
Nel XV secolo due sono i centri principali del rinnovamento artistico europeo: Firenze e le Fiandre. Questo perché sono anche due grandi poli economici, proiettati – si direbbe oggi – su scala globale con i propri mercanti e con i propri banchieri. E’ infatti assodato che spesso l’impulso artistico vive in simbiosi con robuste realtà economiche.
Ma vi sono differenze. Gli artisti fiorentini si orientano verso l’antico e intraprendono, per mezzo della razionalità e delle propoporzioni matematiche, un percorso che li condurrà verso l’applicazione della prospettiva in ogni forma artistica. Nelle Fiandre, invece, l’arte si evolve verso uno sguardo preciso sulla realtà della vita quotidiana, cercando di rappresentare nel modo più fedele possibile ciò che si presenta davanti agli occhi del pittore: ritratti di ricchi borghesi e mercanti, abiti lussuosi, interni di case, profili delle città e ogni segno di opulenza. Un nuovo spirito che ben fu descritto da Van Eyck, inventore della tecnica della pittura ad olio.
I toscani, ma direi tutti gli artisti italiani dell’epoca, ebbero con le Fiandre un rapporto molto intenso. Molti committenti si fecero ritrarre dai pittori fiamminghi, come nel celebre caso dei coniugi Arnolfini, opera di Van Eyck oggi a Londra. Chi volesse approfondire il rapporto tra Italia e Fiandre nel XV secolo, non può perdersi la mostra che si è aperta da poco a Roma, alle Scuderie del Quirinale, dedicata all’opera del pittore Hans Memling e al rinascimento fiammingo.

Memling fu un ritrattista famoso. Di origine tedesca, aprì nel 1465 la bottega a Bruges divenendone in poco tempo il centro di committenza più conosciuto. Ricercato infatti da molti banchieri e da ricchi mercanti italiani, lavorò e contribuì ad intrecciare un dialogo articolato tra la pittura fiamminga e quella italiana. In mostra si potranno vedere i ritratti più famosi assieme alle opere religiose devozionali. Attraverso quelle immagini si può veramente comprendere meglio quel corridoio culturale che unì per un secolo l’area fiamminga, con il mondo dell’arte italiana.
Un percorso ancor più interessante per chi oggi si affanna a capire le origini di un percorso di unificazione europeo, che tanto fatica a trovare uno sbocco armonioso.
La mostra è da non perdere e resterà aperta fino al 18 gennaio. Chi ne volesse sapere di più vada sul sito: www.scuderiedelquirinale.it


Di utopie urbanistiche la storia dell’architettura è colma. Di progetti architettonici che hanno cercato, a volte semplicisticamente, di realizzare nuovi modelli di nuclei urbani, frutto dell’immaginazione di pensatori riformisti e filosofi, ne sono rimasti moltissimi.
Qui infatti con uno sforzo economico non indifferente è stato realizzato un progetto ciclopico per rendere la città la prima “tropical Garden City” del mondo, un luogo dove vivere e lavorare meglio. Su 101 ettari di terreno, in gran parte strappati al mare, sono stati realizzati i Gardens by the Bay, 7 differenti giardini botanici ognuno dedicato a un differente ecosistema: Flower Dome, Cloud Forest, Supertree Grove, Heritage Gardens, Dragonfly & Kingfisher Lakes, Bay East Garden, World of Plants. Ma le attrazioni che rendono questo parco unico sono le due immense, le strutture in vetro più grandi del mondo che hanno vetri ad alto rendimento e un sistema di climatizzazione alimentato da tecnologia ecosostenibile: il Flower Dome, che conserva la flora del clima mediterraneo, e la Cloud Forest, con la fauna delle regioni tropicali.


