Loro sono noi

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Mona Hatoum, Suspended, 2011

Falah, Khalat, Mohammed, Sagida , Aya, Mustafa, Mouthader, ce l’avete fatta : siete salvi, siete in Svizzera. Avete lasciato la guerra in Siria e Irak. Siete un gruppetto di bambini e siete stati accolti, assieme alle vostre famiglie, in case per rifugiati: stretti in piccole stanze con le cucine e i bagni in comune , avete cominciato a riprendere a vivere, a curarvi, siete tornati a scuola .  Non è passato neanche un anno da quando siete arrivati. Non conoscevate una parola di francese : ora lo parlate meglio di me.

Avete donato a tutti  bellissimi disegni e abbracci pieni di affetto.  Portate ancora traccia delle cose orribili che avete vissuto. Brutture che ogni giorno si allontanano di più, ma che lasciano il segno: qualcuno di voi è arrivato perfino a perdere i capelli dallo stress o è ancora preda dell’ansia di perdere qualcosa di importante.

E cosa succede a chi non ha avuto il coraggio, la forza, di partire? A tutti gli altri bambini? Chi sono i responsabili di questa carneficina che non accenna a fermarsi? I mesi trascorsi sono stati usati più per mettere a punto sistemi per fermare gli arrivi, che non per realizzare corridoi sicuri di uscita da questa guerra senza tregua.e2d9b9f1ccd1ed5e14b827c4d41b8d53

Loro siamo noi

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Mi è capitato tra le mani un libriccino tanto bello quanto piccolo. In italiano si intitola: Loro, siamo noi. Parla dei rifugiati con disegni e parole, perché è un libro per ragazzi. I testi sono di Daniel Pennac e i disegni sono di Serge Bloch.

Tratta dei rifugiati, dei migranti, dei richiedenti asilo, in termini semplici e immediati: sono persone come noi, che fuggono condizioni di vita intollerabili.images

E’ scritto in francese e spiega con le otto lettere della parola réfugiés tutti temi che li riguardano:

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Sviluppando questo lessico chiaro e diretto, spiega le maggiori questioni legate a questa condizione di vita, associata a milioni di persone nel nostro tempo: ci sono quasi sessanta milioni di persone che hanno dovuto lasciare la propria terra a causa di guerre o persecuzioni, nel mondo. Più’ o meno c’è un’Italia di rifugiati. Sono 20 milioni di rifugiati propriamente detti, 2 di richiedenti asilo e 38 di quelli che in inglese si definiscono internally displaced people: rifugiati nel proprio paese.

Ma queste verità sappiamo spiegarle solo ai ragazzi? mi piacerebbe si riuscisse a tradurre il libro anche in italiano.

I diritti del libro sono devoluti interamente all’associazione francese La Cimade che si occupa delle persone in fuga dalla guerre.

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Chiacchiere del lunedì

Questa settimana è stato assegnato il premio Nobel per la pace all’Unione Europea. Appena avuta la notizia ho pensato: “questa poi non me la sarei proprio aspettata”. E poi mi sono chiesta il perché di questa scelta.

Così sono andata a leggere meglio le motivazioni e ho trovato questo: “Oggi il premio Nobel per la pace vuole premiare il contributo dato per oltre Sessant’anni dall’UE alla promozione della pace e riconciliazione della democrazia e dei diritti umani”.

La Ue ha risposto che per lei è un grandissimo onore ricevere questo premio e tra le tante osservazioni scrive che, in fondo, è un premio destinato ai 500 milioni di cittadini che vivono nella nostra Unione. Sul momento ho pensato che questo premio me lo sono meritato anch’io, ma poi qualcosa continuava a non quadrare nella mia testa. Certo questo premio arriva proprio nel momento giusto, per rafforzare quell’ Unione così fragile e legata più da interessi economici  che morali. Ma questo premio  come può nascondere alcuni pesanti fallimenti di questa Unione?  Penso all’intera gestione dei profughi e dei richiedenti asilo a livello europeo, dove non si è trovata una soluzione adeguata – tantomeno nel  nostro paese che è  terra d’approdo per gli sbarchi.

Ripensandoci bene, il Nobel per la pace se lo meritavano proprio loro, i “fuggitivi”, definiti anche “gli invisibili”, cioè tutte quelle persone disperate che scappano dalla violenza e dalle dittature dei loro paesi portandosi negli occhi gli orrori della guerra .

Sul tema degli sbarchi in Italia  e sulla nostra impotenza di accogliere al meglio chi soffre segnalo il bellissimo film Terraferma diretto da Emanuele Crialese premiato al 68esimo Festival di Venezia.