Michelangelo Pistoletto a Ginevra: Il Terzo Paradiso

Michelangelo Pistoletto
Michelangelo Pistoletto, Terzo Paradiso

Venerdì mattina alle 11 a Ginevra , l’artista MIchelangelo Pistoletto, nella grande piazza di Plainpalais , presenterà  una performance dal titolo “Terzo Paradiso”,  con l’aiuto di 500 ragazzi delle scuole superiori  ginevrine. L’evento organizzato dalla fondazione Pistoletto e dall’ONU rientra nell’avvenimento “Forest for fashion”.

La performance è uno degli eventi con cui il Centre d’Art Contemporain di Ginevra festeggia  i quarant’anni di attività ricordando anche la mostra personale dell’artista che si tenne nel museo nel 1984.

Michelangelo Pistoletto, sino dagli anni Sessanta uno dei principali esponenti  della scena artistica italiana, ci ha insegnato a guardare all’atto artistico come a un momento di vissuto reale, un punto di incontro di relazioni umane e materia; gesto e forma che ogni volta sprigionano un’energia primaria, impulso di ogni atto creativo. E quella che vedremo a Ginevrà, sarà proprio un’azione creativa, in cui  l’intelligenza umana entra in contatto con  l’intelligenza della natura attraverso il dipanarsi di un segno che ricorda  il simbolo de l’infinito. Questo segno, usato per la prima volta dall’artista nel 2003, è legato al progetto che ha occupato la sua vita creativa negli ultimi anni, chiamato Terzo Paradiso e spiegato da lui stesso come segue: “Il progetto del Terzo Paradiso consiste nel condurre l’artificio, cioè la scienza, la tecnologia, l’arte, la cultura e la politica a restituire vita alla terra. Terzo paradiso significa il passaggio ad un nuovo livello di civiltà planetaria. Indispensabile per assicurare al genere umano la propria sopravvivenza. Il terzo paradiso è il nuovo mito che porta ognuno ad assumere una personale responsabilità in questo frangente epocale. Con il nuovo segno di infinito si  disegnano tre cerchi, quello centrale rappresenta il grembo generativo del Terzo Paradiso”. (brano tratto da Wikipedia Il Terzo Paradiso).

Michelangelo Pistoletto, Terzo Paradiso
Michelangelo Pistoletto, Terzo Paradiso

Il Terzo Paradiso dunque è un moto continuo che non può cessare di mettere in atto azioni ogni volta diverse ma con lo stesso obiettivo. Alla Biennale di Venezia nel 2005 si è presentato  come un luogo di incontri e di scambi tra persone e culture. In un’altra occasione invece è  diventato materia per un libro che Pistoletto ha scritto nel 2010 edito da Marsilio e ora a Ginevra si mostra sotto forma di performance.

Quando nel 2007 Pistoletto riceve a Gerusalemme il Wolf Foundation Prize in Arts si legge che il premio è stato conferito “ per la sua carriera costantemente creativa come artista, educatore e attivatore, la cui instancabile intelligenza ha dato origine a forme d’arte premonitrici che contribuiscono ad un nuova comprensione del mondo”.

Attivatore, ecco la parola giusta per lui,  perchè Pistoletto non è solo un artista, il suo lavoro ci sveglia e riattiva aspetti emotivi, formali e intellettuali assopiti.

Come capite a questo punto siamo molto curiosi e lo attendiamo in piazza a Ginevra.search

Arte in prigione

Raphaelle Ricol, Malgré la différence,2009
Raphaelle Ricol, Malgré la différence,2009

Nella Conciergerie, l’antica prigione di Parigi dove fu rinchiusa durante la rivoluzione francese la regina Maria Antonietta, contigua al palazzo che fu anche residenza dei re di Francia, si può visitare fino al 6 gennaio una mostra A’ Triple Tour che seleziona una piccola parte della collezione del magnate francese Francois Pinault.

Non vi stupite se questo famoso collezionista espone per la prima volta in Francia le sue opere: egli infatti ha eletto Venezia come città in cui far risedere la propria collezione, collocandola sia nel bellissimo edificio da lui restaurato a Punta della Dogana sia nel Palazzo Grassi, già della famiglia Agnelli.

Opere in mostra dentro una ex prigione: il tema della mostra è in sintonia con il luogo ed  è l’infermità. E la mostra anche se piccola è suggestiva forse molto più della visita alla stessa Conciergerie. Verrete subito accolti con un grande specchio di Michelangelo  Pistoletto,  intitolato La Gabbia, e poi come ha spiegato la curatrice della mostra, Caroline Bourgeois, il concetto di infermità viene sviscerato da più punti di vista: crisi politica ed ecologica, violenze urbane (con una bella scultura di Mona Hatoum), ma anche infermità personale data dal “male di vivere”. Ci sono opere curiose come l’installazione di Sung Yen e Peng Yu che indagano il tema della vecchiaia, affrontandolo in modo ironico, proponendoci tredici degli uomini  a grandezza naturale posti su delle sedie a rotelle, che si  muovono in tutte le direzioni e che sembrano giocare a dirigere il mondo.

Sung Yen e Peng Yu
Sung Yen e Peng Yu,2007

Altre opere sono denunce contro la censura e la negazione della libertà: penso, ad esempio, all’installazione di Bill Viola, dove si percorre un corridoio animato da persone diverse che cercano di parlare con la bocca tappata; oppure al quadro di Raphaelle Ricol con una donna velata in  nero vicino, si presume un uomo incappucciato di bainco come uno del Ku Klux Klan.

Bill Viola, Hall of Whisperes, 1995
Bill Viola, Hall of Whisperes, 1995

La mostra offre molti spunti su cui riflettere e dentro le sale sei perfettamente immerso nell’atmosfera del luogo, che si presenta come un carcere moderno in perfetto dialogo con il passato.
 

La poetica del volto: ritratti e autoritratti del XX e XXI secolo

Maria Lassnig, Autoritratto, 1981, Corridoio Vasariano, Uffizi
Maria Lassnig, Autoritratto, 1981, Corridoio Vasariano, Uffizi
Come ti vedo, come vuoi essere visto e cosa esalterò del tuo volto. Come mi vedo io e cosa voglio raccontare di me. Queste sono alla base le risposte che si trovano quando ci troviamo di fronte all’arte del ritratto e dell’autoritratto. Due temi indagati in lungo e largo nell’arte di tutti i tempi e  in questo periodo in Italia,  all’attenzione di due istituzioni di pregio come il Palazzo Reale a Milano e il Corridoio Vasariano a Firenze.
A Palazzo Reale, con la mostra “Il volto del ‘900 da Matisse a Bacon,” dove sono esposti capolavori dal  Centre Pompidou si vuole  indagare la rivoluzione del ritratto nell’arte moderna e contemporanea partendo dalla nascita della fotografia . Ottanta ritratti che ripercorrono la storia delle avanguardie e del secondo novecento, Matisse, Bonnard, Modigliani, Giacometti , Bacon. La mostra rimarrà visitabile fino al 9 febbraio.  A Firenze  si potrà visitare il nuovo allestimento  del Corridoio Vasariano , nella parte che va  verso Pitti e Boboli, dedicata agli autoritratti del XX e del XXI secolo. Il corridoio vasariano che da sempre è la più antica collezione di autoritratti, si apre per cinquanta metri  al contemporaneo  e presenta gli autoritratti di artisti come Carrà, Giorgio de Chirico, Michelangelo Pistoletto, Chagall, Guttuso ma anche più giovani come  Jan Fabre che indaga attraverso il suo volto l’idea della mutazione , o Jenny Holzer che si presenta sottoforma di parole , Vanessa Beecroft con un vestito lungo bianco e in braccio due bambini neri, e la potente e fragile Francesca Woodman.
A Milano una passeggiata nell’arte attraverso il ritratto sarà  utilissima per capire un’epoca e  i mutamenti nel campo della raffigurazione umana, mentre,  a Firenze, una passeggiata tra gli autoritratti, sarà l’occasione per scoprire l’animo degli artisti espresso attraverso la  loro poetica.

Specchio specchio delle mie brame…

Lo specchio e lo specchiarsi sono fra i temi preferiti dall’arte nel corso della sua intera storia. Chi non ricorda il volto del pittore Jan Van Eyck riflesso nello specchio alle spalle dei coniugi Arnolfini, oppure Las Meninas di Diego Velasquez dove l’Infanta Margherita guarda, il re e la regina  che noi vediamo perchè riflessi in uno specchio dietro di lei.


Porsi davanti al quadro a dipingere il proprio riflesso o permettere di vedere parte della scena dipinta da un punto di vista diverso. E così il tema dello specchio non cessa mai di interessare gli artisti: anche oggi  continuano a rifletterci e attraverso esso ci ripropongono lo spazio rendendoci nuove percezioni. Penso ad artisti contemporanei come Daniel Buren che lo  ha usato per nascondere e mimitizzare una forma architettonica. Oppure lo specchio è usato per capovolgere il luogo e lo amplifica: come certi lavori di Enrico Castellani che dal quadro monocromo con la tela estroflessa è passato ad interessare lo spazio circostante. Infine  che dire del maestro dello specchio ovvero delle opere di Michelagelo Pistoletto che per decenni ha permesso ai suoi spettatori di filettersi nelle sue opere.

Lo specchio mi fa pensare anche quando l’artista si mette nei panni del  Narciso come nel caso dell’artista tedesco Olaf Nicolai con il suo “Ritratto del’artista come Narciso in lacrime” del 2000, la scultura in vetro resina è il ritratto dell’artista in ginocchio davanti alla sua immagine . L’opera in questi giorni è esposta al Museo dell’Accademia di Firenze nella mostra Arte torna arte. Una mostra collettiva di diversi artisti contemporanei messi a confronto e in dialogo con l’arte antica del museo.

E io, assolutamente convinta che l’arte contemporanea sia un piacere da saper cogliere con la curiosità che ha un bambino nei confronti del mondo, non posso dimenticare  quando mi portavano alla fiera: mi divertiva tantissimo entrare nel labirinto degli specchi dove ogni volta mi vedevo lunga e bassa, magra o grassa, e mi divertivo un sacco ad immaginare una realtà diversa da quella che conoscevo. In fondo quell’emozione era legata al  tema della realtà e dell’illusione tanto cara all’arte di tutti i tempi.

Ciao Lucio… e grazie!

Lucio Dalla si è spento ieri a Montreaux durante il suo tour in Svizzera, stroncato da un infarto.

L’aver preso congedo dal mondo in un modo così repentino e tragico, ci ha lasciati di stucco. Per un momento è come se si fosse spezzata una parte dei nostri legami con il passato.

Dalla è stato un pilastro della canzone d’autore, ha attraversato con i suoi testi e la sua musica quasi 50 anni di storia italiana. Come tutti i grandi è passato attraverso fasi differenti e si è valso della collaborazione di nomi famosi: uno su tutti Francesco De Gregori.

Lucio Dalla è stato un curioso, ha esplorato tanti campi musicali e le arti in genere come dimostrano le sue frequentazioni  e le sue amicizie con grandi artisti, poeti, intellettuali e scrittori italiani quali Michelangelo Pistoletto, Aldo Mondino, Andrea Pazienza, Pier Vittorio Tondelli, Giacomo Campiotti,  Mimmo Paladino, Enrico Palandri, Enzo Cucchi, Gian Ruggero Manzoni,  Luigi Ghirri, Luigi Oldani.

Forse i più giovani non sono altrettanto colpiti quanto noi da questa perdita, e per noi intendo quelli della generazione dei telefoni a gettoni, del mangiadischi e della Vespa PK. Per noi  Dalla è stato un mito. Ci ha accompagnato nelle contestazioni al liceo e con il suo cappellino di lana in qualche modo ha incarnato chi si voleva ribellare al «sistema».

Negli ultimi anni si era in effetti un po’ perduto in questo sistema, ma la sua musica non ha mai tradito i suoi fan.

Lo vogliamo ricordare così, alla Amarcord, riesumando un suo pezzo che non tutti ricordano ma che ci ha aiutati, noi bambini degli anni settanta, a conoscerlo e ad apprezzarlo.