La Cina è sempre più vicina?

Sull’edizione on line di 24 heures, il quotidiano romando, è apparso recentemente  un interessante articolo che annuncia l’apertura di nuove sedi dell’Istituto Confucio presso le Università di Zurigo e di Basilea, oltre a quello già esistente di Ginevra.

terra di mezzo
L'ideogramma che designa la Cina

Il nome richiama immediatamente memorie asiatiche e, in effetti, se si cerca sul web di cosa si tratta, compare una lunga lista di Istituti sparsi un po’ in tutto il mondo, creati in partnership fra Università occidentali e Governo Cinese (cioè finanziati sia dalle università ospitanti sia dal Governo Cinese).

Se poi si cerca di saperne un po’ di più, si approda inevitabilmente su Wikipedia e si scopre che si tratta di una pubblica istituzione “aligned with the Government of the People’s Republic of China” che promuove la lingua e la cultura cinese nel mondo, sostiene progetti e facilita scambi culturali.

Agendo come altri istituti culturali (Alliance française o Goethe-Institut) e utilizzando in qualche modo lo stesso modello, Pechino (cioè il governo centrale cinese) ha aperto 350 sedi in 150 differenti paesi in brevissimo tempo (dal 2004).

Alcuni studiosi pensano che il Governo centrale cinese abbia deciso di dare lustro all’immagine contemporanea della Cina, che possiede una cultura millenaria e affascinante ma le cui istituzioni politiche non incontrano le stesse simpatie…

È vero che si tratta di un restyling della propria immagine nella speranza di distogliere l’interesse dell’opinione pubblica internazionale dalle evidenti pecche soprattutto in materia di diritti umani?

La neve è l’artista di tutti

I nostri occhi quest’anno si sono abituati ai paesaggi innevati. Sia chi vive in Italia sia chi vive in Svizzera, non ha certamente perso l’occasione di commentare il freddo o lo stupore di fronte ad incredibili   visoni offerte dalla neve e dal ghiaccio.

La neve copre, nasconde. Tutto ciò che siamo abituati a vedere scompare e si presenta sotto un’altra forma. La neve è un’artista moderna: ci presenta una visione diversa della realtà quotidiana e riesce a trasportarci in un’altra dimensione. La neve è compagna, o forse senza saperlo è  ispiratrice di Christo che per tutta la vita ha cercato di regalarci  la realtà sotto forme diverse  grazie ad enormi quantità di tessuto, con le quali ha impacchettato territori, un ponti, palazzi. Colossale fu, nel 1995,  il grande impacchettamento del Reichstag di Berlino.

La neve è l’artista di tutti e non sarà un caso che i bambini, che sono da sempre i più attenti e sensibili nel comprendere l’arte contemporanea, sono anche coloro che sprizzano maggiormente di gioia nel vederla cadere.

Vagando in cerca di visioni che riguardano la neve, mi sono imbattuta in un bellissimo quadro, che si trova al Museo d’Orsay a Parigi . E’ un grande quadro, largo più di quattro metri,  dello svizzero Cuno Amiet (1868-1961), intitolato: Paesaggio di neve, detto anche Grande inverno. La tela è, appunto, un grande paesaggio di neve con tutti i toni del bianco, che sovrastano l’immagine di una piccola figura scura dello sciatore.

Forse l’artista non è  molto conosciuto;  fu allievo di Hodler e amico di Giovanni Giacometti e Giovanni Segantini e dipinse la tela nel 1902.

Una strada per l’Italia in crisi

Chi è fortunato lo ha conosciuto di persona e lo ha sentito parlare: Don Luigi Ciotti.  Fondatore, nel 1965, a Torino, del Gruppo Abele, nato per lavorare con i giovani o con gli adulti che hanno problemi di droga, prostituzione o AIDS.

Quando Ciotti parla è diretto, semplice, senza retorica. Le sue parole arrivano  dritto al cuore toccando temi complessi come la legalità, la solidarietà e le diseguaglianze. La sua testimonianza è concreta e fondata su una fede costruita sui fatti.

Tra le mille cose fatte per l’Italia, nel 1995 ha fondato Libera (www.libera.it), un’associazione che si è presa il compito coinvolgere la società civile nella lotta alle mafie. Libera è conosciuta perché, tra le tante altre cose che fa, riqualifica  i terreni confiscati alla mafia attraverso il lavoro dei giovani, uniti in cooperative. Si può lavorare sulle terre affidate a Libera anche come volontari, ricevendo così un’occasione di impegno civile più unica che rara.

Se non lo conoscete, potete avvicinarvi a lui leggendo il suo libro – edito dalla Giunti assieme alle edizioni del gruppo Abele – dal titolo La speranza non è in vendita. Il suo rigore, unito alla  scelta netta e senza timore di stare sempre dalla parte della giustizia, ci indicano quella che oggi è l’unica strada  di speranza per il nostro paese. Come recitava il motto di Giorgio La Pira (un politico italiano di non moltissimi anni fa), ripreso dalla lettera ai Romani di Paolo di Tarso, spes contra spem: la speranza anche quando apparentemente non c’è speranza.

Questo è Don Ciotti, un uomo che ci fa vedere un futuro diverso.

Rom, genti libere

Pregiudizi, esclusione sociale e  cattiva predisposizione per quelli considerati “diversi” da noi ci hanno convinto a  tenere lontano  il popolo Rom, nonché a costruire su di esso le congetture più fantasiose e inverosimili. Un popolo millenario che ha dato un grande contributo culturale alla cultura europea, ad esempio nel campo della musica anche se non solo in quello.

Chi avesse la curiosità e il desiderio di abbattere un fila di luoghi comuni e di atteggiamenti xenofobi e razzisti, dovrebbe leggere il libro appena uscito, scritto da Santino Spinelli: Rom, Genti libere (Dalai editore).

Santino Spinelli è un rom italiano, musicista, compositore, poeta attore e saggista. “L’opera di Spinelli – scrive Moni Ovadia nella sua introduzione – è un viaggio appassionante e sconvolgente in una vicenda umana fra le più mirabili che l’umanità abbia conosciuto nella sua variegata esistenza”.

Assolutamente consigliato da Italianintrasito, perché chi è sempre in movimento non può esimersi dal conoscere coloro che – attraversando l’intero pianeta – hanno costruito la propria identità sul binomio pace e libertà.

a Ginevra, Libro Rosso, imperdibile!

Esposizione a Ginevra della versione originale  e autografata di   Livre-Rouge di C.G.Jung, nella mostra assolutamente da non perdere dal titolo, Le Rouge et le Noir,   ospitata a presso la  Fondation Martin Bodmer.

Complementare a Le rouge et le Noir, sono esposte opere  del sapere universale, occidentali e orientali, passando per alchimia e miti, ispiratrici del padre della psicologia analitica, oltre a ulteriori suoi manoscritti.

Un viaggio da non perdere, nel  mondo di questa personalità geniale ed eclettica, il cui pensiero ha tanto permeato il nostro comune esprimerci e sentire da ritrovarne spesso e inconsapevolmente riferimenti  nel nostro lessico e comportamento.

Da non perdere, approfittando di Jung per  scoprire anche  le altre meraviglie della Fondazione Bodmer.

Livre Rouge sino al 25 Marzo!

Lingua è potere!

Un paio di anni fa Limes, la rivista di geopolitica, aveva dedicato un quaderno alla lingua che s’intitolava Lingua è potere (periodico annuale, Anno 2 n.3). In uno dei saggi iniziali si metteva in risalto che la lingua non “è mai innocente” e può essere usata anche per stabilire una vera e propria egemonia.

Affinché sia adottata da un paese, non importa che ne sia anche la lingua ufficiale: è sufficiente che il paese vi ritrovi una forma di attrazione per i modelli culturali da essa ispirati (basti pensare all’inglese).

Nel saggio di Roberto Molinacci si finiva con il sottolineare come oggi il cinese, lingua ostica e difficile, sia diventato un idioma “desiderabile”. Il paese di mezzo, Zhong-Guo (centro del mondo)  – come i cinesi definiscono la Cina – grazie al suo sviluppo economico e alla sua imponente presenza all’estero ha trasformato il cinese in “una delle lingue più insegnate negli Stati Uniti”. L’autore dell’articolo si domanda: non è che, grazie al boom economico di un altro colosso come il Brasile, “portoghese e cinese saranno le lingue del XXI secolo?”

Per chi si sentisse come noi spacciato per le lingue, ma costretto a stare “in transito”, abbiamo trovato una succosa notizia che ci fa sperare per il futuro. Infatti il Sole 24 ore del 5 febbraio scorso ha pubblicato una breve articolo dal titolo Impara le lingue chattando.

Infatti é partito Verbling, un sito cui si potrà accedere per parlare con speaker madrelingua. Per ora, però, in linea si trovano solo spagnoli e inglesi.

E se anche questo non ci aiuterà, non ci resta che rimanere muti e, come l’attore Jean Dujardin nel bellissimo film The Artist, imparare a ballare il tip tap.

Social shopping: attrazione fatale?

Siamo “shopaholic” e affetti da un bisogno compulsivo di fare acquisti? Non riusciamo a trattenerci neanche davanti al computer? La nostra carta di credito scotta?

In quanti ci siamo iscritti a gruppi d’acquisto via Internet? E in quanti abbiamo creduto di poter concludere realmente buoni affari, pagando una cena, un trattamento estetico, un soggiorno termale o una messa in piega il 60/70 % in meno rispetto al valore di mercato (soprattutto qui in Svizzera romanda)?

Innanzitutto per chi non sa di cosa stiamo parlando ecco brevemente di che si tratta.

Esistono siti web che vendono coupons online a prezzi strepitosi. Veri e propri “gruppi di acquisto”, essi si basano su un semplicissimo principio: più gente compra un bene o un servizio, meno questo bene o servizio viene a costare.

Le offerte sono divise per città e, affinché esse possano “realizzarsi”, devono essere sottoscritte da un numero minimo di persone, se tale condizione non si realizza, i responsabili dei siti si impegnano, con varie modalità, a restituire le somme versate.

Il giro é miliardario, e apparentemente tutti ne traggono profitto: gli utenti, che beneficiano di sconti inimmaginabili; le ditte che offrono i coupons che godono di una enorme visibilità e possono farsi notevole pubblicità; i network, che, naturalmente, si occupano di vendere i coupons, guadagnando in percentuale.

Da qualche tempo però i siti di “social shopping” subiscono pressioni e proteste da parte di utenti scontenti e delusi.

Su Facebook nascono sempre più di frequente gruppi che raccolgono testimonianze e lagnanze. La lista dei disservizi più frequenti è lunga: rimborsi difficili, ritardi nella fornitura, scarsa assistenza alla clientela, mancanza di qualità di chi offre i servizi o ancora peggio, per i possessori di coupons, trattamenti con standard inferiori rispetto ai clienti paganti.

In Italia dove, non è una novità, i problemi sono sempre un po’ più gravi, addirittura gruppi di consumatori hanno dato vita a “class actions” che a gran voce chiedono “vendetta”. La notizia recente, è che per evitare il peggio, si sta procedendo velocemente verso la firma di un codice etico con regole chiare che metta al riparo i consumatori dalle cosiddette “fregature”.

Anche qui in Romandia esiste un mondo sommerso di scontenti…

Se sei un “social shopping dipendente” condividi con noi la tua esperienza (positiva o negativa) per aiutarci a capire se… ne vale davvero la pena!

Darwin, Cavalli Sforza e…il transito

La copertina del catalogo

A proposito di transito, chiunque abbia dimestichezza o solo qualche frequentazione  con questo argomento, sa che la prima cosa da cui si viene investiti quando si è in transito è il “miscuglio di tipi”.

Asiatico, europeo, afro e via dicendo, sino alla completa circumnavigazione del globo e ritorno.

Ci sono dei posti, che in quanto a miscuglio di “tipi” offrono una varietà tale che a  viverci si ha la stessa impressione che si avrebbe sfogliando pagine di antropologia.

La Svizzera,  e la Côte du Leman,  ne sono  veramente un notevole esempio.

E allora, capita  di incrociare occhi decisamente asiatici su un viso troppo pallido per essere tale o occhi troppo chiari per venire dallo stesso medio-oriente da cui proviene il resto del volto,  e cosi via.

Tra un pensiero fugace e l’altro su questo argomento, ci si ritrova a farsi domande dal sapore lontanamente antroplogico.

E noi, che siamo italiani, ci accorgiamo che italiano è uno dei piu’ importanti  genetisti e antropologi  a livello mondiale, Luigi Luca Cavalli Sforza, che lo scorso Gennaio  ha compiuto 90 anni.

Il suo 90esimo compleanno coincide con l’apertura a Roma di Homosapiens, mostra di cui Cavalli Sforza è curatore. E non  una mostra qualunque, ma la prima grande mostra internazionale, che ci dice da dove veniamo e come siamo riusciti a popolare l’intero pianeta.

Cavalli Sforza, riportando un pensiero che fu già di Darwin,  ci illumina sull’impossibilità di parlare di razze all’interno del genere umano, data la variazione dei caratteri umani profondamente continua.

E cosi, la prossima volta che guardando qualche nostro compagno/a di “transito”, ci scopriremo ad ammirarne  il risultato di combinazioni genetiche delle piu disparate, ci conforterà sapere che queste sono anche la meravigliosa conferma che il razzismo non è scientificamente accettabile.

… e non dite che non è un’opera d’arte!

Chi conosce gli OK GO?

È un gruppo di Chicago che fa alternative rock, termine con il quale si definisce un tipo di musica “anti” (anticonformista, anticommerciale ecc ecc).

In Europa sbarcano nel 2005 ed è subito un successo. Quello che piace però non sono tanto le melodie (forse già un po’ “sentite”) quanto i video, realizzati con poco denaro spesso nel cortile di casa di qualcuno del gruppo, che i patiti di You Tube hanno potuto apprezzare in navigazione…

Ecco l’ultimo in ordine di tempo… non dite che non è un’opera d’arte! Godetevelo qui e fate una scappata su YT per cercare gli altri (il consiglio è quello di incominciare con il video di Here it goes again)

Plainpalais: due occhi ci guardano, delle parole ci giudicano

Una passeggiata a Ginevra nella grande piazza del Plainpalais, magari di sabato mattina durante il curioso mercato delle cose vecchie, potrebbe essere una buona idea per scoprire le due installazioni d’arte contemporanea  piazzate sui tetti delle case, opere di Sislej Xhafa e Sylvie Fleury.

Sislej Xhafa ha realizzato due grandi occhi in neon che ci guardano dall’alto; l’opera realizzata nel 2009 si intitola Axis of Silence.

Axis of silence, Sislej Xhafa, © picture: Serge Fruehauf, 2009

 Xhafa nasce in Kosovo e, dopo aver vissuto per un periodo in Italia, si trasferisce negli Stati Uniti dove ora vive e lavora. Le sue opere sono molto spesso provocatorie e sovversive: lavora con la performance, con la scultura, con i video e con le installazioni. Un esempio delle sue provocazioni rimane, per noi italiani, la mostra 2705 baci, tenutasi in Svezia alla galleria Roda Sten di Gotenborg, dove ha presentato il  busto – alto cinque metri e largo otto – di Silvio Berlusconi, nelle sembianze di una divinità dal corpo di sabbia.

La svizzera ginevrina Sylvie Fleury, invece, ha installato sui tetti una scritta a neon Oui a tout, Yes to all. Sì a tutto, sembra essere la risposta che ci diamo ogni giorno immersi nella superficiale società dei consumi. In quelle parole, riflettendoci,  sembra essere nascosto il tarlo che ammala la nostra epoca.

Il "si a tutto" della Fleury a Plainpalais

I consumi, il desiderio di possesso e l’oggetto di lusso sono da sempre i temi preferiti dall’artista, fin dal 1992 quando si presentò per la prima volta al pubblico con l’installazione realizzata da una serie di Shopping bags di esclusive firme dell’abbigliamento e della cosmesi: oggetti del desiderio che presentò con il titolo Poison.

E così mentre due occhi ci guardano e alcune parole ci giudicano dai tetti del Plainpalais, possiamo scoprire un lato di questa città fuori dagli schemi e bello: il non aver paura di investire in un’arte nuova, capace di avvicinare ambiti diversi come quello sociale, economico e politico.

 Buona visita a tutti!