Il colore può trarre in inganno?

Vanessa Beecroft
Vanessa Beecroft

Che impatto ha avuto il colore nella storia? Se penso alla storia dell’arte penso ad un impatto enorme, però sempre in trasformazione e mai lo stesso.

La scuola veneziana di pittura già dalla  seconda metà del  XV secolo, a distinguersi per l’uso del colore: fu chiamata pittura tonale, perché non fondata sul disegno ma sulle diverse variazioni del grado di luminosità del tono di colore .

Giorgione, La tempesta
Giorgione, La tempesta,1506-1508

Nel XX secolo il colore, con l’astrattismo,  acquista piena dignità.  Kandinskij accentua nei suoi lavori l’uso del colore fino a teorizzarne la funzione: il colore azzurro evocava l’idea di infinito, il rosso era segno di forza e passione, il giallo eccitazione e dinamismo e così di seguito . L’espressionismo astratto nel dopoguerra sceglie di dare il massimo risalto al colore: si ricordano le campiture uniformi, quasi liquide,  delle tele di Mark Rothko, ma anche la gestualità decisa e netta di Franz Kline, dove segni neri lasciavano una scrittura forte e radicale  sullo sfondo di grandi tele bianche. Mentre in Francia, negli Anni Sessanta, nell’ambito del gruppo dei Nouveaux Réalistes, l’artista Yves Klein usò come pennelli viventi delle modelle, su cui cosparse il colore blu . Non un blu qualsiasi, ma  la sua una tonalità di blu, proprio quella che arriverà a brevettare con la sigla IKB (International Klein Blue) fatta con  una miscela di resina e pigmento. Colore  scelto per conquistare il mondo sopra di noi, per impregnare il mondo materiale di immateriale, il blu di Klein era legato alla spiritualità.

Il colore nella storia dell’arte è stato il terreno di avvicinamento alle cose dello spirito e del trascendente, ma è anche un’esperienza fisica il coinvolgimento pieno dell’artista e quindi legata al caso e all’inconscio.

Yves Klein,
Yves Klein,

Troviamo il colore ovunque nel nostro quotidiano di gente comune, lo abbiamo anche collegato ad un genere o a una condizione: tutto il mondo dell’infanzia, ad esempio, sembra miseramente separato tra il rosa e il celeste, il verde invece è il colore delle nostre tasche durante la crisi, mentre la pace ha i colori dell’arcobaleno . imgres

In passato, però, il colore ci ha anche ingannati, perché è stato usato come pretesto per alzare  barriere tra gli uomini:  il colore della pelle ha fatto la differenza nella qualità della vita e nelle opportunità concesse.

Oggi mentre camminavo con il mio cane nel bosco pensavo che l’autunno è la stagione dei gialli, dei rossi e dei marroni e che il paesaggio della natura si rinnova un anno ancora per la gioia dei nostri occhi. imgres

Rosso

Vorrei segnalare uno spettacolo che in questo momento è al Teatro dell’Elfo Puccini,  a Milano, dove rimarrà fino al 3 giugno. Lo spettacolo si intitola Rosso, arriva dagli Stati Uniti e si presenta in Italia per la prima volta. L’opera di Jhon Logan e stata prodotta nel 2009 dal teatro Donmar di Londra e poi portata a Broadway dove ha ricevuto, un anno dopo, sei Tony Award .

La storia si ispira alla biografia dell’artista  Marc Rothko (1903-1970), esponente dell’espressionismo astratto americano. Tutto lo spettacolo infatti è un dialogo serrato e immaginario dell’artista con un giovane assistente.  E’ una ricostruzione di tutto il pensiero di Rothko, ma il colloquio si pensa ambientato nel periodo in cui al pittore viene commissionato un importante ciclo pittorico murale per il ristorante 4 Season di New York .  Questa commissione gli fu veramente data nel 1958, anche se la storia andò diversamente: Rothko, dopo aver realizzato le opere, non si ritenne soddisfatto del luogo e dell’atmosfera del ristorante e  così decise di tenersele per sé.

Nello spettacolo Rothko appare burbero e difficile, attacca la pop art che rappresenta il nuovo che avanza e su questo si scontra con la visione del giovane assistente che afferma : “Lei è fuori di sé perché i barbari sono alle porte”. Attraverso tutto lo spettacolo è possibile cogliere l’essenza della sua arte, avvicinandosi alle sue macchie morbide di colore a forma di rettangoli che coprono tutte le sue grandi tele.

Oltre a questo, il dialogo è molto appassionante anche perché mette in luce il rapporto tra generazioni diverse: sul palcoscenico ci sono un attore anziano e un attore giovane, mentre nella storia l’artista anziano si confronta con l’artista giovane.

“L’arte non deve essere bella-afferma Rothko nello spettacolo- ma deve essere vera. Io esisto per fermarti il cuore, per farti pensare e non per fare delle immagini carine”.

Lo spettacolo è un inedito in Italia, da non perdere. Il testo in italiano è stato tradotto da Matteo Colombo. Rothko è interpretato dall’attore Ferdinando Bruni diretto da Francesco Frongia (per informazioni www.elfo.org).  Dopo il Teatro dell’Elfo Puccini, lo spettacolo sarà a giugno al Festival delle Colline di Torino.