L’isola delle storie

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Photo Credit © Ziga Koritnik

L’Italia, si sa, è  composta da «un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori», come recita la scritta sul frontone del Palazzo della Civiltà Italiana dell’EUR. E come tali gli italiani accolgono in ogni loro regione, in ogni loro città, in ogni loro villaggio, un aspetto particolare del Bel Paese, celebrato in una sagra, una celebrazione, un festival. Accanto alle manifestazioni più famose esistono centinaia di realtà locali che tendono ad esaltare le caratteristiche rilevanti di un luogo, rendendolo in tal modo universale.

È il caso del festival letterario L’isola delle Storie, che dal 2004 si tiene annualmente nella prima settimana di Luglio a Gavoi in Barbagia. Ospiti nazionali ed internazionali del mondo della letteratura giungono in massa in questo paese dell’entroterra sardo, così lontano dai circuiti turistici convenzionali, in cui il tempo sembra essersi fermato. Quest’anno si terrà fra il 30 giugno e il 3 luglio.

ssliderÈ una festa, una festa della letteratura ma anche una festa dell’accoglienza, quella data da tutti, indistintamente, gli abitanti di Gavoi a chi per qualche giorno vuole godere dei ritmi lenti di questo paese da favola. A Gavoi si raccontano storie, gli autori leggono brani delle loro opere creando un clima di dialogo con il pubblico. Un vero e proprio esercito di volontari veglia affinché tutto fili liscio. A Gavoi si ascolta musica, ci si perde nella poesia, si partecipa ai laboratori creativi. Per qualche giorno il nostro cuore batte in simultanea assieme al cuore di centinaia di altre persone attratte dal piacere dell’ascolto e della lettura.

Fino ad oggi le consegne sono state rispettate, il festival infatti vuole: «restare un luogo di confronto vero tra Lettori e Scrittori; esercitare con fierezza la propria località senza chiudersi al mondo; essere uno spazio di ospitalità senza che ciò significhi perdere la propria personalità; essere un appuntamento in cui la parola Festival assume il suo significato primo di manifestazione in cui migliaia di spettatori possono assistere a eventi unici».

Per tutti coloro che vogliono scappare per un week end in un luogo magico e culturalmente effervescente.

Côté Suisse

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Altri indizi: vento di scirocco, che secca la gola e strappa i vestiti, profumo di peperoni arrostiti sul fuoco. È ora di tornare, fra un po’ ci incamminiamo verso il porto, ora si puó dire arrivederci Sardegna.
Perché mettere questo post nella rubrica Côté Suisse, perché qui la crisi morde ancora con cattiveria e la situazione è così pesante che un gruppo di Sardi  doc ha pensato alla Sardegna come 27esimo cantone svizzero: il Canton Marittimo. “Non si tratta di una provocazione nè di una boutade.
Si tratta di un progetto, di un’idea che scaturisce dall’attuale contingenza che vede l’Italia intrappolata in un vortice di crisi politica e amministrativa apparentemente senza via d’uscita, che sembra ci sia scarsa volontà di risolvere.” Si legge nel sito (cantonmarittimo.com) e ancora: “La Sardegna, eterna colonia, ex granaio, ex legnaia, ex rifugium peccatoribus di un paese (l’Italia) col quale si identifica pigramente, se non in occasioni calcistiche o sportive in genere, acquisirebbe quell’indipendenza agognata da tanti e, mantenendo piena sovranità sulle proprie istituzioni e sulla propria cultura, entrerebbe a far parte di una nazione federale (la Svizzera) moderna, evoluta, con uno straordinario rispetto per le risorse naturali ed ecologiche e che rappresenta un modello universalmente riconosciuto di rispetto e salvaguardia delle autonomie territoriali identitarie”.
Non so se sarebbe giusto e non voglio entrare nel merito dell’argomento, troppe sono le cose che non so di questa terra meravigliosa. Tuttavia l’impressione di essere ai “confini dell’impero” non ti abbandona. Chissà se non sarebbe meglio leggere su una cartina geografica Canton Marittimo, Svizzera, piuttosto che HIC SUNT LEONES?