Le montagne svizzere mi ricordano il Tibet

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Mi è giunta una segnalazione dall’Italia per un prossimo appuntamento in Svizzera: in aprile arriva il Dalai Lama, leader spirituale e temporale del popolo tibetano.  Prima  parlerà a Friburgo (il 13 e 14 aprile)  poi a Losanna, il 15 aprile, presso l’Università.  Affronterà il tema prospettive di pace in materia di invecchiamento e sugli intrecci che interessano l’aspetto scientifico, umano e la società.  L’evento è su invito e purtroppo potrà assistervi solo chi ha l’invito o è studente dell’UNIL. Però sul sito http://www3.unil.ch/wpmu/dalai-lama/sarà possibile seguire il suo discorso e su Twitter @UNIL si racconterà in diretta l’incontro.

Non è un caso che il Dalai Lama venga in Svizzera. La Svizzera, infatti,  ospita la seconda più vasta comunità tibetana fuori dall’Asia e grazie all’aiuto della Croce Rossa  è stata la prima, nel 1960, ad accogliere i profughi tibetani scappati dalla repressione cinese del 1950. Molti tibetani ormai hanno la cittadinanza elvetica e il Dalai Lama è già venuto altre volte in Svizzera: all’ultimo incontro del 2009, a Losanna, parteciparono, sotto una tenda allestita per l’occasione, più di 13 mila persone.

Il luogo della comunità tibetana in Svizzera è il monastero di Rikon, nel canton Zurigo che fu fondato nel 1964. Il monastero da più di trenta anni gestisce anche l’istituto di studi tibetani. Nel monastero si insegnano la meditazione e la lingua tibetana e si mantengono vive la religione e le tradizioni.

“Le montagne svizzere mi ricordano quelle del Tibet” è una frase del Dalai Lama scritta in una sua autobiografia . Dalai Lama significa “oceano di saggezza” è nato  da una famiglia di contadini e secondo la tradizione tibetana è stato riconosciuto come emanazione del Boddishattva Avalokiteswara all’età di due anni, divenendo quindi il 13 esimo Dalai Lama. Vince il premio Nobel per la pace nel 1989 e rimane per tutti una figura di grande carisma e coraggio.

Boh?

elezioniMi piacerebbe commentare pacatamente ciò che è successo durante il week end, ma a me, come forse a molti milioni di italiani pensare alle elezioni fa male. Mi si alza la pressione, mi gira la testa e, santi numi, incomincio ad avere le traveggole !

Insomma non posso permettermelo, mi fa male alla salute.

E ancora più male mi fanno le parole di scherno che, da italianaintransito, sono costretta ad ascoltare in terra straniera… che fare ? Abbozzare un sorriso, o incavolarsi e diventare viola con conseguenti problemi alla salute ?

E poi quando il malcapitato ti viene a chiedere, ma insomma chi ha vinto le elezioni in Italia ? cosa rispondereste al mio posto ? Come si fa a spiegare una lunga e complicata storia a chi non conosce gli antefatti. Allora, sguardo bovino, risatina impacciata e poi via a gambe levate !

Si, perché, chi ha vinto in questa stracciata, mal messa, incavolata Italia ? Qualcuno è capace di spiegarmelo ?

Come sempre tutti hanno vinto e tutti hanno perso (eccezionale “pezzo” di democrazia), fiumi di inchiostro sono stati sprecati per spiegare il voto di testa e il voto di pancia…

A mio personalissimo avviso abbiamo sprecato tempo e ancora una volta ci siamo fatti gabbare. Non risparmio nessuno. Abbiamo castigato il vecchio che avanza, non abbiamo avuto la forza di premiare il nuovo adeguatamente e coloro che si sono arroccati sui propri benefici hanno fatto la scelta più egoista in assoluto, pensando di poter conservare lo status acquisito.

Che tristezza ! Siamo come le moschine che si dibattono in una goccia d’acqua.

Vedo troppo nero ? Gramellini sulla Stampa di ieri ha scritto al termine di un gustosissimo articolo : « Non sono impazzito, anche se la situazione politica me ne darebbe ampia facoltà. Mi sono solo convinto che l’Italia versava in un tale stato catatonico che per rianimarla serviva un elettrochoc. Ora siamo svegli. Nella melma più nera, ma svegli. Non resta che venirne fuori, ma questa da millenni è la nostra specialità ». Fateci sapere come la pensate !

Che ossessione la felicità

Che ossessione la felicità, era il titolo di un articolo che ho letto sul Sole 24 ore di domenica 15 marzo, scritto da Remo Bodei.

L’articolo prendeva spunto da un libro di una giovane filosofa americana, Jennifer Michael Hecht dal titolo The Happiness Myth: The Historical Antidote to What isn’t Working Today (New York, HarperOne, 2007).

Franz Xaver Messerschmidt, The Yawner,1770
Franz Xaver Messerschmidt, The Yawner,1770

Ero in banca e il giornale con l’articolo, lasciato sul bancone mi attrae subito. Il concetto di felicità, dice, muta nel tempo, ma  viene sempre individuato in aspirazioni socialmente condivise, quali: la bellezza, il denaro e il sesso. L’articolo dedica anche uno spazio all’uso di droghe. Infine, leggo, nel tempo sono cambiati i metodi per soddisfare queste aspirazioni. Oggi, ad esempio, le donne non si mettono più i corsetti per modellare il corpo e renderlo attraente, ma tutti – uomini e donne – si piegano ormai alle cure che promettono bellezza e giovinezza.

Ci ho pensato qualche giorno e passo all’autocritica: cosa faccio per essere felice? Qualche volta cedo allo shopping. Certo il sesso fa parte della vita, ma non è veicolo di felicità più del benessere: le due cose non sono le stesse.  C’è chi pensa alla giovinezza eterna, o al denaro che può permettere di mangiare al ristorante, di comprare la macchina nuova, il televisore, i vini raffinati.

No, secondo me tutto ciò non è vera felicità.  I miei momenti più felici li ho trascorsi (e credo mi attendano) tutte le volte che mi sono messa in relazione con altre persone per dare e ricevere calore umano e affetto.

Concludo. Stasera sono andata a prendere mia figlia a Yoga e sul bancone ho trovato questo messaggio;

5 semplici regole per la felicità:

1-Libera il tuo cuore dal risentimento

2 Libera la tua mente dalle preoccupazioni

3 Vivi semplicemente

4 Dai di più

5 Aspettati di meno

Salon de Modeste, un’idea per incontrarsi

salon de modeste

Dal 1995 si tiene a Friburgo in Svizzera un’iniziativa che sarebbe bello poter replicare altrove. Per una sera, il venerdì più vicino al 24 febbraio, festa di San Modesto, un certo numero di abitanti apre le porte di casa propria a tutti coloro che vogliono entrare a bere un bicchiere, a spilluzzicare qualcosa e a incontrare altri invitati, chiacchierando con sconosciuti amabilmente del più e del meno, ma anche di argomenti di cultura e società.

Un modo per dimostrare accoglienza e fare nuove amicizie. Finora mai è capitato nulla di spiacevole e i partecipanti sono aumentati negli anni grazie al passa parola.

L’idea è stata lanciata dai membri dell’associzione culturale Phare di Friburgo e si basa su poche semplici regole. Gli indirizzi così come il criterio che determina dove ci si deve recare e che cambia ogni anno (quest’anno gli ospiti si dividevano secondo l’iniziale del nome della loro personalità preferita !), sono pubblicati il giorno stesso sui media partners dell’evento. Fino all’ultimo dunque non si può sapere chi suonerà alla porta né chi l’aprirà! A casa dei gentili ospiti si può rimanere il tempo che si vuole, tuttavia dalle 21,30 essi svelano il luogo dove tutti si possono recare per terminare insieme la serata, quest’anno era il locale Arsen’alt.

Si tratta dell’incontro di una sera, che può avere esiti importanti oppure no ! Senz’altro è un modo per aumentare le prorpie conoscenze in maniera simpatica ! Da replicare!

Chiacchiere del lunedì

Prova mafalde

Mettiamocelo bene in testa: comprare il cibo equivale ogni volta a prendersi un rischio. Quando sei nel supermercato non sai più quale scelta fare, perché più le confezioni sono attraenti più temi la fregatura solenne. Le confezioni poi rimandano al ricordo che abbiamo dei volti felici delle famiglie nella pubblicità, dove attorno al sofficino tutti trovano una pace e una soddisfazione invidiabili. Mamme felici, bambini sorridenti e scanzonati, nonni soddisfatti e poi giù un bombardamento di cuochi creativi e pieni di ingegno, che occupano il nostro tempo libero per spiegarci cosa potremmo cucinare.

FOOD-FRAUD-11

Eppure qualcosa non quadra. Ogni tanto, un po’ di questa comunicazione viene sbugiardata da notizie che ci fanno una gran paura. Questa settimana è stata la volta della carne di manzo sostituita dalla carne di cavallo che, per carità, non sarebbe poi un gran male, se il cavallo non fosse un cavallo da corsa dopato con farmaci dannosi per gli esseri umani. E così sono state ritirate alcune lasagne e alcuni ravioli dagli scaffali del supermercato.

Il problema è che ci troviamo senza risorse davanti alle frodi alimentari. Ci siamo forse abituati troppo bene e invece di farcele noi le lasagne e i ravioli ora li si acquista confezionati. È pericoloso incominciare a non fidarsi perché si entra in un loop dal quale poi è difficile uscire. Infatti sa arriviamo alle materie prime, la carne appunto, la farina, l’olio… tutto con un po’ di furbizia può essere sofisticato…

Ad esempio, si legge che con pochi grammi di clorofilla qualunque olio, anche di semi, può sembrare olio di oliva. Oppure abbiamo la mozzarella di bufala che prima è in crisi per la diossina, poi perché viene annacquata con il latte vaccino, che costa meno.

Senza parlare del pesce al cromo, del vino al metanolo o dei taralli pugliesi alla crusca per cavalli…

Sono solo alcuni esempi. Se guardate sul web troverete tante notizie e molte si contraddicono tra loro; al punto tale che alla fine ti gira la testa e senti che sei lontana dalla verità. L’unica cosa che sappiamo è che le frodi sanitarie sono in aumento, con lo scopo di aumentare il profitto di pochi.

Che triste fine per M13

Orso brunoLa colpa di M13, sigla con la quale era conosciuto l’orso bruno venuto dal Trentino e installatosi nei Grigioni a luglio scorso e infine ucciso martedì mattina per ordine delle autorità cantonali grigionesi, è stata quella di aver attraversato la frontiera Italia/Svizzera una volta di troppo. Diciamo che il suddetto orso per gli italiani era un “gigione”, un tipo che “amava” avvicinarsi all’uomo, anche perché aveva capito che razzolare nella spazzatura era molto più semplice che cacciare il cibo nella foresta, per i cugini svizzeri invece aveva rapidamente risalito il protocollo della pericolosità, contenuto nella Strategia Orso della Confederazione, e da “orso problematico” all’inizio dell’inverno si era velocemente trasformato in “orso a rischio” al suo risveglio dal letargo due settimane fa. È stato considerato pericoloso, M13, dopo un incontro ravvicinato con una quattordicenne che lo ha incrociato su un ponte nei pressi del suo villaggio, Miralago. Ed è stata questa sua prossimità con gli umani che gli è costata la pelliccia, ultimo atto di una vita vissuta pericolosamente (stragi di montoni, razzie in case di vacanze e nei cassonetti).

Questa “esecuzione” ha scatenato le proteste delle associazioni ambientaliste svizzere, in primo piano WWF e Pro Natura, al pensiero delle quali ci allineiamo riportando qui di seguito uno stralcio del comunicato apparso dopo l’abbattimento dell’animale: “M13 non aveva paura delle persone, non ha tuttavia mai dato prova di avere un carattere aggressivo. Ciò che irrita è che le colpe attribuitegli e che alla fine gli sono costate la vita sono in realtà da ricondurre a palesi mancanze della regione interessata e del Cantone. Carenze a livello di prevenzione e preparazione alla presenza del plantigrado hanno contribuito all’acuirsi della situazione… Non ci sono più scuse per non adottare tutte le misure preventive del caso. L’orso è ritornato in Svizzera nel 2005 e deve poter rimanerci”.

Molti giornalisti si sono occupati di questo argomento uno di loro credo abbia colto nel segno. Infatti Philippe Barraud, giornalista indipendente, scrittore e fotografo romando, ha messo impietosamente il dito nella piaga scrivendo: “La condanna a morte dell’orso M13, nei Grigioni, supportata da pretesti futili e senza riflettere sulle possibili alternative, è un segnale doppiamente grave per la società e per lo Stato. Da una parte mostra la nostra completa separazione dalla natura e dall’altra il fallimento della nostra politica nei confronti della fauna selvatica”. M13 ha pagato il conto per tutto ciò.

Per dovere di cronaca dobbiamo dire che il povero orso, cioè quel che ne rimane, avrà un posto al Museo di storia naturale di Coira, come dire dell’orso non si butta via niente!

Un martello nel cervello…

CefalyQuanti tipi di emicrania esistono? Io avrei giurato tantissime, ma ho scoperto che ne esistono fondamentalmente due. Una cefalea primaria/benigna e un secondo tipo dovuto a varie patologie detto secondario.

Da cosa dipendono? Nessuno lo ha stabilito ancora con certezza… pare si tratti di un cocktail di concause che scatenano il dolore, fra le quali ci sono quelle ambientali e fisiche, le variazioni ormonali, alimenti, stress, variazioni sonno/veglia, sforzi fisici (fra i quali anche il sesso), cambiamenti atmosferici o farmaci.

Insomma tutto, e il contrario di tutto, può scatenare il mal di testa. Fino ad oggi non esisteva alcun tipo di prevenzione dell’emicrania, tutti i rimedi, i medicinali, le erbe, gli espedienti tendevano a curare il sintomo, cioè il dolore.

È stato però recentemente sperimentato e messo in commercio, anche in Europa, un dispositivo che potrebbe fare la differenza e agire come prevenzione al manifestarsi del disturbo. Questo oggetto utilizzato per una ventina di minuti al giorno, ridurrebbe la probabilità di attacco dell’emicrania ed avrebbe un’efficacia simile, se non maggiore, ai farmaci usati per il mal di testa, senza essere così invasivo. Inoltre è un bell’oggetto, che i produttori sono sicuri piacerà soprattutto alle donne, che soffrono di emicrania il 25% più degli uomini.

Io spero veramente, che il diabolico aggeggio possa servire a risolvere almeno in parte il problema che rende la vita infernale ad un sacco di persone e che ad esempio in alcune regioni è addirittura riconosciuto come malattia invalidante.

Oggi, che non ho il mal di testa, posso perfino scherzarci sopra e cantare insieme a Rossini del Barbiere di Siviglia!

Mi par d’esser con la testa, in un’orrida fucina, dove cresce e mai non resta, delle incudini sonore, l’importuno strepitar. Alternando questo e quello, pesantissimo martello, fa con barbara armonia, muri e volte rimbombar. E il cervello poverello, già stordito sbalordito, non ragiona, si confonde, si riduce ad impazzar.

Arte e illusioni ottiche

A Ginevra sono molto attenti a non sprecare soldi nel corredo delle mostre. Vi faccio un esempio, la pubblicità è sempre ridotta al minimo ed è frequente che l’esposizione non sia accompagnata da un catalogo.  E così è necessario tenere accese le antenne altrimenti si possono perdere delle mostre interessanti come in questo momento quella  dedicata all’artista ungherese Victor Vasarely (1906-1997).

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E’ una piccola  mostra allestita all’Espace Expoig Pont de La Machine, uno spazio sopra  un ponte pedonale del lago Lemano.

Victor Vasarely è considerato il fondatore della Optical Art.Il movimento sorto negli anni Sessanta si fonda sul rapporto tra arte astratta e scienza e rivolge la sua indagine sugli effetti ottici ottenuti attraverso la forma, il colore e la luce. Con cerchi, quadrati,sfere linee curve e convesse  si cerca di esplorare i campi della percezione ottica, sperimentare nuove illusioni che vanno oltre la superficie del quadro .

Victor Vasarely, Vega-Okta, 1972-74
Victor Vasarely, Vega-Okta, 1972-74

Victor Vasarely, dopo aver ottenuto una laurea in medicina già dal 1927 si dedica completamente all’arte e si trasferisce a vivere a Parigi. Il suo lavoro vuole essere scientifico e dedicato alla ricerca visiva, i suoi quadri stimolano l’impulso visivo a vedere le forme in movimento o in rotazione. Le sue ricerche anticipano il mondo virtuale, il graphic design e il computer anche se mantengono una forte impronta poetica. Davanti ai suoi quadri ci si trova spesso spiazzati e immersi in un mondo di linee fluttuanti che cambiano la forma con il movimento dei nostri occhi.

In mostra troverete anche opere di Vasarely meno conosciute, i suoi inizi in campo pubblicitario o le opere in ceramica e tessili. L’artista era interessato a tutti i campi dell’arte, per lui l’arte doveva abbellire la vita di tutti i giorni come si può vedere dal progetto Cité polycrome degli anni Settanta, pensato  per una città gaia e colorata.

Victor Vasarely, Toux, studio per pubblicità farmaceutica
Victor Vasarely, Toux, studio per pubblicità farmaceutica

L’arte per Vasarely non doveva essere per pochi eletti ma doveva arrivare a tutti e l’oggetto artistico poteva essere riprodotto all’infinito.

Vasarely vous a l'oeil, espace Exposig, Ginevra
Vasarely vous a l’oeil, espace Exposig, Ginevra

La mostra è stata realizzata con la collaborazione della fondazione Vasarely, ha un allestimento avvolgente, appena si entra siamo immersi nell’optical art ed è possibile anche  giocare facendo il percorso interattivo con quadri da ricostruire, illusioni ottiche o giochi di colore.

Il Centro organizza anche delle visite guidate gratuite, troverete tutti i dettagli su http://www.sig-ge.ch/espace-exposig

Una dichiarazione d’amore per l’Italia

girlfriend-in-a-comaFin dal titolo si intuisce che il film documentario scritto da Bill Emmott, ex direttore dell‘Economist e diretto dalla film-maker italiana Annalisa Piras non puó lasciare insensibili.
Girlfriend in a coma, che tradotto significa “la fidanzata in coma”, infatti, è due cose insieme: da una parte una profonda, entusiastica, struggente dichiarazione d’amore per il Bel Paese e dall’altra una crudissima, lucida, a tratti penosa denuncia del malcostume italiano.
Film decisamente scomodo, soprattutto prima delle elezioni politiche, tanto che la prima della pellicola, che doveva tenersi al MAXXI di Roma, é stata bloccata per volontà della presidente della fondazione del museo Giovanna Melandri, che ha motivato il gesto schermandosi dietro la par condicio che vige in questo periodo pre elettorale, ma che è stato bollato dalla stampa, soprattutto straniera, come un atto di “intellectual cowardice”, alla lettera codardia intellettuale.
Impietoso ritratto dei peccati di un’Italia, che, inutile negarlo, esiste, con le sue bassezze e le sue vigliaccherie, in balia di una classe politica corrotta e corruttrice che ha finito per soffocare quel “primato morale” che era la caratteristica principale degli italiani. Un vero e proprio collasso morale, che non ha eguale altrove nel mondo occidentale, scaturito da una crisi economica senza precedenti e aggravato da una classe politica che per decenni si è dimostrata più affezionata alla “poltrona” che al Paese. Eppure… eppure il film è anche uno spaccato sulle forze sane del paese, su quelle eccellenze che con difficoltà trovano spazio nelle cronache, su quella energia rinnovatrice che fa parte del DNA italiano.
Il film è realizzato come fosse un diario di viaggio tenuto da uno straniero che percorre l’Italia, l’ex direttore dell’Economist, appunto. Attraverso l’incontro e l’intervista di più di 50 personaggi italiani, Emmott trae le conclusioni sul male che ha colpito l’Italia. Gli intervistati sono nomi famosi che fanno parte dell’elite politica, culturale ed intellettuale del paese: da Mario Monti, a Carlo Petrini fondatore del movimento Slow food, a rappresentanti della cultura e dell’arte come Umberto Eco, Nanni Moretti e Roberto Saviano a personaggi del mondo economico quali Sergio Marchionne o Jhon Elkan. Tutti raccolti al capezzale della povera fidanzata in coma. Tutti sferzati da domande anche insolenti, ma che aprono scenari inquietanti. Lo stesso autore spiega “Temo che qui ci sia qualcosa per offendere tutti. Diamo uno sguardo alla corruzione istituzionalizzata del Paese, al crimine organizzato, al sistema politico cleptocratico e all’influenza perniciosa della Chiesa”. E di sicuro non risparmia nessuno.
Non nego che è stato difficile arrivare alla fine del film. Ho veramente provato un senso di malessere di fronte a verità per troppo tempo nascoste e ad italici atteggiamenti che non ci fanno onore.
La parte finale della pellicola poi comprende una serie di interviste a persone che hanno per scelta o necessità lasciato l’Italia.
E qui, da italiana, per di più residente all’estero, mi sono dovuta porre una serie di domande su atteggiamenti che sono anche i miei. Tutti gli intervistati infatti si proclamavano disperati per essere lontani dalla patria, ma allo steso tempo affermavano che così come stanno le cose di tornare non se ne parla. Tutti auspicavano un cambiamento, tutti si sono riempiti la bocca di “se si cambia siamo i primi a tornare” ed è proprio qui l’inghippo… Ma se i cambiamenti non contribuiamo a farli anche noi da lontano non solamente divenendo esempi di quelle virtù italiche che in patria non sono più apprezzate, ma in prima persona concorrendo al dibattito sul cambiamento, non è la nostra una forma di vigliaccheria che ci condurrà a veder morire la fidanzata in coma?
Da vedere per riflettere e agire…

Chiacchiere del lunedì

Prova mafalde

A Carnevale ogni scherzo vale. Vero, però siamo già in Quaresima e tutto quello che ho sentito questa settimana non era uno scherzo. Devo ricapitolare? Abbiamo cominciato con le dimissioni del Papa, per poi passare agli esperimenti nucleari della Corea del Nord. Nel mezzo a tutto ciò abbiamo trovato scandali e colpi di scena più o meno miserabili dei politici italiani, con un gran finale dato dai meteoriti caduti su sei città degli Urali, in Russia, che sono esplosi e hanno fatto un migliaio di feriti.

Vi ricordate il titolo del film  “Fermate il mondo voglio scendere”, beh ad un certo punto mi veniva proprio di dire così. Cosa aspettarsi d’altro? Lo choc da notizie è stato piuttosto forte e ancora non riusciamo bene a comprendere la portata di alcune di esse. Senz’altro quella sulle meteoriti è stata la notizia che è piaciuta di più in casa mia. Le figlie hanno esclamato: “vuoi vedere che in Russia sono nati dei Supereroi?”. Mentre sul nucleare ho preferito soprassedere, tanto era grave e pesante la notizia, sulle dimissioni del  Papa non sono riuscita a far capire loro la novità incredibile di questo gesto. Mi sono resa conto che le mie adolescenti sono più attente alla possibile  nascita di Supereroi attraverso il contatto con meteoriti, che non alle implicazioni delle dimissioni del Pontefice sulla chiesa e sul ruolo del papato.

Anche i miei figli sono stati catturati dalla possibilità di un’invasione aliena piuttosto che dalla gravità delle notizie italiane! Si potrebbe a lungo dibattere sulla “insostenibile leggerezza dell’essere” di queste nuove generazioni, ma in fondo le capisco. Che noia questa campagna elettorale! Che scenari difficili queste dimissioni del papa! C’è da perderci il sonno… Per fortuna questa settimana ci ha salvato San Remo… non dalla noia, ma dalla pesantezza. Il festival è finito, ci ha divertito, porterà i soliti strascichi di polemiche varie, insomma tutto secondo il copione. Ed ora? Niente paura, se non consideriamo le elezioni italiane della settimana prossima, possiamo sempre sperare che la notte degli Oscar ci possa dare un fremito! Non so voi, ma se devo proprio rimanere sveglia preferisco lo spettacolo Hollywoodiano alle proiezioni ed agli exit poll.

Comunque in attesa che “altro” accada godiamoci questo pezzo della Lucianina nazionale!