Quando l’opera d’arte si può toccare…

photo-originalSi stima che nel mondo ci siano circa 300 milioni di non vedenti o ipovedenti. A tutti costoro è lampante che sia preclusa l’emozione trasmessa da un’opera d’arte visuale attraverso il senso che viene più enfatizzato quando si parla di arte: la vista.

In questo campo si può ovviare alla mancanza della vista attraverso esperienze che richiedono l’utilizzo di differenti sensi e che indubbiamente arricchiscono l’esperienza cognitiva dell’opera d’arte anche per un amante vedente dell’arte.

Un servizio che viene già offerto da diversi musei e gallerie (alla Tate e al Victoria and Albert Museum di Londra, per citarne due) è il cosiddetto Touch Tour che permette di avere un’esperienza tattile della scultura o dell’architettura toccando l’opera d’arte per coglierne la forma, la massa e la struttura.

Per rendere fruibile ai non vedenti anche la pittura dei grandi maestri la 3DPhotoWorks, di Chatham, New York, ha consacrato gli ultimi  sette anni di studi a trovare una soluzione che consenta ai non vedenti di “vedere”  l’arte, utilizzando uno dei sensi più sviluppati nella condizione di cecità: il tatto. Attraverso lo sviluppo ad hoc della tecnologia della stampa 3D, la ditta statuitense ha creato copie con lunghezza, larghezza, profondità e consistenza tali da creare un’immagine mentale del capolavoro attraverso la sua ispezione tattile. Accanto alla stampa 3D, che regala la dimensione dell’opera d’arte, sono inseriti nelle riproduzioni sensori che attivati dal contatto accrescono l’eperienza con musica o spiegazioni vocali per trasmettere al fruitore l’emozione del colore. Attualmente 3DPhotoWorks sta facendo una campagna di crowdfunding per trovare i fondi da destinare all’affinamento del progetto, che vorrebbe distribuire fra i musei e le gallerie d’arte in breve tempo.

3d art

Il paradiso perduto di Parade’s end

Il romanzo storico è un genere che per definizione narra di personaggi e avvenimenti inventati calati in contesti storici reali, in cui gli aspetti culturali, economici sociali del periodo in esame entrano a far parte della trama del romanzo stesso.

No, non stiamo per parlare di Manzoni e men che meno dei Promessi sposi, che ci hanno accompagnato nei lunghi anni del liceo, ma di un romanzo che non ha avuto altrettanta fortuna e che è rimasto sugli scaffali delle biblioteche fino a quando la BBC non ne ha fatto una riduzione in cinque puntate per la televisione inglese.

Stiamo parlando della misconosciuta tetralogia dell’altrettanto misconosciuto (almeno in Italia) scrittore britannico Ford Madox Ford composta da Some Do Not (1924), No More Parades (1925), A Man Could Stand Up (1926) e Last Post (1928), che tutti insieme compongono Parade’s end.

Ford passò ben sei anni della propria vita scrivendo questo incredibile affresco dell’Inghilterra post Vittoriana alle porte della prima guerra mondiale. Il romanzo come tutti i grandi capolavori della letteratura riesce a calarci perfettamente nel periodo in esame presentando una sorprendente visione dell’Inghilterra come di un paradiso perduto, all’interno del quale si agita un ordine sociale e morale in fermento, in cui la guerra è considerata solo come un sintomo di un più ampio malessere cronico. Oggi quest’opera è quasi dimenticata perché difficile da leggere (come del resto è difficile da leggere L’Ulisse di Joyce), perché molti sentimenti espressi sono ormai non politicamente accettabili e perché narra di una gerarchia e di un ordine sociale che ci rimangono decisamente alieni. Ma allo stesso tempo ci offre una visione moderna della guerra come sporco affare burocratico, inglorioso e inutile nella usa crudeltà.

Vengono qui narrate le vicende di un eroe classico, Christopher Tietjens, puro esempio di anacronismo storico che tenta di restare aggrappato a nobili ideali in un’epoca di ipocrisia e materialismo.

Il nostro eroe mantiene rigidamente la sua posizione contro la marea del dilagante malcostume e della perdita di quei valori tradizionali che avevano reso grande l’Impero britannico conservando un’ingenuità che lo rende un personaggio al quale affezionarsi velocemente.

Le vicende di Tietjens, membro della piccola aristocrazia di campagna che tenta con tutte le sue forze di rimanere fedele alle proprie convinzioni si sviluppa nell’arco di diversi anni, la sua vicenda umana si lega indissolubilmente con le tragiche vicende storiche dell’inizio del secolo scorso. È un personaggio che tenta di mantenere una parvenza di normalità nella follia di un mondo che crolla e che è destinato a scomparire.

Bellissimi questi libri, e il mio consiglio è quello di leggere assolutamente la tetralogia, sebbene non sia mai stata tradotta in italiano. Sarà una lettura complessa certo, ma che consentirà di capire un’intera epoca e i mali oscuri che l’hanno afflitta mentre la storia compiva inesorabilmente il suo corso.

Non so come farvi affezionare alla vicende umane di Tietjens, una sorta di età dell’innocenza inglese, ma vi assicuro che la sua storia vi appassionerà totalmente, legandovi al puro piacere della lettura.

Per chi poi non se la sente di leggere in inglese l’adattamento della BBC è un fedele surrogato (sarà un ossimoro?).