Aguzziamo l’ingegno: idee per la primavera

images Siamo entrati in una nuova era fatta di diavolerie tecnologiche. Pensate agli smartphone, che arricchiamo in continuazione con nuove app promettenti vita migliore e soprattutto più facile. Le nuove generazioni, ossia  i cosiddetti nativi digitali, sembrano essere molto in gamba fin da giovanissimi con il computer e con la tecnologia della comunicazione, ma completamente disadatti in materia di abilità pratiche, anche le più elementari, come allacciarsi le stringhe delle scarpe. E pensare che un po’ di praticità e di manualità possono salvarti da mille impicci! imgresOgni giorno la vita ci presenta qualche problema da risolvere, in relazione a problemi domestici, o alla manutenzione dell’ auto, oppure sul lavoro e chi più ne ha più ne metta. Come ha scritto una guida che ho ritrovato in casa di mia madre, venduta negli anni Ottanta con il settimanale Grazia, i problemi domestici quotidiani possono andare dalla macchia sul tavolo al soufflé che si smonta . Ma la guida ci rassicura: chi conosce i piccoli e grandi trucchi del fare, riuscirà a risparmiare tempo, denaro e guai. Tre cose che anche con il nuovo millennio non sono da sottovalutare.

Leggendo la guida qua e là mi sono  divertita e ho trovato alcuni suggerimenti curiosi che vale la pena riportare, anche solamente per continuare a trasmettere certe conoscenze, anche un po’ assurde, sviluppate attraverso esperienza di vita casalinga. State a sentire.

– Siete stati presi di mira dalle formiche? Altolà! Non usate veleni, ma chiudete i buchi da dove entrano con fiori di garofano . Oppure tirate una linea col gesso: le formiche non la supereranno mai; provate e rimarrete stupiti. Infine, sappiate che vengono respinte anche da fondi di caffè asciutti, cosparsi strategicamente all’esterno delle porte.

– Volete fare le pulizie di primavera ma non avete molto tempo. In particolare siete preoccupati perché vorreste pulire i cassetti senza rimuoverne il contenuto. Semplice e geniale suggerimento: prendete la bocchetta dell’aspirapolvere e chiudetela con un collant fissato con l’elastico, così aspirerete via la polvere lasciando il contenuto dei cassetti dove si trova.

– Volete togliere una macchia di biro? Passateci sopra una spugnetta imbevuta di latte.

Potrei continuare all’infinito, ma  termino con un suggerimento che mi ha fatto un po’ ridere e un po’ allarmare: invece di buttare nel lavandino la Coca Cola vecchia e priva di anidride carbonica, versatela nella tazza del water e state a vedere. Dopo un po’ la tazza sarà pulitissima. Una bevanda che sfonda tutto; pensando al nostro apparato digerente, mi vien da dire: poveri noi!

 

Smartphone mon amour

smartphonesHa fatto scalpore il contratto che una mamma inglese (in realtà non una semplice mamma ma una coach per genitori e famiglie e una scrittrice, giornalista e collega blogger) ha stipulato con il proprio figlio sul possesso e l’uso dell’Iphone.

Incuriosita sono andata a leggermi sul blog la sequenza di regole imposte da questa mamma al proprio figlio adolescente e ancora una volta mi sono stupita delle differenze che ognuno di noi manifesta nel parlare con i propri figli e nelle tecniche educative che sceglie di seguire.

La premessa è che io rappresento, nella quasi totalità delle mie relazioni, il tipo che agisce di «pancia» piuttosto che di «testa», mi è difficile razionalizzare e quando lo faccio è sempre l’atto finale di un lungo processo che nasce comunque da una forte emozione (questo perché discendo da una lunga sequela di «drama queens»), quindi trovarmi davanti a quello che sembra un decalogo di «regole d’oro» schematico, riassuntivo, definitivo mi turba.

Si tratta, in sostanza, di 18 norme seguendo le quali il povero Gregory (questo il nome del ragazzo) potrà conservare l’uso dell’ambito telefono che senz’altro ha lungamente sognato.

Innanzi tutto le restrizioni: il telefono va consegnato ai genitori alle 19,30 tutte le sere (verrà restituito la mattina alle 7,30) tranne nel week end quando potrà essere usato fino alle 21; il telefono non va portato a scuola.

Seguono regole tratte dal comune vivere civile e di educazione, quali spegnere il cellulare in pubblico, al cinema o al ristorante, non spedire sms, mail o dire al telefono cose che non possono essere dette a voce alta ad altre persone nella stanza.

Ci sono regole di ordine morale: non usare questa tecnologia per fare del male agli altri, per mentire, imbrogliare o ingannare un altro essere umano.

E ancora regole di (buon) comportamento come l’essere responsabile per questo oggetto di valore che se danneggiato dovrà essere riparato o sotituito a spese personali, o non farsi foto delle parti intime (!) proprie o altrui, cosa potenzialmente dannosa non solo per la vita sociale, ma anche per la futura vita scolastica e lavorativa. Su tutti questi argomenti la detta mamma mi trova assolutamente d’accordo, sebbene io preferisca comunque la comunicazione orale (martellante, quando serve) che trovo renda i concetti più chiari e sempre presenti.

Poi si trovano un certo numero di regole che possiamo definire di «vita»: non prendere milioni di foto o video perché non tutto deve essere documentato, impara a vivere senza il cellulare come estensione di te stesso, guarda il mondo stando attento e attivo per captare ciò che capita attorno a te, scarica buona musica non la porcheria che i tuoi coetanei ascoltano e ancora parla, passeggia vivi senza l’aiuto di Google.

Assolutamente condivisibile, anzi sacrosanto, inoltre, pare che la cosa funzioni.

Ma come ho già detto tutto ciò mi turba molto, non è il modo in cui ho agito con i miei figli e non lo utilizzerei. Penso che già l’aver deciso di affidare ad un adolescente un Iphone, presuppone che una grande parte di queste regole siano già conosciute e accettate (gliela vogliamo dare un po’ di fiducia a questi ragazzi ?). Mentre sono totalmente in disaccordo con quei consigli di vita che questa mamma dispensa a suo figlio, la trovo un’intrusione gratuita nella convinzione che i genitori, gli adulti siano sempre i più adeguati a dare precetti, a guidare sulla giusta strada anche quando si tratta dell’utilizzo di uno smart phone.

Io confido piuttosto nella capacità dei ragazzi di capire e discernere, e sono certa che noi genitori abbiamo il dovere di donare ai nostri figli le armi (in termini di esempi e insegnamenti, ma non di una montagna di parole), ma non ci è dato combattere le battaglie al posto loro.

Ciac! Si gira

smartphoneIl fatto è accaduto la settimana scorsa. Il pianista polacco Krystian Zimerman che stava suonando al Ruhr Piano Festival, durante l’esibizione battibecca con uno spettatore della balconata, poi si ferma, si alza e abbandona il palco, lasciando di stucco gli spettatori.

Cosa era accaduto? Lo spettatore lo stava riprendendo con uno smartphone, tanto che  pochi minuti dopo l’eclatante gesto dell’artista, tutto ciò che l’invadente spettatore aveva registrato era già stato postato su internet!

Questo episodio fa parte di un capitolo dell’era tecnologica che si rivela un vero e proprio problema. Infatti non si tratta di essere semplicemente dipendenti dal click attraverso lo smartphone, la tecnologia ci tende una trappola reale, minacciando i nostri ricordi falsandoli e restituendoceli confezionati e impacchettati per poter stupire gli altri piuttosto che noi stessi.

Guardare il mondo attraverso un obiettivo è infatti il modo giusto per conoscerlo? Registrare un concerto, oltre ad essere legalmente poco corretto (questione di diritti intellettuali e di immagine) può restituirci l’emozione di un momento?

Dopo il gesto di Zimerman si è scatenato il dibattito proprio sul web.

Un blogger della CNN, esperto fotografo, aveva sollevato il problema già qualche anno fa e si era spinto ad affermare che la fotografia “facile” e la possibilità di connettersi a Internet in qualsiasi parte del mondo aveva rovinato il senso di mistero proprio del viaggio. Il viaggiatore infatti non si ferma più a chiedere e a conoscere la gente reale, ma si connette anche per sapere qual è il migliore ristorante nei paraggi e la lista è lunga quanto impersonale.

Un tempo fotografare (non parliamo di riprendere) richiedeva tempo e impegno, oggi fotografiamo anche le pietanze che ci arrivano al ristorante, come i tramonti, i sorrisi dei bambini, le catastrofi naturali ecc ecc ecc.

Affidando allo smartphone i nostri ricordi (cancellare le immagini “brutte” è altrettanto semplice che conservare quello che ci piace) non finiremo per avere ricordi di “plastica” confezionati e infiocchettati, pronti ad essere mostrati come trofei posticci?

Drogati di… Ruzzle

RuzzleEbbene sì, anche noi ci siamo cascate!

In ansia per i figli, depresse per i risultati politici, sempre di corsa e con qualche acciacco in più cosa abbiamo pensato di fare per distrarci un po’ ?

Abbiamo scaricato sui nostri smart phone il gioco del momento: Ruzzle.

Applicazione assolutamente gratuita (con qualche spicciolo potremmo addirittura evitare la pubblicità, ma chi se ne frega !) è una specie di Scarabeo computerizzato.

Si gioca con un avversario cercando di comporre in due minuti quante più parole sono possibili con le 16 lettere che l’applicazione propone di volta in volta !

Ottimo passatempo (ti sveglia la mente), perfetto per i momenti di attesa (fuori dalla scuola, dal dentista, in areoporto). Ci si può spedire messaggi o sfidare sconosciuti quando nessun amico è in linea (se si è disposti a subire sconfitte memorabili).

Che dire ? Noi siamo sicure che presto ci saranno i campionati mondiali di Ruzzle, tutto il mondo giocherà a Ruzzle e vincerà chi ha il pollice più veloce e la mente più fredda! Ma attenzione però assieme al gioco in linea si trovano anche programmi che vi aiutano a vincere, con trucchetti subdoli, bisogna giocare pulito! è una questione di orgoglio è una sfida prima di tutto a se stessi!

Provateci, se vi piace vi passeremo i nostri nickname !