La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

Camminare e leggere due attività per lo spirito; se poi riuscite a farle contemporaneamente scoprirete un mondo di possibilità.

È anche per questo che oggi sono lieta di raccontarvi di una casa editrice appena nata, che si chiama Edizioni dei cammini.

Promette bene, nasce da una collaborazione tra Luca Gianotti, camminatore ventennale e fondatore dell’associazione la Compagnia dei cammini, e la Lit edizioni.

L’associazione la Compagnia dei cammini fu fondata con l’obiettivo di diffondere la cultura del camminare in Italia. Ha da sempre proposto tante  diverse camminate per i soci ed è stata, lo scorso anno, a maggio, tra i promotori del Festival del camminare di Bolzano. Come scrive Luca Gianotti, il camminatore cammina. Camminando vive.

La prima collana presentata dalla casa editrice si intitola Wanderer (ovvero girovago,nomade, viandante). E’ dedicata a saggi e racconti di cammino classici. Tra i libri già presenti troverete La via del sentiero opera scritta da Wu Ming2, dove sono stati raccolti e riscritti brani presi da una vecchia antologia del 1908. In allegato al libro si trova anche un cd che recita e canta alcuni di questi testi.

A seguire usciranno altri libri, tutti molto interessanti e da scoprire. Io attendo ad esempio di leggere qualcosa di nuovo di Tiziano Fratus, scrittore , poeta della natura e viaggiatore. Fratus, appassionato di alberi, si definisce un Uomo radice e ha sviluppato da questo pensiero una vera e propria filosofia . Di lui si ricorda il Manuale del perfetto cercatore di alberi, Feltrinelli e L’Italia è un bosco, Laterza.libro-wu-ming-2-via-del-sentiero

Le Edizioni cammini sembrano proporci nuovi itinerari da scoprire, nuove strade da percorrere e sono dedicate a chi crede che ci sia un nesso stretto tra leggere e camminare. Due azioni che ci portano a rallentare e vivere più in contatto con se stessi e con il mondo.

Dimmi come ti chiami e ti dirò perchè

Questo è il titolo di un libro curioso e divertente ma anche frutto di una ricerca seria e appassionata sull’origine dei nostri nomi e cognomi. Chi lo ha scritto è il coordinatore scientifico del Laboratorio internazionale di onomastica Enzo Caffarelli.

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Tra i miei ricordi scolastici ho in mente un bambino, mai più rincontrato, che di cognome si chiamava Scaduto. Come potete immaginare non ha mai avuto vita facile in classe. Però, come rovescio della medaglia, quel cognome non me lo sono mai dimenticato.

Il libro non lo ho ancora letto ma mi incuriosisce anche in vista dei cambiamenti di cui siamo testimoni. La mia classe alle elementari era tutta di bambini italiani con cognomi e nomi ricorrenti. Le mie figlie hanno visto invece un mondo tutto diverso, con nomi e cognomi stranieri portatori di altre storie e tradizioni. Nel libro si potranno ripercorrere le storie italiane, capire in quali momenti storici certi nomi sono apparsi e poi anche quando sono scomparsi. Oggi, diceva l’autore, dopo tante Marie e Giulia è il momento di Bianca e Sofia, mentre sembrerebbe che al maschile tornino di moda nomi per tanto tempo dimenticati come Elia e Zaccaria.

Questo è un libro per chi è curioso di sapere quale storia portano i cognomi e i nomi italiani, per tornare alle nostre radici e capire da dove arriviamo. Mi sembra un percorso a ritroso che ci aiuta ad andare avanti.

Il libro è: “Dimmi come ti chiami e ti dirò perché. Storie di nomi e cognomi” di Enzo Caffarelli, editore Laterza

Uno tsunami di denaro

forte dei marmi
forte dei marmi

La mia regione è qualcosa di fenomenale.
In questi anni di migrazioni e di cambiamenti degli assetti economici e sociali, la Toscana si e’ trasformata rapidamente e, in alcuni casi, in modo così radicale  che più di una volta è stata presa come caso di studio. Penso, ad esempio, all’immigrazione cinese a Prato: la città ospita oggi la più grande comunità d’Italia ed è stata definita “una città nella città”.

Ma, come dicevo, siamo fenomenali e così è uscito nel 2012 un libro divertente e sagace  di Fabio Genovesi dedicato a un’altro fenomeno, cioe’ “all’invasione” dei ricchi russi in Versilia e più precisamente a Forte dei Marmi. Lo scrittore è nato e vive proprio lì ( tra l’altro è autore di un altro libro assolutamente da leggere: Esche vive)  e racconta  cosa vuol dire per qualcuno della Versilia vivere tutta una vita in attesa dell’estate e dell’arrivo del turista. Nel libro se ne capiscono  le difficoltà, i paradossi e, anche se non manca un po’ di amarezza, si tratta di un lavoro spiritoso e arguto. L’abilità di Genovesi è di raccontare in modo un po’ cinico e impietoso la propria gente e di guardare con una lente di ingrandimento i costumi dei villeggianti e le influenze di questi sui locali.

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In modo particolare lo scrittore si sofferma  sull’arrivo dei nuovi turisti russi, ricchi anzi ricchissimi. “Sul forte si è abbattuto uno tsunami di denaro” scrive Genovesi. Tutto ne è stato travolto: le ville, il centro con i negozi e gli stessi fortemarmini si sono lasciati comprare. Il Forte è diventato “un paese desertificato dall’abbondanza seccato dalla prosperità”.
Leggendo questo libro mi immaginavo come si devono essere sentiti in questa parte della Svizzera, quando sono arrivati tanti ricconi e poi anche tante persone come noi, per lavorare. Anche qui in questi anni si sono cominciate a costruire molte case, il traffico è triplicato. Ogni giorno si contano a Ginevra  20 mila persone che passano la frontiera per venirci a lavorare. Sara’ mica che anche noi siamo uno Tsunami per la Svizzera?
Il libro si intitola Morte dei Marmi ed è edito da Laterza.
 

Questa volta ho fatto centro

imgresIo sono una cui in libreria piace balzellare qua e là senza nessun rigore scientifico. Vivendo all’estero, quando ci vado cerco di fare scorta. Per  lo più le scelte le divido secondo il tempo a disposizione, vi faccio un esempio, so che quando trascorrerò molto tempo in treno o in attesa forzata in macchina (vedi attesa di una figlia che finisce la lezione di canto di 50 minuti) opto per un giallo (ultimissimo letto Henning Mankell, Il ritorno del maestro di danza, a dire il vero un po’ troppo truce per i miei gusti). Per la sera a letto preferisco leggere qualche  saggio serio che mi impegna e mi fa dormire (che razza di scelta direte voi, in genere le mie preferenza vanno all’arte)  oppure ho sempre vicino qualche libro di Beppe Severgnini che mi parla di noi italiani, delle nostre manie che mi fanno sorridere e sognare tranquillamente .

Per un momento di malinconia, vai con il romanzo di amore (ti fai un po’ gli affari di qualcun’altra e stai subito meglio). Poi ci sono i libri che ti consigliano le amiche, l’ultimo, divertente e gustoso  per noi che viviamo all’estero è stato  Pecore nere, quattro racconti di altrettante extracomunitarie che vivono in Italia, edito da Laterza.imgres

Infine ci sono gli autori che ormai  per me sono un marchio di fabbrica e come esce un libro acquisto a scatola chiusa, in questo caso ho appena finito l’ultimo libro di Daniel Pennac Storia di un corpo edito da Feltrinelli.

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La storia è quella di un padre che lascia alla figlia un diario della sua vita tenuto da quando aveva dodici anni fino ad ottantasei. Il diario non è il solito diario intimo di una persona che racconta i propri stati d’animo, l’autore lo spiega fin dalla prima pagina, questo è un diario in cui il protagonista registra in modo lucido le relazioni intercorse negli anni  tra il corpo e la mente. E così a parole Pennac prova a raccontarci come il corpo si  manifesta nella mente dell’uomo,  come si può a parole esprimere i suoi sintomi di fronte alle paure, alle delizie del cibo, all’amore, alla malattia.

“L’uomo-scrive – nasce nell’iperrealismo per dilatarsi piano piano fino a un puntinismo alquanto approssimativo per poi disperdersi in una polvere di astrattismo”.

Quando termino libri come questo mi sembra di essere stata fortunata, ho fatto centro. Ho scelto giusto e sono davvero contenta.