Chiacchiere del lunedì

Abbasso il tempo trascorso nei centri commerciali.

Hai ragione ABBASSO i centri commerciali! Ma te li ricordi i negozietti in centro? Ecco un ricordo che i nostri figli non avranno: il negozio a misura d’uomo! Ancora sogno una drogheria della mia città dove c’era un enorme scaffale carico di caramelle e cioccolato. Lì vendevano anche il “perborato” e il sapone a scaglie e ricordo perfettamente i profumi deliziosi che ti avvolgevano quando entravi!

Per questo mi viene da dire che in Svizzera sono molto più indietro e quindi anche molto più avanti. Infatti non solo i loro centri non sono aperti di domenica e nemmeno i giorni prima delle feste. Ora che la crisi economica si sta facendo sempre più profonda, loro hanno anticipato la tendenza verso un consumo più responsabile, senza essere mai stati contagiati dal virus del consumismo.

Famosa, infatti, è rimasta dalle nostre parti la campagna pubblicitaria fatta contro l’apertura dei negozi di domenica, in cui si mostravano bambini in lacrime perché i genitori dovevano recarsi a lavoro… persino esagerata!

A dire il vero, quando entro in un centro commerciale, mi sento allegra, con tante persone attorno e tutto pulito e luccicante. I miei sensi mi trasmettono qualcosa di positivo, inizialmente, ma il problema è quando ci rimango un po’ troppo a lungo: allora comincio a vedere intorno a me bambini soffocati e innervositi, facce stressate e tutte compresse, gente assente: insomma, comincio a percepirmi come dentro a un acquario. È a quel punto che mi viene voglia di scappare.

Come al solito è questione di misura… certo che, con tutto il ben di dio che contengono, questi enormi scatoloni, in cui davvero trovi di tutto di più, sono difficili da digerire, ma anche difficili da lasciare… anzi il più delle volte sono loro a lasciarti… al verde! 

Le case da salvare

È di ieri la notizia: in Svizzera a Epaliges (Losanna) verrà rasa al suolo la casa di Georges Simenon. La villa che l’autore di Maigret si fece costruire nel 1963. La casa, da tempo abbandonata, era stata occupata da un gruppo di squatter e trasformata in un centro d’arte. La villa verrà demolita e al suo posto verranno costruiti dodici edifici da sei appartamenti ciascuno.

Un buon affare finanziario.

La prima casa d’arte che ho visitato nella mia vita è stata il grande e imponente  Vittoriale di Gabriele d’Annunzio. Ero in gita, ero alle elementari e quel luogo mi inquietò e mi  sorprese  moltissimo. Non me lo sono più dimenticato.

Poi ho scoperto che ci sono  case famose come mete turistiche  anche se l’illustre personaggio non ci hai mai realmente vissuto. E’ il caso della casa Museo Buonarroti a Firenze, sede della famiglia Buonarroti ma non di Michelangelo. La casa vale comunque una visita fosse anche solo per vedere i due capolavori assoluti di Michelangelo  giovane: la Madonna della scala e la Battaglia dei Centauri (1490-1492).

Ci sono case costruite direttamente dentro le sculture, come la grande scultura dell’Imperatrice opera di Niki de St Phalle presso il giardino di sculture dei Tarocchi a Garavicchio  (Capalbio, Grosseto) . 

A questo progetto l’artista ha dedicato tutta se stessa e dentro la grande donna (una delle molte figure del parco) l’artista ha vissuto veramente: si possono ancora ammirare gli arredi tutti da le disegnati. Infine ci sono esempi di case che, se distrutte, farebbero scomparire anche l’anima dell’artista e tutto ciò che lo rappresenta. Sono casi in cui la casa diventa  il corpo e la mente dell’artista. Così è a Pistoia con la casa studio dell’artista Fernando Melani (1907-1985). Una piccolissima dimora dove l’artista ha vissuto  fin dal dopoguerra e dove si possono trovare molte delle sue opere  e del suo pensiero. Le opere leggono lo spazio della casa, come la distesa di Bucati un lavoro fatto di tele monocrome appese lungo tutto la stanza dedicata alla libreria.

Nella casa Melani si possono trovare opere che rappresentano un’esperienza dell’artista: sono fatte d’idee, come opere concettuali: l’accumularsi dei Giornali sulla scala o il Sacco di fiammiferi spenti nel salotto. Chi li vede sente che il peso e il volume che occupano nella casa  rappresentano materialmente il gesto quotidiano dell’artista che li ha accumulati. A noi oggi restituiscono  materialmente la quantità del tempo trascorso.  Melani è stato un’artista amato dagli artisti per il suo pensiero, le sue sperimentazioni, precursore dell’arte povera e inserito pienamente nel campo dell’arte del suo tempo.  Il comune ha acquistato la casetta nel 1987 e oggi diffondere l’opera di Melani attraverso essa è più importante di qualsiasi operazione finanziaria si possa fare.

Piccole donne crescono?

Sfogliando i giornali di queste ultime settimane (e non solo), salta all’occhio un dato agghiacciante, nel nostro Bel Paese, culla di antiche civiltà e depositario di cultura millenaria le donne muoiono ancora per mano di un fidanzato geloso, di un padre padrone, di uomini nei quali avevano riposto fiducia e dai quali sono state orribilmente tradite.

Madri, figlie, amanti, fidanzate, adolescenti, adulte, anziane non c’è un sistema nella follia omicida che le coinvolge, tranne forse l’assurda convinzione di uomini che le considerano «roba loro», un trofeo da esporre, un complemento del quale una volta stanchi ci si può sbarazzare. Oppure il contrario donne che diventano ossessioni, senza le quali non si vive ed allora meglio eliminarle piuttosto che correre il rischio che qualcun altro possa averle…

E le donne che fanno una «brutta fine» sono solo la punta dell’iceberg. Quante subiscono violenza fra le mura domestiche e la sopportano per mantenere un fragile equilibrio familiare, quante sono vittima di una violenza ancora più subdola che è quella psicologica con la quale vengono torturate, palgiate, usate e infine spente in nome di amori malati o di interessi senza scrupoli.

Siamo troppo spesso il bersaglio più facile e arrendevole, quello più a portata di mano, quello che tace e sopporta…

Non voglio fare generalizzazioni, che si sa, lasciano sempre il tempo che trovano, ma non vi sembra che il problema invece di risolversi come dovrebbe accadere in una società civile si sia acuito negli ultimi anni?

Non capisco nulla di psicologia, non so cosa agita le menti disturbate che arrivano a compiere tali atti definitivi, ma so che prima di arrivare ad essi in serbo per le donne c’è una lunga lista di violenze che diventano usuali, comuni, alle quali non ci si ribella per amore di tranquillità alimentando così il delirio di onnipotenza di alcuni individui.

La cosa triste è che non ho una ricetta, una formula, un consiglio per porre rimedio a tutto ciò.

Come mamma di figli maschi ho cercato di allevarli nel rispetto, ma come mamma di una bambina le mie paure sono tante.

Le posso augurare di avere fortuna, di rimanere sempre lucida, di avere, se necessario, il coraggio di denunciare, ma come potrò difenderla dall’ «orco cattivo» mascherato da «principe azzurro»?

Il libro, una scatola delle meraviglie

Considerare il libro come una scatola delle meraviglie. Un luogo dove le storie e i mondi che vi si presentano hanno la forza di un calamita e ti attraggono allontanandoti dalla vita di tutti i giorni. Se questo non bastasse, attorno alla magia del libro come oggetto, non ci girano solo gli scrittori, i lettori gli appassionati, ma da sempre è anche materia da esplorare per gli artisti. Oggi vi vorrei parlare proprio dei libri d’artista per presentarvi due lavori molto diversi tra loro, ma entrambi interessati.
Il primo e’ di un’artista inglese, diplomatasi alla Royal Academy nel 2003 che si chiama Su Blackwell.


Su Blackwell è una scultrice di carta, partita da studi di design e tessuto, arrivata attraverso gli origami a creare delle opere incredibili che nascono dalle pagine dei libri. Cerca dei libri che le interessano che la ispirano  e li taglia, li modella per creare delle figure dei personaggi che affascinano chiunque li veda.
Sul suo sito web si legge che il suo interesse è quello di riflettere sulla precarietà del mondo, la fragilità della nostra vita, dei nostri sogni e delle nostre ambizioni. I libri da lei preferiti sono le fiabe prese dalla tradizione. Tutti i suoi lavori sono fatti da lei, a mano, e poi messi dentro bacheche di vetro . Se volete visitare il suo sito www.sublackwell.co.uk.

L’altra artista di cui vi volevo parlare, sempre donna, è un’americana Tauba Auerbach di San Francisco che vive e lavora a New York. Fin da piccola interessata al mondo dell’alfabeto e del linguaggio è  arrivata perfino a creare un diario con una scrittura di sua invenzione . Ha realizzato da poco un atlante cromatico incredibile dal titolo RBG Colorspace Atlas che è la stampa di tutti i possibili colori ottenibili in RGB (la sigla sta per red, green, blu con cui viene indicato il sistema colorimetrico tricromatico basato sull’assunzione dei colori puro rosso verde e blu) , in un cubo rilegato di 8x8x8 pollici. Un lavoro magnetico fatto di ricerca e colore, che forma una scultura, un libro, un mondo tutto nuovo da esplorare.

Quanto può aiutare una pacca sulla spalla

Ho frequentato le scuole elementari presso una scuola cattolica ed allora le maestre erano ancora solo suore. Non voglio alimentare il trito cliché della suora terribile che bacchettava i bambini che non facevano i compiti (sebbene di bacchettate me ne sia presa qualcuna…), tuttavia questo atteggiamento rispecchiava un tipo di educazione che andava per la maggiore: il metodo della carota e del bastone, che se su qualcuno ha avuto indubbi benefici, ha contribuito anche a creare personalità disturbate. Ma tant’é, allora non si andava tanto per il sottile…

Mi voglio occupare della famosa “carota”, della “pacca sulla spalla” perché recenti studi di alcuni ricercatori giapponesi hanno evidenziato, con dati scientifici alla mano, che le persone che ricevono complimenti per il loro lavoro sono invogliati a fare sempre meglio, cioé traggono da questi riconoscimenti, motivazioni valide a per andare avanti e migliorarsi. La ragione scientifica risiederebbe nel fatto che i complimenti attivano la stessa parte del cervello che viene attivata quando si riceve del danaro, quindi il nostro cervello recepisce i complimenti come moneta contante e ci aiuterebbe a «funzionare» meglio.

Scusate, ma ci volevano i ricercatori giapponesi ? Suor Margherita quarant’anni fa l’aveva capito benissimo…

chiacchiere del lunedì

Non mi perdo mai il piccolo scritto che Gianfranco Ravasi mette sul domenicale del Sole 24 ore, in prima pagina. Un settimana fa diceva di essere passato attraverso le sale dei Musei Vaticani ed aver visto gruppi di studenti stanchi e indifferenti alle spiegazioni dei professori. Ravasi si è allora rifatto a Plutarco e ha riportato le sue parole: L’opera del maestro non deve consistere nel riempire un sacco ma nell’accendere una fiamma.

Accendere l’interesse: ma è davvero così facile? Io credo che per farlo il maestro debba conoscere molto bene la materia ed essere in grado di manipolarla e renderla viva. Un esempio in questi anni è stato Roberto Benigni, con le sue letture della Divina Commedia.

Accendere l’interesse è la cosa più difficile in questi tempi folli in cui si corre senza neppure sapere perché, in cui i giovani sono bersagliati da milioni di stimoli…  

Mentre pensavo a queste cose, mia figlia che studia in una scuola internazionale è arrivata tutta baldanzosa e mi ha mostrato un video sul Rinascimento visto a scuola, questo video le è piaciuto molto e l’ha fatta divertire. Me l’ho ha mostrato con entusiasmo. A me,  quando l’ho visto, si sono rizzati tutti i capelli in testa e ancora ora mi domando se è questo a cui andremo incontro nell’insegnamento, per attrarre l’attenzione dei nostri figli.

Beh se funziona perché no!?

Date voi un’occhiata.

Specchio specchio delle mie brame…

Lo specchio e lo specchiarsi sono fra i temi preferiti dall’arte nel corso della sua intera storia. Chi non ricorda il volto del pittore Jan Van Eyck riflesso nello specchio alle spalle dei coniugi Arnolfini, oppure Las Meninas di Diego Velasquez dove l’Infanta Margherita guarda, il re e la regina  che noi vediamo perchè riflessi in uno specchio dietro di lei.


Porsi davanti al quadro a dipingere il proprio riflesso o permettere di vedere parte della scena dipinta da un punto di vista diverso. E così il tema dello specchio non cessa mai di interessare gli artisti: anche oggi  continuano a rifletterci e attraverso esso ci ripropongono lo spazio rendendoci nuove percezioni. Penso ad artisti contemporanei come Daniel Buren che lo  ha usato per nascondere e mimitizzare una forma architettonica. Oppure lo specchio è usato per capovolgere il luogo e lo amplifica: come certi lavori di Enrico Castellani che dal quadro monocromo con la tela estroflessa è passato ad interessare lo spazio circostante. Infine  che dire del maestro dello specchio ovvero delle opere di Michelagelo Pistoletto che per decenni ha permesso ai suoi spettatori di filettersi nelle sue opere.

Lo specchio mi fa pensare anche quando l’artista si mette nei panni del  Narciso come nel caso dell’artista tedesco Olaf Nicolai con il suo “Ritratto del’artista come Narciso in lacrime” del 2000, la scultura in vetro resina è il ritratto dell’artista in ginocchio davanti alla sua immagine . L’opera in questi giorni è esposta al Museo dell’Accademia di Firenze nella mostra Arte torna arte. Una mostra collettiva di diversi artisti contemporanei messi a confronto e in dialogo con l’arte antica del museo.

E io, assolutamente convinta che l’arte contemporanea sia un piacere da saper cogliere con la curiosità che ha un bambino nei confronti del mondo, non posso dimenticare  quando mi portavano alla fiera: mi divertiva tantissimo entrare nel labirinto degli specchi dove ogni volta mi vedevo lunga e bassa, magra o grassa, e mi divertivo un sacco ad immaginare una realtà diversa da quella che conoscevo. In fondo quell’emozione era legata al  tema della realtà e dell’illusione tanto cara all’arte di tutti i tempi.

Dolce autunno

Se cercate tronco di castagne, rotolo di castagne o salame di castagne e via dicendo vi appariranno sul web un bel numero di risultati. Tante ricette sicuramente gustosissime, ma tutte elaborate e complesse. Nessuna delle ricette che ho letto dava le dosi di quello che in famiglia corrispondeva al tronco di castagne, dessert assolutamente autunnale, irripetibile in altri periodi dell’anno, che mia suocera sfoggiava in tutte le ricorrenze più importanti!

Ho detto sfoggiava, sì, perché lei lo faceva alla vecchia maniera, sbucciando le castagne, facendole bollire spellandole con delicatezza affinché non si rompessero, passando così una mezza giornata dietro quella che sarebbe stata la degna conclusione di una cena con i fiocchi!

Io sono un po’ pigra, non ho voglia di buttarmi in complicati procedimenti e soprattutto ho trovato qui i marroni già bolliti e sbucciati… Il risultato è stato che il rotolo di castagne compare molto più sovente sulla mia tavola ed ogni volta ringrazio mentalmente la nonna Nina che lo ha tramandato.

Saltato lo scoglio della preparazione delle castagne il resto è davvero moto semplice.

È necessario avere

500 g di marroni bolliti e sbucciati (quelli già pronti come ho detto vi faranno risparmiare tempo e andranno benissimo)

125 g. di burro

150 g. di zucchero (ma la dose può variare secondo il vostro gusto)

una tavoletta di cioccolato fondente

biscotti sbriciolati (ma io non li metto e ricordo che la nonna Nina li metteva solo se le sembrava le castagne non fossero abbastanza)

un cucchiaio di marsala (ma io non lo  metto)

In una terrina schiacciate con lo schiaccia patate le castagne, aggiungete il burro sciolto con la tavoletta di cioccolato di cioccolato e lo zucchero. Mescolate ben bene aggiungete biscotti e marsala se lo gradite.

Arrotolate il composto nella carta forno e mettetelo in frigo!

Finito!

Quando lo vorrete mangiare a fette spesse potrete guarnirlo con: cioccolata fondente sciolta,

panna zuccherata o panna acidulata mescolata a zucchero a velo!

Non vi rivelerò il contenuto calorico del tronchetto (che è veramente devastante), ma non vi sembra un’opera d’arte?

Ah… non ho fatto in tempo a fare la foto… troppo buono!

Chi ha paura del mostro del lago?

Andando a zonzo attorno al lago Lemano, avrete la possibilità di vedere paesaggi davvero mozzafiato. Non per niente ad esempio la zona del Lavaux, ricca di vigneti e di piccoli e pittoreschi villaggi, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e tutte le coste del lago sono conosciute nel mondo per il clima mite, la bellezza dei paesaggi e l’eccellente qualità di vita. Se poi avrete la fortuna passarci in questo periodo, magari verso il tardo pomeriggio di una giornata serena, i colori caldi dell’autunno in collina vi accompagneranno in modo calmo e struggente verso la sera.

C’è, tuttavia, un punto, non meno suggestivo, ma tutt’altro che rilassante, del Lemano che incute soggezione per la maestosità e la severità degli scorci. Quando, infatti, il Rodano finisce temporaneamente la sua corsa nel lago, il suo delta è sovrastato da montagne che incombono sull’acqua lambendo le rive del bacino. È un paesaggio che sorge dall’acqua e sul quale, per gran parte della giornata, il sole non riesce a fare breccia.

Sono le pareti scoscese del Grammont che si erge severo come un torrione naturale a chiudere il Vallese. Proprio questa montagna è stata protagonista di un evento, di cui si parla moltissimo in questi giorni, eccezionale che si produsse in queste terre nel lontanissimo 563. Si tratta dello tsunami che distrusse Ginevra proprio in quell’anno, di cui sono stati testimoni di eccezione Gregorio di Tours e Mario di Avanches, che descrissero il fenomeno nelle loro cronache medievali. I testimoni non offrono spiegazioni sull’onda anomala che si produsse nel maggiore specchio di acqua dell’Europa occidentale, colpendo e distruggendo gran parte dei villaggi della costa ed arrivando a Ginevra dopo aver sorpassato le mura portando distruzione in tutta la città. A fare chiarezza è stato uno studio condotto dalla dott.ssa Katrina Kremer e dai suoi collaboratori dell’Università di Ginevra, i quali studiando i sedimenti presenti nel lago sono arrivati a dimostrare che con ogni probabilità una parte del Grammont precipitò sugli strati sedimentari creati dal fiume sul fondo del lago facendoli collassare e provocando lo tsunami. Simulazioni al computer hanno dimostrato come un’onda di 13 metri raggiunse, 15 minuti dopo il distacco della roccia, Losanna (provocando pochi danni poiche la città è costruita a terrazze) e la stessa onda, di dimensioni un po’ ridotte (solo 8 metri!), raggiunse, dopo 55, minuti anche Ginevra (all’altro capo del lago). Ma non è finita qui. Lo studio mette in guardia sulla possibilità che questo evento si riproduca in tempi attuali, in effetti il livello dei sedimenti sottomarini che il Rodano continua ad accumulare al suo delta potrebbero collassare anche oggi a causa di un terremoto, o di una frana o di una violenta tempesta.

Lo studio della Kremer inoltre solleva anche la domanda se altri laghi possono essere a “rischio tsunami” e consiglia lo studio accurato dei sedimenti sottomarini.  Da Loch Ness in Scozia al lago Tele nella Repubblica del Congo (in cui il mostro di turno è un serpentone di nome Mokélé-mbembé) innumerevoli sono le leggende che parlano di mostri sottomarini che agitano le acque… e se questi mostri in realtà non fossero altro che piccoli tsunami?

Andar per fiere: Torino è artissima

Se vi piace andare per fiere, perché  vi diverte scoprire, comprare o soltanto curiosare ciò che si trova nel mondo dell’arte contemporanea, ricordatevi che si  apre, tra pochi giorni, a Torino, Artissima. Lingotto Fiere  ospita, dal 9 all’11 novembre, la fiera dell’arte contemporanea giunta alla sua diciannovesima edizione. Quest’anno saranno presenti 172 gallerie, di cui solo 53 italiane. Ci sarà la possibilità di vedere le gallerie che presentano maestri affermati e quelle che propongono i nuovi talenti. Quando in fiera, dalle espressioni sui volti, puoi capire chi è un appassionato d’arte sincero ma senza grandi possibilita’ economiche e si diverte in quel guazzabuglio di cose da vedere, chi è un collezionista e sente la visita come una sfida, una caccia alle opere migliori con un occhio sempre aperto all’investimento, chi è  l’artista il critico o il gallerista (questi ultimi hanno spesso sul volto segni di stress e poco diletto).
Il nuovo direttore di artissima, con un contratto di tre anni, è per la prima volta una donna, la triestina Sarah Cosulich Canarutto, che al momento vive in Svizzera  e lavora come art-advisor per alcuni collezionisti privati.  Come direttrice di artissima ha pensato un programma di mostre ed eventi in tutta la città, che andranno dal 9 novembre fino al 6 gennaio. Gli eventi  sono visibili alla GAM, al Museo di Rivoli a Palazzo Madama e in molti altri luoghi. Per il programma guardate su 
http://www.artissima.it.

Torino in questi giorni vale davvero una gita anche perché sono già accese per la città le Luci d’artista, ossia interventi d’arte contemporanea basati sulla luce, che arricchiscono le strade in modo originale. Quest’anno saranno 19 le strade che si illumineranno. Nel mio ricordo la più bella rimane quella di Luigi Mainolfi, intitolata Lui e l’arte di andare nel bosco, una fiaba scritta per la strada, che tutti possono leggere e condividere  in un’atmosfera lirica e giocosa di quelle che solo Mainolfi riesce a creare.