Una meraviglia: Monumenta

 

Emilia e Il kabavov
Emilia Ilya KAbakov

Ogni anno a Parigi si svolge un appuntamento che ha qualcosa di simile alla ricerca del meraviglioso. Si chiama Monumenta e si tiene presso il Grand Palais.

Monumenta non è una semplice mostra d’arte contemporanea, ma è un vero e proprio evento (temine a volte un po’ abusato, lo riconosco), un avvenimento. Per ogni edizione viene data, a un artista, la possibilità di realizzare una singola enorme installazione per i grandi spazi vetrati del Grand Palais: ne scaturiscono di solito opere a carattere quasi monumentale. Siamo alla sesta edizione di Monumenta e ancora abbiamo negli occhi e nel cuore le emozioni vissute con gli artisti ospitati nel passato: Daniel Buren, Anish Kapoor, Christian Boltanski e Richard Anselm Kiefer, per citare coloro che ci hanno maggiormente entusiasmati.
monumenta

Quest’anno è la volta di una coppia di artisti, Emilia e Ilya Kabakov, che per l’occasione hanno realizzato l’installazione intitolata L’étrange cité. Si tratta di un villaggio strutturato in sette stanze/spazi che fanno riflettere su modelli di città ideale. L’opera porta con sé una forma di speranza per un mondo liberato, dove l’arte e la metafisica sono libere di incontrarsi con l’umanità. I due artisti sono interessati alle installazioni totali; mondi dentro ad altri mondi, come spiegano bene le parole di Ilya “trovandosi all’interno di questi spazi, ci si trovava dentro uno spazio diverso in un paese diverso, su un pianeta completamente diverso”.

Ilya Kabakov ha ottanta anni ed Emilia ne ha sessantotto. Sono ambedue nati in Unione Sovietica e sono considerati tra i maggiori artisti concettuali russi. Insieme hanno costruito centinaia di installazioni per musei e spazi pubblici. Interessati alle installazioni totali dal 1992, firmano i lavori assieme e nel 1993 vengono scelti come rappresentanti del padiglione russo alla Biennale di Venezia.

Come tutte le cose incredibili e spettacolari, questa installazione dura poco. Chi la volesse visitare deve correre, perché il 22 giugno scomparirà.

 

il colore come arma per leggere lo spazio: Daniel Buren al Grand Palais

Per chi fosse un italiano in transito a Parigi oppure per chi in questo periodo ha in programma un viaggio nella capitale francese, vorrei suggerire una visita al Grand Palais dove, nella cornice di Monumenta, potrà visitare la grande installazione di Daniel Buren.

Monumenta infatti è un avvenimento artistico molto atteso a Parigi, che si tiene ogni anno al Grand Palais e consiste nell’invitare ogni volta  un’artista di fama internazionale a produrre per quello spazio una monumentale installazione temporanea.  In passato sono stati ospitati gli artisti Anselm Kiefer, Richard Serra, Anish Kapoor e Christin Boltansky .

Come sempre le opere dell’artista francese Daniel Buren si presentano sotto la forma di installazione e  non nascono nello studio ma sono la realizzazione di un’idea nata in situ.  Il suo lavoro, infatti,  è sempre in relazione allo spazio. Anche in questo caso sembrerebbe voler mettere in risalto la complessità architettonica del posto.  Lo spazio viene riletto anche dall’uso del colore che per Buren ha un rulo molto importante, lui stesso definisce il colore “ L’ elemento visuale che appartiene alle arti plastiche. E’ connesso all’arte come il suono è connesso alla musica. E’ un pensiero puro che non può essere tradotto” .

Ogni volta il visitatore vive davanti alle opere di Buren  un susseguirsi di situazioni visuali in cui viene coinvolto in prima persona e diventa parte attiva dell’opera: è infatti il suo muoversi e immergersi dentro l’opera che permette di ricomporre i quadri e le forme geometriche dell’ambiente.

Nello spazio al Grand Palais Buren ha dato un grande risalto  alla luce filtrata dal soffitto e ha giocato con la forma geometrica del cerchio, facendolo divenire il tema dominante che evidenzia il cerchio  della cupole, dei balconi e delle nicchie interiori.

Assolutamente da non perdere : Daniel Buren  “Monumenta 2012” (Parigi, Grand Palais 10 maggio-21 giugno)