Novità per i piccoli lettori

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Quando entro in libreria non posso fare a meno di andare alla sezione dei libri per bambini e vedere tutte le novità.  Trovo sempre pubblicazioni che mi incuriosiscono, belle illustrazioni, libri animati,formati sempre diversi e materiali interattivi.

Non passa giorno che non si parli della crisi del libro cartaceo, ma poi se si ascolta bene si  viene  a sapere che l’editoria per l’infanzia è in forte crescita  e ha raggiunto un fatturato che raggiunge i 182 milioni di euro.  Oggi si apre a Bologna la più importante fiera dell’editoria per ragazzi . E’ un appuntamento internazionale per editori, autori, illustratori e tutti gli operatori del mercato del libro. Quest’anno la Germania è l’ ospite d’onore ed è stata allestita  una mostra collettiva di 50 artisti che vanno da Munari, Quentin, Luzzati.

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Emanuele Luzzati

Ci sarà anche un padiglione dedicato l’editoria digitale e non mancheranno libri che affrontano i temi di attualità come l’immigrazione , la guerra, il terrorismo. Tra questi libri verranno presentate storie diverse come quella scritta dall’ammiraglio Giuseppe de Giorgi,capo di Stato Maggiore della Marina che con la missione Mare nostrum ha messo in salvo migliaia di naufraghi. Il libro è intitolato SOS uomo in mare è edito dalla Giunti. Un’altra proposta è il libro scritto da Viviana Mazza dal titolo Ragazze rubate ( Mondadori)  che racconta la storia straziante  delle ragazze rapite dall’esercito di Boko Haram in Nigeria.imgres

Per permettere agli operatori di ritrovarsi e lavorare l’apertura al pubblico avverrà solo nel week end dall’8 al 10 aprile.

La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

Ci sono momenti nei quali ci piacerebbe invocarli; in altri ci sembra di averli percepiti. Nei racconti che ci hanno tramandato, da sempre vengono rappresentati per intervenire nei destini degli esseri umani: sono gli angeli.

Gesù separa le pecore dalla Capre, Ravenna Sant'Apollinare Nuovo
Gesù separa le pecore dalla Capre, Ravenna Sant’Apollinare Nuovo

Nella Bibbia li troviamo dalla Genesi all’Apocalisse, messaggeri e intermediari tra cielo e terra oppure intenti a popolare i cieli, tanto che un qualche autore medievale – conosciuto come pseudo Dionigi Areopagita (pseudo perché usato come pseudonimo da un autore vissuto più tardi del giudice dell’Areopago convertito da san Paolo, cui il nome apparterrebbe) – aveva addirittura scritto un intero libro sulla “gerarchia celeste”, partendo da Angeli e Arcangeli, per arrivare sino a Cherubini, Troni e Dominazioni (se ci si reca a visitare il Battistero di Firenze li si vedono tutti quanti, raffigurati in alto, in un mosaico bellissimo). E tra tutte queste presenze celesti, gli angeli e gli arcangeli sono quelli che ci hanno sempre accompagnato invitandoci a vedere oltre la realtà di questo mondo: non a caso Angelos significa messaggero.

Sono raffigurati nelle chiese e nelle opere d’arte, sono menzionati nella letteratura: conoscerli, significa avere interesse alla nostra cultura. Se, quindi, volete saperne di più, sugli angeli,vi suggerisco un libro dove troverete la storia di come sono stati concepiti attraverso i secoli. Si intitola Angeli ed è scritto da Heinrich Krauss, pubblicato da Einaudi.cop

Se poi, in questa Settimana Santa, avete voglia di fermarvi a riflettere sulla figura dell’angelo nell’arte, allora vi consiglio un altro libro sempre intitolato Angeli, ma questa volta composto come un repertorio di immagini nella storia dell’arte. E’ scritto (per le edizioni Mondadori) da Marco Bussagli. E qui partirete davvero per un lungo viaggio di forme, colori e significati, dai mosaici della Creazione (XII sec ) nella Basilica di San Marco a Venezia fino all’Angelo ritto sul sole di William Turner. Ogni opera riprodotta riporta anche la storia biblica, così possiamo ricordare l’episodio a cui si riferisce.

Cristo in gloria fra i cherubini, altare di Ratchis,Cividale del Friuli
Cristo in gloria fra i cherubini, altare di Ratchis,Cividale del Friuli

E oggi gli angeli esistono? Per Marco Vitale sì e ce lo racconta in un libro molto commovente, dal titolo Gli angeli nella città. Niente di magico o esoterico: gli angeli descritti sono persone vere, gente comune che hai incontrato nella vita e che “agiscono non con i miracoli, ma nella concretezza delle relazioni umane, nella realtà dei loro rapporti d’amore” . Tra essi un capitolo è dedicato a Giorgio Ambrosoli, onesto galantuomo, eroe borghese (come fu definito in un bel film) e martire d’un’Italia scellerata, definito dall’autore l’angelo della sofferenza.

La festa comincia a tavola!

stemma accademia italiana della cucinaLa festa in Italia si celebra anche a tavola. Le festività natalizie poi sono il classico periodo di mangiate epiche, di riunioni familiari, di tradizioni culinarie che si tramandano quasi invariate in ogni famiglia. Tuttavia anche la tradizione ha dovuto fare i conti con i cambiamenti di gusto, la mancanza di tempo, la difficile reperibiltà di alcuni alimenti.

Ci viene incontro l’Accademia italiana della cucina nata per salvaguardare la tradizione culinaria del nostro paese e la “civiltà della tavola italiana che aveva (e fortunatamente ancora ha, almeno in parte) il proprio fondamento nella convivialità familiare, nel rispetto delle tradizioni, nella salvaguardia del costume gastronomico, nella conoscenza della storia, nella valutazione serena e obiettiva dei tempi che cambiano senza rinnegare né idealizzare il passato”.

Nata nel 1953 a Milano, fondata da personaggi di spicco dell’epoca, artisti, scrittori, giornalisti, industriali  (Orio Vergani – giornalista, scrittore; Luigi Bertett – presidente dell’Automobile Club d’Italia; Dino Buzzati – giornalista, scrittore, pittore; Cesare Chiodi – presidente del Touring Club Italiano; Giannino Citterio – industriale; Ernesto Donà dalle Rose – industriale; Michele Guido Franci – segretario generale della Fiera di Milano; Gianni Mazzocchi Bastoni – editore; Arnoldo Mondadori – editore; Attilio Nava – medico; Arturo Orvieto – avvocato e scrittore; Severino Pagani – scrittore e commediografo; Aldo Passante – direttore del Centro di produzione di Milano della Rai-Tv; Gian Luigi Ponti – banchiere, presidente dell’Ente Turismo di Milano; Giò Ponti – architetto; Dino Villani – giornalista, tecnico pubblicitario, pittore; Edoardo Visconti di Modrone – industriale) l’Accademia si propone di salvaguardare la cucina italiana come vero è proprio patrimonio culturale poiché “la cucina è infatti una delle espressioni più profonde della cultura di un Paese: è il frutto della storia e della vita dei suoi abitanti, diversa da regione a regione, da città a città, da villaggio a villaggio.
La cucina racconta chi siamo, riscopre le nostre radici, si evolve con noi, ci rappresenta al di là dei confini. La cultura della cucina è anche una delle forme espressive dell’ambiente che ci circonda, insieme al paesaggio, all’arte, a tutto ciò che crea partecipazione della persona in un contesto. È cultura attiva, frutto della tradizione e dell’innovazione”.

Dunque il mio regalo personale per questo Natale è quello di spronarvi a fare una visitina al sito dell’Accademia dove potrete trovare un ricchissimo data base di ricette della tradizione italiana. Chissà che non sarete invogliati quest’anno a presentare un menù diverso sulla tavola di Natale!

Topolino… numero 3000

Topolino 3000Oggi esce in edicola il 3000esimo numero di Topolino, il settimanale dedicato ai bambini che da sempre riscuote un enorme successo soprattutto presso i “bambini vecchi” come me!

Una storia lunga quella del libretto con la costina gialla, iniziata nel formato odierno nel lontano 1949, che grazie a geniali scrittori di storyboards si è mischiata a quella del nostro paese. Il “giornaletto” che ognuno di noi ricorda è passato indenne attraverso la storia della nostra Italia non senza parodiarne i costumi culturali, ambientali e sociali. Sulla scia infatti di ciò che accadeva già negli Stati Uniti in cui nelle strisce Disneyane erano comprase le parodie soprattutto di film famosi (dal Mago di Oz al Prigioniero di Zenda), in Italia, all’inizio con Mondadori dal 1988 direttamente con la Disney Italia, ci si rivolse alle opere famose della letteratura, iniziando, neanche a dirlo, con la Divina commedia di cui apparve L’inferno di Topolino (numeri questi da collezione). Fu l’inizio di una lunghissima serie di parodie che si affiancavano a storie originali e che hanno accompagnato nel corso degli anni la crescita di generazioni di italiani, in cui gli eroi della Disney assumevano di volta in volta una nuova identità. L’elenco è lunghissimo Paperino don Chisciotte, Paperin di Tarascona, Paperino e il conte di Montecristo, Paperino e i tre moschettieri, Topolino corriere dello zar (Michele Strogoff) fino ad arrivare alle opere di Umberto Eco con Il nome della mimosa (Il nome della rosa) e il Pendolo di Ekol (Il pendolo di Foucault) e al più recente Commissario Topalbano, di cui Camilleri si è sentito fiero.

Ma non solo la letteratura è entrata nelle pagine di Topolino, anche famosi personaggi e situazioni particolari. Ricordiamo infatti un numero del 1988 in cui Paperino, “falsa vittima di tutte le ingiustizie, il conculcato, l’incompreso” (come lo definiva Buzzati), rappresentate perfetto dell’italianità più genuina, incontra addirittura Andreotti, divenuto nel fumetto l’Onorevole Papeotti, oppure quando Paperone, scaltro affarista senza scrupoli, riesce a vendere nonostante la crisi petrolifera degli anni ’70, il prezioso oro nero trasformato in fette di salame. Neanche i social network sono risparmiati Facebook diventa FaceDuck e computer e tablet sono entrati di prepotenza nelle storie a creare un mondo alternativo in cui alla fine il buono vince sempre e le migliori qualità vengono sempre premiate.

Insomma quasi un universo parallelo che ogni tanto ci fa pensare, ma che ci faccio io qui, meglio trasferirsi a Topolinia o Paperopoli… almeno ci si diverte!

Vedo giallo…

Con l’arrivo dell’estate e del caldo, arriva anche una certa pigrizia mentale che induce a non gettarsi in letture troppo articolate.

La scelta d’obbligo per me è il romanzo giallo. Lasciatemi fare una piccola digressione sul termine, che nacque dal successo di una collana edita da Arnoldo Mondadori nel lontano 1929, il cui colore di copertina era appunto il giallo. All’estero il giallo è il roman policier (o familiarmente polar o rompol) in Francia; mystery o detective novel nel mondo anglosassone.

Negli anni ho potuto apprezzare gli intrighi e la prosa di scrittori davvero notevoli. A parte il nostrano Camilleri, che con il suo ispettore Montalbano è divenuto un classico del genere non solo in Italia, mi sono via via goduta Pennac, Montalban, Vargas, i più datati ma sempre favolosi Simenon, Chandler, Christie, mi sono spinta nel nord Europa con Mankell, la trilogia di Larsson Millennium, Jensen, Turell e tanti tanti altri. Tutti autori  che non solo hanno decretato il successo del giallo come genere, ma lo hanno definitivamente reso una forma di letteratura. Tutti autori che non si sono limitati solo all’intrigo poliziesco, ma in un modo o in un altro hanno ricreato atmosfere, hanno raccontato di luoghi e di personaggi legati a questi luoghi rendendoli vividi nella nostra mente, accostandoci a modi di vivere e pensare diversi da quelli abituali (mi vengono in mente il bianco accecante delle distese di ghiaccio del profondo nord, dove sono ambientati i giali svedesi, o un pezzo di straordinaria letteratura che è l’incontro fra la vedova Couderc e il bello sconosciuto in Simenon ad esempio).

Avrete dunque capito a questo punto che il genere mi piace non poco, e del genere apprezzo soprattutto la capacità degli autori di presentare e descrivere i luoghi e la società in cui vivono.

Dunque non potevo non apprezzare i romanzi gialli di Qiu Xialong, autore cinese naturalizzato negli Stati Uniti. Ero molto scettica quando mi ci sono imbattutta, e ho decisamente patito la difficoltà di ricordare i nomi dei protagonisti e qualche problema di lettura (purtroppo non ha amici cinesi che mi aiutino ad apprenderne la pronuncia esatta e ciò mi indispone parecchio), ma a parte ciò mi ci sono appassionata subito.

Singolare è il primo aggettivo che mi viene in mente, perché l’autore ci presenta un’eccellente fusione fra la tradizione letteraria cinese e la letteratura gialla occidentale. Il suo ispettore Chen Cao svolge le sue indagini in una Shanghai del 1990, in un momento di profondi cambiamenti per l’intera società cinese, in cui si mescolano omicidi e intrighi politici. Emigrato negli Stati Uniti grazie a una borsa di studio nel 1988, Qiu Xialong scrive di un periodo che ha ben conosciuto e il suo protagonista ha tratti fortemente autobiografici: come per l’autore la vita dell’ispettore Chen cambia radicalmente con l’apprendimento della lingua inglese, come lui è prima di  tutto uno studioso di letteratura e un poeta, che, purtroppo, non ha potuto fare altra scelta che divenire poiziotto ed entrare a far parte attivamente del Partito, poiché il governo aveva decretato che egli diventasse ispettore di polizia incaricato della « squadra speciale » e si occupasse dei crimini in cui era coinvolta la politica.

Dunque ancora una volta un autore che ricrea atmosfere, luoghi e mentalità, questa volta talmente distanti dai nostri che se ne rimane affascinati e rapiti.

Massime confuciane si mescolano a frasi di Mao Zedong, brevi poesie di rara belezza delle diverse epoche storiche della Cina fanno da cornice ad efferati delitti ; antica saggezza e moderno metodo psicologico e investigativo rendono l’ispettore Chen una figura sfaccettata e profonda, lontana dal consueto modo di procedere. L’autore si sofferma su tutta la società cinese in trasformazione, su coloro legati agli antichi dettami della Rivoluzione Culturale maoista e al nuovo capitalismo « socialista », un ibrido che solo in una società come quella cinese legata al passato, ma anelante al futuro poteva nascere.

Xialong oltre ad avvicinarci ad una sensibilità orientale a noi decisamente sconosciuta e ricca di tradizioni millenarie passate indenni attraverso gli anni del comunismo, ci avvicina a modi di vivere assolutamente inconsueti. Per fare un parallelismo pensate ai pranzi del nostro commissario Montalbano, con tutte le leccornie siciliane descritte con dovizia di particolari da Camilleri o agli spuntini nelle brasserie di un altro grande ispettore: Maigret. Vi invito ora a prestare attenzione ai cibi che il cinese Chen è solito ordinare al ristorante: focaccine al vapore ripiene di brodo, labbra di pesce, becchi di uccello, nidi di bava di rondine, zuppa di testa di agnello… siamo subito catapultati in un mondo che non conosciamo e da cui immediatamente ci sentiamo attratti. Un altro particolare mi ha affascinato: l’uso delle parole e della scrittura. Cerco di spiegarmi, per noi occidentali, che abbiamo un alfabeto di lettere con il quale comporre parole che corrispondo a significati chiari che non possono voler dire altro (nomina nuda tenemus), per i cinesi, che si esprimono e scrivono con gli ideogrammi, il significato non é sempre univoco, ad ideogramma non corrisponde sempre e un solo, chiaro significato, esso deve essere desunto dal contesto, dalla posizione, dall’intonazione della frase. Ciò rende fluttuante la lingua e l’autore se ne serve per rendere anche l’intrigo poliziesco un po’ più oscuro.

Insomma una bella scoperta che consiglio agli amanti del genere, quelli di Xialong oltre ad essere i classici libri da ombrellone da godersi fra un bagno e l’altro in questa estate che si annuncia torrida, ci insegnano qualcosa su un paese che é lontano da noi non solo geograficamente.  Per tutti gli amanti delle escapade mentali!

Cercate gossip su Google…

… e troverete in 0.13 secondi 306.000.000 di risultati! No, non ho realmente intenzione di raccontare se la Canalis tornerà con Vieri o se il nuovo amore di Belen è solo una trovata pubblicitaria. Infatti, come la maggior parte delle persone sane di mente, mi sollazzo con tali notizie solo quando aspetto per ore il mio turno dal parrucchiere e per caso mi sono dimenticata il libro che mi sto gustando. E la mia non è assolutamente spocchia, non vanto una pretesa superiorità intellettuale (tanto che non sono completamente a digiuno di questi argomenti!), ma il gossip, il pettegolezzo nostrano, mi dà l’occasione di riflettere sulla «prevalenza del cretino», quello che, in realtà, mi fa veramente imbestialire.

Scrivevano gli indimenticati Fruttero e Lucentini nella prefazione del libro La prevalenza del cretino (Mondadori, Milano 1985), che la bêtise é figlia del progresso, infatti, « è stato grazie al progresso, che il contenibile ‘stolto’ dell’antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società che egli si compiace di chiamare ‘molto complessa’ gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumeri poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto (molto ! ndr) denaro. Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per ‘realizzarsi’. Sconfiggerlo é ovviamente impossibile. Odiarlo é inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d’inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni». Mi scuso per la lunga citazione, ma non sarei riuscita ad esprimermi meglio…

Quanti ne abbiamo visti di questi personaggi apparire e sparire, essere intervistati e osannati, sfilare in televisione e sui giornali, insinuarsi nelle nostre vite sempre con un consiglio, una parola e un sorrisetto pseudo intelligente sulle labbra : politici, gente di spettacolo, sedicenti artisti, filosofi, psicologi tutti con un buona novella da donare, tutti tragicomicamente compresi nei propri ruoli.

Odiarli è inutile ? Sarcasmo e ironia non li scalfiscono ? La soluzione dunque sta solo a noi.

Signori, il gossip ci sta, è divertente a volte rilassante. La bêtise é tollerata, ci si può scivolare inconsapevolmente, ma quando tutto ciò diventa ‘sistema’ e distoglie costantemente l’attenzione dalla realtà, allora vuol dire che siamo arrivati alla drammatica necessità di rivedere le priorità, innanzitutto le nostre.

Benvenuto allora  alla farfallina di Belen, al lato B di Pippa Middleton o alle labbra rifatte della Minetti (buon per loro che con tali scemenze e poca fatica riescono a guadagnarci, almeno in visibilità), ma che tutto ciò sia e rimanga un contorno (anche piccante va bene), un amusement durante la pausa caffé, che resti relegato in un mondo ‘a parte’ e che non prevalga sulla realtà.

Nella nostra recente storia passata troppe volte ci siamo fatti distogliere dal contorno e non abbiamo prestato attenzione al piatto principale, che spesso abbiamo ingoiato senza neppure renderci conto di cosa mangiavamo, insomma evitiamo di cascare nella trappola e conserviamo il nostro senso critico. Non abbiamo paura di spegnere la Televisione, o chiudere un giornale, di far sentire la nostra voce di dissenso quando è troppo. Senza pedanteria, con leggerezza e umanità impariamo a distinguere.