“Mettete i fiori nei vostri cannoni”

“La vera provincia italiana è diventata Facebook. È lì che trovi i risentimenti, i litigi, il livore, le zuffe, cioè l’aspetto meno edificante del paese”, così si esprime Edoardo Camurri, scrittore, giornalista, conduttore radiofonico e televisivo.

I social ci hanno resi liberi di esprimerci? Liberi di insultarci, di litigare, magari nascosti dietro ad un nickname, ma anche di raccontarci, di far sapere agli amici dove siamo, cosa pensiamo, cosa sentiamo.

Come al solito è sciocco demonizzare il medium, come al solito è questione di misura e intelligenza nell’uso delle risorse… perché comunque è di risorse che si parla.

Ciò che è difficile da buttar giù è la violenza, l’aggressività che trapela da tanti, troppi post. Sto assistendo attonita alla spirale di follia pura nella quale stiamo cadendo a proposito del prossimo referendum costituzionale. Tutti urlano si o no, le ragioni dell’altro non interessano, tutti siamo impegnati a insultarci vicendevolmente. Tutti mentono sapendo di mentire, tutti raccontano, postano, condividono bufale che in altro clima farebbero solo sorridere.

È verso un mondo che si azzanna e si lacera senza pudore che stiamo andando incontro?

Non ci sto! Sarò naif ma io sto con chi diceva “mettete i fiori nei vostri cannoni”. Forse è l’unico modo  di spiazzare i violenti e i seminatori di zizzania!

Buona settimana!

23 – 29 March 2015, #museumweek2015

twitter-museum-weekSecondo voi è possibile celebrare la cultura attraverso un social media come Twitter?

Nel 2014 una dozzina fra istituzioni culturali francesi e manager di grandi musei in collaborazione con Twitter hanno dato vita alla “settimana dei musei” alla quale l’anno scorso parteciparono più di 630 istituzioni attraverso l’intera Europa, oggi l’evento vuole diventare planetario e già 29 paesi vi partecipano attivamente.

Ma di cosa si tratta? L’idea parte dal fruitore finale del museo, della collezione, della galleria: il pubblico. Per anni infatti le istituzioni hanno lottato, inutilmente, per limitare l’accesso alle strutture con fotocamere, telefoni cellulari dotati di macchina fotografica, enciclopedie on line e tutte le diavolerie elettroniche che ci portiamo quotidianamente con noi, per evitare che le preziose collezioni venissero fotografate di soppiatto, “amate fino alla morte”, postate su Facebook, SnapChattate senza ritegno da un pubblico, cialtrone forse, ma comunque pagante. Allora che fare? Beh se il nemico non si può combattere almeno fattelo amico! Ed ecco che molti musei hanno iniziato non solo ad abbracciare la filosofia del Tweet, ma addirittura a fornire una rete wireless istituzionale in modo che il tweet divenisse una incredibile fonte di pubblicità gratuita!

Così è nata #museumweek2015.  In 7 giorni, dal 23 al 29 marzo, con 7 temi da condividere con tutti i partecipanti di ogni parte del mondo, per ogni giorno un ashtag “#” diverso:

Lunedì 23 marzo con l’ashtag #secretsMW il pubblico scoprirà la vita quotidiana, il “dietro le quinte” delle varie istituzioni e chissà magari anche qualche segreto ben custodito.

Martedì 24 marzo #souvenirsMW il pubblico sarà invitato a condividere, naturalmente su Twitter, i ricordi che hanno di una loro visita al museo.

Mercoledì 25 marzo #architectureMW il pubblico potrà scoprire la storia dell’edificio che accoglie l’istituzione, dei suoi giardini, del suo quartiere e dei suoi luoghi emblematici.

Giovedì 26 marzo #inspirationMW il pubblico potrà catturare, intorno a sé, l’arte, la scienza, la storia, l’etnografia a seconda della specializzazione della struttura.

Venerdì 27 marzo #familyMW il pubblico potrà apprezzare e provare tutto ciò che offre l’istituzione per rendere una visita in famiglia o con la scuola un’esperienza indimenticabile.

Sabato 28 marzo #favMW sarà il giorno dei colpi di fulmine! I visitatori potranno condividere – con una foto, un video – ciò che hanno amato di più del museo.

Domenica 29 marzo #poseMW tutti potranno considerare il museo come un set e mettersi al centro della scena. Pose, memi, selfie tutto è possibile!

Durante l’evento, tutti possono cogliere l’occasione per dimostrare il loro entusiasmo nei confronti del museo che stanno visitando e della cultura in generale. Servirà ad avvicinare un pubblico più vasto all’idea di museo?

 

English version 

Is it possible, in your opinion, to celebrate culture through a social media platform like Twitter?

In 2014 a dozen French cultural associations and large museums managers, through a collaboration with Twitter, came together and organised ‘Museum Week’, a project which involved 630 institutions throughout Europe joining forces on the social media website. This year Twitter is repeating their successful experiment, and expanding it worldwide, with 29 confirmed participating countries.

But what is Museum Week? The idea begins with the final ‘user’ of a museum, an exhibition, a gallery: the public. For years, institutions like museums have fought relentlessly though uselessly to limit access in their premises with cameras, cameraphones, online encyclopaedias, and all other electronic aids that, nowadays, are but a swipe of the finger away. This has always been an attempt to prevent the public from sneaking photograph inside their exhibitions, that would certainly end up on a social media platform, to prevent them from being posted on Facebook, from being SnapChatted, and from all the other online terms that have become part of our everyday vocabulary. This allowed galleries and museums to make sure that the only people able to observe the works contained would be the paying costumers. But, as they say, if you can’t beat them join them. And that is how how Museum Week was born, as many of the institutions that faced this problem started embracing the idea of dedicating a week to tweeting the ins and outs of their exhibitions, gaining ‘favourites’ in exchange for large amounts of publicity.

This is how the ongoing #museumweek2015 was created. It consists of 7 days, from March 23 to March 29, each treating a different theme to be shared with users all over the world, each represented through a different hashtag:

Monday 23 March was dedicated to the hashtag #secretsMW, in which the public was allowed to see the behind the scenes life in large institutions and museum around the world, and, who knows, maybe revealing some juicy secrets.

Tuesday 24 March the hashtag for the second day was #souvenirsMW, where the users were invited to share, through Twitter, the memories that they may have of their visit to the museum.

Wednesday 25 March revolves around #architectureMW, where users will learn of the story of the building that the museum is found in, of its neighbourhood, and of its significant landmarks.

Thursday 26 March with #inspirationMW, the user will be able to capture art, science, history and ethnography within (and depending on) the institution.

Friday 27 March will look at #familyMW, where the user will be able to appreciate and try all the  museum has to offer in order to make a family visit or school trip an unforgettable experience.

Saturday 28 March, #favMW, will be the day where users have the opportunity to share via photo or video on Twitter, what they loved most about the museum.

Sunday 29 March will be dedicated to #poseMW, where all museums taking part of the project will become photoshoot sets, and photos, selfies and group shots will be allowed.

Throughout the entirety of the event, everyone can take the opportunity to show their enthusiasm in regards to the museum that they are visiting through Twitter. Will it be useful in an attempt to introduce a larger amount of ‘users’, the public, to the idea of visiting a museum?

L’inferno sono gli altri!

L'inferno sono gli altri!
L’inferno sono gli altri!

Siamo tutti diventati paranoici… è vero. Magari non la mia generazione e quelle precedenti, ma a partire da quella successiva siamo diventati utilizzatori seriali dei social network. Dove sei, con chi sei, cosa fai, cosa pensi, cosa mangi, tutto viene diligentemente portato alla conoscenza di followers, amici, non amici, lontani parenti, ex compagni di classe, perfetti sconosciuti.

Ma chi non vuole sottostare alle regole del social networking cosa può fare ? Niente paura incominciano ad apparire applicazioni ad hoc.

La prima applicazione che vi voglio presentare è Ennemybook che come recita il sito è un «servizio anti-sociale che ti disconnette dai cosiddeti amici attorno a te ». Infatti l’applicazione pone un rimedio agli effetti di Facebook e permette di gestire i nemici in modo efficace come si gestiscono gli amici su Facebook. Alla lista dei nemici puoi aggiungere le ragioni dell’inimicizia, puoi mandare notifiche ai nemici, puoi vedere chi ti ha inserito nella propria lista di nemici ed eventualmente puoi diventare amico dei nemici dei tuoi nemici… Decisamente catartico!

Altra chicca del momento è l’applicazione Hell is other people (L’enfer, c’est les autres, l’inferno sono gli altri, mutuato da J.P. Sartre) che oserei definire l’accessorio dell’estate per il misantropo. Attraverso Foursquare (l’applicazione che consente di mostrare in tempo reale dove sei) infatti Hell is other people mappa la posizione dei tuoi “amici”  in modo da potersi tenere ben lontani da chiunque tu conosca. Geniale, l’autore lo definisce un esperimento di anti social media!

Allora per questa estate è chiaro, se non volete confondervi, raggrupparvi, farvi notare ecc ecc non si deve far altro che usare questi mezzi… la cosa migliore? Disconnettersi totalmente dalla rete, almeno per un po’

Sentite questa: è stato costruito IGGY

cervelli

Sentite questa, la notizia l’ho letta ieri sul Il Messaggero. E’ nato il primo social network esclusivo per studenti particolarmente intelligenti dai 13 ai 18 anni. L’idea viene dall’Inghilterra e più precisamente  dall’Università di Warwick.  L’articolo di Deborah Ameri lo ha definito il Facebook intelligente e si chiama Iggy.

Iggy è accessibile ai ragazzi di tutto il mondo, ma per accedervi la prima volta  occorre essere stati segnalati da un insegnante. Una volta dentro gli studenti possono esercitarsi con qualsiasi tipo di problemi da risolvere o test difficilissimi  come ad esempioquelli preparati dal Mensa, l’associazione internazionale fondata ad Oxford nel 1946 in cui per entrare occorre essere dotati da un alto quoziente intellettivo.

Nell’articolo ho scoperto anche che Iggy non è gratuito e per diventare membro si deve pagare  140 euro, cosa che non deve aver scoraggiato i giovani, infatti conta già 2.500 studenti iscritti ( la maggior parte inglesi ma anche giovani  dal Sudafrica , Singapore e Australia). Da poco Iggy ha  lanciato anche il suo primo concorso letterario e chi vincerà oltre a vedersi pubblicato il proprio testo potrà guadagnare 2500 euro.

La notizia mi ha lasciato  perplessa, io sono per le dissonanze e così mentre gli studenti prodigio di tutto mondo si riuniscono e si chiudono in club esclusivi non riesco a smettere di credere che la conoscenza e la crescita personale di un individuo sia più complessa di un rifugio per simili ma che al contrario sia il risultato di tante esperienze, costruite con ingredienti eterogenei e misti.

E’ possibile giudicare?

E’ possibile giudicare?
A volte non è facile dare un giudizio su tutto ciò che accade attorno a noi. Così, mentre ancora siamo sconcertati e perplessi dalle dimissioni di Papa Benedetto XVI, mi sorprendono i giudizi sicuri e le affermazioni di tanti che si dicono a favore o contrari a questa decisione del Pontefice.

Come ci immaginiamo la vita dei  religiosi?  Quali sono le sfide e quanta tenacia occorre per mantenere una vita autentica nella fede?  C’è una donna che ce lo racconta in un libro, da poco uscito, intitolato: Mentre vi guardo.

E’  Madre Ignazia Angelini, badessa del Monastero di Viboldone, Milano.

books

Nel libro troverete  la sua esperienza di vita nel monastero (dove è entrata quando aveva 19 anni, nel 1964)  ma anche ciò che i suoi occhi hanno visto e compreso del mondo esterno. La sua è stata una vita dedicata alla meditazione e alla preghiera ma anche alla relazione con gli altri, siano essi le monache del convento o le persone fuori nel mondo.

Il libro è una riflessione su queste relazioni. Tutti gli aspetti della vita sono visti da un prospettiva nuova.  Un esempio è il concetto di “realizzazione di se’” inteso come un percorso legato solo a parametri economici, mentre invece dovrebbe essere visto come “la capacità di una persona di elaborare un gusto della vita a costituire la sua realizzazione.”

Oppure il tema delle passioni e della necessità di andare oltre alle reazioni suscitate in preda all’ emozione: reazioni che  “assolutizzano l’immediato” e non permettono di istituire a priori il contatto con l’altro.Una riflessione tanto più vera se si pensa alla nuova mania generata da Facebook, in cui tutto si è trasformato in un’affermazione ripetuta di mi piace non mi piace. Tanto che il verbo piacere si è passato, come dice Jonathan Franzen nel suo nuovo libro Più lontano ancora, “da essere una disposizione d’animo ad un’azione compiuta con il mouse, da un sentimento a un’affermazione di scelta del consumatore”.

Un libro da leggere piano e da meditare dove vi stupirete come i temi scelti da una suora di clausura siano quanto mai attuali e calati nel nostro mondo.