“L’arte permette di porre delle questioni, di aprirci al mondo, di preparaci per il futuro; l’arte parla della vita. La cultura e la vita sono l’essenza di una città, un modo per far incontrare le persone per alimentare un tessuto sociale giusto. Come si può amare la vita e le persone, senza amare la cultura?” Passo questa domanda ai nostri politici e a chi ci governa. Che ruolo ha nelle nostre città la cultura? È davvero solo una questione di possibilità finanziarie? Chi ci governa crede davvero che la politica e la cultura debbano andare assieme?
Prendiamo il caso del più efficace cavallo di troia che potremmo usare per introdurre la cultura in casa di ogni italiano o di ogni italiana: la televisione. Siamo certi che chi lo dirige voglia davvero accrescere il nostro bagaglio culturale? Mi immagino canali che si occupano di programmi di qualità, di servizi dedicati all’arte e all’arricchimento delle nostre vite non attraverso qualche ragazza smutandata (che palle il maschilismo del nostro paese!) o la battuta d’un (presunto) comico volgare o, peggio, attraverso programmi che ci rendono dei guardoni.
Viene da domandarsi quale potrebbe essere il programma dedicato a lasciarci godere della cultura italiana. Magari potrebbe anche alimentare le capacità creative di ognuno di noi. Non è certo che la televisione sia sufficiente, ma potremmo cominciare con quel che abbiamo e continuare a seminare.
Un post leggero leggero per finire questa lunga e difficile settimana.
Vediamo chi di voi si ricorda dei perfidi personaggi e degli intrighi della serie televisiva che in assoluto è stata la più seguita al mondo… Sto parlando di Dallas, e chiaramente non mi rivolgo ai più giovani!
Ma ve lo ricordate? per la prima volta in assoluto attraverso il piccolo schermo ci venivano raccontate, con dovizia di particolari, le peggio bassezze umane, condite da milioni di dollari, case stupende, piscine, automobili luccicanti, uffici al centesimo piano ecc ecc. Andava in scena la ricchezza, ma come recita il proverbio “i soldi non fanno la felicità”…
Questi i personaggio del vecchio e nuovo Dallas. Da notare il pesante ritocco in photoshop della vecchia leva…
La serie fece scalpore, raccontò all’Italia degli anni ottanta (che oggi viene chiamato anche il decennio dell’inizio “della degenerazione morale”) un’America alternativa fatta non di eroi ma di antieroi, che indubbiamente ci hanno affascinato di più. Chi non si ricorda del perfido JR, della sua povera consorte da lui tradita e bistrattata, la bella Sue Ellen (e quante Suelle italiane ci sono in circolazione…) con le sue mise con spalline esagerate (alla Madonna prima maniera per intenderci), del fratello buono Bobby e della moglie Pamela più volte uccisa e resuscitata (a seconda dell’audience naturalmente)?
La rete televisiva che produceva la serie ritenta oggi il colpaccio e ben presto i nuovi episodi approderanno anche in Europa. Questo non fa che sottolineare il trend recente che predilige il rifacimento di film, serie, musica piuttosto che l’opera originale sulla quale, per ovvie ragioni economiche, nessuno se la sente più di puntare. I grandi produttori preferiscono andare sul sicuro e in questo caso (e i molti reality lo hanno dimostrato) puntare sulla perfidia in più patinata è sicuramente la mossa vincente.
Ma, se le reti televisive americane puntano sul deja vu non è perché considerano i loro ascoltatori come dei perfetti idioti? ai quali basta dare in pasto un qualsiasi remake per farli sbavare sullo schermo al LED?
O piuttosto è meglio pensare ad una crisi globale di creatività?
… e troverete in 0.13 secondi 306.000.000 di risultati! No, non ho realmente intenzione di raccontare se la Canalis tornerà con Vieri o se il nuovo amore di Belen è solo una trovata pubblicitaria. Infatti, come la maggior parte delle persone sane di mente, mi sollazzo con tali notizie solo quando aspetto per ore il mio turno dal parrucchiere e per caso mi sono dimenticata il libro che mi sto gustando. E la mia non è assolutamente spocchia, non vanto una pretesa superiorità intellettuale (tanto che non sono completamente a digiuno di questi argomenti!), ma il gossip, il pettegolezzo nostrano, mi dà l’occasione di riflettere sulla «prevalenza del cretino», quello che, in realtà, mi fa veramente imbestialire.
Scrivevano gli indimenticati Fruttero e Lucentini nella prefazione del libro La prevalenza del cretino (Mondadori, Milano 1985), che la bêtise é figlia del progresso, infatti, « è stato grazie al progresso, che il contenibile ‘stolto’ dell’antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società che egli si compiace di chiamare ‘molto complessa’ gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumeri poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto (molto ! ndr) denaro. Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per ‘realizzarsi’. Sconfiggerlo é ovviamente impossibile. Odiarlo é inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d’inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni». Mi scuso per la lunga citazione, ma non sarei riuscita ad esprimermi meglio…
Quanti ne abbiamo visti di questi personaggi apparire e sparire, essere intervistati e osannati, sfilare in televisione e sui giornali, insinuarsi nelle nostre vite sempre con un consiglio, una parola e un sorrisetto pseudo intelligente sulle labbra : politici, gente di spettacolo, sedicenti artisti, filosofi, psicologi tutti con un buona novella da donare, tutti tragicomicamente compresi nei propri ruoli.
Odiarli è inutile ? Sarcasmo e ironia non li scalfiscono ? La soluzione dunque sta solo a noi.
Signori, il gossip ci sta, è divertente a volte rilassante. La bêtise é tollerata, ci si può scivolare inconsapevolmente, ma quando tutto ciò diventa ‘sistema’ e distoglie costantemente l’attenzione dalla realtà, allora vuol dire che siamo arrivati alla drammatica necessità di rivedere le priorità, innanzitutto le nostre.
Benvenuto allora alla farfallina di Belen, al lato B di Pippa Middleton o alle labbra rifatte della Minetti (buon per loro che con tali scemenze e poca fatica riescono a guadagnarci, almeno in visibilità), ma che tutto ciò sia e rimanga un contorno (anche piccante va bene), un amusement durante la pausa caffé, che resti relegato in un mondo ‘a parte’ e che non prevalga sulla realtà.
Nella nostra recente storia passata troppe volte ci siamo fatti distogliere dal contorno e non abbiamo prestato attenzione al piatto principale, che spesso abbiamo ingoiato senza neppure renderci conto di cosa mangiavamo, insomma evitiamo di cascare nella trappola e conserviamo il nostro senso critico. Non abbiamo paura di spegnere la Televisione, o chiudere un giornale, di far sentire la nostra voce di dissenso quando è troppo. Senza pedanteria, con leggerezza e umanità impariamo a distinguere.