Nell’aprile 2014 cadrà il 250esimo anniversario della nascita di una leggenda della letteratura planetaria: William Shakespeare. Per festeggiare degnamente questo avvenimento si dovrebbe leggere il libro Shakespeare filosofo dell’essere, L’influenza del poeta drammaturgo sul mondo moderno e contemporaneo (Mimesis Edizioni, 2012) di Franco Ricordi, di non facile lettura, in verità, ma gradevole e illuminante. L’autore esplora l’influenza del drammaturgo inglese sulla contemporaneità, affermando che dopo Shakespeare le categorie amore, odio, potere non sono state più le stessa. Anzi proprio da Shakespeare esse sono state reinventate, poiché, meglio di chiunque altro prima di lui, egli è riuscito in tutta la sua opera a cogliere inquietudini e interrogativi di un uomo davvero «moderno». Il drammaturgo inglese ha offerto non solo agli uomini del suo tempo, ma soprattutto ai posteri, personaggi talmente sfaccettati con i quali ha anticipato gran parte del pensiero filosofico moderno e contemporaneo. L’interrogativo più famoso di tutta la storia del teatro “to be or not to be”, ha forgiato l’uomo moderno, essendo la summa degli interrogativi che egli si pone nei confronti dell’essere, del mondo, della propria esistenza.
Altro argomento per cui dobbiamo essere grati a Shakespeare è la sua visione del “tutto il mondo è teatro”, in cui il primo è un’immagine del secondo, ma è valido e plausibile anche il viceversa, in quanto il teatro è specchio e metafora del mondo.
Questo Shakespeare filosofo è precursore di Nietzsche, Sartre e Gadamer, ma anche della poetica del Leopardi. Tutti noi in qualche modo gli siamo debitori.
Negli Stati Uniti tutto è grande gli spazi, le distanze, le città e quindi anche il pranzo di Natale non poteva che essere “great”.
Tutti i figli del Nuovo Continente sono di “importazione” (tranne i Nativi Americani che però non mi risulta festeggiassero il Natale!) dunque anche tutte le tradizioni Natalizie risultano essere l’elaborazione originale di quelle che ogni nuovo americano portava con sé da casa, dalla famiglia di origine!
E, naturalmente, anche le tradizioni importate sono diventate grandi (come impone il paese), si sono mescolate, shakerate e si sono profondamente radicate nell’animo degli americani.
La lista dei cibi tradizionali (che, attenzione però, varia da famiglia a famiglia) è interminabile e nel paese dell’abbondanza non si bada a spese per imbandire il banchetto di Natale.
I piatti principali più gettonati sono in assoluto il tacchino, il manzo e il maiale arrostiti, pasticciati, saporiti, spennellati di salsa che li rende lucidi e succulenti, insomma un cartone animato di Walt Disney. Sulle tavole delle feste così si possono trovare piatti quali il Roast Turkey Breast, l’Honeyed Ham with Pears and Cranberries, il Beef Tenderloin with Mushrooms and Thyme; contorni come le Roasted Potatoes, le Braised Apples with Saffron and Cider, il Brown-Sugar-Spiced Red Cabbage, il Leek and Gruyere Bread Pudding, iGlazed Root Vegetables, la Chicory Salad with Maple-Roasted Acorn Squash. E naturalmente i dolci di tutte le forme e dimensioni: Hazelnut-Praline Torte, Pumpkin cheese cake, White Fruit Cake, Christmas Fruitcake, Chocolate Plum Pudding Cake, Gingerbread ecc. ecc.
Il tutto abbondantemente annaffiato dalla classica bevanda delle feste americana: l’Eggnog.
Prima di darvi la ricetta del Classic Eggnog però è necessaria un po’ di storia di questo “zabaione rivisitato”, parente del Posset inglese (sì sì proprio quello che usò Lady Macbeth per metter ko le guardie del re Duncan, anche Shakespeare lo conosceva) a base di uova, latte e vino o birra e molto speziato. Sbarcato in America con i padri fondatori il posset acquistò una nuova vita con il cambio di alcuni ingredienti fondamentali e l’aggiunta del Rum. A questo punto un’ipotesi sul suo simpatico nome potrebbe essere la seguente: il rum era chiamato familiarmente “grogg”, dunque l’uovo e grogg (egg and grogg) storpiato potrebbe essere diventato eggnog. O ancora la contrazione di “egg and grog in a noggin” (uovo e rum in un boccale) potrebbe essere la soluzione. Comunque sia, rimane il fatto che l’Eggnog è buono buono e decisamente alcolico, insomma un paio di bicchieri mettono senz’altro allegria e allora ecco la ricetta direttamente da amici americani:
EGGNOG
figuriamoci se non lo avevano imbottigliato….
per 6/8 persone
6 uova
180 gr di zucchero a velo
250 ml di rum
250 ml di brandy
un bicchierino di whiskey (blended of course)
7 dl di panna da montare
noce moscata da grattugiare
Battete i rossi delle uova con lo zucchero finché non diventeranno gonfi e bianchi, incorporate lentamente i liquori e la panna conservandone una parte. Mettete in frigo per almeno due ore. Al termine delle due ore, prima di servire, sbattete i bianchi a neve e incorporateli al composto. Prima di servire grattugiate sull’Eggnog un po’ di noce moscata e… felicità!