Dunkirk: un film da cinque stelle

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Dunkirk, o meglio, Dunquerque: il film; è nelle sale adesso! Da piccole, studiando la storia, leggevamo di questo episodio della seconda guerra mondiale con ammirazione: questi inglesi, sconfitti sul terreno dalla travolgente e velocissima avanzata tedesca attraverso i Paesi Bassi e la Francia del nord (non a caso quello stile di combattimento si chiamo’ guerra lampo), ammassati in una sacca in riva alla Manica, riescono ad uscirne raggiungendo l’Inghilterra! E ci riescono facendo leva sul senso civico di ordinari download-1.jpgcittadini che prendono la barchetta e attraversano quel tratto di mare, dove noi italiani nemmeno faremmo il bagno in estate, per salvare i connazionali chiusi fra terra (il che significava le divisioni tedesche) e mare. Ne hanno fatto un mito, gli inglesi. E ne hanno ben donde: ma dove lo trovi un popolo con questo spirito di abnegazione? E che dire dei soldati sulla spiaggia? Ma ci pensate: quelli si mettono in fila per raggiungere le barche e lo fanno ordinatamente! Niente casino: passo prima io, passi prima tu. Quelli stanno in fila. Ma non hanno paura? Ce l’hanno eccome; ed è proprio questa paura la cifra del film. Si sente la paura del combattimento, dello stare in fila aspettando un bombardamento, del navigare su una barca temendo il siluramento. La paura dell’aviatore che finisce il combustibile ma si sacrifica per proteggere i compagni. La paura dell’essere sotto il fuoco. Paura spessa, brutta, schifosa, quello che si prova quando le cose vanno male davvero. Paura nuda e pura, che non lascia adito a commenti. Mentre guardi questo film ti immedesimi nei personaggi: speriamo di uscirne vivi, ti dici. E alla fine ammiri la forza di volontà di chi seppe resistervi per ribaltare, in ultimo, le sorti di un conflitto quasi perso. Meno male che c’è stata Dunquerque: oggi si vive in un Europa libera.   

Côté Suisse

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Noi italiani ci avviciniamo all’anniversario della Liberazione, il 25 aprile. Già vengono pubblicate le storie degli ultimi sopravvissuti e sono tutte interessanti. Mentre le ascolto mi vengono in mente i racconti, uditi da bambina, di coloro che avevano vissuto la guerra. Tutti, senza eccezioni, facevano riferimento anche ai bombardamenti. Questi aerei che seminavano la morte avevano marcato la memoria dei nostri vecchi.

Di recente ho scoperto che anche gli Svizzeri hanno avuto il loro penare a causa dei combattimenti aerei durante la seconda guerra mondiale. Essendo un paese piccolo, stretto tra i belligeranti, la Confederazione veniva spesso sorvolata dalle diverse aviazioni militari, anche con conseguenze funeste. Inizialmente, furono gli aerei tedeschi a sconfinare regolarmente sui cieli elvetici, durante l’aggressione alla Francia e al Belgio. La cosa accadeva così di frequente che gli Svizzeri cominciarono ad abbatterli! Il che fece infuriare Hitler, il quale sottolineò come gli ineffabili vicini usassero anche armi tedesche per tirargli giù gli aerei. Il macabro Adolfo minacciò la Svizzera e approntò un piano di invasione che si chiamava Tannenbaum. Così gli svizzeri si decisero a lasciar correre, in materia di aerei, ma approntarono un micidiale piano di difesa incentrato su ridotti montani, capaci di tenere in scacco per moltissimo tempo un esercito invasore.

La guerra poi cambiò corso e fu la volta dei tedeschi ad essere bombardati, e così i cieli svizzeri cominciarono a essere violati anche da aerei alleati, che passavano per bombardare l’Italia o la Germania. E gli svizzeri di nuovo si arrabbiarono, con qualche abbattimento o costringendo gli aerei ad atterrare. Ma il più delle volte furono i piloti alleati che, colpiti durante la missione, decisero di scendere (magari col paracadute) sulla Svizzera, per evitare l’internamento da parte del nemico. Venne persino creata una speciale zona di internamento in un resort montano vicino a Lucerna. Il peggio fu che a volte gli alleati sbagliarono pure bersaglio! Capitò che bombardassero Zurigo credendolo Friburgo in Germania, o Sciaffusa e Basilea, scambiate per città tedesche.

Lezione per i nostri giorni: puoi startene bello chiuso nel tuo orticello, ma se vicino a casa tua qualcuno si mena e lo fa per troppo tempo, prima o poi ne buschi anche tu.

Chiacchiere del lunedì

Prova mafalde

Cosa può farci la televisione? Entra nelle nostre case, imponendo degli appuntamenti fissi nel corso della settimana, attraverso le sue trasmissioni, e può capitare che certi personaggi diventino un po’ come degli zii, dei conoscenti. Non mi fate esagerare nel dire che ci si affeziona, ma davvero accade qualcosa del genere. Ma chi poteva immaginare che l’ispettore Derrick, o più precisamente l’attore Horst Tappert, aveva fatto parte, durante la seconda guerra mondiale, delle SS?  Ma come, mia nonna lo seguiva, è sempre stato l’ispettore integerrimo, gentile e comprensivo; sempre ligio alla legge. Per la verità era anche un po’ grigio, ma restava un punto di riferimento del giallo televisivo.

In effetti la vicenda di Horst Tappert suscita in me due ordini di pensieri. Il primo è quanto sia facile venire a patti con la propria coscienza. Vivere e lasciarsi vivere anche con un passato non esattamente cristallino. La seconda è quanto sia facile che l’oblio e il tempo coprano le tracce di ciò che si è stati, basta – come dire – non svegliare il cane che dorme ed anche un ex SS può vivere una vita tranquilla diventando addirittura una star della TV.  In genere ci si consola dicendo che alla fine la vita ti presenta il conto, ma non sempre è così (bisognerebbe riguardarsi a tal proposito Crimini e misfatti di Woody Allen).  

Partendo dalla notizia choc su Derrick pensavo che, certo, ne ha di potere il video. Ci influenza, ci inganna e ci dà delle illusioni: sarà mica per questo che ogni sera i nostri politici trascorrono il loro tempo in televisione a parlarci, a spiegarci cosa faranno e a cercare di convincerci di qualcosa? e mi domando ma noi li conosciamo davvero, sappiamo chi sono? sarà vero quello che ci raccontano?

Illuminanti sono le parole scritte da Roman Gary nel suo libro Biglietto Scaduto quando riferendosi a se stesso dice “mi fa orrore cambiare. Le apparenze finiscono per essere convincenti” Ogni volta che facciamo l’abitudine a qualcosa o a qualcuno poi finisce che ci fidiamo”.

È proprio dell’essere umano cercare certezze, affidarsi e fidarsi degli altri in quanto “essere sociali”, ma nella sua natura é anche essere doppio, infido e apparire piuttosto che essere, forse allora l’unica via d’uscita per conoscere veramente gli altri è quella di continuare a pensare con la propria testa, mantenendo un sano spirito critico capace di salvarci dalle situazioni complicate… 

In Svizzera crescono gli spazi per l’arte

Kunsthaus , Zurigo
Kunsthaus , Zurigo

È stato approvato  a Zurigo il progetto  per l’espansione del Museo di Belle arti. La Kunsthaus diverrà così il più grande museo della Svizzera. L’inaugurazione è prevista per il 2017 e il nuovo edificio sarà costruito davanti al vecchio Museo, avrà una forma cubica e sarà collegato all’edificio principale con un passaggio sotterraneo. Il nuovo edificio è progettato dall’architetto inglese  David Chipperfield.

Nuovo progetto, Kunsthaus, Zurigo
Nuovo progetto, Kunsthaus, Zurigo

Non è il primo museo realizzato da lui e dal suo studio. Ricordo qui, fra gli altri, il Neues Museum di Berlino, creato in un edificio che fu danneggiato durante la seconda guerra mondiale e che l’architetto inglese ha restaurato e ripensato (riaperto al pubblico nel 2009).

Neues Museum Berlino
Neues Museum Berlino

Chipperfield è stato scelto l’anno passato come Direttore della Biennale di architettura di Venezia.

Il nuovo Museo accoglierà anche la collezione  di Emil George Buhrle, mercante d’armi che ha raccolto un’importante fondo di opere  impressioniste e dell’avanguardia francese del ‘900.

 L'abri, Ginevra
L’abri, Ginevra

Invece a Ginevra, con un progetto più piccolo, ma non meno interessante, si è approvato nella Vieille Ville uno spazio culturale dedicato ai giovani artisti locali . Si chiama L’abri, uno spazio polivalente situato sotto la terrazza Agrippa d’Aubigné. Uno spazio che avrà anche un piccolo teatro. Il luogo è pensato per i giovani che lì potranno presentare le loro creazioni e farsi conoscere. In questo luogo ci sarà un ambiente per mostre, concerti, performances artistiche e laboratori di fotografia.