Eccoci qui

Finita la pausa estiva – un po’ di vacanze, un po’ di lavoro diverso dal solito – i ritmi cambiano e quando ti guardi indietro le ore passate sembrano essere trascorse in modo diverso. Quest’anno questa parentesi  per me ha il suono di una parola: VIAGGIO.

Questo perchè mi sono capitati davanti agli occhi:

– Un libro ricevuto in dono

– Un’opera d’arte

Il libro è Non dirmi che hai paura di Giuseppe Catozzella. Narra il viaggio di Samia, una ragazza somala che, credendo nella forza delle sue capacità, è decisa a tutto pur di poter correre da atleta. Ho seguito il suo viaggio trionfale alle Olimpiadi di Pechino e poi quello terrificante, come emigrante partita dall’Etiopia, compiuto per andare in Sudan e raggiungere, attraverso il Sahara, la Libia. Un viaggio in cui la speranza si intreccia ogni momento con l’orrore e con presagi di morte. L’ultimo tratto in mare dalla Libia verso l’Italia è quello in cui l’agognata desiderio di essere libera di correre e di allenarsi annegherà con lei, proprio in quel Mediterraneo che avevo davanti agli occhi mentre leggevo il libro.

L’opera d’arte invece era collocata nel giardino del Museo Bizantino di Atene ed è un lavoro dell’artista greco Kalliopi Lemos dal titolo Pledges.

Kalliopi Lemos, Pledges
Kalliopi Lemos, Pledges 2014

Si compone di una vecchia barca abbandonata utilizzata come traghetto dei migranti e ora ricoperta di 10 mila piccoli fogli di lamiera. Ogni foglietto è un ex voto, porta un nome, la data e il luogo raggiunto dall’emigrante che ha avuto il coraggio e  soprattutto la “fortuna “ di attraversare il mare per venire da noi. I biglietti di lamiera brillano nel giardino assolato di Atene e rendono la barca leggera come fosse uno spettro.

Due viaggi diversi che mi hanno portato in un’unica convinzione: lottiamo senza indugio per la libertà e la dignità di ogni essere umano.

Io viaggio da sola e mi diverto

Chi lo ha detto che una donna sola non puo’ viaggiare? Divertirsi e scoprire che in autonomia, con il gusto per l’avventura e tanta curiosità, si può trascorrere una bellissima vacanza senza doversi limitare?  Questo è quello che ci racconta la storica dell’arte Maria Perosino, con il suo libro giusto uscito per Einauidi.  Chi fosse interessato troverà che il libro è come  un diario, un racconto divertente  pieno di strategie e piccoli suggerimenti  per superare gli imprevisti come quello, terribile per noi, di caricare valigie pesanti sul treno.

Ognuno di noi conosce donne che viaggiano sole: a me sono sempre piaciute e mi sono accorta che sanno vedere e gustare le cose del mondo meglio di noi, che invece siamo sempre in truppa facendo tanto baccano in ogni posto andiamo.

L’intento dell’autrice è quello  di convincerci che comunque è sempre meglio aprirsi alle novità che chiudersi in casa.

… sì, viaggiare!

Aprire gli occhi sul mondo, tentare di comprendere altre culture dimenticando le proprie routine per assorbirne di nuove, essere senza pregiudizi di fronte al diverso in qualsiasi forma ci si presenti, pur conservando una profonda identità che mi lega alle mie radici, ecco cosa significa per me viaggiare.

Prendere un treno, un aereo, l’auto per andare altrove è una sensazione fantastica e ogni volta mi da una scarica di adrenalina che potrebbe svegliare anche l’animo più sopito.

E l’essere in viaggio, ancor prima dell’arrivare, mi procura una gioia immensa.

Riesco ad apprezzare perfino le sale d’attesa delle stazioni o i luoghi di transito degli aeroporti.

Provo, infatti, un fremito nei grandi terminal internazionali… Seppellitemi all’aeroporto di Changi a Singapore o fatemi morire di caldo per i problemi all’aria condizionata nell’aeroporto di Adelaide in Australia (40 gradi all’esterno probabilmente un milione all’interno) o ancora fatemi atterrare a Koh Samui dove il terminal è tutto fiorito e i passaporti li controllano sotto una costruzione in stile Thai e io vi ringrazierò di aver avuto l’opportunità di vivere l’esperienza.

Gente che va e viene, storie che si incrociano, colori, suoni, luci, profumi (e puzze, per carità).

Lo spostamento mi intriga, grazie ad esso riesco a guardare il mondo con occhi nuovi e con l’animo dei bambini e ringrazio il cielo di aver avuto la possibilità finora di averlo potuto fare… ma se spostarsi fisicamente un domani mi fosse precluso? Allora senza indugio farei scattare il mio piano B, che già utilizzo abbondantemente: il web… Navigare, o meglio “surfare” grazie a Internet attraverso paesi, idee, scritti, lingue diverse… chi lo avrebbe mai potuto immaginare fino a qualche anno fa… allora, dalla mia poltrona, sì che potrei cantare con Battisti: sì viaggiare, evitando le buche più dure