Danzando al museo

La notizia è la seguente: da qualche tempo a New York al Metropolitan Museum of Art è possibile prendere lezioni di danza o di yoga all’interno delle sale dei musei, davanti ai più grandi capolavori d’arte che qui sono conservati.

Una nuova follia collettiva o un modo diverso di spendere tempo al museo?

L’ideatrice Monica Bill Barnes & Company ha reimmaginato un tour del Metropolitan Museum, creando un modo “fisico” per relazionare i visitatori alle opere d’arte. I partecipanti si aggiungono alla compagnia di danza la mattina presto, prima dell’apertura giornaliera, e tutti sono invitati a seguire  i membri della compagnia nelle coreografie e negli esercizi di fronte alle opere d’arte…

In parte tour delle gallerie, in parte performance di danza, in parte vigorosa sessione di allenamento The Museum Workout è un tour che lascia i partecipanti/visitatori  “accaldati e ispirati”, nella convinzione che con un po’ di buona musica e con un po’ di movimento le cellule grigie del cervello si attivino per meglio comprendere e gustare la bellezza delle opere d’arte….

Da provare!

“La capacità di produrre capolavori non esiste più”

Gerhard RichterManager Magazine, rivista tedesca, per la decima volta lo ha classificato come l’autore contemporaneo più influente sulla scena dell’arte planetaria. Nel 2013 una sua foto dipinta, Domplatz Mailand, realizzata nel 1968, è stata battuta per la bellezza di circa 29 milioni di euro. Stiamo parlando di Gerhard Richter, al quale la Fondazione Beyeler di Basilea dal 18 maggio al 7 settembre dedica la più grande esposizione di opere finora vista in Svizzera. Saranno in mostra le serie, i cicli e gli spazi creati dall’artista, grande inventore di architetture visionarie (“è un sogno che ho, che i quadri si trasformino in ambienti, che diventino essi stessi architettura”).

In 60 anni di carriera Richter ha prodotto un’opera molto variegata, di grande varietà tematica e stilistica.  Passando dalla pittura figurativa attraverso la rielaborazione delle fotografie e giungendo all’arte astratta, con le tavole colorate, le superfici monocrome fino alle composizioni generate dal computer. Ha affermato che “se i dipinti astratti mostrano la mia realtà, i paesaggi e le nature morte mostrano allora il mio desiderio”.

Interessato e attratto da tutto ciò che compone il mondo contemporaneo e dunque anche alla storia recente, Richter negli anni Settanta crea un ciclo di opere oggi esposte al Museum of Modern Art di New York: Oktober 18, 1977. Si tratta di 15 fotografie, immagini di stampa dipinte, ispirate agli avvenimenti che videro protagonista la Rote Armee Fraktion, la banda Baader Meinhof, negli anni di piombo della Germania. Anche quest’opera, fra le altre, è eccezionalmente in mostra a Basilea.

In una recente intervista rilasciata ad Hans-Ulric Obrist, critico d’arte, condirettore della Serpentine Gallery di Londra e curatore della Mostra alla Fondazione Bayeler, Richter polemizza affermando che “la capacità di produrre capolavori non esiste più “, che il termine dovrebbe essere completamente ridefinito, che nel panorama artistico attuale molto dipende dalla fortuna. “Non c’è mai stata tanta arte come adesso” e ancora “Il termine bellezza è così squalificato, anche perché tanta brutta stupidità viene spacciata per bellezza. I modelli propagandati dal cinema, dalla tv e dalle riviste propongono una bellezza falsa e vuota, ed è forse per questo che la bruttezza va così di moda. La società si sta anestetizzando” (da un’intervista all’autore di Hans Ulrich Obrist, sull’inserto Lettura del Corriere della Sera, n 128).

Parole dure, pronunciate non con dolore, da un’icona vivente.

Gangnam style 2… la vendetta

Anish KapoorAnche Anish Kapoor si è messo in gioco… è sceso infatti in campo per ribadire la necessità che l’espressione artistica rimanga libera da ogni tipo di legame sia esso politico, sociale o economico. Sulla scia del filmato postato su You tube da Ai Weiwei, che ha fatto infuriare le autorità cinesi, Anish Kapoor insieme ad un nutritissimo gruppo di esponenti dell’arte e della cultura mondiale si è esibito nella stessa danza sfoggiando anch’egli una giacca rosa confetto e e occhiali da sole scuri.

Hanno aderito all’iniziativa MoMA, Guggenheim, New Museum, Brooklyn Museum e il Whitney Museum of American Art di New York; l’ Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington; il Philadelphia Museum of Art; il Museum of Contemporary Art di San Diego; personalità quali Helen Bamber; Hanif Kurieshi, artisti come Mark Wallinger, Bob e Roberta Smith e Tom Phillips, ballerini del calibro di  Tamara Rojo e Deborah Bull.

Anish Kapoor ha ricevuto il plauso di altri grandi dell’arte, prima fra tutti Marina Abramovich, la quale non estranea al gusto della provocazione, ha sostenuto la performance di Kapoor.

L’ambientazione e il balletto sono molto semplici ma ricchi di simboli e metafore a partire dalla immancabile presenza delle manette (già usate da Ai Weiwei), dalle maschere che riproducono l’artista cinese, dalle scritte sul muro alle spalle dei ballerini che riportano il nome di molti artisti che negli anni hanno subito ingiustizie ed intimidazioni (fra gli altri compare anche il nostro Saviano e le Pussy Riot) fino al gesto di contestazione tipico dei piccoli che manifestano il dissenso: battere i pugni sul muro.

Nel bel mezzo del filmato compare chiara la scritta: “End Repression, Allow Expression” che diventa la frase simbolo riassuntiva di tutta l’operazione. Che dire? Noi stiamo con lui!