Monsieur Malaussène è tornato!

Monsieur Malaussène, uno dei personaggi più amati e bizzarri della letteratura contemporanea francese, è tornato, insieme alla sua tribù, raccontato ancora una volta dal suo creatore: Daniel Pennac.

Quello che doveva essere l’ultimo capitolo di una originale, a dir poco, saga familiare risale a vent’anni fa. Allora i romanzi erano stati cinque: Il caso Malaussène, Il paradiso degli orchi, La fata Carabina, La prosivendola, Signor Malaussène, La passione secondo Thérèse. Oggi, uscito in Italia sempre per Feltrinelli, Il caso Malaussène. Mi hanno mentito, primo dei due tomi che comporranno questa nuova fatica letteraria di Pennac.

I personaggi della vecchia saga ci sono tutti, in più appaiono adulti coloro che erano piccoli: la sorellina minore di Malaussène Verdun, oggi giudice istruttore, È Un Angelo, il figlio del protagonista Signor Malaussène e la nipote Maracuja tutti e tre impegnati in differenti ONG per la salvezza di uomini e animali.

Protagonista è naturalmente lui, Benjamin Malaussène, 18 anni più tardi, ma sempre uguale a se stesso e sempre capro espiatorio. Ancora una volta si troverà nel luogo sbagliato al momento sbagliato e ancora una volta sembrerà il perfetto colpevole anche se perfettamente innocente.

Sebbene Pennac avesse giurato che mai più avrebbe dedicato una sola pagina a quel suo suo eroe antieroe, c’è ricascato, animato dall’inappagabile bisogno di scrivere e in tal modo di liberarsi di una parte di se stesso, nella quale abita proprio la copia del Signor Malaussène.

Eroe della normalità, dei buoni sentimenti, in un mondo folle che sembra non capire, ma che invece comprende benissimo, ancora una volta le vicende di questo personaggio ci terranno col fiato sospeso, consolandoci con il piacere della lettura.

Loro siamo noi

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Mi è capitato tra le mani un libriccino tanto bello quanto piccolo. In italiano si intitola: Loro, siamo noi. Parla dei rifugiati con disegni e parole, perché è un libro per ragazzi. I testi sono di Daniel Pennac e i disegni sono di Serge Bloch.

Tratta dei rifugiati, dei migranti, dei richiedenti asilo, in termini semplici e immediati: sono persone come noi, che fuggono condizioni di vita intollerabili.images

E’ scritto in francese e spiega con le otto lettere della parola réfugiés tutti temi che li riguardano:

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Sviluppando questo lessico chiaro e diretto, spiega le maggiori questioni legate a questa condizione di vita, associata a milioni di persone nel nostro tempo: ci sono quasi sessanta milioni di persone che hanno dovuto lasciare la propria terra a causa di guerre o persecuzioni, nel mondo. Più’ o meno c’è un’Italia di rifugiati. Sono 20 milioni di rifugiati propriamente detti, 2 di richiedenti asilo e 38 di quelli che in inglese si definiscono internally displaced people: rifugiati nel proprio paese.

Ma queste verità sappiamo spiegarle solo ai ragazzi? mi piacerebbe si riuscisse a tradurre il libro anche in italiano.

I diritti del libro sono devoluti interamente all’associazione francese La Cimade che si occupa delle persone in fuga dalla guerre.

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“Passeur” o “guardiano del tempio”?

Nel marzo del 2013 Daniel Pennac pronuncia all’Alma Mater una lectio magistralis in occasione del conferimento della laurea ad honorem in pedagogia riconosciuta allo scrittore francese dall’Università di Bologna.

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La lectio, pubblicata nell’ottobre 2015 dalle edizioni Astoria si intitola Una lezione di ignoranza ed è un volumetto, che contiene anche un’altro saggio intitolato Gli indimenticati, e che ha il pregio di essere una lucidissima riflessione sull’importanza della lettura e sull’elogio di quella ignoranza che spinge alla curiosità per le idee e per il mondo che ci circonda.

Innanzitutto Pennac tesse le lodi degli indimenticati, quei personaggi che nella nostra vita, reputandoci capaci di condividere il loro entusiasmo, ci hanno fatto appassionare a una materia, poiché essi ne erano l’incarnazione stessa. Tanti di noi infatti hanno avuto la fortuna di incontrare un professore, un mentore che li ha veramente interessati, che ha “trovato” tempo per loro e ha trasmesso loro la voglia di sapere.

Nella lectio, accorata e toccante,  Pennac divide tutti coloro che sono preposti a trasmettere la cultura in “guardiani del tempio” e “passeur”. I primi arroccati sulle proprie posizioni “decretano e denunciano” riducono la lettura “a conoscenza, la conoscenza considerata una proprietà privata e il posto di custode garantito a vita. Il guardiano del tempio coltiva la certezza che oggi trasmettere non sia più possibile”.

I secondi, i “passeur”, disegnano una figura che “è ben più di un ruolo, è un modo di essere, un comportamento”. Distinto dalla curiosità, il passeur legge di tutto, ma soprattutto non “accaparra niente” tutto scorre attraverso di lui verso le menti altrui. Ci sono tanti tipi di passeur secondo Pennac dai genitori generosi che si preoccupano di far diventare buoni lettori i propri figli, al libraio che inizia i prorpi clienti al piacere di muoversi attraverso i diversi generi letterari e che fa della libreria il proprio universo.

C’è un finale inaspettato a questo discorso che ogni insegnante dovrebbe leggere e mandare a memoria: “le nostre ragioni di leggere sono strane e personali quanto le nostre ragioni di vivere.
Sì, è questa la paradossale missione del passeur di libri: offrire a ciascuno di noi il piacere segreto di essere il Guardiano del nostro Tempio”.

 

 

 

Questa volta ho fatto centro

imgresIo sono una cui in libreria piace balzellare qua e là senza nessun rigore scientifico. Vivendo all’estero, quando ci vado cerco di fare scorta. Per  lo più le scelte le divido secondo il tempo a disposizione, vi faccio un esempio, so che quando trascorrerò molto tempo in treno o in attesa forzata in macchina (vedi attesa di una figlia che finisce la lezione di canto di 50 minuti) opto per un giallo (ultimissimo letto Henning Mankell, Il ritorno del maestro di danza, a dire il vero un po’ troppo truce per i miei gusti). Per la sera a letto preferisco leggere qualche  saggio serio che mi impegna e mi fa dormire (che razza di scelta direte voi, in genere le mie preferenza vanno all’arte)  oppure ho sempre vicino qualche libro di Beppe Severgnini che mi parla di noi italiani, delle nostre manie che mi fanno sorridere e sognare tranquillamente .

Per un momento di malinconia, vai con il romanzo di amore (ti fai un po’ gli affari di qualcun’altra e stai subito meglio). Poi ci sono i libri che ti consigliano le amiche, l’ultimo, divertente e gustoso  per noi che viviamo all’estero è stato  Pecore nere, quattro racconti di altrettante extracomunitarie che vivono in Italia, edito da Laterza.imgres

Infine ci sono gli autori che ormai  per me sono un marchio di fabbrica e come esce un libro acquisto a scatola chiusa, in questo caso ho appena finito l’ultimo libro di Daniel Pennac Storia di un corpo edito da Feltrinelli.

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La storia è quella di un padre che lascia alla figlia un diario della sua vita tenuto da quando aveva dodici anni fino ad ottantasei. Il diario non è il solito diario intimo di una persona che racconta i propri stati d’animo, l’autore lo spiega fin dalla prima pagina, questo è un diario in cui il protagonista registra in modo lucido le relazioni intercorse negli anni  tra il corpo e la mente. E così a parole Pennac prova a raccontarci come il corpo si  manifesta nella mente dell’uomo,  come si può a parole esprimere i suoi sintomi di fronte alle paure, alle delizie del cibo, all’amore, alla malattia.

“L’uomo-scrive – nasce nell’iperrealismo per dilatarsi piano piano fino a un puntinismo alquanto approssimativo per poi disperdersi in una polvere di astrattismo”.

Quando termino libri come questo mi sembra di essere stata fortunata, ho fatto centro. Ho scelto giusto e sono davvero contenta.