La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

Ci sono libri d’arte di tutti i generi : cataloghi delle mostre, saggi critici, monografie, libri illustrati che raccontano con parole o immagini le opere d’arte. Poi ci sono dei libri particolari che non fanno parte alcuna categoria. Uno di questi libri  è L’Amalassunta di Pier Franco Brandimarte, edito dalla Giunti. cop-low-amalassunta-Y4NAD9TM

Il libro si legge come un romanzo, ma è anche un tuffo nell’opera e nella vita del pittore Osvaldo Licini. Siamo dentro ad una storia in cui l’autore cammina sulle tracce del pittore, nel comune di Monte Vidon Corrado, nelle Marche – dove Licini visse- ma anche a Parigi, dove incontrò Modigliani per arrivare a Venezia, con il critico Marchiori,quando vinse il gran premio della Biennale del 1958.

Si segue l’autore, si segue la vita di Licini, ma ci vengono offerte anche delle letture delle sue opere illuminanti. Un esempio ne è la spiegazione del dipinto Bilico del 1934, letto attraverso la struttura del trabucco ; oppure la descrizione dei suoi quadri astratti che “sono mappe, rotte e registrazioni di avvistamento” , capaci di condurre fino a luoghi sconosciuti in cui si è guidati da personaggi comela sirena,il drago,l’abisso o l’Amalassunta”

Un libro di visioni e di vissuto personale. Una forma nuova tutta da scoprire per avvicinarsi al mondo dell’arte.

Il libro ha vinto il Premio Calvino 2014. Nelle motivazioni si legge: « un testo in elegante equilibrio tra finzione e saggio, per l’abilità e l’originalità dimostrate nel ricostruire, secondo molteplici registri narrativi e con scrittura impeccabile e compatta, la vicenda umana e artistica del pittore Osvaldo Licini compenetrandola con la vicenda esistenziale del narratore.”

La riapertura del Museo di Picasso a Parigi

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Pablo Picasso, ritratto di Paulo in costume da Arlecchino, 1924

Si è riaperto da poco il Museo di Picasso a Parigi. Un’occasione da non perdere per chi ancora non lo conosce, ma anche per chi aveva l’abitudine di visitarlo prima che venisse chiuso per i lunghi restauri. Il museo, che ha sede nel Palazzo Salè (XVII secolo), nel quartiere Marais, ora è più grande di prima. Però l’impressione che ho avuto, visitandolo, è che non fosse cambiato poi molto da come lo ricordavo. Grazie al cielo, e non poteva essere altrimenti, si possono ancora ammirare le luci bellissime e le sedie di Diego Giacometti, fratello designer di Alberto Giacometti. E poi, ovviamente, c’è Picasso con tutto il suo mondo. Una volta entrati nelle sale, le sue opere vi avvolgeranno. Picasso è stato un artista per tutta la vita figurativo, esplorando però ai limiti del possibile tutto ciò che si potesse fare con la pittura e con la scultura.

Pablo Picasso,
Pablo Picasso,Natura morta con sedia impagliata, 1912

Ha attraversato tutte le fasi dell’arte in un percorso personale intenso e lungo una intera vita: nel museo troverete le sue prime esperienze pittoriche spagnole, la scoperta del colore nei primi viaggi a Parigi, il contatto con Braque, il cubismo, il suo passaggio in Italia e poi il surrealismo, la scultura fatta con tutto e poi le opere di ceramica. Vi troverete opere di arte africana da lui collezionate e alcuni studi per Les demoiselles d’Avignon, una delle sue opere più celebre del 1907. Vi sono i ritratti e le sue fotografie, così come i quadri della serie dei baci, fatti con bocche popolate da denti affilati. Troverete anche quadri della sua collezione: Cézanne, Degas, Seurat, Rousseau il Doganiere, Modigliani.

Pablo Picasso, Il bacio,
Pablo Picasso, Il bacio, 1969

In questo museo incontrerete, insomma, tutta la vita di Picasso, e su richiesta è possibile anche consultare una biblioteca specilizzata sull’artista. Insomma, un vero gioiello per la Francia che ebbe l’intelligenza di permettere agli eredi di Picasso di pagare le tasse di successione con le opere d’arte, in modo da realizzazione di questa raccolta pubblica.

La riapertura è stata un gran segno positivo e, senza guardare alle polemiche sui tempi della burocrazia e sui costi, vorrei segnalare un lato che ho trovato nonostante tutto carente: mi riferisco all’aspetto più museografico. Dovrebbe infatti essere migliorata l’accoglienza al visitaotre. Sarebbe, ad esempio, assai utili migliori e più frequenti pannelli esplicativi, per meglio seguire le diverse fasi del lavoro di Picasso, per sapere chi fossero i personaggi principali del suo lavoro, oppurecome costruì la sua collezione personale. Emblematica è la sedia tratta da uno dei suoi studi, posta in mostra con i penneli e i colori dell’artista, sicuramnte per incuriosire il visitatore, ma senza una vera spiegazione che aiuti a collocarla nella storia dell’artista stesso, rendendola così pienamente parte del percorso espositivo. E’ certamente vero che le audioguide nel museo non mancano, ma una visita senza di esse è priva di ogni sostegno alla lettura dell’artista.

Comunque ciò che conta è che le opere ci sono. Spero che un allestimento espositivo migliore sia solo questione di tempo. La vista vale assolutamente la pena.

La poetica del volto: ritratti e autoritratti del XX e XXI secolo

Maria Lassnig, Autoritratto, 1981, Corridoio Vasariano, Uffizi
Maria Lassnig, Autoritratto, 1981, Corridoio Vasariano, Uffizi
Come ti vedo, come vuoi essere visto e cosa esalterò del tuo volto. Come mi vedo io e cosa voglio raccontare di me. Queste sono alla base le risposte che si trovano quando ci troviamo di fronte all’arte del ritratto e dell’autoritratto. Due temi indagati in lungo e largo nell’arte di tutti i tempi e  in questo periodo in Italia,  all’attenzione di due istituzioni di pregio come il Palazzo Reale a Milano e il Corridoio Vasariano a Firenze.
A Palazzo Reale, con la mostra “Il volto del ‘900 da Matisse a Bacon,” dove sono esposti capolavori dal  Centre Pompidou si vuole  indagare la rivoluzione del ritratto nell’arte moderna e contemporanea partendo dalla nascita della fotografia . Ottanta ritratti che ripercorrono la storia delle avanguardie e del secondo novecento, Matisse, Bonnard, Modigliani, Giacometti , Bacon. La mostra rimarrà visitabile fino al 9 febbraio.  A Firenze  si potrà visitare il nuovo allestimento  del Corridoio Vasariano , nella parte che va  verso Pitti e Boboli, dedicata agli autoritratti del XX e del XXI secolo. Il corridoio vasariano che da sempre è la più antica collezione di autoritratti, si apre per cinquanta metri  al contemporaneo  e presenta gli autoritratti di artisti come Carrà, Giorgio de Chirico, Michelangelo Pistoletto, Chagall, Guttuso ma anche più giovani come  Jan Fabre che indaga attraverso il suo volto l’idea della mutazione , o Jenny Holzer che si presenta sottoforma di parole , Vanessa Beecroft con un vestito lungo bianco e in braccio due bambini neri, e la potente e fragile Francesca Woodman.
A Milano una passeggiata nell’arte attraverso il ritratto sarà  utilissima per capire un’epoca e  i mutamenti nel campo della raffigurazione umana, mentre,  a Firenze, una passeggiata tra gli autoritratti, sarà l’occasione per scoprire l’animo degli artisti espresso attraverso la  loro poetica.

Amedeo Modigliani una gloria italiana

Nu couché,les bras derriere la tete, 1916
Amedeo Modigliani, Nu couché,les bras derriere la tete, 1916

In giro per mostre quest’estate ho scoperto un aspetto di noi italiani: abbiamo la coda di paglia.

Mi spiego meglio. Per ben due volte mi sono trovata in mezzo ad una polemica in nome della nostra italianità negata. La prima a Venezia: durante la biennale un signore si è arrabbiato moltissimo perché nei padiglioni internazionali le opere e le relative spiegazioni erano molto spesso in lingua del paese invitato e in inglese ma non c’era traccia di italiano. L’altra alla mostra Modigliani et l’Ecole de Paris, in Svizzera alla Fondazione Pierre Giannada, dove una famiglia italiana discuteva animatamente perché risentita dal fatto che nella biografia di Modigliani non si trovava menzione della sua provenienza italiana.

Che ci succede? E’ come se facessimo fatica a tenere testa agli avvenimenti culturali o come se la cultura ci sfuggisse di mano e ci sentissimo limitati o impossibilitati  di giocare un ruolo nello scenario internazionale. Coda di Paglia?

Devo dire che, se la polemica alla Biennale mi sembrava giusta, quella sulla mostra di Modigliani mi è sembrata esagerata, perché l’italianità del nostro pittore usciva da ogni aspetto della mostra, tanto che non era possibile nasconderla.

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Consiglio senz’altro la visita alla Fondazione Pierre Giannada e alla mostra Modigliani et l’Ecole de Paris che resterà aperta fino al 24 novembre.  La mostra è  una vera perla per la fine dell’estate. Organizzata in collaborazione con il Centre Pompidou di Parigi e alcune  collezioni  svizzere, vi lascia godere di ottanta capolavori che illustrano l’opera di Modigliani a partire dal suo arrivo a Parigi, nel 1906. Nella mostra seguirete le trasformazioni dell’opera di Modigliani, ma potrete capire da vicino l’impatto e l’influenza esercitati dalla città culturale più viva del momento sul giovane pittore. E così vedrete  nelle tele di Modigliani l’incontro con le opere di Toulouse-Lautrec e poi il suo incontro decisivo con la scultura e con l’opera di Brancusi.  La mostra poi non tralascia di raccontarci l’arrivo a Parigi di Chaim Soutine e di Chagall e non è difficile immaginare la vita nel piccolo studio a Montparnasse e poi nella casa  a Montmartre. Vi si incontra anche il suo ultimo amore, la modella diciannovenne Jeanne Hebuterne, che si suicidò il giorno dopo la morte del pittore, nel 1920.

Alla fine della mostra consiglio poi una visita al giardino della fondazione, dove troverete un nucleo di sculture  tra cui Henry Moore, Calder, Max Bill e Dubuffet.