Come crescere forte mia figlia

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Chiamanda Negozi Adichie

Dovremmo essere tutti quanti femministi. Lo dice Chiamanda Negozi Adichie, la scrittrice  nigeriana di cui romanzi vendono in tutto il mondo (uno per tutti: Americanah pubblicato da Einaudi), in un bel libriccino di pochi anni fa. Per eliminare ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne dovremmo tutti quanti, uomini  donne, fare una sana iniezione di femminismo.

Io sono d’accordo con lei. E sono felice che abbia appena pubblicato un’altro libro con 15 consigli – sicuramente arguti, come è suo solito – su come aiutare le proprie figlie a divenire donne forti e indipendenti. Si chiama Cara Ijeawele, quindici consigli per crescere una bambina femminista. La forma è quella della lettera a un’amica che le chiede consiglio su come aiutare educare le proprie figlie. Non vedo l’ora di leggerlo.9788806234935_0_0_300_80

Spero che tante,  tante persone anche nella nostra Italia affetta da maschilismo (per me sinonimo di cretinismo) congenito, facciano altrettanto.

Il magico tocco di Mida

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In Svizzera, ci sono cose a cui ancora non sono abituata, un po’ mi scioccano, ed un po’ mi fanno riflettere. Una di queste è stata la decisione da parte della città di Ginevra di affittare i refettori delle scuole per feste particolari: come matrimoni o compleanni. Incredibile, da tempo sapevo che le sale comunali dei piccoli centri abitati vengono assegnate in affitto ai residenti ma, gli spazi delle scuole!?

Non mancano le discussioni, sembra che in modo particolare la federazione dei cuochi scolastici del cantone si sia rivoltata, ma l’autorità ha risposto che questa decisione va incontro alla necessità e alla richiesta pressante da parte di molti cittadini. E così verrà  concesso ai privati di appaltare un luogo pubblico.

Qualcosa in questa notizia stona, è segno dei tempi, e questa decisione è il risultato di un atteggiamento un po’ cinico. Ovvero, quello che crede sempre meno al servizio gratuito alla comunità, e considera gli spazi pubblici una macchina per produrre reddito.

Se non fosse così a Firenze il Museo dell’Accademia non sarebbe stato dato in affitto per una festa della Toyota, ne tantomeno sarebbe stato assegnato il Louvre a Ferragamo.

Ha ragione ad arrabbiarsi lo storico dell’arte Franco Montanari nel suo libro Le pietre e il popolo perché, a forza di guardare al guadagno e a nient’altro si rischia di diventare come “(…) il Re Mida del mito e delle favole: ansiosi di trasformare tutto in oro, non ci rendiamo conto che ci stiamo condannando a morire di fame”.

Alla fine dunque lasciamo le scuole agli studenti e i musei ai cittadini e ai visitatori.

A Calais

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imgresLo scrittore Emmanuel Carrère l’ho scoperto da quando vivo in Svizzera, attraverso il suo libro sulla storia del dissidente russo Eduard  Limanov. Poi quest’estate ho letto una storia delle origine del cristianesimo: il Regno. La sua scrittura, il suo modo di farmi entrare nelle storie sue personali e degli altri, mi piace così tanto che quando pochi giorni fa ho trovato in stazione  sugli scaffali un nuovo piccolo libriccino, dal titolo A Calais, l’ho comprato subito.11400494cc0becc03c4408a247bdf8aa_w600_h_mw_mh_cs_cx_cy

E’ il racconto di una visita di Carrère a Calais dove si trova un accampamento di disperati denominato Giungla: richiedenti asilo, migranti, rifugiati, vi attendono in condizioni precarie un passaggio per il Regno Unito.

Sapevo che mi avrebbe fatto vedere le cose con occhi diversi da quelli di un semplice reportage giornalistico. Così è stato: in quelle poche pagine mi ha raccontato anche della città di Calais e dei suoi abitanti, di come vivono questa situazione, alcuni con reazioni di rabbia, perché  non è facile ascoltare discorsi del genere senza provare una certa spocchia di classe, perché più che discorsi di malvagi sono discorsi di poveri , poveri di cultura oltre che di denaro”.

In questo libro ho trovato ritratta la complessità delle cose, la rabbia la disperazione, le menzogne ma anche, dentro alla cosiddetta giungla  qualcosa “estremamente esaltante: un’energia una straordinaria fame di vita, quelle che hanno spinto tanti uomini e donne ad affrontare un viaggio lungo , travagliato, eroico , di cui Calis, che pure sembra un vicolo cieco, è solo una tappa”.

Quando ho finito il libro ho pensato: ci vogliono menti intelligenti, oneste intellettualmente,  capaci di raccontarci le cose come stanno. Questa è l’unica cosa che ci può salvare in questo momento, così pieno di tensioni e minacce, come quella di Calais “tutti ammettono che nella città grava una minaccia …i pro migranti la temono, chi è contro la auspica, ma tutti si aspettano che da un momento all’altro una catastrofe farà saltare questo equilibrio precario”.

Grazie Emmanuel Carrere per averci riportato quello che i tuoi occhi hanno visto e che la mente ha capito.

Bravo chi legge!

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Ormai ricordare tutte le ricorrenze è diventato impossibile, ma domani, 23 aprile, si festeggerà la giornata mondiale del libro. La festa ha il patrocinio dell’Unesco ed è nata per promuovere la lettura, la pubblicazione dei libri e la salvaguardia del diritto d’autore.

Sulla pagina di Wikipedia troverete tutte le notizie, scoprirete che l’idea è nata nel 1996 e cosa più curiosa, questa tradizione ha le sue radici nella Catalogna dove tradizione vuole che in questo giorno speciale i  librai regalino una rosa per ogni libro venduto.

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Anselm Kiefer, Book with Wings,1992

E siccome il libro è comunque un oggetto e gli oggetti sono ispirazione per le arti visive, permettetemi di festeggiare questo giorno in arrivo con delle immagini che gli artisti contemporanei hanno dedicato al libro. Inizio con l’opera in piombo di Anselm Kiefer,  un libro appoggiato su un leggio, nell’atto di spiccare il volo. Poi ho scelto  la libreria che ormai non c’è più, ma resta sul muro come traccia lasciata dalla polvere: opera di Claudio Parmiggiani.

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Claudio Parmiggiani,Smoke on Board, 2000

Per terza immagine ho scelto  il libro concettuale, di Giulio Paolini nell’opera  L’arte e lo spazio, quattro illustrazioni per Martin Heidegger del 1983, dove visivamente si traduce il contenuto del libro sotto forma di equilibrio tra foglio e   materia, tra spazio della parola e quello della  scultura.

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Giulio Paolini, Quattro illustrazioni per Martin Heidegger, 1983

Per finire ho scelto l’opera dell’artista indiana  Sheba Chhachhi: presentato come  un libro antico è in verità una scatola luminosa  con dentro delle immagini stampate. Il libro, come una scatola illuminata, un oggetto rivisitato dalla tecnologia che assume un altro aspetto, quasi un elemento del passato e della memoria, oggetto evocato e trasformato.

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Sheba Chhachhi, Balaram Illuminate book, 2009)

Bello parlare di libri, bello averli in mano, bello vederli rappresentati e bello tenersi i più cari sul comodino.

La sala di lettura

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 Ci sono mille modi per fare il turista, non si puo farne un unico ritratto del turista tipo:  sarebbe limitante e ingiusto. Ma ne esiste una tipologia  sempre più in voga, che associa l’idea della vacanza con l’immagine di un luogo in cui è possibile lasciarsi  viziare e tutto è “ una miscela di relax e eccitazione”. E’ il turista delle “crociere extralusso di massa” quello che “definisce la settimana che sta per iniziare come un premio meritato”.   

Certo, il pensiero di una vacanza crociera non è poi da buttare, direte voi, ma se leggete il libro di David Foster Wallace Una cosa divertente che non farò mai più, potreste cambiare idea.

Wallace lo scrisse nel 1995 dopo un’esperenza a bordo di una nave da crociera, nel mar dei Caraibi, durata una settimana. Lo scrittore era stato invitato, su compenso, per fare la crociera e poi scrivere dell’esperienza. Il libro si legge come un diario: vi si trova, riportato in modo maniacale, tutto. Per essere sicuro di non aver trascurato alcunché, l’autore lo ha corredato anche di molte note a pie’ di pagina, con molti commenti e annotazioni. Così vi Troverete, assieme alla descrizione della nave, i ritratti delle persone incontrate, considerazioni sul cibo e sullo staff di bordo, resoconti dei vari momenti di divertimento organizzato e anche un’attenzione quasi maniacale al bagno della propria cabina, in particolare alla ventola ad aereazione automatica la cui forza aereodinamica mortifica qualsiasi traccia di odore, anche il più offensivo”.

Tra le note che mi hanno più colpito ce n’è una dedicata al “Sorriso Professionale” di tutti coloro che lavorano sulla barca, sentite cosa scrive. “(…) questo sorriso che non ce la fa ad arrivare agli occhi e che non è altro che un tentativo calcolato di favorire gli interessi personali di chi sorride facendo finta che gli piaccia colui che riceve il sorriso. Perchè i datori di lavoro costringono i loro inferiori ad allenarsi nel sorriso Professionale? (…) Sono l’unica persona la mondo a essere convinta che la causa del numero crescente di fatti di cronaca in cui persone all’apparenza assolutamente normali cominciano a sparare ocn pistole automatiche nei centri commerciali , nelle agenzie di assicurazione , nelle cliniche private e nei  McDonald’s dipende anche dal fatto che posti del genere sono ben noti vivai di propagazione del Sorriso Professsionale?” ( David Foster Walace Una cosa divertene che non farò mai più, 2012,p57).

Il libro vi divertirà anche per alcuni neologismi. Per esempio :” C’è qualcosa di inequivocabilmente capronesco in un turista americano all’interno di un gruppo” e poi dopo poco definisce “la caproscopofobia” come “il terrore patologico di essere condsiderato un caprone”.

Non credo che il libro abbia entusiasmato i proprietari della Celebrity Crociere che invitarono Wallace per scrivere il reportage.A me è definitivamente passata ogni voglia di tracorrere le vacanze imbarcata su una nave con altri 1374 turisti in cerca di comodità.

E infine, pensando all’ennesima sciagura che ha colpito due giorni fa centinaia di cinesi in crociera sul fiume Yangtze, mi chiedo se davvero non ci sia qualcosa di distorto in questo genere di svago.

La sala di lettura

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Parrebbe che le più sfrenate fantasie siano in questo periodo dedicate al tema del cibo. Si parla di cibo dappertutto dalla televisione ai social media alla stampa. Persino l’expo si intitola “Nutrire il paese”.

Oggi anche noi parliamo di cibo ma non per indicare l’ennesima pubblicazione, ma una serie di incontri organizzati a Napoli da due donne Fiorella Mainenti e Rita Adinolfi intitolati: Lacrime in cucina senza cipolle soufflé sgangherati e cuori infranti. Si parla di cibo, certo ma con riferimento al suo utilizzo per costruire una relazione affettiva.

Ieri si è tenuto il primo incontro, dedicato al ragù e vi hanno partecipato artisti e letterati. Si sono indagati riferimenti letterari e storici legati alla tradizione napoletana. Ma il tutto con l’obiettivo di usare il ragù per sedurre. Alla fine della risata non è mancato il divertimento e dopo il desiderio di cibo virtulae un buon piatto di ragù è arrivato davvero.

Il prossimo incontro si terrà sulla cucina biologica, e si metteranno a confronto le diverse tendenze:“che rè glamoor e mood?” (che cosa è il glamour e il mood?).

Ultimo incontro, il 3 giugno,  è un omaggio ai legami con la Francia (e quando si parla di seduzione la Francia salta sempre fuori) e sarà dedicato alla zuppa di cipolla: “ma si tu o è a cipolla?” ( ma sei tu che malaodori o è  la cipolla?).

Le organizzatrici del progetto hanno scelto questa frase sibillina per i loro incontri: Chiunque pensi che la strada verso il cuore di un uomo non debba passare attraverso la cucina verrà bocciato in geografia.

 Gli incontri si tengono presso la libreria IOCISTO di Napoli.

Ingresso gratuito previa prenotazione all’indirizzo info@iocistolibreria.it …p’ furtuna ca’ nun s’ pava! ( per fortuna che non si paga).

 

La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

Di graphic novel non ne so molto ma mi sono incuriosita quando ho letto che il giovane disegnatore Zerocalcare è candidato al Premio Strega, per il suo ultimo lavoro intitolato Dimentica il mio nome. Un fumetto? mi è sembrato strano. Così l’ho acquistato e mi sono dedicata alla lettura. Non era come mi aspettavo, per essere chiari non lo capivo, facevo fatica ad associare le immagini che mi proponeva con la storia: dopo poche pagine l’ho abbandonato. Ma non riuscivo a farmene una ragione e ormai mi aveva incuriosito: per questo l’ho ripreso, questa volta, in maniera più cosciente e disposta ad entrare nella mente e nel cuore di questo giovane disegnatore. E così mi sono ritrovata ancora una volta alle prese con questo linguaggio innovativo, confuso, ironico e serrato; con i dialoghi simili a quelli di un film di Woody Allen. Nel libro si trattano temi profondi come l’incontro con la morte, le relazioni familiari, la memoria delle cose vissute e quelle raccontate e comuni aspetti quotidiani della vita, il tutto condito con una cruda determinazione a dire la verità, qualunque essa sia. dimentica Le sue storie sono state definite “favole sotterranee e metropolitane”. Ormai è andata, Zerocalcare mi ha adescato nella sua rete, ora le sue storie, i suoi disegni surreali, mi fanno sorridere e commuovere; sento tutta la fragilità di quel ragazzo con le grandi sopracciglie nere, le sue paure, ma anche la sincerità spiazzante che per la gente della mia generazione sembra diventata un ricordo del passato. images

La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

Irène Némirovsky, Suite francese

È appena uscito nelle sale cinematografiche Suite francese, tratto dal magistrale romanzo di Irène Némirovsky che porta lo stesso nome. Una strana operazione che, sebbene abbia forzatamente incentrato l’intera pellicola solo su una delle tante vicende narrate nel libro, ha avuto l’indubbio valore di riportare alla memoria del pubblico un’opera letteraria di incredibile pregio, nata da una penna tormentata. In effetti quella della Némirovsky è una storia unica nella sua tragicità.

Figlia di genitori benestanti, di origine ebraica, l’autrice ha attraversato non solo l’intera Europa per sfuggire alle devastazioni della guerra, ma soprattutto un’intera epoca di cui ha saputo riportare il clima di orrore e violenza. Nata a Kiev nel 1903, nel 1913 si trasferisce a San Pietroburgo e nel ’18 sfugge alla Rivoluzione Russa passando per la Finlandia, Stoccolma e infine la Francia, che diventa patria di adozione. A Parigi scrive e crea storie su un’umanità spezzata dal dolore e dalla insensatezza della guerra, storie di personaggi che come lei hanno lasciato tutto dietro di sé per ricominciare e ricominciare da capo ogni volta. Il suo bisogno di scrivere nasce da un confronto rabbioso contro il “destino femminile”, contro quel ruolo preconfezionato, assegnato nei secoli alle donne: madri, sorelle, amiche amanti. Ed è in Francia che andrà incontro al suo destino, che nonostante la sua chiara visione della vita, non seppe prevedere per sé e per tanti altri come lei. Il 13 luglio del 1942 infatti, sotto il governo di Vichy, Irène viene arrestata perché di origine ebraica, strappata all’affetto delle sue due figlie (che conserveranno nel cuore per sempre il ricordo della mamma tanto da custodirne gli scritti e fare in modo che fossero pubblicati), deportata ad Auschwitz dove morirà il 17 agosto dello stesso anno.

suite franceseI personaggi di Irène Némirovsky sono privi di cielo e di orizzonte, lontani da ogni tipo di redenzione: affamati o sazi, aggrappati a beni materiali su cui hanno costruito la loro finta felicità, l’autrice li dipinge con pennellate graffianti, senza pietà e senza simpatia. Alla base di tutta la storia umana c’è avidità e sete di profitto, apatia e visione ristretta della realtà. Chi ce la fa è colui che volge a proprio vantaggio la situazione sfavorevole, il furbo, il cinico, il maneggione. “Ecco perché i romanzi di questa autrice sono magistrali racconti dell’orrore, claustrofobici incubi a occhi aperti come se la storia – passata, presente, futura – fosse un cumulo di macerie e gli esseri umani un branco famelico di cani o di lupi pronti a sbranarsi tra loro” (dalla prefazione di Maria Nadotti, all’edizione di Suite Francese di Newton Compton Editori).

Il libro concepito dalla Némirovsky, voleva in origine essere composto di 5 parti e doveva intitolarsi Tempesta o Tempeste. Di queste cinque parti l’autrice riuscì a finire, prima della deportazione, solo Temporale di Giugno e Dolce. Suite francese è dunque un’opera interrotta, ma tutt’altro che incompiuta. Nel primo libro è narrato il vero e proprio esodo dei Parigini verso la campagna a causa dell’occupazione nazista imminente. L’autrice mette in movimento varia umanità, un numero incredibile di personaggi si affollano, scappano, si rifugiano nelle campagne della Francia, tutti cercano di raggiungere una indefinita salvezza portando con sé ciò che hanno di più caro al mondo, rappresentato da qui beni materiali che non hanno il coraggio di lasciarsi dietro, ma che tuttavia sono destinati a perdere. In Dolce questa atmosfera centrifuga si placa e la guerra acquisisce un aspetto locale in cui il nemico non è solo rappresentato dal soldato tedesco. La Némirovsky crea un palcoscenico in cui tutti sono contro tutti, in un gioco in cui mors tua vita mea sembra l’unica regola vigente.

Un romanzo corale in cui la descrizione dei luoghi ha una parte importantissima e a volte può sviare il lettore che si perde in quei paesaggi di una Francia rurale, che fanno da sfondo costantemente alle vicende narrate.

Duro e struggente… da leggere

 

 

 

La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

Camminare e leggere due attività per lo spirito; se poi riuscite a farle contemporaneamente scoprirete un mondo di possibilità.

È anche per questo che oggi sono lieta di raccontarvi di una casa editrice appena nata, che si chiama Edizioni dei cammini.

Promette bene, nasce da una collaborazione tra Luca Gianotti, camminatore ventennale e fondatore dell’associazione la Compagnia dei cammini, e la Lit edizioni.

L’associazione la Compagnia dei cammini fu fondata con l’obiettivo di diffondere la cultura del camminare in Italia. Ha da sempre proposto tante  diverse camminate per i soci ed è stata, lo scorso anno, a maggio, tra i promotori del Festival del camminare di Bolzano. Come scrive Luca Gianotti, il camminatore cammina. Camminando vive.

La prima collana presentata dalla casa editrice si intitola Wanderer (ovvero girovago,nomade, viandante). E’ dedicata a saggi e racconti di cammino classici. Tra i libri già presenti troverete La via del sentiero opera scritta da Wu Ming2, dove sono stati raccolti e riscritti brani presi da una vecchia antologia del 1908. In allegato al libro si trova anche un cd che recita e canta alcuni di questi testi.

A seguire usciranno altri libri, tutti molto interessanti e da scoprire. Io attendo ad esempio di leggere qualcosa di nuovo di Tiziano Fratus, scrittore , poeta della natura e viaggiatore. Fratus, appassionato di alberi, si definisce un Uomo radice e ha sviluppato da questo pensiero una vera e propria filosofia . Di lui si ricorda il Manuale del perfetto cercatore di alberi, Feltrinelli e L’Italia è un bosco, Laterza.libro-wu-ming-2-via-del-sentiero

Le Edizioni cammini sembrano proporci nuovi itinerari da scoprire, nuove strade da percorrere e sono dedicate a chi crede che ci sia un nesso stretto tra leggere e camminare. Due azioni che ci portano a rallentare e vivere più in contatto con se stessi e con il mondo.

La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

Enrica è ancora in viaggio. Allora partiamo anche noi: il posto che vi propongo è incantevole, si trova in Spagna, a Granada, ed è “l’antica fortezza o castello fortificato, dei re mori di Granada”. Si tratta dell’Alhambra . Chi ci fa viaggiare è Washington Irving, un diplomatico, storico e viaggiatore nordamericano che arrivò a Granada nel 1829. Mettetevi comodi, perché entrererte in un “palazzo musulmano nel cuore di una terra cristiana, edificio orientale tra costruzioni gotiche occidentali, elegante vestigia di un popolo valoroso, intelligente e raffinato, che conquistò, dominò e svanì”. Irving vi soggiornò per diversi mesi e lì prese l’ispirazione per il bellissimo libro Racconti dell’Alhambra.

Alhambra
Alhambra

“Il fascino peculiare di questo antico palazzo da fiaba è il suo potere di richiamare alla mente vaghi sogni e immagini del passato, velando i fatti reali con le illusioni e le memorie della fantasia”. E così è tutto il libro, tra realtà e leggenda. Ci sembra di vivere con lui dentro l’Ahambra. Si godono le descrizioni, si attraversano le diverse fasi storiche, con i mori e con i cristiani, con re esemplari o despoti crudeli, per poi lasciarci incuriosire da tutte quelle descrizioni abbozzate e fresche di persone reali, pittoresche che popolavano il luogo in quel tempo, ormai lontano. Sono i “figli dell’Alhambra” e da essi l’autore parte ogni volta per raccontare delle storie che stanno tra la fiaba e la verità.

Esilarante lo “spilungone appollaiato sulla cima di una torre che pareva occupato a manovrare una o più canne da pesca, quasi volesse acciuffare le stelle.” In verità si capisce leggendo che questo spilungone aveva il compito di tener lontani i rondoni che giravano sulle torri “come sciami festosi di bambini all’uscita di scuola. Acchiappare questi uccelli, storditi dal loro stesso vorticare, ecco il divertimento dei nullatenenti figli dell’Alhambra che , con l’infallibili ingenuità dei bricconi matricolati, hanno inventato l’arte di andare a pesca”.image_book

Insomma, leggendo questo libro vi troverete a fare una vera vacanza, l’Alahambra è una residenza così speciale che porta a fantasticare e “tutto invita al dolce far niente, supremo piacere dei climi meridionali e mentre dagli ombrosi balconi si scorge, di tra gli occhi soccchiusi , l’infuocato paesaggio, l’orecchio si lascia cullare dallo stormire delle foglie e dai mormorii delle acque”.