Chi l’ha visto?

La Tate Gallery, a Londra, ha inaugurato una mostra  virtuale, intitolata Gallery of Lost Art, che cerca di ricostruire la storia delle maggiori opere del XX secolo andate perdute, rubate o distrutte. L’idea è quella di costruire un piccolo archivio  visuale e storico di queste opere. L’archivio è un lavoro aperto e in divenire e quindi ogni settimana si arricchisce di dati e nuove opere.  Jennifer Mundy, la curatrice di questo progetto, ha sottolineato come questa mostra si volesse focalizzare sulle opere che non si possono più vedere ma che hanno avuto un peso importante nello sviluppo dell’arte.  E’ molto interessante da guardare:  potrete partire dalla lista degli artisti presenti  o da quella che elenca le cause per cui le opere si sono perse. Troverete le opere perse di Keith Haring, Calder o Bacon e scoprirete perché e quando  il Rockfeller Center distrusse un affresco di Diego Rivera.

Vedrete anche per esempio, collocate su una scrivania, le cinque opere che furono rubate nel 2010 al Musee D’Art de  la Ville di Parigi (opere di Modigliani, Braque, Leger, Picasso e Matisse) e molte altre notizie interessanti.

Fate la ricerca voi stessi è un po’ come un gioco: www.galleryoflostart.com

Per tirarsi un po’ su

E’ proprio spassoso il video che Roberto Bolle ha girato assieme ai suoi compagni di ballo sulle note della canzone di Giorgia Tu mi tiri su. Non vuole essere un video professionale: è stato girato per divertimento e si vede. Mi sono divertita e un po’ ho invidiato la libertà degli artisti e la scelta (non priva di grandi sacrifici) di dedicare tutto il tempo alle cose che più loro piace fare .

Nel caso di Bolle,  la danza è la sua passione. Poi mi viene in mente Giovanni Allevi col suo amore per la musica.

Infine,  mi è venuto di pensare ad una giovane icona dell’arte, Keith Haring, che morì all’età di 31 anni lasciando un messaggio di libertà creativa alla portata di tutti.

Apparizioni in città: la street art è arrivata e cambia il volto dei nostri quartieri

Keith Haring, 1989, Pisa

Erano gli anni Ottanta quando a New York gli artisti Keith Haring  e Jean-Michel Basquiat cominciarono a farsi notare per i loro lavori. Lavori insoliti, che non nascevano più negli studi: si trattava di immagini che coprivano i muri delle gallerie della metropolitana, gli stessi vagoni dei treni o spazi pubblici abbandonati. L’opera di questi giovani venne poi chiamata graffitismo. Haring e Basquiat morirono  entrambi molto giovani, ma questo filone d’arte scomparve. Lavorare liberi nelle città, senza condizionamenti, parlando a tutti, è divenuto sempre più spesso il desiderio di molti artisti. Oggi la pittura di graffiti si è evoluta in street art. Con la street art sono arrivate nuove tecniche: ora si usano non solo  le bombolette ma anche i nastri adesivi, i led, gli stencil, oppure si fanno vere e proprie installazioni. Ciò che non cambia, in questi nuovi artisti, rispetto ai pionieri di queste forme di espressione, è l’ attitudine a lavorare per strada, molto spesso di notte, quando nessuno li vede. Cercano quasi sempre luoghi dimenticati o abbandonati e con i loro interventi rigenerano spazi che i nostri occhi non vedrebbero mai.  Creano sui muri delle città. I lavori, non vengono mai firmati anche per paura di ripercussioni legali, dal momento che le opere sorgono in luoghi pubblici non autorizzati. E’ poi curioso vedere cosa succede a questi lavori quando l’artista diventa famoso: in quel momento si pongono sia il problema dell’autenticazione dell’opera sia quello della vendita. Non di rado le gallerie sono arrivate a comprare parte dei muri sui quali le opere sono state dipinte: siamo qui nell’ambito delle follie dell’arte contemporanea, alimentate dal desiderio di possesso dei collezionisti. Secondo me e secondo molti queste opere non dovrebbero mai essere portate via dal luogo dove sono nate.

Tra gli artisti più famosi, produttori di queste opere clandestine, c’è Banksy, il leader della street art. Di lui non si sa molto: nato a Bristol lavora in modo particolare con lo stencil che utilizza in modo ironico, toccando argomenti politici e sociali. Ama viaggiare e le sue opere sono apparse un po’ dappertutto. Ama sorprendere e le sue immagini ti fanno riflettere e sorridere; come Sperm Alarm, un graffito apparso l’anno scorso per le strade di Londra.

Banksy, Sperm Alarm, 2011

A chi non lo conoscesse ancora consigliamo di cercare le sue immagini un po’ in tutto il mondo: lui viaggia sempre e – senza dire niente, senza mostrare il proprio nome – lascia i propri lavori nei posti più impensabili.

Se poi volete un panorama completo, magari anche facilmente raggiungibile, della Street Art Svizzera o di quella più vicina a voi, vi rimandiamo al sito Fatcap dove troverete una mappa interattiva interessantissima e dettagliata con luoghi, nomi degli artisti e tanto altro.