Scheletri & affini

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Ligier Richier, Tomba di René de Chalon, 1547

Pensando alla festa dei defunti che si avvicina, preceduta da quella di Halloween, in qualche modo dedicata alla magia e alla morte, ho deciso di  cominciare la settimana raccontando la storia della tomba di René de Chalon, principe di Orange morto in una delle tante guerre cinquecentesche legate all’Italia. Essa si trova in Francia nella chiesa di Saint-Ètienne a Bar-le-Duc e fu  realizzata nel 1547 da Ligier Richier.

La scultura funeraria che la adorna è un richiamo alle macabre immagini del defunto in stato di decomposizione che avevano guadagnato una certa popolarità sul finire del Medio Evo. In questo caso, pero’, l’artista aveva  messo lo scheletro (con i suoi bravi lembi di pelle morta ancora attaccati ad esso) in una posa teatrale tendente verso l’alto, con la mano sinistra alzata al cielo a sorreggere il cuore, come a volersi impadronire della vita eterna.

L’insieme è, come ho già detto, tremendamente macabro, ma colpisce per questo anelito a una dimensione superiore. Il cuore venne rimosso all’epoca della rivoluzione francese (preti e affini avevano a tal punto ossessionato la gente, che si compirono – a mo’ di stupida vendetta – atti profondamente cretini contro le opere d’arte), ma poi venne ricollocato al suo posto.

Chiacchiere del lunedi

Le origini della festa di Halloween per gli anglosassoni si perdono nella notte dei tempi quando i popoli Celti festeggiavano la fine della stagione calda e l’inizio del nuovo anno. La notte fra il 31 di ottobre e il 1° di novembre era tradizionalmente anche il momento in cui  le anime dei morti tornavano sulla terra, con streghe, demoni e fantasmi. I Celti allora lasciavano in omaggio a queste anime cibo e bevande sulla tavola in modo che esse non tirassero loro dei brutti scherzi durante l’anno. Il passaggio dalla tradizione celtica a quella cristiana si attesta intorno all’ VIII secolo grazie all’opera di alcuni vescovi Franchi che ravvisarono in questa festività pagana una stretta connessione con la festa di Ognissanti che si festeggia il 1° novembre e la commemorazione dei defunti del 2 novembre. La patina di occultismo di cui è stata rivestita la festa di Halloween appartiene invece all’epoca moderna.

Le discussioni di questa settimana su Halloween no, Halloween sì  mi hanno lasciato interdetta. Forse perché per molti anni ho avuto una vicina di casa americana che mi ha fatto scoprire il senso di questa festa, non riesco a vederci niente di male.

Ecco, infatti vorrei riuscire proprio a capirla! Per me è una forzatura, una tradizione che non mi sembra ci appartenga…

In un mondo come il nostro dove tutto si va mescolando cibi, modi di pensare e di essere si deve trovare un compromesso fra il riuscire a mantenere vive le nostre tradizioni ma senza avere timore di quelle diverse. Ben rimanga viva la  festa dei morti e dei santi, ma che male c’è se si trascorre  una giornata ad incidere zucche e raccontarci storie di paura?

In epoca di globalizzazione è assolutamente corretto dare spazio alle contaminazioni… ma io mi ci ritrovo stretta!

A dire la verità, anch’io vestita da strega o da scheletro in giro per Ginevra la notte di Halloween proprio non mi ci vedo ma quando i bambini mi suonano il campanello, mi diverto un sacco a far loro un po’ paura e poi a regalare le  caramelle e cioccolatini.

Mummie e scheletri cercano casa

Ci si avvicina alla festa dei morti (2 novembre), per molti ormai dimenticata e sostituita con la festa di Halloween (31 ottobre),  e intanto è di poco la notizia che in Italia le mummie e gli scheletri lasceranno i musei e non saranno  più esposti al pubblico. Ho letto questo articolo su La Stampa di ieri. La questione che si pone è: secondo voi è giusto che nei musei si possano vedere resti umani?

Il museo egizio di Torino intende ritirare dalle esposizioni tutte le mummie entro il 2015, dal momento che considera la loro esposizione poco rispettosa della dignità della natura umana.  La direttrice ha argomentato che si tratta di una decisione consona alla natura del museo, dedicato all’arte antica e non – ha aggiunto – all’antropologia o all’etnologia. Subito le è stato fatto notare che sono proprio questi ultimi musei quelli che per primi, anche se non in Italia, hanno affrontato la questione della dignità di trattamento cui hanno diritto i resti umani.

In effetti, in Italia ci sono certo musei e raccolte dove cadaveri, o loro parti, fanno macabra mostra di sé (qualcuno ha citato persino il museo Lombroso), ma mi sembra che sia sfuggito a tutti il fatto che noi italiani siamo ben abituati a vederli anche nelle chiese e nei santuari, ove le reliquie di questo o quel santo o della tale santa sono oggetto di culto da tempo immemorabile.

Anche nella mia città, a Pistoia, si conserva un frammento osseo  attribuito a S. Jacopo: nel Medio Evo costituiva una tale attrazione, per i pellegrini che percorrevano il cammino compostellano, da risultare un vero e proprio business per la città.

Che sia il momento di rimuovere anche le reliquie?