Adotta un nonno… non te ne pentirai!

nonnoCosa significa essere anziani, essere rimasti da soli quando il compagno o la compagna di una vita se ne sono andati, quando gli amici di sempre non ci sono più e si fa fatica a capire i cambiamenti e a seguire un mondo che non si riconosce più?

Solo a Milano sono 24000 gli ultra settantenni molti dei quali vivono in condizione di indigenza e solitudine. La Arca onlus in collaborazione con il Comune di Milano promuove il progetto Adotta un nonno, che “nasce dalla necessità di assistere e sostenere i sempre più numerosi anziani poveri e soli della città di Milano. L’obiettivo del progetto è semplice: garantire agli anziani indigenti un pasto al giorno e la possibilità di occuparsi della propria igiene personale e di quella della loro abitazione”.

Nell’ambito di tale progetto a partire dal 20 ottobre prossimo, in alcune scuole di Milano alcuni di questi nonni sederanno gomito a gomito con i bambini delle elementari. A loro infatti verrà offerto non solo un pasto caldo ma soprattutto un momento di socialità con i più piccoli con cui condivideranno il pranzo nella mensa e qualche chiacchiera prima del ritorno sui banchi.

In questo modo si dovrebbe ottenere un doppio risultato: il primo il più importante quello di sviluppare attraverso la condivisione del cibo la costruzione di legami tra le persone e il sostegno ai più deboli, Il secondo, altrettanto importante, evitare gli inevitabili sprechi delle mense scolastiche.

 

 

Quando le fiere d’arte entrano in competizione

Grand Palais
Grand Palais sede di Art Paris Art Fair
Italia e Francia, cugine da sempre, rivali nel campo della moda e del vino e dell’offerta museale e artistica  ora competono anche per il mercato dell’arte contemporanea. Infatti le città di Milano e Parigi apriranno negli stessi giorni (dal 27 al 28 marzo)  le fiere d’arte moderna e contemporanea.La prima, Art Paris Art Fair  si aprirà il 27 presso il Grand Palais ospiterà più di cento gallerie e ha invitato come paese d’onore la Cina.  Per l’occasione infatti verrà organizzata una mostra di scultura cinese contemporanea e verranno presentate una sessantina di lavori a china. Nella fiera di Parigi inoltre ci sarà una sezione dedicata al design e ai libri d’arte. Ma al design e ai libri d’arte sembra rivolgersi anche la fiera Mi Art che si terrà dal 28 marzo a Milano, anzi la fiera di Milano sembrerebbe avere un programma ancor più articolato.
Mi Art, Fieramilanocity
Mi Art, Fieramilanocity

Ci saranno infatti due nuove sezioni una chiamata Thenow dove si metterà a confronto un artista storico con uno più giovane e la sezione Conflux curata da Abaseh Mirvali e dedicata a progetti e installazioni site-specific di gallerie e artisti internazionali con un’attenzione privilegiata all’America Latina e al Medio Oriente.Le due fiere non mancheranno di avere gallerie importanti e ormai affermate ma anche quelle più giovani che guardano all’arte d’avanguardia.In entrambi le fiere ci saranno momenti di confronto con gli artisti e i ciritici, si terranno conferenze e poi verranno assegnati i premi nel campo del design, delle gallerie emergenti che hanno svolto il miglior lavoro e così via.

Che fare dunque dovendo scegliere? quale delle due manifestazioni sarà in grado di analizzare meglio l’andamento del mercato dell’ arte contemporanea? è difficile dirlo, senz’altro in entrambi i casi saranno tre giorni di full immersion, diletto e divertimento di appassionati e collezionisti.

Prove di Natale, n° 1

regalo di NataleNatale si avvicina. Vi farete trovare come al solito impreparati o fate parte di quella stretta cerchia di persone che dopo aver stilato un accurato e impeccabile elenco riesce a comprare tutti i regali, per tutti gli amici e i parenti mesi prima (conosco persone che battono mercatini e negozietti fin dall’inizio dell’estate…)? Cioé fate parte di quella schiera di sciattoni come me, che improvvisano fino alla mattina di Natale, rimediando spesso terribili figuracce, o affrontate il « problema regalo » con perizia scientifica (senza cioé ripetersi o sbagliare taglia, numero, persona ecc ecc)?

Per i secondi è stata redatta una lista delle dodici migliori città nelle quali si può fare shopping natalizio. I parametri di scelta sono stati rigorosi: come muoversi (qualità del trasporto pubblico, accessibilità e disponibilità di taxi, tempi di trasporto e percorrenza); valore (cioè le stagioni di vendita e i prezzi medi); varietà (cioè numero di marche disponibili, gamma delle categorie commerciali, quantità di negozi di lusso, grandi magazzini, boutique, rivenditori vintage e bancarelle); esperienza (parametro basato su bellezza della città, qualità delle vetrine e dei negozi, cordialità e competenza degli impiegati e dello staff, possibilità di alloggio e vitto). Al primo posto naturalmente c’è New York, seguita da Tokyo, Londra, Kuala Lumpur, Parigi, Hong Kong, Buenos Aires, Vienna, Dubai, Madrid, Milano e Seul. In queste città si trova di tutto e di più, i prezzi possono essere scandalosamente alti o pazzescamente bassi, le idee, per essere almeno una volta originali la mattina di Natale, vi assalgono mentre state guardando le vetrine.

Io mi chiedo, c’era davvero bisogno di fare uno studio accurato per arrivare a capire che fare shopping in una megalopoli è più facile che farlo a Busto Garolfo?

Senza cadere nella trappola moralistica sul genuino significato del Natale, reputate che sia davvero necessario il «regalo» di  Natale ? Se credete che la tradizione debba essere rispettata pensate che debba essere «utile» o completamente «inutile e frivolo» ? Basta il pensiero o bisogna andarci giù duri ?

Raccontatemi cosa ne pensate e cercate di riappacificarmi con la tradizione ridondante che faccio fatica  a seguire ed apprezzare…

Arte soggetta a deperimento

Dieter Roth, ritratto dell'artista, multiplo, 1968, cioccolato
Dieter Roth, ritratto dell’artista, multiplo, 1968, calco di cioccolato con cibo per uccelli

Oggi fino al 9 febbraio si inaugura, a HangarBicocca di Milano, una mostra antologica dedicata a Dieter Roth. Un’artista difficile da capire per chi si discosta mal volentieri dai canoni tradizionali dell’arte. Ma, se lo andate a vedere, credo che abbia la capacità di incuriosirvi e farvi riflettere sugli sviluppi e le trasformazioni dell’arte contemporanea.

Dieter Roth (1930-1998), poeta, grafico, esperto di musica e design, ha spaziato in campi diversi sperimentando sia nel campo della tecnica che in quello dei materiali dell’arte. Pittore, interessato all’arte cinetica, ad un certo momento della sua vita comincia a inserire materiali deperibili nei suoi lavori: cioccolato, formaggio, pasta di pane. Materiali che gli interessano proprio per la loro natura transitoria. Nel 1982 ha rappresentato la Svizzera alla biennale di Venezia e ha collaborato con artisti come Daniel Spoerri, Richard Hamilton e Arnolf Rainer.  Le sue opere sono scelte come un atto che si insinua dentro il vivere quotidiano e vive il tempo del suo svolgimento. Oltre a questo, Roth è stato interessato molto anche al concetto di opera d’arte come multiplo – un concetto che mette in crisi l’idea dell’unicità dell’opera –  realizzando opere che sono sospese tra la banalità dell’immagine e la sofisticatezza di un’opera autenticata da una piccola tiratura e firmata. Ha prodotto libri d’artista e ha fondato anche delle case editrici.

Dieter Roth, Cologne Divisions,1965
Dieter Roth, Cologne Divisions,1965

Roth ha partecipato più volte alla Biennale di Venezia. Come dicevamo, nel 1982 rappresentò la Svizzera. Per questa edizione, invece, Massimiliano Gioni lo ha ricordato con  Solo Szenen, una videoinstallazione  del 1997-98 composta di 131 monitor collocati dentro scaffali di legno, un’installazione intesa come un diario in cui durante un periodo di convalescenza dell’artista lo si poteva seguire in tutta la sua attività quotidiana.

Dieter Roth, Solo Szenen, 1997-98
Dieter Roth, Solo Szenen, 1997-98

I video ci offrono tutti i momenti di questo periodo,  non nascondono niente ma ci immergono nel tempo che passa guardando la sua vita.  Nel catalogo della biennale si legge: “ Per tutta la sua carriera pluridecennale, Dieter Roth non ha mai fatto distinzione tra arte e vita(…) La passione di Roth per le rovine e i rifiuti si estendeva fino ad incorporare l’immagine stessa dell’artista(..). ( dal catalogo Palazzo Enciclopedico,mostra, La Biennale di Venezia, p.410)

Cioccolato svizzero? No Novi. Eppure un legame con la Svizzera Novi lo va cercando perché sarà  proprio lui lo sponsor alla mostra. di Dieter Roth al Hangar della bicocca a Milano. E grazie allo sponsor è stato possibile ricostruire due grandi installazioni a cui ha partecipato il figlio dell’artista, Bjiorn, fatte con 4 tonnellate di cioccolato.

Mostra da non perdere.

Eternity is a long time

Mike Kelley, Jhon Gleen Memorial Detroit
Mike Kelley, Jhon Gleen Memorial Detroit

L’arte contemporanea ama presentarsi  in posti insoliti, tra questi ormai da tempo ce n’è uno a Milano che ha un’attività assortita e di grande interesse: l’Hangar Bicocca.

Da 24 maggio fino all’8 settembre si terrà la mostra Eternity is a long time, dedicata all’artista americano Mike Kelley (Detroit 1954-Los Angeles 2012) .

Mike Kelley cominciò ad esporre negli anni Ottanta presentando dei lavori che utilizzano media diversi, dalla performance ai video e ai collage, sempre attratto dalla cultura americana, dai temi collettivi della memoria e dai giochi dei bambini. Tra le performance/installazioni ricordiamo l’opera presentata nel 1999-2000 dal titolo Test Room Containing Multiple Stimuli to Elicit Curiosity and Manipulatory Responses. In questo lavoro Kelley invitava i visitatori a divenire parte della creazione. L’opera era uno spazio che conteneva tanti oggetti diversi e l’effetto era quello di una stanza per giochi astratta. Le persone erano incoraggiate a interagire con gli oggetti e l’atmosfera stava tra il ludico e il laboratorio scientifico.

Nel 2005, ancora un esempio, presentò il Day is Done dove usò video, sculture, oggetti trovati e altri media che prendevano spunto da immagini scolastiche.

Mike Kelley, Day is Done, 2005
Mike Kelley, Day is Done, 2005

In mostra a Milano sarà presente l’installazione John Gleen Memorial Detroit, ispirata a un monumento dell’astronauta John Gleen, al quale, ancora un ricordo del suo passato, era dedicato il liceo frequentato dall’artista. Questo lavoro è una scultura raffigurante l’astronauta , ma ricoperto di frammenti di vetro e ceramica, che lo stesso artista aveva recuperato  sul fondo del fiume di Detroit.

Capire le opere di Kelley vuol dire accettare di entrare in un’enciclopedia di immagini, che facevano parte nella sua memoria ma che appartengono un po’ a tutti noi.  Immagini che non sono reali; sono miti e eroi  presi dal mondo virtuale, dalla pubblicità, dai fumetti.

Feticci a volte insopportabili, su cui però si posano le nostre identità e il vissuto della nostra generazione.

Mike Kelley, Kandors,2007
Mike Kelley, Kandors,2007

Chiacchiere del Lunedì

Prova mafalde

Ritorniamo dopo la pausa di Pasqua (ormai avrete capito che siamo ostaggi dei doveri familiari, che difficilmente si coniugano con gli impegni del blog!) e lo facciamo parlando di un’eccelenza italiana: la produzione di mobili e accessori per la casa.

Salone internazionale del mobileDomani infatti si apre a Milano, nella setttimana che è stata definita la più creativa dell’anno, il Salone Internazionale del Mobile, affiancato da quelli un po’ più specifici come Euroluce, sulle innvazioni dell’illuminotecnica, il Salone dei Mobili per Ufficio e il Salone Satellite, forse il luogo più interessante, che rappresenta il punto privilegiato di incontro fra i giovani designer (sotto i 35 anni) e gli imprenditori del settore. Quest’anno sarà il tema del cibo a tenere banco.

Con il Salone Internazionale del Mobile, Milano stessa si trasforma in un laboratorio a cielo aperto. I 44 musei civici avranno l’ingresso gratuito per tutta la durata del Salone e si terranno mostre, showcooking ed altro ancora, tutto accessibile non solo agli operatori del settore. Sabato e domenica prossimi le porte della Fiera di Rho saranno aperte al pubblico.

Per l’acquisto dei biglietti e per ogni tipo di informazione vi rimandiamo al sito del Salone del mobile e al sito di Vogue Italia che da’ un elenco completo degli eventi in programma.

Se non per comprare almeno per sognare…

Chi ha consigliato la consigliera?

Non volevo farlo, lo giuro, ma ci sono stata tirata dentro mio malgrado e dedico queste poche righe ad una carissima amica: Chiara.

Sotto sua segnalazione sono entrata nella pagina Facebook di Parah e ho letto alcuni dei tanti commenti riguardo alla sfilata del brand di domenica scorsa, in cui protagonista assoluta è stata la signorina Minetti, che (dicono) lavora anche in politica. Non voglio entrare nel merito dell’argomento, sebbene condivida pienamente anche le peggiori battutacce, voglio solo sottolineare che, secondo me, questo è stato un vero e proprio autogol del marchio (a meno che, come qualcuno ha azzardato con grande ironia, non si voleva “riposizionare il brand su ben altro… target”). Inoltre sicuramente (come si evince dalla foto) chi ha consigliato alla consigliera cotanto abbigliamento non aveva certo a cuore il suo bene quanto piuttosto il desiderio di suscitare facile scalpore! Ma si è rivelato un boomerang!

Qualora abbiate qualche minuto da spendere e il bisogno di farvi una risata, vi invito a farvi un giro sulla pagina Facebook e leggere i creativi (quanto corretti) commenti che hanno accompagnato l’evento e magari di postare cosa ne pensate!

Esilarante.

Chiacchiere del lunedì

L’amore e i lucchetti di Ponte Milvio

Cosa meglio di un lucchetto chiuso per sempre può rappresentare l’amore eterno? A Roma sul Ponte Milvio, complice il romanzo di Federico Moccia del 2006 (Tre metri sopra il cielo), l’usanza era quella di chiudere un lucchetto agganciandolo alle centinaia di altri presenti sul ponte gettando la chiave nel Tevere come segno di sempiterno amore. Qualche giorno fa, il Municipio di Roma, grazie a un decreto risalente al dicembre del 2011, ha dato il via alla rimozioni dell’ingombrante cumulo di lucchetti, che non solo, a detta degli abitanti dei dintorni, deturpavano l’aspetto dell’antichissimo ponte, ma anche, a detta dei tecnici, ne minava la stabilità.

Noi ci abbiamo riflettuto.

– Da sempre le monetine nella fontana di Trevi, la mano nella Bocca della Verità, a Roma… per non parlare del pestare le parti basse del Toro simbolo di Torino sotto i portici di Piazza San Carlo (tradizione esportata anche a Milano nella Galleria Vittorio Emanuele)… oggi i lucchetti di letteraria (?) natura, si tratta di consuetudini più o meno antiche che devono essere rubricate come scaramanzia o semplicemente come dabbenaggine?

– La vita delle cose è stato il tema dell’ultima edizione del festival della Filosofia di Modena. In un bel articolo apparso sul domenicale del Sole 24 Ore del 9 settembre, Remo Bodei ha espresso un concetto importante per differenziare il significato di oggetto e cosa. Gli oggetti sono inanimati le cose invece portano in sè affetti, idee  e simboli. Non gli oggetti ma le cose hanno la forza di unire storie individuali e collettive, natura e civiltà umane. Ho pensato allora ad un piccolo portafoglio di tela che mia madre mi ha consegno’ anni fa: conteneva un po’ di spago, delle monetine e un coltellino. ” Conservalo, mi disse, apparteneva al babbo di mia madre quando era in guerra”. Quelle cose sono per la mia famiglia un pezzo della nostra storia.  Ci serve per riunirci alla storia dell’umanità.

Concetto bellissimo, di grande poesia, ma a volte le cose che rappresentano per taluni passi importanti nella vita, ricordi, pezzi di storia,  possono danneggiare, come nel caso dei lucchetti, un importante e antico bene comune, allora ben venga che, come si è ventilato (ma non realizzato), questa massa di lucchetti trovi posto altrove, per non svilirne il significato che hanno assunto…

-Anche i lucchetti ispirati al romanzetto d’amore di Moccia, dal momento che vengono lasciati su un ponte, diventano automaticamente delle cose. E io sono d’accordo quando Baudel scrive che ” le cose rappresentano nodi di relazioni con la vita degli altri” e per questo non riesco ad essere cosi sicura che sia stato giusto toglierli. Ho chiesto il parere di mia figlia adolescente. Come prima risposta non ha avuto dubbi: hanno fatto bene a toglierli, ha detto. Subito dopo pero’ ha cambiato idea e ha aggiunto: ” certo mi sarebbe piaciuto vederli; non so come spiegarti, ma mi sembra incredibile che ognuno di essi rappresentasse una storia d’amore”…

Fateci sapere che ne pensate… siete pro o contro?

“Natura non rompe sua legge”

Non tutti sanno esattamente che cos’è il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci.

Si tratta della collezione di manoscritti e disegni di Leonardo (1750 disegni su 1119 fogli) che meglio ci è stata tramandata e che meglio rappresenta gli ultimi 40 anni della vita di Leonardo da Vinci come scienziato e intellettuale. Dopo l’ultimo restauro (oltre 40 anni fa) il Codice, conservato nei caveux della Biblioteca Ambrosiana di Milano, era stato rilegato in fascicoli. Nel 2007 si era sparsa la notizia che su di esso erano comprase temutissime macchie nere, attribuite allora alla muffa. Le suore benedettine di Viboldone, sotto il controllo dell’Istituto Nazionale di Patologia

del Libro, della Commissione Vinciana e con il sostegno delle analisi effettuate alla Sapienza di Roma, ebbero l’incarico di procedere alla sfascicolazione del volume vinciano, riportandolo alla forma che aveva assunto nel ‘500. Infatti, nel XVI secolo il pittore Pompeo Leoni era riuscuto a radunare molto materiale degli studi di Leonardo e fra gli altri circa 2000 fogli isolati e di varia grandezza, che l’artista organizzò in due grossi album: uno con i disegni artistici, divenuto proprietà dei reali d’Inghilterra e attualmente citati come Fogli Windsor, l’altro contenete disegni di carattere prettamente meccanico e geometrico, che prese il nome di Codice Atlantico. Al termine del lavoro di sfascicolazione e ricomponimento operato in due anni dalle suore benedettine, la Biblioteca Ambrosiana con il contributo della  Fondazione Cardinale Federico Borromeo e della Banca Popolare di Bergamo ha programmato fra il settembre del 2009 e il giugno del 2015 ventiquattro mostre tematiche dedicate al grande Leonardo da Vinci utilizzando i fogli del Codice Atlantico.

Il 12 giugno si è aperto il dodicesimo evento curato dal professor Pietro Carlo Marani e da una carissima amica la dottoressa Rita Capurro, che si è occupata anche del catalogo della mostra.

La dodicesima esposizione intitolata Leonardo scienziato della terra è dedicata alle incredibili intuizioni e ai disegni riguardanti lo studio del pianeta.

Nel catalogo leggiamo «L’approccio vinciano agli studi sulla terra considera gli elementi connessi alla sua forma, dimensione e relazione con altri corpi celesti. […] Quando egli affronta lo studio della terra si pone in un atteggiamento in primo luogo di osservazione e misurazione, in un’ottica che potremmo definire più propriamente geografica. […] Quando invece approfondisce aspetti più propriamente delle scienze geonomiche, lascia emergere un’attenzione specifica all’osservazione integrata a considerazioni intuitive, secondo un metodo che appare molto affine agli studi nostri contemporanei di scienze della terra. […] ».

La mostra come le precedenti, si protrarrà per tre mesi ed è suddivisa in due sezioni: la prima presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana – Sala Federiciana, Piazza Pio XI, 2, e la seconda presso la Sagrestia Monumentale del Bramante, ingresso da Via Caradosso, 1.

C’è molto da imparare dai disegni a volte visionari di questo ambientalista ante litteram, che ha fatto dell’osservazione e della comprensione della natura l’arma del suo sapere, il punto di partenza per la comprensione non solo dello spazio fisico che circonda l’uomo, ma della natura umana stessa.