Côté Suisse

montreuxDa quando viviamo sul lago Lemano mi stupisco di quante persone illustri, scrittori e artisti abbiano vissuto in questa terra. Non moltissimo tempo fa, mi sono imbattuta nella tomba di Richard Burton, passeggiando in un bellissimo cimitero di campagna, molto romantico, a Celigny. Tra l’altro, vi ho trovato anche la tomba di uno scrittore celebre, nello stesso cimitero, e quella di un celebre economista e sociologo, Vilfredo Pareto, a due passi da lì. So che in questa regione hanno vissuto Audrey Hepburn, Charlie Chaplin, Hugo Pratt e tanti altri.

Questa settimana, mentre leggevo una raccolta di saggi di Martin Amis, ho scoperto che anche lo scrittore Valdimir Nabokov, autore di Lolita, è vissuto con la moglie, durante i suoi ultimi anni di vita, da queste parti; nello specifico presso il Palace Hotel di Montreux. Il saggio in questione si trova nel libro La guerra contro i cliché, edito da Enaudi.cover

Il saggio ed il ritratto di Nabokov, scritti da Amis, corrono in tre capitoli. Il primo, dal titolo In visita dalla signora Nabokv, racconta proprio dell’incontro con la signora Vera Evseevna e col figlio Dimitri. 0016450f_medium

Permettetemi di riportarvi alcuni passi del saggio, che forniscono anche una curiosa  descrizione di Montreaux e della Svzzera.

Martin Amis sapendo di dover fare l’incontro in albergo scrive: “Ma perchè Montreux, mi chiedevo e perchè un albergo? Quando la Bbc è venuta a Montreux per registrequella che ora è conosciuta come la sua ultima intervista , Nabokov ha ossrrevato: “ Ogni tanto ho fantasticato di comprarmi una villa . Immagino i comodi mobili, gli allarmi superefficienti, ma non riesco a visualizzare uno staff all’altezza. I vecchi servitori ci mettono un bel po’ a diventare vecchi e non so quanto tempo ancora mi resti”. L’intervistatore Robert Robinson, diceva che passeggaindo per Montreux si ha “la curiosa sensayione di passeggiare all’interno di una vecchia fotografia”. Camminando nel sole e nella bruma del lungolago , pensavo ai parchi innocui e perduti di un’idealizzata fanciullezza.  I bambini svizzeri appaiono eleganti  e immacolati sui loro pattini. I moscerini Svizzeri sono riservatissimi e troppo civili per pungere o unirsi in nugoli”. ( Martin amis, ;la guerra contro i cliché, Einuadi, p.17).

La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

Ci sono momenti nei quali ci piacerebbe invocarli; in altri ci sembra di averli percepiti. Nei racconti che ci hanno tramandato, da sempre vengono rappresentati per intervenire nei destini degli esseri umani: sono gli angeli.

Gesù separa le pecore dalla Capre, Ravenna Sant'Apollinare Nuovo
Gesù separa le pecore dalla Capre, Ravenna Sant’Apollinare Nuovo

Nella Bibbia li troviamo dalla Genesi all’Apocalisse, messaggeri e intermediari tra cielo e terra oppure intenti a popolare i cieli, tanto che un qualche autore medievale – conosciuto come pseudo Dionigi Areopagita (pseudo perché usato come pseudonimo da un autore vissuto più tardi del giudice dell’Areopago convertito da san Paolo, cui il nome apparterrebbe) – aveva addirittura scritto un intero libro sulla “gerarchia celeste”, partendo da Angeli e Arcangeli, per arrivare sino a Cherubini, Troni e Dominazioni (se ci si reca a visitare il Battistero di Firenze li si vedono tutti quanti, raffigurati in alto, in un mosaico bellissimo). E tra tutte queste presenze celesti, gli angeli e gli arcangeli sono quelli che ci hanno sempre accompagnato invitandoci a vedere oltre la realtà di questo mondo: non a caso Angelos significa messaggero.

Sono raffigurati nelle chiese e nelle opere d’arte, sono menzionati nella letteratura: conoscerli, significa avere interesse alla nostra cultura. Se, quindi, volete saperne di più, sugli angeli,vi suggerisco un libro dove troverete la storia di come sono stati concepiti attraverso i secoli. Si intitola Angeli ed è scritto da Heinrich Krauss, pubblicato da Einaudi.cop

Se poi, in questa Settimana Santa, avete voglia di fermarvi a riflettere sulla figura dell’angelo nell’arte, allora vi consiglio un altro libro sempre intitolato Angeli, ma questa volta composto come un repertorio di immagini nella storia dell’arte. E’ scritto (per le edizioni Mondadori) da Marco Bussagli. E qui partirete davvero per un lungo viaggio di forme, colori e significati, dai mosaici della Creazione (XII sec ) nella Basilica di San Marco a Venezia fino all’Angelo ritto sul sole di William Turner. Ogni opera riprodotta riporta anche la storia biblica, così possiamo ricordare l’episodio a cui si riferisce.

Cristo in gloria fra i cherubini, altare di Ratchis,Cividale del Friuli
Cristo in gloria fra i cherubini, altare di Ratchis,Cividale del Friuli

E oggi gli angeli esistono? Per Marco Vitale sì e ce lo racconta in un libro molto commovente, dal titolo Gli angeli nella città. Niente di magico o esoterico: gli angeli descritti sono persone vere, gente comune che hai incontrato nella vita e che “agiscono non con i miracoli, ma nella concretezza delle relazioni umane, nella realtà dei loro rapporti d’amore” . Tra essi un capitolo è dedicato a Giorgio Ambrosoli, onesto galantuomo, eroe borghese (come fu definito in un bel film) e martire d’un’Italia scellerata, definito dall’autore l’angelo della sofferenza.

Italiani e italiani

Viviamo, a Ginevra, circondati di montagne. Le librerie sono ricche di libri di scalate sulle Alpi e su tutte le catene montuose del mondo. Lo scienziato che concepì l’idea di ascendere il Monte Bianco, del resto, era proprio un ginevrino che ammirava quella massa candida dalle rive del lago Lemano e che mise in palio un premio per chi ne avesse raggiunto la sommità. E’ da allora che la gente di questi luoghi non ha smesso di andar per monti. Così quando mi è capitato tra le mani il libro di cui sto per parlarvi, l’ho guardato distrattamente: sembrava l’ennesimo libro di ascensioni, con sacrifici incredibili per raggiungere la meta effimera della vetta.cop

Ma non era così. Si trattava certo del racconto di una salita, ma compiuta in condizioni così uniche da prestare il destro per una serie di digressioni sulla storia dell’Italia e del suo periodo coloniale. Vi si narra di tre prigionieri di guerra italiani, catturati dagli inglesi a Addis Ababa, al momento del crollo rovinoso delle difese dell’Africa Orientale Italiana, e internati ai piedi del monte Kenya: un gigante di circa 5,000 metri che si eleva sulla savana. I tre divengono amici e decidono, sotto la guida di un italiano singolarissimo, Felice Benuzzi, di scalare quella montagna (una delle sue punte: la Lenana), per piantarvi il tricolore e tirarsi su il morale.

Contrariamente a ciò che questa impresa possa suggerire, però, non si tratta di una esaltazione nazionalistica delle virtù italiane, ma di una lettura onesta delle nostre scellerate esperienze coloniali. Seguendo la vita dei protagonisti della scalata e in particola quella di Benuzzi si incontrano anche gli uomini che fecero quello che Mussolini chiamò l’impero (complice il Re). Quegli uomini, che allora avevano il comando dell’Italia e delle sue risorse, lo edificarono passando sui cadaveri di una quantità enorme di povera gente, comportandosi in modo barbaro e privo della più elementare umanità. E’ un libro che tutti dovrebbero leggere perché fa piazza pulita dello stereotipo degli “italiani brava gente”.

I protagonisti della scalata, però, sono figure belle, generose, non compromesse con gli orrori del periodo in cui vivono, e quindi mantengono la libertà di spirito per compiere un gesto folle, ma pieno di poesia: scalano questa montagna senza guide e attrezzature. Vi piantano il tricolore perché per loro non rappresenta il fascismo ma un’Italia diversa, fatta di cultura, di elevazione spirituale e morale. Benuzzi ne trasse anche un libro che divenne un best seller nel mondo anglosassone.

Noi siamo italiani in transito. Non possiamo non provare simpatia per questi italiani transitati in altri tempi per terre lontane, come tanti altri fra la nostra gente, rimasti puri in un mondo dominato dal male. E al tempo stesso non si può non provare orrore a leggere ciò che altri italiani in transito fecero nell’impero, in Libia, in Etiopia, in Somalia. Vien voglia di dire: come italiani in transito ci ispiriamo a Benuzzi e ai suoi amici. Come italiani, ripudiamo tutto ciò che rese possibile i comportamenti criminali dell’Italia nelle colonie.

Il libro si chiama Point Lenana, scritto da Wu Ming1 e Roberto Santachiara, Einaudi

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Chiacchiere del lunedì

Delphine Boël, The Golden Rule blabla
Delphine Boël, The Golden Rule blabla

“I dipendenti di Amazon temono che sarà l’inizio della fine”. Su La Repubblica di sabato scorso leggo che, come avevamo anticipato qualche tempo fa, Amazon recluta diecimila robot magazzinieri per smistare le merci.
In questi giorni ho finito di leggere un libro molto complesso (più di una volta ho provato la tentazione di abbandonarlo) scritto da Jonathan Franzen, dal titolo Il progetto Kraus. Il libro è un vero labirinto perché è la traduzione di due testi di Karl Kraus (1874-1936), “scrittore satirico austriaco della Vienna fin de siécle”.

Franzen naturalmente non mette solo il testo di Kraus, ma lo commenta con lunghe note che aiutano assai, data la complessità della fonte (senza queste note non sarei mai stata in grado di capire tutto). E proprio attraverso queste note Franzen fornisce anche momenti autobiografici, assieme alle sue opinioni su aspetti del mondo in cui viviamo. E su questo ultimo punto mi soffermo per poi ricollegarmi alla notizia su Amazon.
Franzen è assai preoccupato da ciò che definisce “consumismo tecnologico”, uno delle cui incarnazioni più preoccupanti è – per lui – proprio Amazon, tant’è che definisce il suo fondatore, Jeff Bezos, uno dei quattro cavalieri dell’Apocalisse, in materia di letteratura s’intende. Lascio su questo spazio alle sue parole:
Amazon vuole un mondo in cui i libri siano autopubblicati oppure pubblicati dalla stessa Amazon, i lettori si affidino alle recensioni su Amazon per la scelta dei libri, e gli autori si occupino della propria promozione. Uno mondo in cui avranno successo le opere di chiacchieroni twittatori e millantatori, e di chi si potrà permettere di pagare qualcuno per sfornare centinaia di recensioni a cinque stelle (…) Amazon è sulla buona strada per trasformare gli scrittori in operai senza prospettive come quelli che i suoi fornitori impiegano nei magazzini, facendoli lavorare sempre di più per salari sempre più bassi e senza nessuna sicurezza sul lavoro, perché i magazzini si trovano in posti dove nessun altro assume manodopera. E più aumenta la fetta di popolazione che vive come questi operai, e più cresce la pressione per abbassare i prezzi dei libri e si acuisce la crisi dei libri tradizionali, perché chi non guadagna molto vuole intrattenimento gratis, e chi ha una vita dura vuole gratificazioni istantanee ( “Spedizione gratuita entro 24 ore!”) (da Jonathan Franzen, Il progetto Kraus, Einaudi, 2013, p.198).
Adesso Amazon assume robot. Che Franzen avesse capito tutto? In verità lui non ha simpatia nemmeno per chi scrive sui blog, come me, recensendo libri che ha letto. Magari gli rimarrei antipatica pure io.
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Passo dopo passo

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“Non posso che meditare camminando” scriveva Jean Jaques Rousseau nel nono libro delle sue Confessioni-non appena mi fermo smetto di pensare, la mia testa non procede che con i mie piedi” ( dal libro di Robert Macfarlane, Le antiche vie, Einuadi 2103).
Da un paio di anni ho fatto una scoperta che mi ha cambiato la vita: camminare. Non sono un tipo atletico, tutt’altro; ma per caso e senza saperlo camminare mi ha aiutato a superare momenti difficili e a cancellare pensieri sgradevoli.
I sentieri “nutrono e rallegrano lo spirito ”.

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Forse anche per questo mi sono subito incuriosita per l’annuncio del Festival del camminare, che si terrà a Bolzano nei giorni che vanno dal 23 al 25 maggio. Un festival molto interessante in cui i camminatori non avranno modo solo di approfondire la propria passione dal punto di vista pratico dell’escursione ma potranno anche riflettere sulla filosofia e l’arte del camminare. Chi vuole al festival ci può anche arrivare a piedi. Ma nel programma, oltre a conferenze workshop e proposte di passeggiate, si terrà anche il raduno europeo delle joelettes che, non sapevo, sono le carrozzelle da fuori-strada che permettono ai disabili di partecipare alle escursioni in montagna.
Se poi al piacere personale di sentire le vostre suole aderire al sentiero, unite quello di leggere letteratura da viaggio, vi consiglio senz’altro di leggere i racconti dello scrittore-camminatore inglese Robert Macfarlane (Il volume Le antiche vie, elogio del camminare, Einuadi, 2013): “camminare per favorire la vista e il pensiero, e non il ritiro e la fuga; i sentieri non solo come mezzi per attraversare gli spazi, ma anche come vie per sentire, per essere, per conoscere” .

Richard Long, A Circle in the Andes
Richard Long, A Circle in the Andes

Infine se assieme al camminare la vostra curiosità va anche all’arte vi segnalo un artista anch’egli inglese, Richard Long, disegnatore del territorio, esponente della Land Art, che ha fatto del suo passo lo strumento per realizzare le sue opere d’arte. L’artista cammina e cammina in luoghi deserti, raccoglie pietre e le dispone in forme geometriche primarie, come strisce o cerchi, e lascia le sue tracce che si confondono con la natura.

Racconto autobiografico di Eugenio Scalfari

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Per i novant’ anni di Eugenio Scalfari la casa editrice Einaudi e le testate che il giornalista ha fondato e cui ha atteso da un’intera vita, l’Espresso e La Repubblica, hanno pubblicato la biografia di questo autore, un paio d’anni fa apparsa in apertura di un “Meridiano” contenete i sui scritti. Un racconto autobiografico, lo ha definito Scalfari; perché è lui stesso che si racconta – con stile piano ed accattivante – dipanando in oltre un centinaia di pagine la narrazione della sua lunga vita, nella quale la sua vicenda si è intrecciata, grazie al lavoro che ha fatto ed ancora svolge, con quella dell’Italia post-bellica; gli studi, le amicizie di un’intera esistenza con uomini e donne di pensiero e di azione, il giornalismo, la politica, l’economia.

È nato in una cittadina laziale e le prime pagine del libro sono dedicate alle sue ascendenze paterne e materne: già segnate da un destino, risorgimentale e post-unitario, che prefigurava una solida base familiare per gli impegni che il giovane Eugenio avrebbe affrontato, consapevole di tali maggiori. Poi il decollo verso lavori sempre più complessi, importanti, intriganti; la memoria di tutte le persone che ha incontrato ed intervistato, il contenuto rimpianto per i tanti (e famosi) amici che non ci sono più. Questa è una linea costante che pervade tutto il libro, ma che traccia come la costante d’affetti volta a descrivere un’Italia che forse a Scalfari sembra tramontata. Ma il giornalista, il cronista sempre attento all’oggi e al futuro non lo dice. Dalla lettura però emerge la consapevolezza che i tempi in cui si è formato avevano quella marcia in più che ha consentito al Paese di decollare nel difficile dopoguerra, di incamminarsi verso il boom economico, di collocarsi degnamente nel contesto Europeo, di cambiare modi di vivere, gusti, mentalità.

Un libro di non esibita, ma evidente, dignità; che costituisce una gradevole lettura di ispirazione e d’esempio.

Vivere in transito

Adrian Paci,
Adrian Paci, Home to go, 2001

Distanze e movimento: queste sono le due parole che mi vengono in mente quando penso al mio futuro e a quello dei miei figli e dei miei cari.
E’ così che quando mi hanno raccontato di una mostra che si è tenuta a Parigi al Jeu de Paume, dal titolo Lives in Transit, mi sono precipitata ad informarmi. Perché l’arte sa esprimere e ci fa vedere quello che percepiamo in modo confuso.
E così è stato, la mostra è dell’artista Adrian Paci. Un’opera mi ha colpito particolarmente: The Column, una colonna classica di marmo fatta in Cina. L’idea di Paci, artista albanese, rifugiato dagli anni Novanta in Italia a causa della guerra, è stata quella di seguire tutte le fasi con cui, da un blocco di marmo grezzo estratto a nord di Pechino, si e’ creata, durante il trasporto su una nave cargo, una colonna con capitello corinzio.

Adrian Paci, The Column, 2012
Adrian Paci, The Column, 2012

Viaggiare seguendo il corso di un oggetto e seguire le tappe della sua trasformazione. E’ un tema caro agli artisti in questi tempi di globalizzazione in cui tutte le carte si stanno rimescolando ad un prezzo a volte alto.
Anche lo scrittore Jonathan Franzen aveva fatto la stessa cosa nel racconto La pulcinella cinese inserito nel suo ultimo romanzo Più lontano ancora (Einuadi, 2012). In quel caso la pulcinella è un pupazzo di peluche made in Cina che il fratello gli ha regalato per Natale. L’oggetto lo attira e decide di andare in Cina a visitare il luogo dove è stato prodotto l’oggetto.
Franzen e Paci decidono di seguire il viaggio di un oggetto; entrambi gli oggetti sono partiti dalla Cina per arrivare in occidente. Lavorando sull’idea del viaggio, possano così affrontare e cercare di spiegare  temi sociali quali lo sfruttamento del lavoro e quello dell’orrore industriale e dell’inquinamento ambientale per Franzen.  Ma quel viaggio, si capisce, nasce per spiegare qualcosa a loro stessi  e per dare sostanza visiva e verbale ai mutamenti e stravolgimenti che stiamo vivendo in questo periodo di distanze e movimento.

Finisco segnalandovi un giovane fotografo: David Favrod di padre svizzero e di madre giapponese. In lui la ricerca di identità non parte da un oggetto ma da se stesso e dal suo autoritratto.

David Favrod
David Favrod

Dopo una lunga serie di indagini e ricerche sul suo Giappone lontano ha deciso di ricreare il proprio Giappone, nel Vallese, in Svizzera.

Ve lo segnalo perché mi  sembra che anche lui tratti del tema più attuale e probabile per le prossime generazioni d’artisti.

Perché l’arte in questo mescolamento è in uno dei suoi momenti migliori e sono certa che ne ne vedremo delle belle.

Un calcio in bocca fa miracoli

Pensate all’ironia disincantata di Snoopy quando a pancia in su riflette sul tetto della sua cuccia, aggiungetevi poi un po’ di sana cattiveria e scorrettezza del gatto Garfield e vi sarete avvicinati al protagonista, l’ultra settantenne protagonista del libro Un calcio in bocca fa miracoli, di Marco Presta (edito da Einaudi).imgres

E’ lui infatti che mi ha fatto ridere e divertire, leggendo il libro, e ho capito solo dopo che Presta mi fa ridere quasi tutti i giorni perché è il conduttore insieme ad Anotonello Dose del “Il ruggito del coniglio”, la trasmissione di  Radio 2.

Il vecchietto del libro, cinico e poco incline al garbo, spesso disdicevole con tutti e contro tutti, ci diverte e ci fa più di una volta sentire solidali con lui. E’ separato e ha una figlia che in piena crisi matrimoniale sceglie di tornare a vivere col padre, mettendolo in profonda crisi . Esilaranti gli incontri scontri con la ex moglie Orietta, oppure il rapporto con il suo unico amico Armando che è anche il suo opposto: ben disposto nei confronti di tutti. Leale all’amico e corretto con tutti, per sempre. Le riflessioni di questo protagonista squinternato sono sempre spassose;  scoprirete che non ama frequentare i vecchi perché troppo noiosi e che è piuttosto indifferente a qualsiasi manifestazione  gioiosa dei bambini nel passeggino.

C’è un passaggio che mi è piaciuto proprio tanto, quando il nostro vecchietto smaliziato sostiene che, trovandosi di fronte ad un babbeo intento a dire la sua su tutto, occorrerebbe comminargli una sanzione economica: “sei un imbecille, parli del crollo delle Borse, trecento euro di multa”. Bellissimo, caro Presta io lo sottoscrivo e sono certa che, se questa mozione passasse, colmeremmo in poco tempo tutto il debito italiano!

Per me è un libro da leggere: voto 8

E’ possibile giudicare?

E’ possibile giudicare?
A volte non è facile dare un giudizio su tutto ciò che accade attorno a noi. Così, mentre ancora siamo sconcertati e perplessi dalle dimissioni di Papa Benedetto XVI, mi sorprendono i giudizi sicuri e le affermazioni di tanti che si dicono a favore o contrari a questa decisione del Pontefice.

Come ci immaginiamo la vita dei  religiosi?  Quali sono le sfide e quanta tenacia occorre per mantenere una vita autentica nella fede?  C’è una donna che ce lo racconta in un libro, da poco uscito, intitolato: Mentre vi guardo.

E’  Madre Ignazia Angelini, badessa del Monastero di Viboldone, Milano.

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Nel libro troverete  la sua esperienza di vita nel monastero (dove è entrata quando aveva 19 anni, nel 1964)  ma anche ciò che i suoi occhi hanno visto e compreso del mondo esterno. La sua è stata una vita dedicata alla meditazione e alla preghiera ma anche alla relazione con gli altri, siano essi le monache del convento o le persone fuori nel mondo.

Il libro è una riflessione su queste relazioni. Tutti gli aspetti della vita sono visti da un prospettiva nuova.  Un esempio è il concetto di “realizzazione di se’” inteso come un percorso legato solo a parametri economici, mentre invece dovrebbe essere visto come “la capacità di una persona di elaborare un gusto della vita a costituire la sua realizzazione.”

Oppure il tema delle passioni e della necessità di andare oltre alle reazioni suscitate in preda all’ emozione: reazioni che  “assolutizzano l’immediato” e non permettono di istituire a priori il contatto con l’altro.Una riflessione tanto più vera se si pensa alla nuova mania generata da Facebook, in cui tutto si è trasformato in un’affermazione ripetuta di mi piace non mi piace. Tanto che il verbo piacere si è passato, come dice Jonathan Franzen nel suo nuovo libro Più lontano ancora, “da essere una disposizione d’animo ad un’azione compiuta con il mouse, da un sentimento a un’affermazione di scelta del consumatore”.

Un libro da leggere piano e da meditare dove vi stupirete come i temi scelti da una suora di clausura siano quanto mai attuali e calati nel nostro mondo.

Io viaggio da sola e mi diverto

Chi lo ha detto che una donna sola non puo’ viaggiare? Divertirsi e scoprire che in autonomia, con il gusto per l’avventura e tanta curiosità, si può trascorrere una bellissima vacanza senza doversi limitare?  Questo è quello che ci racconta la storica dell’arte Maria Perosino, con il suo libro giusto uscito per Einauidi.  Chi fosse interessato troverà che il libro è come  un diario, un racconto divertente  pieno di strategie e piccoli suggerimenti  per superare gli imprevisti come quello, terribile per noi, di caricare valigie pesanti sul treno.

Ognuno di noi conosce donne che viaggiano sole: a me sono sempre piaciute e mi sono accorta che sanno vedere e gustare le cose del mondo meglio di noi, che invece siamo sempre in truppa facendo tanto baccano in ogni posto andiamo.

L’intento dell’autrice è quello  di convincerci che comunque è sempre meglio aprirsi alle novità che chiudersi in casa.