Un tempo, quando non si era ancora capaci di produrre a stampa cartelloni pubblicitari di grande formato e l’era digitale era ancora molto molto lontana, coloro che si volevano fare pubblicità, o che semplicemente volevano mettere in risalto in modo diverso la propria attività attraverso un’insegna accattivante, chiamavano degli specialisti del settore, i cosiddetti “walldogs”, che con maestria e inventiva dipingevano su grandi superfici, di solito muri in mattoni di palazzi, fabbriche o negozi, il messaggio che si voleva trasmettere.
I walldogs, termine decisamente dispregiativo, erano così chiamati perché lavoravano davvero come cani, cioè in condizioni spesso insostenibili e pericolose, abbarbicati alle facciate degli edifici in costruzione, penzolando da corde di fortuna.
La loro epoca d’oro furono gli anni fra la fine dell’800 e l’inizio del 900, durante i quali i walldogs produssero una serie impressionante di cartelloni pubblicitari nelle maggiori città del mondo soprattutto negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Francia.

Di questi murales ante litteram rimangono spesso solo vestigia, i “ghost signs”, cioè quei disegni fantasma che ancora si intravedono sbiaditi e malconci in alcune città famose da San Francisco a New York, da Londra a Parigi. Le vernici che venivano usate erano ricche di piombo, cosa che ha aiutato la loro conservazioni negli anni, alcuni di essi hanno conservato solo pochi dei tratti primitivi in quanto al cambio del proprietario dell’immobile poteva capitare che anche la pubblicità nel murales cambiasse.
A partire dal 1990 si è creato attorno a questi cartelloni pubblicitari un grande interesse, tanto che non solo è nato un nuovo movimento che ne copia lo stile e i colori, ma addirittura è stato creato un archivio digitale che conserva la foto di più di 800 esempi di questa che può essere definita una vera e propria arte, in quanto la diversità delle forme scritte e delle illustrazioni evidenzia l’abilità e il talento che ogni signwriter apportava al proprio lavoro, in palese contrasto con gli attuali manifesti tirati in migliaia di copie.
Ho un ricordo molto sbiadito di quando ero bambina. In effetti ricordo un disegno pubblicitario, perché mi faceva abbastanza paura. Si trattava di un viso di bambino dipinto fuori dalla latteria, reclamizzava lo yogurt Yomo, ma non sono del tutto sicura che questo piccolo murales sia esistito davvero o se piuttosto sto facendo delle sovrapposizioni di diversi ricordi. Per il resto in Italia, di questo tipo di cose, pare abbiano resistito solo e ancora le tristi scritte del “duce”.
Natale si avvicina. Vi farete trovare come al solito impreparati o fate parte di quella stretta cerchia di persone che dopo aver stilato un accurato e impeccabile elenco riesce a comprare tutti i regali, per tutti gli amici e i parenti mesi prima (conosco persone che battono mercatini e negozietti fin dall’inizio dell’estate…)? Cioé fate parte di quella schiera di sciattoni come me, che improvvisano fino alla mattina di Natale, rimediando spesso terribili figuracce, o affrontate il « problema regalo » con perizia scientifica (senza cioé ripetersi o sbagliare taglia, numero, persona ecc ecc)?




Gli inglesi, si sa, vedono fantasmi dappertutto. Famosi sono i tour nei castelli infestati, in luoghi isolati e inaccessibili, ma non immaginereste mai che di fantasmi è popolata anche la capitale, Londra, e addirittura la sua impareggiabile, enorme ed efficientissima metropolitana: la Tube più famosa del mondo. I media inglesi affermano che ogni stazione della metro di Londra è infestata da almeno un “ghost” (fantasma). Del resto quest’anno si festeggiano i 150 anni dall’inaugurazione della metro londinese e di storia nei suoi oltre 400 chilometri di tunnel ne è passata tanta!
È di questi giorni la notizia che nel centro della City di Londra in seguito ad uno scavo in un sito in cui nel 2016 sorgerà il quartier generale europeo di Bloomberg sono stati rinvenuti oltre 10000 oggetti risalenti all’epoca romana, fra i quali si contano anche utensili in legno e pelle perfettamente conservati grazie all’ «ambiente anaerobico» nel quale erano immersi, con un giusto grado di umidità e temperatura, nel letto di uno del fiumi «perduti» di Londra: il Walbrook.






