Chiacchiere del lunedì

Delphine Boël, The Golden Rule blabla
Delphine Boël, The Golden Rule blabla

Se Dio vuole, i diritti umani sono popolari con tanta gente. La moglie, invidiatissima, di George Clooney è una avvocatessa specializzata proprio in questo campo. Una persona così interessante da essersi accaparrata lo scapolo d’oro del nostro tempo. Le star del cinema, poi, si fanno in quattro per proteggere i diritti e le vite di comunità marginalizzate ai quattro angoli del pianeta. Compreso il bel George, col suo impegno in Sudan.

Organizzazioni come Human Rights Watch non sono mai state così autorevoli col pubblico. Proprio quest’ultima ha celebrato con la sua cena annuale di autofinanziamento, pochi giorni fa a Londra, la meravigliosa figura di un sacerdote cristiano, padre Kinvi, che ha salvato moltissimi musulmani dalla vendetta delle milizie cristiane in Repubblica Centrafricana, mettendo continuamente a rischio la propria vita. Alla cena, che si è tenuta nel Victoria and Albert Museum, sono state battute in asta opere di Damien Hirst e di Jeff Koons. Arte e mondanità unite per i diritti umani. Tutto serve per promuovere l’unico vero baluardo a ogni forma di barbarie.

Prato, una città multietnica

In passato avrei sognato di andare a vivere a Prato è lì che ho studiato fino al liceo e lì sono le origini della mia famiglia.

Prato è sempre stata sinonimo di lavoro e dinamicità, poca paura del rischio e desiderio di fare subito e presto. A volte però subito e presto non prevede la pianificazione e così il binomio subito e presto non ha voluto dire necessariamente bene.

Prato è sempre stata anche sinonimo di generosità e innovazione. Il Museo d’arte contemporanea, sorto nel 1988, nasce come primo tentativo in Italia di collaborazione tra gestione pubblica e privata.

Prato ha avuto da sempre una vocazione internazionale, corre forte e sperimenta, tocca punte massime di successo, ma si scontra anche con grandi fallimenti. I pratesi non temono di demolire e poi ricominciare, corrono sempre in linea con i tempi e accettano senza troppo ponderare i cambiamenti  in corso della società .

Due giorni fa a Prato per un incendio dentro un capannone sono morte sette persone,il capannone fungeva da dormitorio e luogo di lavoro. Le sette vittime erano cinesi e vivevano “sotto la soglia dei diritti umani”.

Quando è cominciato questo sfruttamento delle persone e chi deve opporsi e fermarlo?

Oggi, non  vorrei più vivere a Prato, anche se sono certa che quella città ha ancora molto da offrire, è ormai la città  più multietnica d’Italia e il luogo dove sta nascendo la nuova generazione di italiani.

Un po’ di ciò che è in atto a Prato in questi anni lo racconta bene il documentario dal titolo Muro di carta di Fabio Mollo, che vi abbiamo presentato, dedicato ai giovani italiani di seconda generazione del territorio pratese. Nel video si ascoltano le storie di sei ragazzi di provenienze diverse che vivono a Prato che si incontrano per la prima volta e si scambiano le loro esperienze.

Il video Muro di carta è un progetto di ::

2012
Cliente: Azienda USL4 Prato – Educazione e Promozione della Salute; con 
Michael Chen
Hamza Ed Daoudy
Maria Teresa De Porziae
Monique Kabanda
Valentina Stefanini
Pamela Veliraj, Rielaborazione idea a cura di
Lorenzo Cipriani, Simone Giuliani, Barbara Guarducci, Claudia Guarducci, Silvia SquarciottaRegia
Fabio MolloProduzione
Barbara Guarducci, Ideazione e conduzione laboratorio teatrale
Cristina Pezzoli Coordinamento e supervisione
Azienda USL4 Prato – Educazione e Promozione della Salute
Lucia Livatino
Lucia Carollo, Musiche originali
Simone Giuliani, Ricerca e registrazione canti tradizionali
Claudia Guarducci,Co-regia
Marco Modafferi,Montaggio
Filippo Montemurro, Post-produzione Audio
Tom Gambale, Realizzato in collaborazione con
Associazione Utopias!

La Cina è sempre più vicina?

Sull’edizione on line di 24 heures, il quotidiano romando, è apparso recentemente  un interessante articolo che annuncia l’apertura di nuove sedi dell’Istituto Confucio presso le Università di Zurigo e di Basilea, oltre a quello già esistente di Ginevra.

terra di mezzo
L'ideogramma che designa la Cina

Il nome richiama immediatamente memorie asiatiche e, in effetti, se si cerca sul web di cosa si tratta, compare una lunga lista di Istituti sparsi un po’ in tutto il mondo, creati in partnership fra Università occidentali e Governo Cinese (cioè finanziati sia dalle università ospitanti sia dal Governo Cinese).

Se poi si cerca di saperne un po’ di più, si approda inevitabilmente su Wikipedia e si scopre che si tratta di una pubblica istituzione “aligned with the Government of the People’s Republic of China” che promuove la lingua e la cultura cinese nel mondo, sostiene progetti e facilita scambi culturali.

Agendo come altri istituti culturali (Alliance française o Goethe-Institut) e utilizzando in qualche modo lo stesso modello, Pechino (cioè il governo centrale cinese) ha aperto 350 sedi in 150 differenti paesi in brevissimo tempo (dal 2004).

Alcuni studiosi pensano che il Governo centrale cinese abbia deciso di dare lustro all’immagine contemporanea della Cina, che possiede una cultura millenaria e affascinante ma le cui istituzioni politiche non incontrano le stesse simpatie…

È vero che si tratta di un restyling della propria immagine nella speranza di distogliere l’interesse dell’opinione pubblica internazionale dalle evidenti pecche soprattutto in materia di diritti umani?