fatto coi vostri genitori. Ora però è arrivato per noi il tempo del silenzio e, come premio per il nostro impegno, ci godiamo adesso il privilegio di essere spettatori attenti, in prima fila, delle scoperte che la vita vi riserverà. Buon viaggio.

Voglio aggiungere anche io un pensierino di inizio anno dedicato ai figli.

Carissimi ragazzi,

voglio iniziare quest’anno dicendovi due parole importanti: “scusa” e “grazie” che a volte mancano dal nostro vocabolario, per distrazione, arroganza, per l’assurda presunzione di avere sempre ragione, o semplicemente perché ce ne dimentichiamo. Scusate dunque la nostra inadeguatezza (spesso “ci proviamo” ma non ci arriviamo!), le troppe parole, le ansie che non siamo capaci di reprimere. Grazie per tante piccole cose che messe insieme fanno un mondo (la gioia di vivere, la sicurezza del vostro amore, il desiderio di imparare). Grazie che vi affidate a noi, che ci ascoltate ancora, anche se non sembra, e che avete assorbito qualcosa da questi vecchi genitori. Continuate, come io e papà vi abbiamo insegnato, riempitevi gli occhi e il cuore, non abbiate paura, avrete una vita bellissima…