Il mistero delle opere del signor Gurlitt

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Il 28 febbraio del 2012 si scopre a Monaco un tesoro composto da 1285 opere di grandi artisti delle avanguardie novecentesche, come Picasso, Chagall, Liebermannn. Sono in casa del signor Gurlitt che li ha ricevuti dal padre, commerciante di oggetti d’arte, tale Hildebrand Gurlitt: tra i pochi, durante il nazismo ad avere accesso a quella che Hitler e il suo regime consideravano arte degenerata. Solo 121 tele erano erano state incorniciate. La Germania trova questo tesoro ma non ne fa parola con nessuno fino a qualche giorno fa, quando il giornale  Focus ne dà notizia. Solo allora la procura di Augusta la conferma. Si apre il caso. Il signor Gurlitt è stato scoperto in possesso di questi quadri a causa di un reato fiscale contestatogli dalle autorità tedesche.

Si sono aperte le ipotesi più diverse. In verità sappiamo ben poco di questo corpus di opere. Ma qualcosa comunque lo possiamo dire: ad esempio, che una tela di Matisse apparteneva al nonno di Anne Sinclair, la celebre giornalista francese. Suo nonno l’aveva in casa quando dovette lasciare la Francia, perché ebreo, al momento dell’invasione nazista. Ho letto che la sua abitazione venne saccheggiata dalle truppe tedesche e che le opere da lui raccolte (era un mercante d’arte, amico di Matisse e di altri grandi pittori) sparirono. C’è una foto che lo ritrae a casa sua, prima dell’invasione, davanti proprio alla tela di Matisse ritrovata a casa Gurlitt.

Come sarà venuto in possesso delle opere il signor Gurlitt padre? Certo non si tratta del “tesoro di Hitler” come qualcuno ha ventilato: Hitler, pittore figurativo fallito e divenuto imbianchino, odiava l’arte delle avanguardie perché non la capiva e perché, magari, gli faceva pure paura: come si fa a organizzare uno stato totalitario, quando c’è ancora in giro una forma d’arte che è un continuo grido contro il conformismo?

E allora quei quadri a chi appartenevano? Alcuni dicono che Gurlitt li ha acquistati dopo la celebre esposizione di “arte degenerata” organizzata dai nazisti nel 1937, proprio per screditare agli occhi del pubblico la parte migliore della produzione artistica dei primi decenni del novecento.

Balle: se così fosse, come si spiega la presenza tra quelle opere di quella rubata al nonno di Anne Sinclair nel 1940, al momento dell’occupazione della Francia?

Per ora non si sa niente sull’acquisizione di queste opere, tranne una cosa:  v’è fortissima probabilità che siano il frutto di appropriazioni indebite, di veri e propri furti perpetrati a danno di chi allora si trovava a fuggire, incalzato da uno dei momenti più bui della storia europea.

Magari erano state tutte raccolte da un gerarca nazista – qualcuno tipo Hermann Goering – che ostentava obbedienza a Hitler e ai suoi criminali dettami, ma che in cuor suo conosceva il valore di quelle opere. E magari quel gerarca le aveva nascoste proprio grazie alla complicità di un mercante come Gurlitt che poi, a guerra finita, con il proprietario (illegittimo) in fuga o davanti al tribunale di Norimberga, si è appropriato di tutto.

L’esercito tedesco, durante la guerra, era una macchina perfettamente strutturata e organizzata. Se rubava opere d’arte, sicuramente lo faceva con alle spalle una rete che sapeva smistare la refurtiva verso qualcuno. Non v’era tanto spazio per l’iniziativa individuale. Tant’è vero che molte prove sui crimini commessi dalle forze militari e paramilitari tedesche, sono state trovate proprio grazie a questa mania di classificare e organizzare tutto. Magari Gurlitt padre era il terminale di questa rete per conto di uno o più gerarchi.

Speriamo solamente che adesso, con decenni di ritardo,sia possibile compiere un atto di giustizia e restituire tutto questo agli eredi dei legittimi proprietari.

Suona incredibile che ancora ci sia qualcuno che glorifica i crimini del nazifascismo. Ma dove vive questa gente?

È l’ora del Festival

Festival-di-Cannes-PosterChi l’avrebbe mai pensato che il Festival del Cinema di Cannes deve la sua nascita alla cugina italiana, la Mostra del Cinema di Venezia ? La storia, fra i cinefili intendo, è nota. La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia vede la luce nell’agosto del 1932 per volere dell’allora presidente della Biennale di Venezia il conte Giuseppe Volpi di Misurata (da cui la Coppa Volpi che ancora oggi viene assegnata ai vincitori come migliore attore e migliore attrice protagonisti), dello scultore Antonio Maraini e di Luciano De Feo, capo dell’Istituto internazionale per il cinema educativo. Il tutto nasce come un rilancio turistico della città di Venezia, per attitrare le folle che magicamente scomparivano dalla laguna nel bel mezzo dell’estate. Apprezzata fin dalla nascita per la proiezione di film senza censura, si ritrovò ben presto presa nelle anguste maglie del regime fascista (tanto che il film vincitore dela rassegna veniva premiato con la Coppa Mussolini). Fra il 1932 e il 1938 passarono al festival di Venezia i nomi migliori del cinema dell’epoca : nel 34’ migliore attrice fu Katharine Hepburn per Piccole donne di Cukor ; nel 36’ furono proiettate le pellicole di registi quali Frank Capra, John Ford e René Clair ; nel 37’ spopola La grande Illusione di Jean Renoir con un giovanissimo Jean Gabin. Poi, nel 1938, le pressioni del governo fascista falsarono i risultati della competizione e portarono alla vittoria Olympia di Leni Riefenstahl, il lungometraggio sui giochi olimpici a Berlino del 1936, pura propaganda nazista.

Questo episodio fu la scintilla che fece decidere al governo francese, nella persona del Ministro delle belle arti Jean Zay, di creare un festival in Francia in cui fosse chiaramente affermato il concetto di pace e di liberta.

Due candidate si contesero il posto per ospitare il nuovo festival : Biarritz, ex villaggio di pescatori di balene, scoperta da Victor Hugo nel 1843 e divenuta luogo di vacanze per antonomasia in cui approdava tutta l’alta borghesia francese, e Cannes che incominciava proprio al termine degli anni 30’ la sua espansione, grazie al clima favorevole, alle belle spiagge e agli hotel di lusso.

Cannes fu la prescelta e nel 39’ si aprì il primo festival di Cannes, che chiuse subito i battenti a causa della guerra, che decretò uno stop fino al 1946.

Quando il Festival di Cannes riaprì i battenti lo fece alla grande, celebrando anche il cinema italiano che con Roma città aperta di Rossellini, vinse il Grand Prix come migliore film dell’anno.

In effetti fra il cinema italiano e il festival c’è sempre stata una « relazione di amorosi sensi », bastano pochi nomi di film del Palmares sulla Croisette per dimostrarlo : La dolce vita, Il Gattopardo, Padre Padrone, L’albero degli zoccoli, La stanza del figlio.

Ma il festival non è solo la passerella di divi e registi che qui hanno l’occasione di farsi conoscere dal grande pubblico è un evento mondano in cui non si risparmiano colpi di scena, incontri « ravvicinati » e comparsate sul « red carpet ». Tutti voglion esserci, tutti vogliono stupire, tutti vogliono richiamare l’attenzione,

E se un tempo sul lungomare di Cannes si vedevano camminare Grace Kelly e il suo bel principe Ranieri oggi una folla brulicante attende la star di turno armata di cellulari per riprendere l’evento.

La giuria di quest’anno conta nomi super famosi : presidente Steven Spielberg, giurati Nicole Kidman, Ang Lee, Naomi Kawase, Daniel Auteuil, Vidya Balan e Christoph Waltz, Cristian Mungiu e Lynne Ramsay.

Auguriamo loro un buon lavoro e aspettiamo con ansia non solo di poter assistere ai film in concorso, ma anche di avere notizie di stravaganze e gossip su un mondo, quello del cinema, che sempre affascina noi spettatori.