A caccia di bottoni

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Mori art Museum

Chi frequenta la rete ogni giorno legge mille appelli per partecipare a cose molto diverse tra loro, può essere  un evento, una donazione per una causa o solo una firma .  In questa selva di richieste ci sentiamo disorientati ma anche in grado di essere in tutto il mondo. In questi giorni ad esempio ho trovato un appello che mi ha subito incuriosito. Infatti l’appello questa volta veniva da un museo a Tokyo, il Mori Art Museum che chiede di aiutare l’artista Nomura Kazuhiro a realizzare la sua installazione  fatta di tantissimi bottoni. L’artista cerca bottoni di ogni forma e dimensione l’opera si chiamerà  Altar of Laughter (che suona come l’altare della risata). I bottoni verranno sparsi sul pavimento del museo trasformandosi in un paesaggio di piccoli oggetti, più ne verranno disposti più il paesaggio cambierà.

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Nomuro Kazuhiro, Altar of Laughter

Nomura Kazuhiro è un’artista che lavora con la pittura , la performance e l’installazione riflettendo sul significato dell’arte  e sul sistema che lo compone.

La richiesta di Kazuhiro non è la sola poco tempo fa l’artista Ai Weiwei chiedeva pezzi di Lego ( in quel caso era una forma di protesta dell’artista contro la Lego) .

Un esempio esemplare di partecipazione alla realizzazione di un’ opera viene da Christo che in questi giorni sta lavorando in Italia per costruire una enorme installazione sul lago di Iseo. Immaginatevi un lungo pontile di settantamila metri quadrati di stoffa gialla su cui si potrà camminare. Si attraverserà il lago camminando sull’acqua. Come sempre tantissime persone hanno aiutato al finanziamento dell’opera e molte persone sono invitate a partecipare dando una mano alla costruzione.

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Christo and Jeannne Claude, The Floating Piers

Partecipare così può considerarsi una forma allargata di  mecenatismo?.

Traditional art supply lab to create the “present”

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Makie: immagine spruzzata, si ottiene aspergendo parte del foglio (washi) con un velo di colla di origine animale e spruzzando polveri di diversi materiali, anche color oro o argento.

Sumizurie: stampa realizzata con il solo inchiostro nero (sumi)

Gofun: particolare pigmento bianco prezioso e delicato, che si ottiene con la cottura e la successiva polverizzazione dei gusci di ostrica.

Questi solo pochi termini delle decine di materiali e tecniche che caratterizzano la pittura giapponese e che trovano posto in uno straordinario negozio di belle arti appena aperto a Tokyo.

Ma Pigment, questo il nome del negozio, non è un semplice colorificio è piuttosto un luogo magico in cui si possono trovare oltre 4200 pigmenti, 200 diversi stiks di inchiostro, più di 50 differenti colle di origine animale oltre a tutti gli strumenti che possono servire all’artista (dal pennello di visone alla carta di riso). Ma non è tutto.

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Pigment si propone come luogo privilegiato in cui poter essere creativi, questo grazie agli ambienti progettati dall’architetto giapponese Kengo Kuma il quale propone un tipo di architettura che si innesta sulla tradizione classica attraverso la relazione e il rispetto dell’ambiente circostante.

Scopo di Pigment, fra gli altri, è quello di tramandare alle prossime generazioni tutto un mondo di materiali e tecniche tradizionali come se si trattasse di un museo, attraverso non solo il commercio di materiali preziosi e altrove introvabili, ma organizzando workshops  con artisti affermati, con la promessa di esporre il lavoro di giovani artisti come galleria d’arte.

Colla animale

Insomma più che un semplice negozio piuttosto un laboratorio di arte nel rispetto dei metodi e dei materiali tradizionali e un ritrovo per artisti e amanti della pittura giapponese.

Morioka Bookstore, Tokyo

Morioka-Shoten-Bookstore-lead-889x616A Tokyo esiste una libreria del tutto singolare, un minuscolo luogo di 20 metri quadrati appena in cui viene proposto un solo titolo alla settimana. Il concetto di “un singolo libro in un singolo spazio” è stato inventato dal proprietario del Morioka Shoten COR4oyCW8AA4i3fCo., Ltd.: Yoshiyuki Morioka, che ha reso il bookstore famoso in tutto il mondo agendo in modo opposto alla logica delle grandi librerie con enormi spazi e chilometri di scaffali. Il proprietario è fermamente convinto che concentrarsi su un unico titolo favorisce la sua comprensione e accettazione stabilendo un forte legame di confidenza con il libraio e  promuovendo un nuovo livello di lettura oltre che di esperienza personale. Il concetto è semplice e si basa sull’idea che ogni libro stampato è degno di essere letto. Qui la sola condizione è quella di focalizzarsi su un solo titolo alla volta.

Per tutti coloro che cercano un posto lontano dai rumori del mondo, in cui leggere rimane dimensione personale, in cui scegliere un libro rimane un’esperienza insuperabile…

Giappone: moda, sushi e fantasia…

Da quando dal Giappone mi è giunto in dono un fantastico libro intitolato semplicemente Sushi, che non solo ne narra la storia, ma anche la tecnica e i segreti (e credetemi fare un buon risotto alla milanese è decisamente più difficile, sebbene meno esotico), sono diventata una fan sfegatata di questo paese e delle sue stranezze.

Che il Sol Levante sia ormai il “nuovo mondo” è assodato. E molte delle nuove mode e tendenze che spopolano anche in Occidente, le più bizzarre e improbabili, arrivano proprio dal Far Far East! Questo è un argomento che solo in apparenza sembra frivolo, ma che nasconde tuttavia i segni del profondo malessere di un’intera società, basata sull’obbedienza, la disciplina, l’adesione a rigidissime regole comportamentali che annullano l’individuo per conseguire una presunta e forse impossibile armonia universale.

Senza volermi ulteriormente addentrare in questo spinosissimo argomento, voglio solo parlare di alcune tendenze dei giovani giapponesi che sottolineano la volontà delle nuove generazioni di spezzare un sistema percepito come troppo stretto e soffocante.

Sono certa che pochi di voi hanno sentito parlare di Harajuku o Agejo Girls o di Maid o Cat Cafe.

Ebbene sono solo alcune delle innumerevoli new waves seguite dal pubblico giapponese.

Le ragazze Harajuku formano una vera e propria tribù metropolitana. Per dare sfogo alla propria creatività sono alla ricerca di uno stile assolutamente personale, che sfocia inevitabilmente nella stravaganza e nella trasgressione a tutti i costi. Matrice comune è il pervicace rifiuto della moda corrente.

Le ragazze Agejo sono giovani donne che sfoggiano pelle bianchissima, occhi enormi, esaltati dal trucco e dalle ciglia finte, capigliature curatissime con capelli lunghi e boccoli, spesso biondi (???), vere e proprie bamboline di porcellana.

Ma quello che mi ha fatto impazzire veramente, mentre sul web ero alla ricerca di qualche altra gustosa chicca nipponica, sono due tipi di locali veramente trendy in questo periodo! I Maid e i Cat Cafe. Locali a tema in cui il giapponese “tipo” si rifugia per una pausa.

I primi sono locali che erano stati immaginati per gli Otaku dei fumetti (gli otaku noi li chiameremmo i malati di manga, quelli ossessionati dalle strisce) in cui la prerogativa è essere accolti da cameriere con divise che ricordano la foggia vittoriana,

ricche di pizzi e col grembiulino bianco e la crestina, ma che sono terribilmente corte. Le cameriere, addestrate a parlare e ad agire come cartoons, per metterti a tuo (dis)agio accolgono il cliente con la frase “ben tornato a casa, onorato padrone”. E basta questo, pare, per mandare in visibilio il popolo maschile giapponese, ma non temete donne, esiste il corrispettivo femminile: i Butler’s cafe (che orrore!).

Ebbene il pezzo da novanta per me sono i Cat cafe, e mi commuovo pensandoci, non certo per l’amabilità dei quieti gattoni che vi circolano, quanto piuttosto al pensiero di quanto possano sentirsi soli e disperati i frequentatori di tali locali, forzati a non poter neanche possedere in casa propria un animale assolutamente non invasivo come il gatto. Infatti si tratta di luoghi in cui bere, comodamente seduti, un caffè, godendo del privilegio di coccolare un gatto!