Il 21 febbraio del 1925 uscì il primo numero di quello che è diventato uno dei magazine più longevi e famosi al mondo: The New Yorker. Fra qualche giorno dunque saranno 90 anni che per 47 volte all’anno, la rivista creata da Harold Ross e dalla moglie Jane Grant, sarà in edicola con una veste celebrativa che comprende 9 copertine, una per ogni decade.
Il magazine che ha fatto dello spirito cosmopolita e sofisticato la sua bandiera, si occupa da sempre di reportage, critica letteraria, saggi, narrativa, commenti politici e sociali, satira, poesia e fumetti. Esso è divenuto nel tempo un luogo di incontro fra scrittori e giornalisti, in cui l’attenzione alla narrativa contemporanea ben presto diventa il punto focale della sua comunicazione. È qui infatti che scrivono Roth, Salinger, Nobokov presentando alcuni racconti brevi, ma anche la Munroe, Murakami, Shaw, Capote e tanti altri.
Segno caratteristico della rivista in questi novant’anni di vita sono sempre state le copertine, realizzate di volta in volta da artisti non solo americani (ricordiamo ad esempio la copertina futurista disegnata da Depero) e spesso controverse (la copertina completamente nera di Ad Reinhardt dopo l’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre).
Insomma una vera e propria istituzione resa tale dalla scrupolosa verifica delle notizie prima della pubblicazione e dalla cura editoriale quasi maniacale.
Non so proprio da che parte iniziare a parlare di questo libro. Non so se cominciare dalla sua autrice Donna Tartt, che con quest’opera ha vinto il premio Pulitzer della narrativa 2014, la quale già scrittrice di successo si è ripromessa di dare alle stampe solo cinque libri nella sua esistenza, uno ogni decennio. O dagli inevitabili echi letterari che ci evocano le (dis)avventure di Theo, il protagonista per gran parte del libro adolescente, che ci fanno pensare a Salinger, per le atmosfere di una New York vista con gli occhi di un ragazzino, o a Dickens, per la sua storia di orfano sconsolato e irrimediabilmente solo.
Non sbaglio senz’altro affermando che si tratta di romanzo complesso giocato sulle vicende di un outsider, in cui malinconia, dolore per la perdita (il protagonista perde la madre in un attentato all’inizio del romanzo), incapacità di rapportarsi agli altri la fanno da padrone per un lungo, anzi lunghissimo (il romanzo è di circa 900 pagine) flashback, che tuttavia, grazie alla capacità dell’autrice, non risulta mai pesante con la sua prosa chiara, piana, precisa che non ce lo fa abbandonare stremati.
Un altro elemento che si intreccia al racconto è la presenza costante, come un leitmotif, di un capolavoro dell’arte di tutti i tempi le cui vicende sono strettamente connesse alla storia del protagonista. L’opera è quella che dà il nome al libro della Tartt, Il cardellino di Carel Fabritius, allievo di Rembrant, morto giovanissimo all’apice del successo, che diventa una vera e propria ossessione per Theo e lo porta ad affermare sul finale “è un onore e un privilegio amare ciò che la morte non tocca… Nella misura in cui il quadro è immortale (e lo è), io ho una minuscola, luminosa, immutabile parte in quella immortalità. Esiste e continuerà ad esistere. E io aggiungo il mio amore alla storia delle persone che hanno amato le cose belle”.
Insomma un bel libro di amplissimo respiro, un po’ rovinato nelle ultime duecento pagine dal gusto decisamente americano per il colpo scena violento che risolve la situazione giunta al punto di non ritorno, ma che poteva dipanarsi senza cambiare lo stile di tutta la storia precedente.
Da leggere, per chi ne ha voglia e soprattutto tempo.
Commenti liberi al libro di J.D. Salinger, Il Giovane Holden.
Questo libro è stato per me un libro ritrovato. Letto con gli occhi di chi ora guarda all’adolescenza con distanza, per condizione anagrafica, ma anche con un certo timore, per la presenza dei figli in quella fascia d’età, mi ha riportato alla mente i momenti in cui da sola cercavo di entrare in contatto con il mondo degli adulti. E’ disarmante la rabbia del protagonista; ha lo stesso impeto delle mie figlie quando affermano le loro personalità e allo stesso tempo vi ho trovato la stessa attitudine all’animo buono e senza ipocrisie, tipica dei giovani.
Holden vive su un confine: può scegliere di allinearsi al mondo o di rimanerne fuori. Commovente il suo affetto per la sorellina e per il fratello morto, mentre è indicativo il rammarico per il fratello maggiore, che ha già scelto di entrare nel mondo delgi adulti e sottostare alla logica dei soldi e del successo.
Frasi che non dimentichi:
“ Mi fanno impazzire i libri che quando hai finito di leggerli vorresti che l’autore fosse il tuo migliore amico, per telefonargli ogni volta che ti va”.
Lo metterei sullo scaffale accanto
Pinocchio, di Carlo Collodi
La vita davanti a sé, di Romain Gary
Lo consiglierei
Lo consiglierei a tutte le mie amiche che, come me, hanno figli adolescenti, per capirli meglio, ma anche alle mie figlie, appunto, adolescenti per capire meglio certi sentimenti.
Abbiamo provato ad inserire nell’articolo una scheda che potrete compilare e spedirci noi provvederemo a leggerle e a catalogarle con le vostre idee e i vostri commenti. Proviamoci!
Commento: Non ricordavo di averlo letto, ma potrebbe anche essere, sai: l’età. O forse mi ci sono ritrovato in quelle esperienze, anche senza aver avuto la possibilità di sperimentare.
Mi hanno colpito alcuni incisi: carini (gli adulti); la vita non deve diventare un’autobiografia (appunto: io l’ho appena finita!); sapere perché si lascia un posto/casa; coperta navajo; la vita è una partita, con le regole; uno scrittore come amico, che ti ascolta.
GRAZIE per l’iniziativa, continuatela, vi seguirò.
Fernando Guidi
Commento: il giovane Holden. gran personaggio che descrive e sottolinea le difficoltà di vivere di un ragazzo. Il percorso, spesso sfortunato o frainteso del nostro eroe, assomiglia a molte battaglie che affrontiamo nella vita e che ci fanno sentire inadeguati.
La voglia di riscatto e l’indole in fondo positiva del protagonista lasciano un fondo di speranza.
Il libro mi è piaciuto, l’ho letto ad età diverse e entrambe le volte mi hanno portato a consigliarlo per la sua attualità e la sua freschezza
Paolo G.
Frasi che non dimentichi:
Sullo scaffale accanto a…: Sulla strada, Jack Kerouac
Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Enrico Brizzi
Lo consiglierei a…: L’ho consigliato ai miei figli quando sono stati sedicenni e glielo riconsiglierò quando saranno trentenni.