
People Misenga, judoka, fuggito dalla Repubblica Democratica del Congo, attualmente residente in una favela di Rio de Janeiro; Jolande Bukasa, judoka, Repubblica Democratica del Congo, residente in Brasile dal 2013; Yusra Mardini, 18 anni, nuotatrice, Siriana di Damasco, oggi rifugiata in Germania a Berlino; Rami Anis, nuotatore, Siriano, attualmente in Belgio; Yiech Pur Biel, campione di corsa sugli 800 metri, sudanese rifugiato in Kenya; James Nyang Chiengjiek, campione di corsa sui 400 metri, sudanese rifugiato in Kenya; Anjelina Nadai Lohalith, campionessa di corsa sui 1500 metri, non vede e non parla con i suoi genitori da quando è fuggita dal Sudan all’età di 5 anni; Rose Nathike Lokonyen, campionessa di corsa sugli 800 metri, sudanese; Paulo Amotun Lokoro, campione di corsa sui 1500 metri, sudanese vive in un campo profughi in Kenya; Yonas Kinde, maratoneta, Etiopia, vive in Lussemburgo.
Questi i nomi degli atleti che compongono il Team ROA, Refugee Olympic Athletes, che parteciperà ai prossimi giochi olimpici del Brasile. Una notizia che può essere sfuggita (come lo era a me) ma che vuole essere un messaggio di speranza e di incoraggiamento. Atleti con alle spalle storie terribili (famosa è divenuta quella di Yusra Mardini, che ha nuotato per tre ore nel Mare Egeo trainando il gommone in panne sul quale lei e la famiglia fuggivano dalla guerra e quella di James Nyang Chiengjiek, scappato a 13 anni dal Sud Sudan per non finire in mano ai ribelli, che reclutavano forzatamente bambini soldato) che hanno nuotato, corso, combattuto per sfuggire all’orrore della guerra. Il Team, parteciperà ai giochi ed entrerà nell’arena il giorno dell’apertura delle Olimpiadi ancora prima degli atleti della nazione ospitante. Sfilerà sotto la bandiera del CIO, e il suo inno sarà quello del Comitato olimpico internazionale. Atleti che hanno già vinto la loro sfida e che aldilà di tutte le retoriche parteciperanno alle olimpiadi per rendere omaggio al coraggio e alla perseveranza che tutti i rifugiati dimostrano nel superare le avversità per costruire un mondo e un futuro migliore.














Un tempo, quando non si era ancora capaci di produrre a stampa cartelloni pubblicitari di grande formato e l’era digitale era ancora molto molto lontana, coloro che si volevano fare pubblicità, o che semplicemente volevano mettere in risalto in modo diverso la propria attività attraverso un’insegna accattivante, chiamavano degli specialisti del settore, i cosiddetti “walldogs”, che con maestria e inventiva dipingevano su grandi superfici, di solito muri in mattoni di palazzi, fabbriche o negozi, il messaggio che si voleva trasmettere.




Nick Glass, giornalista e corrispondente da Parigi per la CNN, ha potuto incontrare e intervistare il nuovo direttore del museo più famoso del mondo: il Louvre, che oltre a dovere la sua notorietà all’oggettiva ricchezza e bellezza del suo patrimonio, nell’ultimo decennio ha accresciuto la sua fama (come se ce ne fosse stato bisogno) grazie anche al (discutibile) successo planetario del Codice da Vinci di Dan Brown.
Natale si avvicina. Vi farete trovare come al solito impreparati o fate parte di quella stretta cerchia di persone che dopo aver stilato un accurato e impeccabile elenco riesce a comprare tutti i regali, per tutti gli amici e i parenti mesi prima (conosco persone che battono mercatini e negozietti fin dall’inizio dell’estate…)? Cioé fate parte di quella schiera di sciattoni come me, che improvvisano fino alla mattina di Natale, rimediando spesso terribili figuracce, o affrontate il « problema regalo » con perizia scientifica (senza cioé ripetersi o sbagliare taglia, numero, persona ecc ecc)?