Caffè dell’Etiopia!

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Caffè dell’Etiopia! Comprane una bella confezione: è davvero buono.

Siedo in uno dei tanti esercizi commerciali di Starbucks, tutti uguali, ma così comodi (è mattina presto e ho a disposizione una delle loro poltrone con tanto di tavolo da caffè e c’è Amy Winehouse nell’aria). Davanti a me c’è un cesto con caffè dell’Etiopia: l’origine è chiaramente indicata ed è venduto come un prodotto pregiato.

Eppure solo pochi anni fa Starbucks  non indicava l’origine di questo caffè e i produttori etiopici non godevano di un marchio che identificasse e promuovesse il loro ottimo caffè. Ciò è stato reso possibile da una causa legale sostenuta economicamente dalla Unione Europea.

In effetti un sacco di buone cose in Africa sono compiute da questa Unione Europea, che è un formidabile donatore e attore nella cooperazione  allo sviluppo. Attività economiche, scuole, ospedali, cultura e diritti umani. L’unione investe in tanti campi.

Lo fa con tutte le luci e le ombre della cooperazione, ma lo fa. E’ un partner sempre presente.

Quando si critica l’Europa perché non aiuta sulle migrazioni (o quando si spara a zero sulle istituzioni che hanno garantito pace e prosperità in un continente storicamente sempre attraversato da guerre), si dovrebbe pesare che nel mondo di oggi la pace e la sicurezza si ottengono anche investendo dove povertà e deprivazione creano spinte migratorie e conflitti di ogni genere. E questa Unione lo fa.

…il filo di ARIADNE

teso_ariannaChe farsene di quattro milioni e mezzo di schede di materiale archeologico, che le nazioni europee hanno prodotto nel corso del tempo, che senza una piattaforma valida non sono consultabili? Niente paura sta arrivando Ariadne, progetto dell’Unione Europea, realizzerà una sorta di Google map dell’archeologia. Sarà un modo per mettere un po’ d’ordine nella grande massa di dati, ordine che consentirà non solo agli studiosi ma anche ai curiosi l’accesso ad archivi, documenti, foto, riproduzioni 3D, ricerche altrimenti non fruibili.

ARIADNE (l’acronimo sta per Advanced Research Infrastructure for Archaeological Dataset Networking in Europe) consentirà ai ricercatori l’accesso transnazionale a banche dati, strumenti e linee guida, faciliterà la creazione di nuovi servizi Web basati su interfacce comuni per archivi, disponibilità di set di dati di riferimento e l’utilizzo di tecnologie innovative. ARIADNE stimolerà nuovi percorsi di ricerca nel campo dell’archeologia, basandosi sul confronto, il riutilizzo e l’integrazione nella ricerca corrente degli esiti di ricerche sul campo passate e in corso e, in fine, delle attività di laboratorio. Tali dati, finora sparsi tra diversi archivi, banche dati, rapporti di lavoro sul campo non pubblicati (letteratura grigia) o in via di pubblicazione consentirà la condivisione delle conoscenze. ARIADNE contribuirà alla creazione di una nuova comunità di ricercatori pronti a sfruttare il contributo della tecnologia informatica e di incorporarlo nella metodologia della ricerca archeologica.

La sfida, come annuncia il capo progetto, l’italiano Franco Niccolucci del Pin-Polo Universitario Città di Prato, “è quella di passare da informazioni disordinate a dati e informazioni strutturate, organizzate allo scopo di consentire a chi fa ricerca di confrontare e integrare le proprie scoperte con quelle di altri studiosi. È così che si crea nuova conoscenza”.

A coordinare le attività è il Pin Polo Universitario Città di Prato, in collaborazione con l’Associazione Europea degli Archeologi (European Association of Archaeologists – Eaa), con il Cnr e con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali italiani. Nel consorzio sono inoltre presenti le Accademie delle Scienze di Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovenia e Olanda e l’Istituto Archeologico Germanico insieme a centri nazionali di ricerca sui beni culturali di Francia, Grecia, Irlanda e Spagna e altre istituzioni culturali, accademiche e di ricerca da Cipro, Regno Unito, Romania, Svezia e Ungheria, per un totale di 24 partner in rappresentanza di 16 paesi europei.

A dimostrare che l’Unione fa la forza!

Matera 2019

MateraSebbene la votazione sia avvenuta di venerdì 17, data non certo considerata fausta dai più, Matera ce l’ha fatta! Nel 2019 sarà capitale europea della cultura per l’Italia.

Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire cosa significa diventare “capitale europea della cultura”. Dal 1985 l’Unione Europea dona la possibilità ad una città europea di manifestare la sua vita e il suo sviluppo culturale. “Uniti nella diversità”, è il motto della UE e il leitmotiv di queste candidature. “Ventotto Stati per un melting pot culturale non indifferente: lingua, letteratura, teatro, arti visive, architettura, artigianato, cinema, televisione diversi ma che fanno parte del patrimonio culturale europeo…l’obiettivo è quello di valorizzare la ricchezza, la diversità culturale e i tratti comuni, migliorare la conoscenza che i cittadini hanno gli uni degli altri e favorire la presa di coscienza dell’appartenenza ad una medesima comunità…Il titolo viene assegnato ad una città per un determinato anno e le candidate hanno la possibilità di associare al loro programma un territorio regionale, così come hanno fatto Lussemburgo ed Essen rispettivamente nel 2007 e 2010.
Una città non viene investita di tale ruolo unicamente per ciò che che ha fatto ma soprattutto per il programma di eventi culturali particolari che propone di organizzare nel corso dell’anno di candidatura. Per questo motivo, la città è invitata a sfruttare le sue particolarità e a dar dimostrazione di una grande creatività che dovrà fornire al programma il carattere di eccezionalità”. (Fonte europarlamento 24)

Le città che diventano capitale europea della cultura ricevono dalla UE non una sovvenzione, come accadeva in passato, ma un “premio” di 1,5 milioni di euro.

Dunque Matera ce l’ha fatta e noi non vediamo l’ora di usufruire dei progetti e culturali che ha presentato per divenire candidata sicuri che questa città ce la possa fare a dimostrare non solo all’Unione Europea ma al mondo intero di che pasta siamo fatti noi italiani!

Chiacchiere del lunedì

Questa settimana è stato assegnato il premio Nobel per la pace all’Unione Europea. Appena avuta la notizia ho pensato: “questa poi non me la sarei proprio aspettata”. E poi mi sono chiesta il perché di questa scelta.

Così sono andata a leggere meglio le motivazioni e ho trovato questo: “Oggi il premio Nobel per la pace vuole premiare il contributo dato per oltre Sessant’anni dall’UE alla promozione della pace e riconciliazione della democrazia e dei diritti umani”.

La Ue ha risposto che per lei è un grandissimo onore ricevere questo premio e tra le tante osservazioni scrive che, in fondo, è un premio destinato ai 500 milioni di cittadini che vivono nella nostra Unione. Sul momento ho pensato che questo premio me lo sono meritato anch’io, ma poi qualcosa continuava a non quadrare nella mia testa. Certo questo premio arriva proprio nel momento giusto, per rafforzare quell’ Unione così fragile e legata più da interessi economici  che morali. Ma questo premio  come può nascondere alcuni pesanti fallimenti di questa Unione?  Penso all’intera gestione dei profughi e dei richiedenti asilo a livello europeo, dove non si è trovata una soluzione adeguata – tantomeno nel  nostro paese che è  terra d’approdo per gli sbarchi.

Ripensandoci bene, il Nobel per la pace se lo meritavano proprio loro, i “fuggitivi”, definiti anche “gli invisibili”, cioè tutte quelle persone disperate che scappano dalla violenza e dalle dittature dei loro paesi portandosi negli occhi gli orrori della guerra .

Sul tema degli sbarchi in Italia  e sulla nostra impotenza di accogliere al meglio chi soffre segnalo il bellissimo film Terraferma diretto da Emanuele Crialese premiato al 68esimo Festival di Venezia.

… ci piace

… il 9 maggio prossimo sarà la Festa dell’Europa, infatti proprio il 9 maggio 1950, Robert Schuman presentava la proposta, nota come “dichiarazione Schuman”,  di creare un’Europa organizzata.

Oggi, che l’idea di Europa si è decisamente appannata, questa giornata dovrebbe avere una maggiore eco per ribadire e sottolineare quei valori di pace e di solidarietà che i paesi che fanno parte dell’Unione europea hanno deciso di condividere e conservare.

In ogni paese della comunità europea si festeggerà in modi diversi. A Roma dal 3 al 19 maggio si tiene il Festival dell’Europa, evento ricco di appuntamenti musicali e culturali, nell’ambito del quale l’8 maggio Il Maestro Uto Ughi terrà un concerto nella Piazza del Campidoglio, inoltre per il 19 maggio è prevista la Notte bianca dei Musei d’Europa… peccato non esserci!

SMS, quanto sei comodo, ma quanto mi costi?!

Passo tra poco! Vienimi a prendere, ho finito. Arrivato! Qui è una noia!

Quanti SMS così abbiamo spediti? E quanti ne abbiamo ricevuti? Per non parlare di quelli più compromettenti o che risolvono situazioni senza mettersi veramente in gioco (svicolare appuntamenti o evitare di dire a voce cose spiacevoli ma necessarie)?

Si calcola il volume di SMS giornalieri nel mondo con numeri a nove zeri… Comodo, veloce, apparentemente sicuro (a meno che non si sbagli, come faccio io, il destinatario). Non ci chiediamo neanche più quanto siamo disposti a pagare per un servizio che ormai sembra insostituibile, ma che alle compagnie telefoniche costa praticamente zero.

Qualche tempo fa il Corriere della Sera affermava che quando si inviano SMS, ad esempio, bisogna stare attenti a non usare lettere accentate o caratteri particolari, perché questi fanno fare un salto al limite dei 160 caratteri utilizzabili in un unico SMS e facilmente la compagnia telefonica alla quale siete abbonati (tutte, senza esclusione) vi fatturerà non uno, ma due SMS.

Innanzitutto perché gli SMS possono contenere solo 160 caratteri?

Perché il padre degli SMS Friedhelm Hillebrand nel 1985, quando cercava la possibilità di connessione fra telefoni attraverso la scrittura, pensò che questo numero di caratteri sarebbe bastato per trasmettere domande e testi fondamentali (non pensava il buon uomo, al successo planetario che avrebbe riscosso la sua invenzione e soprattutto non pensava alla bomba a orologeria pronta a esplodere nelle tasche dei genitori piazzata nelle mani dei più giovani) inoltre il parametro dei 160 caratteri era essenziale vista la limitatezza del sistema di allora.

E ora facciamo un po’ di conti: 160 caratteri corrispondo a circa 140 bytes.

Se prendiamo come base un piano tariffario medio (una compagnia vale l’altra), ogni SMS costa circa 20 centesimi di franco, se dividiamo il costo per 140 bytes otterremo che ogni 7 bit (cioè più o meno ogni carattere) ci costa circa un centesimo di franco. Credetemi un’enormità! Infatti se applicassimo gli stessi prezzi a Internet e volessimo scaricare un brano musicale, composto in media da circa 4 Megabytes, dovremmo spendere poco meno di 6000 franchi! (Naturalmente i conti non li ho fatti io ma mi sono affidata a blog e blogger più esperti e affidabili di me, e sono facilmente applicabili anche all’Euro). Inoltre se le telefonate seguissero i prezzi degli SMS, un minuto di conversazione ci costerebbe molto caro: poco più di 100 franchi!!!!

Ok, cielo, ora mi sono persa anche io… ma la sensazione che si ricava da tutto ciò è quella di un’amara presa in giro, anche se l’Unione Europea ha cercato di mettere un freno agli enormi profitti delle compagnie telefoniche (tutte senza distinzione) e all’emorragia del nostro denaro.

Dunque cosa ci rimane per comunicare, senza impegnarci in una conversazione vocale? Oltre a nuove applicazioni che sfruttano gratuitamente il canale di Internet, utilizzate dai più giovani (molto più competenti su questo argomento), potremmo darci di nuovo ai segnali di fumo o al tam tam, l’importante è cercare di restare connessi…

Sebbene…

Avete mai dimenticato il cellulare a casa? Dopo i primi momenti di sgomento avete passato oppure no un paio di ore di assolta tranquillità?