La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

Ci sono momenti nei quali ci piacerebbe invocarli; in altri ci sembra di averli percepiti. Nei racconti che ci hanno tramandato, da sempre vengono rappresentati per intervenire nei destini degli esseri umani: sono gli angeli.

Gesù separa le pecore dalla Capre, Ravenna Sant'Apollinare Nuovo
Gesù separa le pecore dalla Capre, Ravenna Sant’Apollinare Nuovo

Nella Bibbia li troviamo dalla Genesi all’Apocalisse, messaggeri e intermediari tra cielo e terra oppure intenti a popolare i cieli, tanto che un qualche autore medievale – conosciuto come pseudo Dionigi Areopagita (pseudo perché usato come pseudonimo da un autore vissuto più tardi del giudice dell’Areopago convertito da san Paolo, cui il nome apparterrebbe) – aveva addirittura scritto un intero libro sulla “gerarchia celeste”, partendo da Angeli e Arcangeli, per arrivare sino a Cherubini, Troni e Dominazioni (se ci si reca a visitare il Battistero di Firenze li si vedono tutti quanti, raffigurati in alto, in un mosaico bellissimo). E tra tutte queste presenze celesti, gli angeli e gli arcangeli sono quelli che ci hanno sempre accompagnato invitandoci a vedere oltre la realtà di questo mondo: non a caso Angelos significa messaggero.

Sono raffigurati nelle chiese e nelle opere d’arte, sono menzionati nella letteratura: conoscerli, significa avere interesse alla nostra cultura. Se, quindi, volete saperne di più, sugli angeli,vi suggerisco un libro dove troverete la storia di come sono stati concepiti attraverso i secoli. Si intitola Angeli ed è scritto da Heinrich Krauss, pubblicato da Einaudi.cop

Se poi, in questa Settimana Santa, avete voglia di fermarvi a riflettere sulla figura dell’angelo nell’arte, allora vi consiglio un altro libro sempre intitolato Angeli, ma questa volta composto come un repertorio di immagini nella storia dell’arte. E’ scritto (per le edizioni Mondadori) da Marco Bussagli. E qui partirete davvero per un lungo viaggio di forme, colori e significati, dai mosaici della Creazione (XII sec ) nella Basilica di San Marco a Venezia fino all’Angelo ritto sul sole di William Turner. Ogni opera riprodotta riporta anche la storia biblica, così possiamo ricordare l’episodio a cui si riferisce.

Cristo in gloria fra i cherubini, altare di Ratchis,Cividale del Friuli
Cristo in gloria fra i cherubini, altare di Ratchis,Cividale del Friuli

E oggi gli angeli esistono? Per Marco Vitale sì e ce lo racconta in un libro molto commovente, dal titolo Gli angeli nella città. Niente di magico o esoterico: gli angeli descritti sono persone vere, gente comune che hai incontrato nella vita e che “agiscono non con i miracoli, ma nella concretezza delle relazioni umane, nella realtà dei loro rapporti d’amore” . Tra essi un capitolo è dedicato a Giorgio Ambrosoli, onesto galantuomo, eroe borghese (come fu definito in un bel film) e martire d’un’Italia scellerata, definito dall’autore l’angelo della sofferenza.

La sala di lettura (NOW ALSO IN ENGLISH)

Roberto Barni
Roberto Barni

Fin dall’inizio di questa rubrica avevamo deciso di dedicare questo spazio chiamato la Sala di Lettura non solo alle recensioni di libri più o meno famosi, ma anche alle case editrici virtuose, che si distinguono per il loro coraggio, ai giornali che parlano di libri, come The New yorker, che ha segnato la storia della letteratura contemporanea, e a tutti quegli altri argomenti che gravitano attorno all’universo “libro”.

marabuk2Oggi dunque vogliamo raccontare una storia, decisamente “italiana”, che appunto riguarda l’amore per i libri.

La storia si svolge in una delle città più belle e culturalmente vivaci non solo d’Italia, ma dell’intero pianeta: Firenze. È la storia che nasce dalla chiusura di una libreria nata nel 1996, quando ancora gli e.book erano lontani, quando ancora era un piacere recarsi in queste cattedrali della cultura per leggere le quarte di copertina, chiedere consiglio ai librai, toccare i volumi e annusarne il profumo oppure… come accadeva a molti, per ripararsi dal freddo dell’inverno o dalla canicola dell’estate, tutti erano ben accolti all’Edison, questo era il suo nome. Gli spazi erano ampi e modernamente arredati, migliaia i titoli, ma era la gente che vi lavorava che faceva la differenza. La Edison era uno spazio vivo, in cui esisteva a un rapporto concreto fra il lettore e il libraio. Come aveva scritto Mario Di Maglie dalle colonne on line del Fatto quotidiano, nell’ottobre del 2012, proprio parlando della chiusura dell’Edison, “chi va a comprare le sue letture sa bene che l’arrivo alla cassa è solo la fase finale e materiale di un processo che si avvia ben prima e che di materiale ha ben poco. Scegliere un libro per il proprio piacere può essere un lungo ed inestimabile processo mentale che può avere avuto luogo già prima di entrare in libreria oppure può avvalersi del classico ed incomparabile girovagare tra gli scaffali in cerca di non si sa bene cosa e, anche quando lo si scopre, non sempre diventa un buon motivo per rinunciare all’esplorazione. Il prendere in mano un volume e toccarne la sua consistenza dà quasi l’idea di possedere la cultura, idea innocentemente falsa, ma potentemente simbolica”.

L’Edison, tuttavia, per come era conosciuta è stata chiusa nell’autunno del 2012, poco importa cosa è sorto al suo posto. La notizia confortante però è che sei ex librai della Edison hanno deciso di rimettersi in pista, e replicare con l’apertura di una libreria indipendente, decisi a fare i librai “come una volta”, maneggiando i libri e non cappuccini, consigliando i lettori e concentrandosi sui giovanissimi “Ripartiamo dai bambini, dall’educazione alla prima lettura” affermano i sei “La nostra è una libreria generalista, dove si potrà trovare di tutto. Abbiamo un grande reparto ragazzi e molte idee da mettere in pratica. Vogliamo ripartire dall’esperienza Edison come laboratorio di idee, proponendo mostre fotografiche, concerti, presentazioni e dibattiti, e siamo pronti ad accogliere le proposte del Quartiere”. È così che il 16 marzo ha aperto i battenti la libreria MARABUK, non in centro (gli affitti erano proibitivi) ma in un quartiere periferico della città, pronta a prestare il proprio servizio non solo alla cultura, ma soprattutto alla gente, grazie ai sei coraggiosi librai.

ENGLISH VERSION

Ever since the beginning of this rubric we have dedicated this space that we called ‘the Reading Room’ to arguments like books, but always intended for this segment to also explore virtuous publishers, that stand amongst the rest for their courage, publications that talk about books, like The New Yorker, that left its mark on contemporary literature, and to all those other topics that gravitate around the universe of books and literature.

Today, then, we want to tell you a story, one that is entirely ‘Italian’. It is a story about the love for books.

The story takes place in one of the most beautiful and culturally rich cities in the world: Florence. It begins with the closing of a bookshop opened in 1996, when e-books were still but a futuristic dream, when heading to one of these cultural cathedrals was still a pleasure, when holding the bundle of papers and reading the back cover was the norm, when asking the librarian for tips on the latest published works while smelling that smell of books that everyone loved was the best way to know which one to choose. Or, as it often happened, to simply retract to the comfortable heated interior during a cold winter’s day or to find shelter from the heat on hot summer afternoons. Everyone was welcome at the Edison bookshop. The spaces within it were large and modernly furnished. Thousands of books, thousands of titles covered the walls. But it was the people working in it that made the Edison so special. The bookshop was a lively place, one where a true relationship formed between the bookseller and the reader. As columnist Mario di Maglie wrote on a digital edition of the ‘Fatto Quotidiano’ regarding the closing of the beloved Edison in 2012, ‘People that go to bookshops to buy literature know that paying is but the final step of a process that began long before and that, materially, it matters very little. Choosing a book for your own reading pleasure could potentially be a long and invaluable process that often originates before stepping foot into the bookshop itself, or one that can happen naturally by roaming around the endless rows of books when you are unsure of what to embark on. And even when you do find the book that seems to be to your liking, it sometimes isn’t a good enough reason to stop exploring. Holding the physical copy of a book in your hand and feeling its consistence almost gives the idea of owning culture, and, although being a naively false idea, it becomes powerfully symbolic’.

The Edison bookshop, however, closed in the autumn of 2012, and little matters what appeared in its place. The comforting piece of news, the light at the end of the tunnel, is that the former book keepers stationed at the Edison decided to fall back on the radar, and through the opening of an independent bookshop chose to replicate the strong values of their original workspace, worrying about books and not serving cappuccino, giving readers tips about their reading, and, perhaps most importantly, concentrating on the youngest readers. ‘We are begin over from children, educating them from their first

La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

Ci sono libri d’arte di tutti i generi : cataloghi delle mostre, saggi critici, monografie, libri illustrati che raccontano con parole o immagini le opere d’arte. Poi ci sono dei libri particolari che non fanno parte alcuna categoria. Uno di questi libri  è L’Amalassunta di Pier Franco Brandimarte, edito dalla Giunti. cop-low-amalassunta-Y4NAD9TM

Il libro si legge come un romanzo, ma è anche un tuffo nell’opera e nella vita del pittore Osvaldo Licini. Siamo dentro ad una storia in cui l’autore cammina sulle tracce del pittore, nel comune di Monte Vidon Corrado, nelle Marche – dove Licini visse- ma anche a Parigi, dove incontrò Modigliani per arrivare a Venezia, con il critico Marchiori,quando vinse il gran premio della Biennale del 1958.

Si segue l’autore, si segue la vita di Licini, ma ci vengono offerte anche delle letture delle sue opere illuminanti. Un esempio ne è la spiegazione del dipinto Bilico del 1934, letto attraverso la struttura del trabucco ; oppure la descrizione dei suoi quadri astratti che “sono mappe, rotte e registrazioni di avvistamento” , capaci di condurre fino a luoghi sconosciuti in cui si è guidati da personaggi comela sirena,il drago,l’abisso o l’Amalassunta”

Un libro di visioni e di vissuto personale. Una forma nuova tutta da scoprire per avvicinarsi al mondo dell’arte.

Il libro ha vinto il Premio Calvino 2014. Nelle motivazioni si legge: « un testo in elegante equilibrio tra finzione e saggio, per l’abilità e l’originalità dimostrate nel ricostruire, secondo molteplici registri narrativi e con scrittura impeccabile e compatta, la vicenda umana e artistica del pittore Osvaldo Licini compenetrandola con la vicenda esistenziale del narratore.”

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Roberto Barni
Roberto Barni

Ho da poco finito Terre rare, il nuovo libro di Sandro Veronesi. Si presenta come il seguito del suo precedente romanzo, Caos calmo. Ma a dire il vero il libro vive anche da sé.

terrerareQuando leggi, ti fai sempre un’idea dello scrittore: è come se tu lo conoscessi. Cosa più complessa è se l’autore, come in questo caso, è un tuo concittadino, ha più o meno la tua età e ha vissuto per un po’ la tua stessa esperienze di crescita nel medesimo ambiente sociale. La lettura, allora, può diventare meno libera e si finisce ricercare nel libro persone e situazioni che fanno parte anche del nostro passato. E così in Terre rare ho ritrovato dei luoghi che conosco o intravisto, persone che mi sembra di avere sfiorato.

Ciò nonostante, il libro mi è piaciuto; è più scorrevole del primo, ma come Caos calmo è un vero viaggio lungo e tortuoso, che conduce a un’illuminazione finale. Nelle ultime pagine si scioglie un nodo della vita, un incorocio di sentimenti centrati sul rapporto tra genitore e figlio, in bilico tra desiderio di proteggere e necessità di scappare.

Da Caos calmo sono passati quasi dieci anni e l’Italia che fa da sfondo alla storia di Pietro Paladini è un’altra Italia; adesso è un paese tuttto diverso, più povero e meno accogliente. Veronesi non fa certo sconti a Pietro Paladini,alle sue debolezze e ai suoi fallimenti.

Appena terminatane la lettura, ho consigliato il libro a mia sorella perché ho trovato, nel protagonista, lo stesso struggimento per la mancanza della madre, prematuramente scomparsa, che io e lei proviamo da quando è venuta a mancare la nostra mamma. La malinconia del protagonista, legata al ricordo della madre, è tracciata in maniera profonda e bella: anche a me è capitato di avere come lui un groppo alla gola, ascoltando le parole della stessa canzone, Nothing Compares to You, di Sinéad O’Connor.

Se siete pronti a scandagliare la vostra interiorità e ad avere compassione per la vergogna e la sconfitta del protagonista, allora Terre rare è davvero un romanzo da leggere.

Per chi volesse commentare con noi il prossimo libro, questa volta proponiamo un thriller di Sebastian Fitzek dal titolo La terapia, edizioni Elliot. Ne riparliamo tra un mese.

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Roberto Barni
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Il Premio Strega va di pari passo con la storia del nostro Paese. Come si può leggere nel sito ufficiale: “i Premi Strega hanno raccontato il nostro Paese, documentandone la lingua, i cambiamenti, le tradizioni. In questi anni le scelte compiute dal Premio hanno contribuito a migliorare il rapporto degli italiani con i libri, incoraggiandoli a leggere sé stessi, la loro storia e il loro presente attraverso lo specchio della narrativa contemporanea”. La creazione del Premio risale al 1947, e l’intento di coloro che ne promossero la nascita, fu quello di aiutare un’Italia distrutta dalla follia della Seconda Guerra Mondiale.

premio-strega-2014Eppure questo pezzo di storia italiana da qualche tempo fa acqua dappertutto e viene criticato da molti scrittori e personaggi della cultura. Uno di loro Roberto Saviano con la franchezza che lo contraddistingue ha dichiarato polemicamente sulle colonne di Repubblica: “Allo Strega siamo affezionati perché fa parte della nostra storia, ma negli anni ha perso fascino, perché ormai è diventato un gioco sfacciatamente combinato… Finora si è imposta la regola “quest’anno vince il mio, l’anno prossimo vince il tuo” che sta mortificando i migliori talenti letterari italiani… Un’editoria in crisi non comprende che non è la vittoria di un premio benché prestigioso a dare nuovo lustro all’intero settore, ma la partecipazione che bisogna creare attorno ai libri”. Dunque la proposta di Saviano è quella di candidare un’outsider, uno scrittore fuori dal coro, una persona di cui non si conosce il volto, di cui non si sa neppure con certezza se si tratta di uomo o donna: Elena Ferrante. Le ragioni sono diverse la prima e la più importante è quella che la sua partecipazione “romperebbe gli equilibri di un gioco scontato”, portando una ventata d’aria fresca con il suo progetto letterario moderno nato ventitré anni fa, attraverso il libro, la carta stampata, le parole da lei scritte che non necessitano della presenza stessa dell’autrice, e questo basterebbe per Saviano a scatenare un dibattito, finalmente uno scambio di idee, quello che da’ il senso alla letteratura. Elena Ferrante ha accettato di concorrere al Premio Strega 2015 con L’amica geniale e rispondendo all’invito di Saviano nello stesso modo dalle colonne di Repubblica, non aspettandosi di vincere, né di arrivare nella cinquina finale e soprattutto senza presentarsi di persona afferma “È giusto e urgente, a volte, sparigliare le carte, ma le carte è ancora più giusto leggerle e farle leggere”.

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Roberto Barni
Roberto Barni

La definizione di “giacimenti culturali” – usata per rendere l’idea che il patrimonio artistico italiano potrà essere la nostra fonte di reddito per il futuro – non è piaciuta a tanti storici dell’arte, che temono una crescente mercificazione dell’arte, opposta al suo uso per diffondere e far crescere la consapevolezza culturale del nostro paese. In verità, un po’ tutti dentro di noi lo sappiamo: il nostro è il paese più bello che c’è e occorrerebbe rispettarlo e farlo conoscere di più. Il Touring Club da oltre cent’anni questo lavoro lo fa e di certo lo ha fatto con un volume intitolato: Tesoro d’Italia, il patrimonio negato. Un libro che racconta e illustra luoghi italiani meritevoli di essere conosciuti ma, per ragioni diverse, ancora sconosciuti o di difficile fruizione. Snapshot_2015211In questo volume, ricco di illustrazioni e schede storico-artistiche, si propongono 46 siti sparsi per tutta Italia. Philippe Daverio ha scritto che questo volume è un viaggio nell ‘Italia che stupisce. Ogni capitolo riguarda un luogo che merita di essere conosciuto: vi si troveranno edifici religiosi,civili,musei e collezioni. Luoghi dimenticati anche se in zone assai frequentate dal turismo di massa. Ad esempio, la chiesa di San Lorenzo degli Speziali in Miranda collocata dentro il Foro Romano. Altri suggerimenti sono più difficili da raggiungere, come il Castello di Rocca Calascio, costruito sulle rocce del Gran Sasso, oppure la cripta con le pitture rupestri del IX secolo detta del Peccato Originale a Gravina di Picciano, Matera.

Particolare di affresco Peccato Originale, Cripta, Gravina di Picciano(MT)
Particolare di affresco Peccato Originale, Cripta,
Gravina di Picciano(MT)

Nell’ultimo capitolo poi sono raccolti una serie di aree dove si praticano agricoltura, allevamento e produzioni agroalimentari di alta qualità che rischiano di scomparire. Esempi ne sono il pistacchio di Bronte oppure la Malvasia delle Lipari. Con questa pubblicazione il Touring Club Italiano ci chiede di proteggere un parte dell’Italia invisibile , che fa parte della nostra sensibilità collettiva. Come bene scrive Massimo Negri il libro  basa su una concezione in cui viaggiare è un avventura intellettuale e un’esperienza fisica complessa e sempre diversa. Tesoro d’Italia. Il patrimonio negato, con scritti di Antonio Paolucci, Massimo Negri, Philippe Daverio, Toring Club Italiano, 2014

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Roberto Barni
Roberto Barni

Chi non ha amato Il buio oltre la siepe, che se non è stato letto è stato almeno goduto come adattamento cinematografico che valse al protagonista Gregory Peck l’oscar come miglior attore nel 1962?

L’autrice di To kill a Mokingbird, titolo originale del romanzo, Harper Lee vinse nel 1961, proprio per questa sua fatica, l’ambito Premio Pulitzer.

Il buio oltre la siepe è stato fin dalla sua prima uscita un best seller internazionale con oltre 30 milioni di copie vendute e, addirittura, nel 1999 fu eletto miglior romanzo del secolo.

Vuoi perché la voce narrante e la prospettiva dell’intero romanzo sono quelli di una bambina, vuoi perché attraverso i suoi occhi vengono toccati dall’autrice i temi “caldi” dell’America degli anni 30 con le sue lotte sociali e razziali, il libro ha un respiro che solo le grandi opere hanno.

A luglio, a cinquant’anni dalla pubblicazione del primo romanzo, per il piacere di tutti coloro che lo hanno amato, uscirà l’atteso seguito delle avventure di Atticus e Scout: Go Set a Watchman. La particolarità di questo inedito lavoro di Harper Lee è che in realtà non si tratta di un “nuovo” romanzo scritto dall’ormai ottantottenne autrice. Infatti questo era il romanzo che originariamente era stato presentato alla casa editrice per la pubblicazione. Ma l’editor convinse la Harper a rielaborare alcuni flashback contenuti nella storia e così nacque Il buio oltre la siepe. Il manoscritto è stato riscoperto nell’autunno del 2014, attaccato al dattiloscritto originale di To kill a Mokingbird. Neppure l’autrice sapeva che lo scritto originale non era andato distrutto e dopo qualche tentennamento, su consiglio di amici fidati, ha acconsentito alla sua pubblicazione. Pochissime sono le indiscrezioni sul questo nuovo romanzo. Da lettori non ci rimane che sperare che possa ricreare la magia già vissuta con Il buio oltre la siepe.

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Roberto Barni
Roberto Barni

Oggi, se lo avete letto, diteci la vostra sul libro che vi abbiamo proposto:

Verso Nord di Willy Vlautin edizioni Quarup.
Willy+Vlautin
Devo al mio libraio di fiducia la conoscenza di questo scrittore, è stato lui infatti la prima volta a propormelo con un altro libro dal titolo Motel Life. Mi è piaciuto e ho continuato a seguirlo.

La prima volta che leggo un nuovo autore non voglio essere influenzata dalle sue note biografiche né da nessuna prefazione. Cosi è stato solo in un secondo momento che ho scoperto chi è Willy Valutin. Scrittore americano nato a Reno nello Stato del Nevada. Valutin è anche un cantante di successo e autore delle sue canzoni, fa parte di una delle più importanti country band alternative americane: I Richmond Fontaine, di Portland.

E Verso Nord parla proprio di quella parte di America. Il romanzo infatti è ambientato a Las Vegas e a Reno. L’atmosfera e le descrizioni non sono quelle viste dalla parte dei ricchi turisti dediti alla vita notturna e ai piaceri; tutt’altro: sono la faccia povera e desolata di chi in quei luoghi ci vive e ci lavora. La protagonista, Allison Johnson, infatti, è una giovane cameriera e mette bene in evidenza la tristezza e la desolazione dei luoghi. La sua storia ti tiene con il fiato sospeso. Fin da subito vivi la tensione per il destino di questa giovane alle prese con un ambiente circostante infelice, in cui nessuno sembra poterla aiutare: né la madre alcolizzata, né la sorella né tanto meno il fidanzato cocainomane e violento.

L’unica ancora di salvezza vive nella sua testa e sono le bellissime apparizioni in sogno di Paul Newman, visto attraverso tutti i personaggi dei film. E’ come se lui fosse il suo angelo custode: appare ogni volta nei momenti più drammatici e trova le parole giuste per sostenerla .

Mentre leggi il libro ti trovi sempre a fare il tifo per lei. Allison è una delle tante persone che vivono in questo stato d’animo di afflizione, dentro un tessuto umano desolato. Las Vegas con i suoi casinò, pub, autogrill e centri commerciali presenta un’umanità sola come il deserto che la circonda.

Eppure Allison ha qualcosa dentro che la porta a lottare, ad accettare le sue debolezza e convivere con le paure del passato. Vuole tentare di ricostruirsi un presente e, con il Paul Newman immaginario, ma soprattuto con qualche nuovo amico fragile come lei, riuscirà a trovare un equilibrio in questo mondo malato e squilibrato.

Questo libro non parla solo di una parte di America, ma racconta storie di persone che vivono ai margini, nelle periferie, dimenticate, cresciute e già tradite fin da bambini; racconta storie di povertà culturale. Le uniche consolazioni sono l’alcol, la droga ma anche un baolordo razzismo. Sì, perché il razzismo è visto come l’unico veicolo per indirizzare la rabbia e il disagio verso qualcuno. E l’odio dello stolto fidanzato Jhonny per tutti i messicani immigrati ti porta a riflettere anche su eventi vicini a noi, perchè il suo sentimento inconsapevole e ignorante è cosi attuale da far paura.

A questo libro daremmo il voto: 9

E voi?

Fateci sapere, diteci la vostra e, se vi va, proponeteci il prossimo libro da leggere tutti assieme.

La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

Ricordiamo che il 29 gennaio potremo commentare tutti Verso Nord, di Willy Vlautin.

murders rue morgue titleLe facoltà mentali che definiamo analitiche, sono, di per sé, poco suscettibili di analisi. Le apprezziamo unicamente nei loro effetti. Sappiamo fra l’altro che, per chi le possiede in misura straordinaria, costituiscono sempre una fonte di vivissimo godimento. Come l’uomo forte esulta delle sue doti fisiche, dilettandosi di quegli esercizi che chiamano in causa i suoi muscoli, così l’analista si compiace di quell’attività mentale che incipit. Egli trae piacere da qualsiasi occupazione, anche la più banale, purché metta in azione il suo talento. E’ appassionato di enigmi, di rebus, di geroglifici, nel risolvere i quali da prova di acumen che può apparire soprannaturale a un’intelligenza comune”.
Sono queste le frasi iniziali di quello che viene considerato il primo romanzo poliziesco della storia della letteratura occidentale. È il 20 aprile del 1841 quando sul Graham’s Lady’s and Gentleman’s Magazine di Filadelfia viene pubblicato un racconto intitolato The murders in the Rue Morgue. L’autore è, all’epoca, già conosciuto, ma non da tutti apprezzato: il suo stile, la sua storia personale, i suoi argomenti suscitano l’avversione del pubblico. Stiamo parlando di Edgar Allan Poe, che in seguito fu considerato come uno dei padri fondatori della letteratura Americana, il cui valore fu riconosciuto solo dopo la morte avvenuta in circostanze misteriose a soli quarant’anni. 
Poe con questo racconto getta le basi di un nuovo genere letterario, quel romanzo poliziesco che ebbe ed ha ancora immensa fortuna. Poe per primo crea la figura del risolutore di enigmi, non ancora il detective, che solo grazie alle sue facoltà analitiche risolve il più classico dei crimini: l’omicidio in una stanza chiusa. A Charles Auguste Dupin, il personaggio uscito dalla sua penna, si ispireranno in molti: Arthur Conan Doyle, col suo ben famoso Sherlock Holmes, e Agatha Christie, per citarne alcuni.
Non tutti sanno però che lo stesso Poe si ispirò, per dare vita al suo personaggio, a Eugene Francois Vidocq (1775-1857), criminale incallito ingaggiato dalla polizia Parigina come spia e in seguito divenuto egli stesso poliziotto. Famoso per aver risolto casi controversi, fu accusato addirittura di averne “confezionati” ad arte per dare lustro alla sua squadra investigativa.
Dupin, oggi poco conosciuto, è la voce stessa della verità. Come i suoi epigoni, ad esempio Sherlock Holmes, afferra l’evidenza come appare, senza sovrastrutture e pregiudizi, basandosi solo su osservazione e logica. Poe/Dupin srotola e dipana l’indistricabile con una logica ferrea e giunge alla conclusione del caso.
Anche qui il genio indiscusso e visionario di Poe porta alla soluzione bizzarra e paradossale, ma decisamente originale, degli assassinii.
Da rileggere.

La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

l'amore bugiardoL’amore bugiardo di Gillian Flynn

È sempre l’amore che lega una coppia e la fa andare avanti nel tempo a dispetto di tutto ciò che capita all’interno e all’esterno di essa?

Beh se siete convinti che oltre all’amore, spesso, c’è di più, il romanzo di Gillian Flynn, L’amore bugiardo, fa per voi.

Storia di un amore folgorante nato in una in una New York da super “in carriera”, che si incaglia, a causa della crisi, sulle sponde del Mississippi in una città di provincia americana che più triste di così non potrebbe essere.

La struttura del libro è interessante. Il racconto sembra procedere per flash back nella narrazione di ciò che é stato per bocca della protagonista Amy, scomparsa misteriosamente fin dalle prime pagine, e di ciò che accade per bocca del marito Nick, con le indagini, i personaggi che vi ruotano attorno, i sospetti e le bugie. Naturalmente non tutto ciò che appare è vero, e non tutto ciò che è vero è raccontato a dovere.

E così un libro che sembra faticoso per le prime cinquanta pagine, improvvisamente riesce a tenerti incollato fino alla fine.  I colpi di scena si susseguono, i cambiamenti di rotta fanno girare la testa (non solo ai protagonisti) e pian piano si scopre che quello che sembrava essere un rapporto perfetto in realtà è una trappola nella quale si divincolano i due protagonisti, ognuno con la propria dose di bugie, cattiveria, follia.

Ritornerà Amy a casa o veramente il maritino “gigione” l’ha fatta fuori… è chiaro che per saperlo dovrete leggervi il libro! oppure vedervi l’adattamento cinematografico, Gone girl, con Ben Affleck e la bellissima Rosamund Pike.